Gazzettino – Venezia. Nel 2013 acqua sempre piu’ alta.
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2
gen
2014
CENTRO MAREE – Le statistiche confermano il fenomeno dell’innalzamento del mare
Il Mose sarebbe entrato in funzione 6 volte oltrepassata quota 110 cm
Se il Mose fosse già stato operativo nel 2013 sarebbe entrato in funzione per sei volte. Tanti sono stati, infatti, gli episodi di acqua alta al di sopra dei 110 centimetri. Nell’anno appena concluso si sono registrati complessivamente 162 i casi di alta marea, ma nelle altre 156 occasioni l’acqua alta si è attestata su valori eguali o superiori agli 80 cm. I dati, come di consueto, sono stati forniti dall’Istituzione Centro previsioni e segnalazioni maree.
La punta massima annuale di marea è stata registrata il 12 febbraio alle ore 0.05 con un livello di 143 cm; la punta minima il 17 dicembre alle ore 17.05 con meno 51 cm. Un dato piuttosto singolare: in un’occasione il livello di 80 cm è stato superato da una punta minima di marea, il 23 novembre alle ore 7.05 con 84 cm.
«Il livello del medio mare, calcolato sui valori orari, è risultato intorno ai 36.3 cm sullo zero mareografico di Punta della Salute – spiega il Centro maree – è il secondo più alto livello dopo i 40.1 cm del 2010 (che per la marea fu peraltro un anno record sotto molti aspetti) e nettamente superiore ai 29.3 cm del 2012. Il livello mensile massimo si è registrato a novembre, con 51.6 cm; il minimo a dicembre con 24.6 cm; da notare che i livelli di marzo (45.8 cm) e di maggio (39.9 cm) sono i più alti mai registrati in quei due mesi. Questi dati confermano il trend di elevazione del livello del mare, che negli ultimi dieci anni ha avuto una media sui 30 cm, dovuti quasi tutti all’eustatismo, cioè all’innalzamento del livello del mare, come documentato dall’eguale andamento del caposaldo di Trieste».
Oltre la metà degli eventi di marea sostenuta di quest’anno (85) ha registrato livelli di poco superiori agli 80 cm e non superiori ai 90 cm; altra conferma è la carenza di maree inferiori a -50 cm. Le alte maree eguali o superiori a 80 cm furono 103 nel 2012, 60 nel 2011, 202 nel 2010 (il dato del 2013 è quindi il secondo nella graduatoria); quelle eguali o superiori a 110 cm furono 8 nel 2012, soltanto una nel 2011, 18 nel 2010. Per il direttore del Centro Maree, Paolo Canestrelli gli insoliti alti livelli del medio mare nei primi mesi dell’anno sono collegati al tempo molto perturbato mentre l’autunno ha avuto un andamento sostanzialmente tranquillo.
Raffaele Rosa
Gazzettino – L’inchiesta che fa tremare il Veneto: ora lo tsunami puo’ investire i politici.
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29
dic
2013
I CASI BAITA E MAZZACURATI
FRODE FISCALE – I primi arresti a febbraio per false fatture milionarie alla società Mantovani
LA PROCURA – Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sugli sviluppi
CONFESSIONI – In molti hanno deciso di collaborare con gli investigatori
LA GIUDIZIARIA – Il Nucleo di polizia Tributaria stringe il cerchio: lo tsunami potrebbe investire presto la politica
L’inchiesta che fa tremare il Veneto
Tangenti, decisivi gli elementi forniti da Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati al pm Ancilotto
IL CONSORZIO – Nel mirino sono finiti anche alcuni appalti per la salvaguardia
È iniziata da un banale accertamento fiscale l’inchiesta penale che potrebbe condurre ad una nuova Tangentopoli, dopo quella che negli anni Novanta rovesciò gli equilibri politico-economici del Veneto.
A dieci mesi di distanza dai primi arresti la Procura di Venezia sta tirando le fila di un’indagine che, con il passar del tempo, si è fatto sempre più complessa e delicata. Tutti si aspettavano nuovi arresti per l’autunno, ma gli interrogatori fiume dell’ex presidente della Mantovani spa, Piergiorgio Baita, e dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, hanno aperto decine di fronti nuovi sui quali si sono resi necessari riscontri e verifiche accurate. E così il 2013 si sta chiudendo senza senza nuovi indagati o arresti. Nei corridoi del Palazzo di giustizia di Venezia si ipotizzano novità per primavera e molti personaggi eccellenti – appartenenti sia al mondo imprenditoriale che a quello amministrativo che politico – hanno incaricato i rispettivi legali di verificare se anche il loro nome è finito all’attenzione degli inquirenti e se a breve siano attesi sviluppi. Ma dalla Procura il riserbo è assoluto e non arrivano conferme di alcun tipo.
GLI APPALTI – Baita che Mantovani hanno riempito migliaia di pagine di verbali. Il primo, in particolare, ha spiegato al pm Stefano Ancilotto – ora affiancato dai colleghi Stefano Buccini e Paola Tonini – che non vi era appalto per il quale non si pagasse. Dal suo racconto non verrebbe risparmiato nessuno, sia a centrodestra che a centrosinistra: finanziamenti non dichiarati – illeciti, insomma, nella migliore delle ipotesi; corruzione nella peggiore. Gli appalti finiti nel mirino sono numerosi il che fa pensare che l’inchiesta non si concluderà a breve e potrebbe avere pesanti effetti sugli equilibri politico-imprenditoriali che hanno governato il Veneto negli ultimi anni e che, in parte, continuano a gestirlo anche oggi.
28 FEBBRAIO – È la prima data da ricordare per ricostruire l’inchiesta che fa tremare il Veneto che conta: i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria arrestano Baita con l’accusa di aver frodato il fisco attraverso la creazione di false fatture per circa 8 milioni di euro. Assieme a lui, su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alberto Scaramuzza, finiscono in carcere anche il direttore amministrativo della Mantovani, il ragionier Nicola Buson, 66 anni; Claudia Minutillo, 49 anni, di Mestre, ex segretaria dell’allora presidente della Regione, Giancarlo Galan, poi diventata collaboratrice di Baita in qualità di amministratore delegato di Adria Infrastrutture, e William Colombelli, 50 anni, presidente della società Bmc Broker Srl, con sede a San Marino, una delle “cartiere” utilizzate dalla Mantovani per le false fatture che, secondo le Fiamme Gialle, servirebbero per costituire fondi neri.
CONFESSIONI – Le prime conferme arrivano dopo poche settimane con le confessioni di Minutillo, Busanon, Colombelli, i quali finiscono presto ai domiciliari. Baita “cede” soltanto in tarda primavera, dopo aver lasciato il professor Piero Longo e aver preso come difensore Alessandro Rampinelli: da quel momento è un fiume in piena.
12 LUGLIO – In carcere, nell’ambito di un’inchiesta parallela coordinata dal pm Tonini, finisce Giovanni Mazzacurati, accusato di turbativa d’asta per aver pilotato l’esito di un appalto per lavori portuali. Anche il presidente del Consorzio Venezia Nuova, difeso da Giovanni Battista Muscari Tomaioli, sceglie la strada della collaborazione con la Procura e viene ben presto rimesso in libertà. I suoi verbali d’interrogatorio sarebbero pieni di spunti investigativi ritenuti molto interessati.
PATTEGGIAMENTI – In attesa delle attese svolte nell’inchiesta, lo scorso 5 dicembre Baita ha chiesto e ottenuto l’applicazione della pena – 1 anno e 8 mesi – per le false fatture milionarie, dopo che la Mantovani ha versato al Fisco circa 6 milioni di euro. Patteggiamento anche per Minutillo, Buson e Colombelli.
Gazzettino – Venezia, Grandi navi. Canale Contorta: con lo scavo acqua piu’ alta e piu’ a lungo.
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28
dic
2013
L’OPINIONE
Il ritiro da parte del Magistrato alle Acque del progetto di allargamento e arginamento del Canale dei Petroli è una notizia che infonde una grande speranza e va dato atto al Ministero dell’Ambiente di aver svolto un ottimo lavoro. Oggi si può dire che forse non tutto è perduto, che, forse, la “pazzia” non ha contagiato ancora tutte le menti di questo nostro martoriato Paese.
Forse si può sperare che il progetto di realizzazione del nuovo Canale Contorta non venga inserito nella Legge Obiettivo che lo esenterebbe dal confrontarsi con la legislazione vigente in tema di protezione ambientale della Laguna di Venezia e con le necessità di protezione della Città di Venezia.
Solo così si potrà avere il tempo di verificare che i dati forniti dai vari Enti sulle caratteristiche del canale sono diversi dalla realtà e più precisamente: la lunghezza dello scavo non è di soli 4 km, bensì di oltre 5,5 km; il volume dei metri cubi di fango da asportare sale ad oltre 9 milioni di mc cui si sommano i quasi 4 milioni da asportare dal Canale dei Petroli per il suo allargamento.
I costi aumenterebbero del 50% per l’obbligatoria modifica delle linee dei servizi che verrebbero intercettati (acquedotti, fognature, oleodotti, elettrodotti) mentre i tempi di realizzazione si dilaterebbero oltre ogni misura.
Rimangono da calcolare gli effetti che questo enorme canale avrebbe sul livello dell’acqua in Laguna e, quindi, in Città.
Ebbene quegli effetti, possono essere stimati con buona approssimazione anche con metodo empirico da qualsiasi persona in grado di usare un computer e di collegarsi al sito del Comune di Venezia e, da qui, all’Ufficio Maree per accedere ai dati delle 12 stazioni di rilevamento perennemente in funzione.
Chi lo farà potrà rendersi conto che vi è sempre una differenza tra il livello del mare registrato alle bocche di porto e quello delle zone più interne: in condizioni normali e con marea crescente la differenza tra il porto del Lido e Punta della Salute varia da 2-3 cm a circa 20.
Questa differenza corrisponde alla resistenza che la Laguna odierna riesce ad opporre al mare nella fase di riempimento che dura mediamente 6 ore.
Nel corso del 2011, ad esempio, quei pochi centimetri di differenza minima di livello tra mare e laguna hanno tenuto all’asciutto piazza San Marco, per oltre una cinquantina di giornate. Non vi fosse stata, Piazza San Marco sarebbe andata sotto quasi il doppio delle 60 volte accadute, e la permanenza dell’acqua alta si sarebbe allungata di quasi un’ora in tutte le occasioni.
Insomma, lo scavo del Canale di Contorta avrebbe un effetto di “alimentazione” alla marea crescente da riuscire a ridurre e probabilmente azzerare quella piccola residua resistenza che ancora oggi, nonostante tutto, la Laguna riesce ad opporre al mare.
Se poi lo si guarda in prospettiva, si capisce che l’effetto di quel canale indurrebbe la chiusura del Mose in modo molto più frequente e questo, di certo, non a vantaggio del Porto.
Insomma, tutte le ipotesi che riguardano nuovi canali, rappresentano non solo una sciagurata ipotesi sul piano ambientale, ma il peggior “veleno” per la crocieristica per l’evidente accelerazione che indurrebbe al riempimento del bacino lagunare.
Renzo Scarpa – Consigliere Comunale di Venezia
Nuova Venezia – Grandi navi. Contorta, pressing su Letta contro lo scavo.
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24
dic
2013
Lettera di Orsoni per convocare il Comitatone, venti senatori del Pd scrivono al premier
VENEZIA – Pressisng del sindaco e dei parlamentari Pd sul governo, perché non si dia per scontato lo scavo del canale contorta Sant’Angelo, nuovo accesso alla Marittima, come soluzione ai problemi del transito delle grandi navi in laguna.
Nei giorni scorsi – dopo le ordinanze della Capitaneria che regolamentano gli accessi davanti a San Marco, in attesa di portare il progetto alla Commissione di valutazione d’impatto ambientale, con il placet del ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi – il sindaco Giorgio Orsoni ha scritto al premier Enrico Letta per sollecitarlo a riunire il Comitatone, unica sede legittimata secondo la Legge speciale ad assumere decisioni sugli interventi in laguna di Venezia.
Nel rilevare come le decisioni prese non vadano tutte secondo la linea concordata ad ottobre negli incontri tra lo stesso Letta e le amministrazioni locali e il Porto, per una azione condivisa a tutela della città, pur con rispetto per le esigenze del porto e del suo indotto occupazionale, il sindaco chiede una sede dove affrontare in modo sistematico e con decisioni a lungo termine, il tema del diverso accesso alla Marittima per le navi da crociera, l’annunciata realizzazione di un porto off shore commerciale (senza coinvolgimento delle autorità locali), stigmatizzando «un non corretto governo del territorio», i problemi di accesso determinati dai lavori del Mose a navi passeggeri e non, ricordando come ogni atto «vada subordinato alle decisioni che la Legge speciale attribuisce al Comitatone».
Sul tema sono intervenuti – sempre con una lettera al premier Letta – anche 20 senatori Pd, sollecitando «una soluzione progettuale urgente che non preveda ulteriori interventi traumatici in un ecosistema delicatissimo e già stremato dalle ripetute manomissioni».
I parlamentari spiegano di aver appreso «con estrema preoccupazione» del progetto di scavo del canale da inserire nella legge obiettivo. Il capogruppo Zanda e le senatrici e i senatori Albano, Bertuzzi, Cantini, Casson, Cirinnà, Cuomo, D’Adda, Di Giorgi, Esposito, Favero, Ginetti, Lo Giudice, Micheloni, Pegorer, Pezzopane, Puppato, Ricchiuti e Spilabotte scrivono che si tratta di un intervento «che da più parti viene valutato estremamente pericoloso, che si collocherebbe in un corpo lagunare già in equilibrio precario ed in preda ad intensi processi erosivi che ne stanno profondamente modificando la morfologia, mettendo così in pericolo non solo l’ecosistema lagunare, ma anche la stessa salvaguardia di Venezia, che peraltro è prevista, tutelata e normata da apposita legislazione speciale».
(r.d.r.)
Gazzettino – Venezia, Grandi navi. “No al Contorta, subito il Comitatone”
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24
dic
2013
GRANDI NAVI – Lettera al presidente Letta, Orsoni: «Subito il Comitatone»
I senatori del Pd: «No al Contorta»
IL PUNTO – Ok della Regione all’inserimento dell’opera nella legge obiettivo
SALVAGUARDIA Il sindaco Giorgio Orsoni chiede al Governo una convocazione urgente
Venti senatori del Pd scrivono: «Si faccia un terminal esterno»
Il sindaco Giorgio Orsoni non ha nessuna intenzione di restare a guardare mentre altrove si decide sulle sorti della laguna per i prossimi decenni. Il riferimento è al canale Contorta Sant’Angelo, la cui realizzazione – voluta fortemente dall’Autorità portuale – viene data per scontata sia dalla Capitaneria di porto che dalla Regione. Dal momento che non è questo il volere della città, Orsoni ha preso carta e penna e ha chiesto urgentemente al presidente del Consiglio Enrico Letta la convocazione del Comitatone.
La richiesta era nell’aria da qualche settimana, ma la notizia che la Regione è d’accordo per l’inserimento del nuovo canale nella legge Obiettivo (che garantisce di bypassare molti controlli cruciali per accelerare i tempi) lo ha indotto ad agire entro la fine dell’anno. Il 2014, insomma, comincerà allo stesso modo del 2013, con un provvedimento che bloccherà le grandissime navi a partire da novembre, ma sbloccando un’opera molto controversa della quale poco o nulla si sa in merito all’influenza che questa avrebbe sulla dinamica delle grandi masse d’acqua in laguna.
Il sindaco, in sostanza, contesta il fatto che una decisione del genere non può essere presa contrariamente alle decisioni del Comitatone, il quale non si è ancora espresso. Lo stesso vale per il cosiddetto porto container offshore, la cui autorizzazione l’Autorità portuale dà per scontata: i riflessi che esso avrebbe sul traffico marittimo e sull’economia della città non sarebbero indifferenti e di qui la decisione di approfondire tutti questi temi (non ultima, la compatibilità del traffico portuale con l’allestimento e poi l’entrata in esercizio del Mose) nella sede stabilita dalla Legge speciale tuttora vigente, vale a dire il Comitatone.
Contro lo scavo del nuovo gigantesco canale per portare in Marittima le navi da crociera dopo che queste saranno entrate da Malamocco ci sono anche venti senatori del partito democratico, che hanno scritto un appello a Letta e ai ministri Maurizio Lupi (Infrastrutture) e Andrea Orlando (Ambiente).
La richiesta di valutare anche la soluzione di un terminal fuori della laguna è stata sottoscritta da Felice Casson, Donatella Albano, Laura Cantini, Monica Cirinnà, Vincenzo Cuomo, Erica D’Adda, Maria Rosa Di Giorgi, Stefano Esposito, Nicoletta Favero, Nadia Ginetti, Sergio Lo Giudice, Claudio Micheloni, Carlo Pegorer, Stefania Pezzopane, Laura Puppato, Lucrezia Ricchiuti, Maria Spilabotte e Luigi Zanda.
«La navigazione delle grandi navi – scrivono – nella laguna di Venezia richiede una progettazione urgente che non preveda ulteriori interventi traumatici in un ecosistema delicatissimo e già stremato da ripetute manomissioni. Il rischio di fondo è di trasformare la laguna in un lago».
Gazzettino – Mose sotto attacco in Parlamento: “Sospendete tutti i finanziamenti”
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24
dic
2013
Botta e risposta tra l’eurodeputato Andrea Zanoni e il commissario Ue all’Ambiente sui fondi europei per il Mose. Il parlamentare IdV, aderente al gruppo Liberali e democratici per l’Europa, ha richiamato in un’interrogazione le indagini della magistratura su alcuni appalti legati alla grande opera:
«Non possiamo permettere che quasi un miliardo di fondi europei finisca in attività illecite e in un progetto sul quale fioccano dubbi di funzionalità e rispetto dell’ambiente», ha scritto Zanoni a Janez Pocnik, chiamando in causa il Consorzio Venezia Nuova nella sua qualità di concessionario unico.
Il commissario gli ha replicato che «i servizi interni della Banca europea degli investimenti preposti alle indagini hanno contattato le autorità giudiziarie e di polizia italiane per ottenere maggiori informazioni sul procedimento in corso, e stabilire se esso incida anche sui lavori effettuati nell’ambito del progetto finanziato dalla Bei (le paratoie, ndr)».
Aggiungendo che sulle modifiche progettuali sollecitate dall’eurodeputato, ogni decisione spetta alle autorità nazionali.
Non meno dura la presa di posizione di Arianna Spessotto, parlamentare e portavoce del Movimento 5 Stelle a Montecitorio. Firmataria di un ordine del giorno legato al Ddl di Stabilità dove definisce il Mose «un progetto scandaloso e costosissimo», chiedendo al Governo l’interruzione dei finanziamenti per il completamento dei lavori.
«Oltre 400 milioni di euro – ha spiegato la deputata – nonostante dalle indagini possano emergere ulteriori perdite erariali e danni all’economia nazionale. Il blocco si configura come un atto dovuto, a difesa dei principi di legalità e trasparenza sulle gare d’appalto».
V.M.C.
Nuova Venezia – Il gruppo Mantovani si interroga sulla strategia
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15
dic
2013
DOPO LA TEMPESTA GIUDIZIARIA
VENEZIA – Il gruppo Mantovani prova a voltare pagina e si interroga sulla strategia per il futuro. In discussione c’è un modello di business che, al netto dei guai legati alla tempesta giudiziaria, è fortemente legato al mercato interno (per non dire quasi esclusivamente) e, in particolare, al Veneto.
Nei giorni scorsi, la società che fa capo alla famiglia Chiarotto ha accolto un nuovo manager di sicura esperienza. Si tratta di Maurizio Boschiero, ex Condotte, che ha lasciato la direzione generale di Veneto City Spa.
I guai giudiziari hanno portato a svalutazioni di poste per 20 milioni sul bilancio 2012. Sull’esercizio corrente, poi, ci sarà da tenere conto del maxi assegno da 6 milioni versato all’Agenzia delle Entrate per chiudere il capitolo relativo all’evasione fiscale realizzata attraverso l’emissione di fatture false. Ma il gruppo è chiamato anche a fare “i conti” con la strategia impostata nel corso degli anni da Piergiorgio Baita. L’investimento in Serenissima, in questo senso, è sicuramente un capitolo importante. Non l’unico, però. La Mantovani, infatti, opera esclusivamente sul mercato interno.
Nel 2012 i nuovi lavori acquisiti hanno subito un calo del 45% (da 405 a 223 milioni) rispetto all’anno precedente determinando una flessione del portafoglio ordini dell’8%, ovvero (valori di fine esercizio) da 2,5 a 2,3 miliardi. Con la sola eccezione dei lavori per la realizzazione della “piastra” per l’Expo 2015, le principali commesse del gruppo relative al quinquennio 2008-2012 parlano in modo chiaro: project financing del nuovo polo ospedaliero Ulss 4 – Alto Vicentino (dove Mantovani ha il 25%); Porto di Venezia, dragaggio canali a 10,50 metri (60,4%); centro protonico di Trento (49%); Autovie Venete, Terza corsia tratto Quarto d’Altino-San Donà (42,5%).
Nel 2012 il giro d’affari è cresciuto a quota 423 milioni (utile netto di 11,3 milioni) grazie alle commesse del Mose e ad altri lavori per l’Autorità portuale di Venezia. Considerando, però, che i lavori per la realizzazione del sistema di dighe mobili per la salvaguardia di Venezia dovrebbero terminare nel 2016, per la Mantovani il tema diventa quello della diversificazione. Ovvero dell’affrancamento da quella che è stata definita la “monocultura” Consorzio Venezia Nuova, dove la Mantovani, negli anni, ha raggiunto la maggioranza relativa (32%).
(m.mar.)
Nuova Venezia – Mose, svolta del Consorzio mossa per chiedere i danni
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13
dic
2013
Per Venezia Nuova la nomina di un nuovo legale di fiducia, il penalista Sgubbi: verso il distacco dall’ex presidente Mazzacurati, difeso dall’avvocato Biagini
VENEZIA – Il Consorzio Venezia Nuova vuole voltare pagina. Da mesi nel mirino delle inchieste della Procura veneziana – che hanno portato in carcere prima il presidente della Mantovani Piergiorgio Baita poi il presidente fondatore Giovanni Mazzacurati – adesso il pool di imprese cambia la strategia e va all’attacco.
«Sono vicende di singoli, il Consorzio non c’entra», aveva detto fin dall’inizio il nuovo presidente Mauro Fabris, democristiano di lungo corso nominato al vertice dell’organismo, «ci costituiremo parte civile».
Ora il Consorzio ha nominato come suo avvocato di fiducia il legale penalista bolognese Filippo Sgubbi, docente universitario, professionista famoso, difensore tra gli altri di Calisto Tanzi (Parmalat) e Giovanni Consorte (Unipol). Una virata che prelude al distacco con l’avvocato storico del Consorzio, Alfredo Biagini, che ha accettato invece di difendere l’anziano presidente finito nei guai. Sgubbi ha già depositato il mandato negli uffici della Procura. E offerto agli inquirenti la «massima disponibilità a collaborare». Ora in qualità di delegato potrà essere informato, come prevede il codice, degli sviluppi dell’inchiesta. Che promette novità nelle prossime settimane, vista la grande mole di dichiarazioni e intercettazioni raccolte dalla Guardia di Finanza.
Anche grazie ai lunghi interrogatori degli arrestati, in primo luogo Mazzacurati e Baita, è stato possibile ricostruire un quadro dell’attività del Consorzio negli ultimi vent’anni. Si indaga infatti sulle imprese che fanno parte del pool e sulle società satellite, sui rapporti con la politica, regionale e nazionale, con dirigenti dello Stato e funzionari degli uffici. Un intreccio di vicende ora al vaglio dei tre pubblici ministeri che si occupano insieme dell’inchiesta (Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini), diventata unica pur essendo partita da fatti diversi. Adesso Baita è uscito dall’inchiesta, avendo patteggiato. Inchiesta che ha portato in carcere anche l’ex presidente di Adria Infrastrutture, l’ex segretaria di Galan Claudia Minutillo, il ragioniere Nicolò Buson, ex direttore amministrativo della Mantovani, e William Colombelli, della società di San Marino che secondo l’accusa contribuiva a far fatture false per accantonare i fondi neri, il vicequestore bolognese Giovanni Preziosa. Indagine partita dall’evasione fiscale delle aziende, che adesso vuole accertare dove siano finiti quei i soldi. Per questo si cercano tracce nei conti bancari, anche stranieri, si stanno esaminando verbali di sedute delle riunioni che approvarono i progetti, il ruolo di tecnici, dirigenti del Magistrato alle Acque, politici. E si scava sul meccanismo della concessione unica, che ha consentito in questi anni di accantonare sotto la voce «oneri del concessionario» centinaia di milioni di euro, il 12 per cento dell’ammontare complessivo dei lavori del Mose che sfiora i 5 miliardi. È questa la seconda fase dell’inchiesta, che procede spedita. E che potrebbe portare con l’anno nuovo clamorose novità.
Intanto il Consorzio si smarca, affidando un incarico a un professionista «di peso» come il bolognese Sgubbi. Anche qui una svolta nella squadra degli avvocati, come già fece Piergiorgio Baita scegliendo Alessandro Rampinelli e Enrico Ambrosetti al posto dei padovani Pietro Longo – difensore di Berlusconi – e Paola Rubini.
Alberto Vitucci
Nuova Venezia – Grandi navi. “Il Contorta è illegittimo”. Il Comune fa ricorso al Tar.
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12
dic
2013
Pronta la delibera preparata dall’Avvocatura civica su indicazione del sindaco «Non c’è nel Piano regolatore portuale né nel Prg». Il 22 dicembre l’ultima nave
Non c’è nel Piano regolatore portuale. Non è previsto nemmeno nel Prg comunale in vigore. Dunque, il progetto per scavare in mezzo alla laguna il nuovo canale Contorta Sant’Angelo è «illegittimo».
Questa almeno l’opinione del Comune, che ha dato mandato all’Avvocatura civica di predisporre la delibera e il ricorso al Tar. Decisione annunciata dal sindaco la settimana scorsa, poi sospesa per i dubbi espressi in maggioranza da alcuni settori del Pd e dell’Udc. Ma adesso il provvedimento è stato confermato. Il Comune dunque farà ricorso al Tar contro il decreto firmato la settimana scorsa dal comandante della Capitaneria di porto, l’ammiraglio Tiberio Piattelli, in applicazione del decreto Clini-Passera. Che indicava appunto il nuovo canale quale «via di navigazione praticabile alternativa al canale della Giudecca per le navi al di sopra delle 40 mila tonnellate».
Progetto che andrà comparato con gli altri in sede di Valutazione di Impatto ambientale. Ma che al Comune non piace. Così l’Avvocatura civica, su indicazione del sindaco, ha provveduto a mettere nero su bianco le motivazioni del ricorso. Ci si richiama appunto alla mancanza di pianificazione , ma anche alla legge 241 e alla «leale collaborazione tra enti» che in questo caso sarebbe stata disattesa. Delle decisioni in essere infatti il Comune non sarebbe mai stato informato.
Battaglia che si annuncia feroce, in vista della ripresa dell’attività croceristica in primavera. L’accesso delle navi è oggi sospeso per i lavori del Mose – fino all’aprile 2014 – e l’ultima grande nave passeggeri ad arrivare (a Marghera, per la chiusura del Lido) sarà il 22 dicembre la «Oriana», della P&O cruises. Attraccherà a Marghera, con prevedibili proteste da parte dei sindacati del Porto per il timore di danno al traffico commerciale. «Ma non è così», ribadisce il sindaco Orsoni, da sempre favorevole al trasferimento delle grandi navi nelle navi di Marghera «si dovranno studiare sistemi per permettere la convivenza dei due traffici. Ma si può fare in tempi brevi». Alternativa che però il Porto non ha nemmeno preso in considerazione. Votando in comitato portuale una delibera che dava il via libera al Contorta, con il voto contrario del Comune e l’astensione della Provincia e del comune di Mira. Atto anch’esso impugnato davanti al Tar dal Comune. Il prossimo scontro si profila sulle procedure per l’approvazione del progetto. I comitati parlano già di «procedure truffa» se sarà assegnato alla valutazione del Cipe (Legge Obiettivo). Procedura sollecitata dalla Regione, bocciata al Senato in una interrogazione a Enrico Letta firmata da deputati del Pd, Cinquestelle, Psi.
Alberto Vitucci
Gazzettino – Vongole, esposto in Procura
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10
dic
2013
Pescatori ed allevatori di mitili chiedono anche un incontro con la Provincia
«Non si trova più nulla: tutta colpa del Mose e del Canale dei Petroli»
Esposto in Procura contro la morìa di vongole. E tutto, secondo i pescatori, per colpa dei lavori del Mose e del canale dei Petroli.
I vongolari di Chioggia hanno presentato alla Procura di Venezia un esposto sulla “sparizione” delle vongole in laguna, chiedendo anche un incontro alla Provincia di Venezia.
«Abbiamo perso tutto: lavoro, soldi e anche un futuro per le nostre famiglie» affermano disperati i pescatori e allevatori di mitili che hanno deciso di denunciare la situazione. «Nel settore – spiegano ancora i pescatori – sono coinvolti sette consorzi che danno lavoro ad oltre 100 persone, e che hanno investito in concessioni e colture oltre due milioni di euro».
«Tutto è iniziato nel 2008 quando una buona parte del pescato si è dimostrata compromessa – raccontano i pescatori che hanno manifestato ieri davanti alla sede della Provincia di Venezia, a Mestre -. Le vongole erano piatte e non tonde; si aprivano facendo pochissima pressione con un coltello. In quel momento abbiamo capito che qualcosa non andava. Una situazione che è progressivamente peggiorata, con la perdita completa della produzione nel 2012».
Secondo i produttori «il problema è nato con le opere infrastrutturali sorte negli ultimi anni per il Mose e per il canale dei Petroli: è stata modificata la corrente lagunare e questo ha portato le vongole all’anossia. Le acque si sono surriscaldate, le concessioni sono state invase da una crescita anomala di alghe e non c’era sufficiente quantità di ossigeno per lo sviluppo delle colture».
I pescatori chioggiotti sostengono di aver segnalato «più volte» il problema alla Provincia di Venezia, senza aver avuto risposte. L’esposto congiunto degli allevatori di Chioggia rappresenterebbe il primo passo per una compensazione dei danni, che potrebbe anche sfociare in una causa penale contro gli enti preposti.
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