Nuova Venezia – Citta’ metropolitana. Orsoni: “Coinvolgere subito anche Zaia”
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5
apr
2014
CITTÀ METROPOLITANA »I PRIMI ADEMPIMENTI
Martella: finalmente si parte, ora l’obiettivo è l’allargamento a Padova e Treviso. Zaccariotto: pensiamo ai contenuti
La Città metropolitana muove i primi passi. C’è tempo fino a dicembre per approvare il nuovo statuto, ma il sindaco Giorgio Orsoni, tra gli artefici della proposta convertita in legge dal Parlamento, intende bruciare le tappe. Toccherà a lui l’iniziativa per convocare gli altri sindaci e procedere alla nomina del nuovo Consiglio metropolitano e poi all’approvazione dello statuto. Dal primo gennaio, in quanto sindaco della città capoluogo, diventerà «sindaco metropolitano ». Già la settimana prossima, annuncia, saranno avviati i primi contatti per istituire un tavolo operativo.
«Con quello che rimane della Provincia», spiega Orsoni, «con cui ho intenzione di collaborare. Ma anche con la Regione. Intendiamo coinvolgere Palazzo Balbi, perché questa nuova proposta ora diventata legge dello Stato non dovrà essere vista in contrapposizione con la Regione, anzi».
«La nuova Città metropolitana, continua il sindaco, «rappresenta una svolta storica nell’organizzazione dello Stato, perché non è stato creato un nuovo organismo ma è scomparso con le Province un livello di possibile conflittualità. Cambia la cultura dei rapporti tra gli enti pubblici nel segno del risparmio e della semplificazione. E questo non potrà essere che positivo per i cittadini».
Per avviare la macchina si dovrà attendere l’esito delle prossime elezioni di maggio. Le Europee, per il loro significato politico, ma anche le amministrative perché molti dei comuni interessati cambieranno amministrazione.
«La prima convocazione sarà ai primi di giugno », anticipa Orsoni, «poi bisognerà lavorare intensamente allo Statuto».
Nel frattempo, entro il mese di aprile, sarà convocata dall’Anci una conferenza nazionale delle nuove Città metropolitane. Insomma, si parte. E i referendum per la separazione dei Comuni? Orsoni ha già annunciato un possibile ricorso al Tar per l’ «illegittimità» del quesito, superato dalla nuova legge. «Ma anche al di là delle schermaglie procedurali», dice, «saremmo di fronte a un paradosso: anche se la separazione dovesse vincere, il sindaco metropolitano sarà sempre il sindaco di Venezia. E Mestre diventerebbe ancora di più marginale ».
Secondo Carlo Rubini, tra i promotori della Città metropolitana negli anni Novanta, la nuova legge approvata ora in via definitiva prevede già una divisione interna del comune capoluogo e di per se stessa boccia la meritevolezza del nuovo referendum separatista, rendendo superata la sua procedura ».
«Una riforma che finalmente riordina gli enti locali», commenta il deputato veneziano del Pd Andrea Martella, «che consente un risparmio della spesa pubblica e non solo assorbe i poteri delle Province mali allarga anche dal punto di vista dei confini. Si apre un nuovo scenario che dovrà avere come suo ulteriore sviluppo quello della creazione dell’area metropolitana con Padova e Treviso».
La «Patreve», l’area metropolitana vasta, come obiettivo strategico. «Se sarà un progetto condiviso dagli interessati certo non mi metterò di traverso», dice Orsoni, «e poi sta nelle cose. Le nostre tre città, come ha dimostrato la recente indagine della Camera di commercio, sono l’area più forte della regione ».
«La nuova Città Metropolitana », dice il senatore Felice Casson, «dovrà coordinarsi con la Legge Speciale ed essere un punto di partenza verso al Città metropolitana vera, quella con Padova e Treviso».
«La Città metropolitana è ancora una scatola vuota, bisogna riempirla di contenuti», dice la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto. Che riguarda il suo ruolo di «traghettatore » verso la nuova realtà e propone al sindaco di «fare squadra» con Provincia e Regione. «Le nostre categorie e le imprese del territorio hanno attese enormi. E il progetto atteso da vent’anni non deve fallire. Venezia dovrà essere modello per le altre città metropolitane ».
Alberto Vitucci
le funzioni
Governo unitario dei servizi e piano triennale del territorio
Sono trascorsi 24 anni dall’entrata in vigore della legge sulle Autonomie locali, che prevedeva l’istituzione delle Città metropolitane. Correva l’anno 1990, ventiquattro anni dopo, si comincia. Non si tratta purtroppo di quella Città metropolitana che viviamo quotidianamente compresa tra le province di Venezia, Padova e Treviso, già “certificata” dall’Ocse, bensì di un’area molto più ristretta, che coincide con i confini dell’attuale provincia. Comunque sia, si parte. Ma cosa farà la Città metropolitana? Quali saranno gli organi di governo? Una sintesi è stata elaborata dal Gruppo parlamentare del Pd della Camera.
Gli organi della città metropolitana sono tre: sindaco, Consiglio metropolitano, Conferenza metropolitana. Non è prevista la costituzione della giunta, ma è data la facoltà al sindaco di nominare un vicesindaco e uno o più consiglieri delegati. Il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune di Venezia: è il rappresentante della città metropolitana e ha il compito di convocare e presiedere il Consigliometropolitano e la conferenza metropolitana.
La Città metropolitana erediterà le funzioni fondamentali delle Province, nonché le seguenti ulteriori funzioni fondamentali: a) adozione e aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio metropolitano (atto di indirizzo per gli enti del territorio metropolitano); b) pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture appartenenti alla competenza della comunità metropolitana, anche fissando vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni ricompresi nel territorio metropolitano; c) strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano. D’intesa con i comuni interessati, la città metropolitanapuò esercitare le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive; d)mobilità e viabilità, anche assicurando la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell’ambito metropolitano; e) promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale; f) promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione. Lo Stato e le regioni potranno attribuire ulteriori funzioni Come si finanzierà la Metropoli? Erediterà il patrimonio, il personale e le risorse strumentali della provincia.
Nuova Venezia – “Citta’ metropolitana, ecco la svolta”
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4
apr
2014
Il sindaco Giorgio Orsoni ieri a palazzo Chigi da Delrio esulta per l’approvazione della legge: «Riformato lo Stato»
VENEZIA «Un giorno storico. Un momento di svolta nella riforma dello Stato che non vedeva grandi riforma da mezzo secolo, da quando furono istituite le Regioni».
La Città metropolitana è legge dello Stato. E il sindaco Giorgio Orsoni sprizza soddisfazione. Ieri era a palazzo Chigi, a festeggiare con il suo amico Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del governo Renzi. La legge sulla nuova Città metropolitana era stata un’idea loro, quando Delrio era presidente dell’Anci.
Il testo approvato ieri definitivamente dalla Camera l’ha scritto materialmente proprio Orsoni. «Ricordo che l’idea di presentare un disegno di legge era nata al termine di una riunione con Delrio», ricorda Orsoni, «che tre anni fa diede incarico al sottoscritto e alla segretaria generale dell’Anci Veronica Nicotra di predisporre un testo da presentare al governo. Così abbiamo fatto con il ministro Patroni Griffi. Il decreto era stato bocciato dalla Corte costituzionale, ma non per ragioni di sostanza. Bisognava fare un disegno di legge e non un decreto. E così abbiamo fatto».
Adesso, da ieri, è proprio il sindaco Orsoni il nuovo «sindaco metropolitano ». In carica fino al 31 dicembre solo per approvare il nuovo Statuto. Dal primo gennaio 2014 la Città metropolitana sostituirà a tutti gli effetti la Provincia. Che ha avuto la durata del Consiglio prorogata con un ordine del giorno fino al 25 giugno per consentire l’approvazione del bilancio. Ma la Provincia non esiste più. La presidente Francesca Zaccariotto resterà in carica fino al 31 dicembre – senza stipendio – per l’ordinaria amministrazione.
In mezzo ci potrebbe essere l’«ostacolo» dei referendum, che i comitati autonomisti intendono far svolgere in ottobre con l’appoggio della Regione guidata da Luca Zaia. «Non è possibile, sarebbe illegittimo», dice Orsoni, «e noi siamo pronti a ricorrere al Tar».
Quanto alla presidente Zaccariotto, per lei ci potrebbe essere un nuovo ruolo proprio all’interno della Città metropolitana. «Le professionalità non si devono perdere», dice Orsoni.
Intanto nelle prossime settimane con la convocazione firmata dal sindaco Orsoni del nuovo Consiglio metropolitano scatterà l’iter previsto dalla nuova legge, che entrerà in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. «Avremo un’estate di lavoro pieno», sorride il sindaco, «perché dovremo eleggere il Consiglio metropolitana e la conferenza statutaria. Lo Statuto dovrà essere approvato entro l’anno e il primo gennaio la nuova Città metropolitana entrerà in vigore».
A presiederla sarà come prevede la legge – a meno di variazioni previste dallo Statuto – proprio il sindaco della città capoluogo. Che adesso vede aumentare le sue chance di essere ricandidato.
Soddisfatto per l’approvazione definitiva della legge anche il deputato veneziano del Pd Andrea Martella, autore di una proposta di legge nel 2010. «La strada delle riforme è quella giusta, senza scorciatoie populiste », commenta, «finalmente si va verso il riordino degli enti locali con risparmio della spesa pubblica. Prossimo passo, l’area vasta con Padova e Treviso ».
Alberto Vitucci
L’amarezza della Zaccariotto «Grave la fine anticipata del mandato della Provincia»
VENEZIA «Si rischia la paralisi dell’ente a fronte di gravi responsabilità in materia di sicurezza viabilistica, scolastica e ambientale». Il presidente della Provincia Francesca Zaccariotto ha lanciato questo allarme a margine dell’assemblea dei presidenti delle Province che si è svolta ieri a Roma. Zaccariotto lamenta la cessazione anticipata del mandato dell’assemblea provinciale, chiedendo che invece gli organi di governo eletti democraticamente arrivino alla scadenza naturale del loro mandato. «Denuncio nuovamente il fatto molto grave di un attacco alla democrazia, nel disprezzo degli elettori che hanno espresso con un voto una scelta precisa e con regole definite». La presidente Zaccariotto aggiunge: «Ritengo grave che il consiglio venga fatto cadere anticipatamente rispetto la sua scadenza naturale. Un fatto che generalmente può accadere solo in caso di infiltrazioni mafiose o nell’ipotesi di corruzione o altri gravi altri reati penali. Ma da questo punto di vista la Provincia di Venezia, sia sotto l’aspetto politico sia gestionale, può vantare una condotta efficiente ed efficace nei risultati, nel pieno rispetto degli obblighi amministrativi e del patto di stabilità».
Contro Francesca Zaccariotto e il documento inviato al Presidente Napolitano si schiera il gruppo consiliare del Partito democratico. «Abbiamo casualmente appreso, nel corso del consiglio provinciale del 2 aprile, che è stato inviato questo telegramma a nome del Consiglio e in cui si rappresentava lo sconcerto in merito alla decadenza anticipata di un organo democraticamente eletto, prevista nel decreto Delrio. Il gruppo consiliare del Pd non ha mai sostenuto questa posizione e, pertanto, denuncia la gravità di tale atto arbitrario fatto a nome di un ignaro Consiglio provinciale, che non era neppure informato di tale iniziativa. Contestiamo con forza un atto politicamente scorretto e istituzionalmente inaccettabile ».
(s.b.)
Gazzettino – Citta’ metropolitana. Consiglio provinciale “salvo” fino a giugno.
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4
apr
2014
LEGGE APPROVATA – Giorgio Orsoni sarà anche il sindaco metropolitano
CITTÀ METROPOLITANA – I consiglieri di Ca’Corner resteranno in carica sino alla fine del mandato
Provincia, il Consiglio «salvo» fino a giugno
La Città Metropolitana è legge. La Camera ha approvato ieri il decreto legge Delrio che decreta la “fine” anche della Provincia di Venezia. La Città Metropolitana entrerà in vigore dal 1. gennaio 2015 e sarà guidata da Giorgio Orsoni, il quale, in quanto sindaco della città capoluogo della provincia, sarà di diritto anche sindaco metropolitano. Resta ora da capire come verrà gestito il «traghettamento» dalla Provincia alla Città Metropolitana. Non tanto nella formazione dei futuri organi di amministrazione (sindaco, consiglio e conferenza metropolitana), quanto, nell’immediato, che sarà degli attuali organi elettivi della Provincia di Venezia, a partire dal consiglio provinciale. Non era infatti chiaro se i consiglieri sarebbero rimasti in carica o se avessero dovuto lasciare l’incarico una volta avvenuta la pubblicazione del ddl «Delrio» in Gazzetta Ufficiale, prevista già per oggi o, al massimo, per l’inizio della prossima settimana.
A far chiarezza sono stati i quattro ordini del giorno (presentati da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Partito Democratico), approvati dalla Camera, uno dei quali elaborato a Venezia e approvato martedì, in extremis, dallo consiglio provinciale. Ha avuto così successo il pressing istituzionale di Francesca Zaccariotto. Il presidente della Provincia ha giocato tutte le carte a sua disposizione, come il telegramma inviato, sempre martedì, al presidente Napolitano, con il quale chiedeva al capo dello Stato d’intervenire affinché i gli organi elettivi della Provincia restassero in carica fino alla scadenza naturale del mandato. E così sarà: il consiglio provinciale resterà in carica fino al 25 giugno, giorno della scadenza naturale del mandato. Non è chiaro, però, cosa in concreto potranno fare i consiglieri da qui al fine del mandato. Di sicuro avranno i loro gettoni di presenza e la possibilità di far lavorare le commissioni, ma, quando la legge sarà in vigore, partirà anche la gestione provvisoria dell’Ente provinciale, quindi, all’atto pratico, i consiglieri avranno in realtà le mani legate e non potranno votare il bilancio. Il «salvataggio» del consiglio potrebbe valere anche per il Presidente della Provincia e per gli assessori, che non dovrebbero così rinunciare alle prossime mensilità, almeno fino alla scadenza naturale del mandato. Non è ancora una sicurezza, per questo è attesa al più presto una nota interpretativa del ministero degli Interi. Poi, terminato il mandato, e come previsto dalla legge, le loro cariche saranno a titolo gratuito. Stesso trattamento anche per le future cariche metropolitane: dal sindaco ai consiglieri, tutti gratis, per amor di patria.
Gazzettino – Venezia, Grandi navi. “Il Governo decida ma deve fare presto”
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28
mar
2014
GRANDI NAVI – Il sindaco lancia l’appello da “Uno Mattina”
Il Comitato ribadisce: «I giganti causano danni alla laguna»
Lo slittamento del vertice interministeriale sulle grandi navi per stabilire alcuni criteri prima di procedere con la valutazione d’impatto ambientale (Via) delle sette proposte presentate, non giova alla città né al settore della crocieristica. Per questo anche ieri, dalle telecamere della popolare trasmissione “Uno Mattina” il sindaco Giorgio Orsoni ha lanciato un nuovo appello al Governo.
«Bisogna trovare una soluzione che metta insieme la tutela della città con l’occupazione – ha detto – ma si deve decidere velocemente, altrimenti le grandi navi continueranno a passare ancora per il bacino di San Marco».
Una decisione rapida era stata chiesta non più tardi di venerdì scorso al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, in visita a Venezia e ai cantieri del Mose di Chioggia.
E il ministro si era affrettato ad annunciare tempi certi e procedura Via conclusa entro 90 giorni.
«Il turismo – ha continuato Orsoni – è un’importante risorsa economica per Venezia, ma è anche nell’interesse degli armatori adottare politiche che non contrastino con il sentimento della città stessa. Attendiamo una soluzione che faccia il bene di Venezia – ha concluso Orsoni – e che sappia contemperare la sua fondamentale salvaguardia con l’occupazione del suo porto».
Contro le presunte “preferenze” della Capitaneria per lo scavo di nuovi canali, il Comitato No grandi Navi ha fatto sentire nuovamente la sua voce, ribadendo il no al passaggio dei giganti in laguna.
«Ripetute osservazioni sperimentali in laguna, fatte da ricercatori indipendenti – afferma l’ultima nota del Comitato – dimostrano che il movimento dell’acqua indotto dal passaggio di una nave causa la ri-sospensione dei sedimenti, che vengono poi trascinati verso il canale (che richiede continui dragaggi) o direttamente in mare dalle correnti. E dimostrano anche che questo fenomeno è significativo e non ha nulla a che vedere con le onde di superficie, che possono essere insignificanti».
A proposito di… LE GRANDI NAVI E I POSTI DI LAVORO
Venezia è vissuta per un centinaio d’anni senza i condomini galleggianti. Tutto lascia pensare che possa farcela ancora senza di essi, a patto che non le si uccida la laguna intorno.
A quanti si lasciano intimorire dallo spauracchio della perdita dei posti di lavoro agitato a pagamento (acquisto di intere pagine promozionali di quotidiani), ribadisco ciò che i contrari alle maxinavi stanno ripetendo con forza: “Noi lottiamo per un raddoppio dei posti di lavoro, ma attraverso la conversione da un gigantismo crocieristico a un crocierismo ecosostenibile, ovvero a misura di laguna. Altrimenti i posti di lavoro li perderanno i nostri figli e i nostri nipoti, insieme a laguna e città.
La riduzione delle alternative a Canale Contorta o Canale dietro la Giudecca è avvelenata in partenza. Benché sia laico, spero che papa Francesco, nel supplicare i mafiosi di pentirsi, abbia incluso anche gli speculatori che a Venezia, non certo per amore della città, ce la stanno mettendo tutta per trasformare la laguna in un braccio di mare privo di barene e in un porto diffuso. Vorrei che per loro ci fosse l’inferno.
Lucio Angelini – Venezia
Gazzettino – Citta’ metropolitana, chi vince e chi perde
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28
mar
2014
POLITICA E ISTITUZIONI – Orsoni “supersindaco”, Zaccariotto grande sconfitta
Il disegno di legge Delrio sull’abolizione delle Province cambia lo scenario politico veneziano: da un lato mette alla porta Francesca Zaccariotto (che parla di “schiaffo alle istituzioni”), in carica a titolo gratuito per la gestione provvisoria dell’ente fino a fine anno, dall’altra promuove il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, che dal 1° gennaio assumerà anche la carica di sindaco metropolitano. Entro il 30 settembre Orsoni dovrà indire le elezioni del consiglio metropolitano, ma anche allestire l’insediamento della conferenza metropolitana, che dovrà comporre lo statuto metropolitano. Il consiglio metropolitano, invece, sarà composto dal sindaco metropolitano e da 18 consiglieri che verranno eletti tra i sindaci e i consiglieri comunali in carica.
LE ELEZIONI DEI DUE NUOVI ORGANI Conferenza metropolitana e Consiglio metropolitano
LA RIVOLUZIONE – L’abolizione delle Province lascia spazio alla “grande Venezia”
I TEMPI – Entro il 31 dicembre va approvato lo statuto del nuovo ente
FALSITÀ – La presidente Zaccariotto contesta i risultati del Ddl Delrio: «Nessun risparmio, si creano 24mila nuovi consiglieri comunali al posto dei 3mila provinciali»
La Città metropolitana “incorona” Orsoni
Ecco le conseguenze per Venezia del ddl Delrio. Poteri al sindaco dal 1° gennaio
Cambio di programma per la Città Metropolitana di Venezia. Il voto di fiducia del Senato al ddl “Delrio” sull’abolizione delle Province, ha portato modifiche sostanziali alla staffetta tra Provincia e Città Metropolitana. Su tutte, la retromarcia sulla gestione commissariale per Francesca Zaccariotto. Il disegno di legge prevede infatti che il presidente e la giunta provinciale rimangano in carica, a titolo gratuito, fino al 31 dicembre, ma solo per la gestione provvisoria dell’ente. Per la Zaccariotto, questo non vuol dire altro che «pagare stipendi e utenze». Niente gestione del passaggio, quindi, ma anche zero possibilità di partecipare alla formazione del nuovo ente metropolitano, che dalla Provincia erediterà tutto: beni mobili e immobili, dipendenti e territorio.
Con la Zaccariotto fuori dei giochi, il pallino viene consegnato direttamente nelle mani del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, che dal primo gennaio 2015 assumerà anche la carica di sindaco metropolitano. Prima di allora, ed entro il 30 settembre, il sindaco di Venezia dovrà indire le elezioni del consiglio metropolitano, ma anche allestire l’insediamento della conferenza metropolitana.
Si tratta di due organi distinti. La conferenza metropolitana, formata dal sindaco di Venezia e dai sindaci della provincia, sarà chiamata a comporre lo statuto metropolitano, il regolamento della futura Città Metropolitana.
Il consiglio metropolitano, invece, sarà composto dal sindaco metropolitano e da 18 consiglieri che verranno eletti tra i sindaci e i consiglieri comunali in carica. A votare saranno proprio sindaci e consiglieri comunali. Niente voto popolare, quindi, ma una consultazione “interna”, basato su un sistema di voto chiamato “ponderato”, dove, cioè, i voti verrano pesati in relazione alla popolazione del cui Comune l’elettore è sindaco o consigliere. Entro il 31 dicembre 2014, il consiglio metropolitano dovrà approvare lo statuto metropolitano, altrimenti – paradosso dei paradossi – la Città Metropolitana partirà con lo statuto della vecchia Provincia. Se lo statuto non arriverà neppure entro il 30 giugno 2015, si procederà con il commissariamento dell’ente.
I punti “fermi” del disegno di legge “Delrio” rimangono tuttavia due. Il primo è la data di partenza della Città Metropolitana: 1° gennaio 2015; il secondo riguarda invece la carica di sindaco metropolitano. Il testo uscito dal Senato blinda di fatto la posizione del sindaco di Venezia, che di diritto sarà anche sindaco metropolitano.
L’unica possibilità di avere l’elezione diretta del sindaco metropolitano è infatti legata alla possibilità che il consiglio comunale di Venezia chieda di dividere la città in più Comuni. Nei fatti, un’eventualità oggi lontana dalla realtà, a prescindere dal referendum promosso dai comitati di Mestre e Venezia. Il testo passerà ora alla Camera. Se non ci saranno ulteriori modifiche, sarà presto legge e la Città Metropolitana di Venezia sarà più vicina.
Nuova Venezia – Province cancellate e Venezia diventa citta’ metropolitana.
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28
mar
2014
L’unificazione Venezia-Padova-Treviso andrà avanti ma Zaia cercherà in tutti i modi di spaccare in due la regione
VENEZIA – Uno scontro istituzionale senza precedenti. Una bomba sul cammino dei rapporti tra Regione, Province e Comuni. Un coltello nei rapporti tra le forze politiche. Il Veneto si trova alla vigilia di uno scontro dalle conseguenze imprevedibili: ad appena un anno dalla scadenza elettorale regionale. Il tema è la nuova Città metropolitana di Venezia, che di fatto svuota e congela la Provincia guidata da Francesca Zaccariotto. E consegnerà dal primo gennaio 2015 al sindaco Giorgio Orsoni le «chiavi» della cassaforte del Veneto: un ente dalle competenze di area vasta, dalla pianificazione alla gestione integrata dei servizi, dalle infrastrutture alle reti di comunicazioni. Praticamente, azzoppa la Regione del Veneto togliendole la «polpa» sulla gestione del territorio del cuore del Veneto: Mestre, Padova e Treviso.
L’approvazione l’altro giorno in Senato del disegno di legge Del Rio su Province e Città metropolitane vara definitivamente (alla Camera l’approvazione è prevista per martedì) il nuovo assetto delle autonomie locale. Le Province di fatto vengono svuotate, diventando enti di secondo grado. I comuni mantengono la loro autonomia ed assorbono parte delle competenze delle Province.
La nuova città metropolitana di Venezia, che per ora coinciderà con il perimetro della provincia veneziana, potrà essere aperta all’aggregazione di realtà limitrofe. Ecco la bomba ad orologeria per la Regione guidata da Zaia. Nel Veneto la situazione è esplosiva perché, per la prima volta nella storia, Venezia, Padova e Treviso sono guidate da giunte di centrosinistra. E tutti e tre i sindaci hanno dichiarato la loro volontà di aderire alla futura città metropolitana.
Il disegno di legge del governo di Matteo Renzi, fortemente accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, affloscia le competenze della Regione del Veneto, finora saldamente in mano al centrodestra.
Getta acqua sul fuoco il sindaco Giorgio Orsoni: «Le città metropolitane possono diventare il motore di sviluppo del paese, finalmente si avvia questo processo di riforma che risponde a un grande disegno strategico del governo». E non nasconde le sue preoccupazioni: «Nel Veneto c’è una situazione delicata: va costruito un percorso condiviso, sarà mia cura cercare di raccordarmi con il presidente della Provincia Francesca Zaccariotto. É un percorso da fare insieme, altrimenti perdiamo tutti del tempo. Sarebbe assurdo far prevalere i conflitti. Credo che la politica debba indicare una strada, impegnandosi fino in fondo per coltivare e accompagnare questo progetto».
La procedura per giungere, a partire dal gennaio 2015, all’avvio della città metropolitana è chiarita dal disegno di legge approvato dal Senato. Dall’entrata in vigore della legge Orsoni diventerà, oltre che sindaco di Venezia, anche «sindaco metropolitano»: entro il 30 settembre i sindaci e i consiglieri comunali di tutta la provincia dovranno eleggere il consiglio metropolitano di 18 membri e durata di 5 anni.
In teoria, è possibile che il consiglio metropolitano esprima una maggioranza di diverso colore politico del sindaco della città capoluogo. Il consiglio metropolitano è in pratica una «super giunta» con poteri di indirizzo e di controllo. Sotto c’è solo la conferenza metropolitana, composta da tutti i sindaci della provincia, con poteri solo propositivi e consultivi.
Che fine farà la Pa.Tre.Ve? Secondo il disegno di legge approvato è consentita l’iniziativa dei comuni di aderire successivamente al loro insediamento. La procedure prevede un parere obbligatorio della Regione. Nel caso (scontato) di parere contrario, il governo promuove un’intesa tra Regione e comuni interessati da definire entro novanta giorni. Trascorso tale termine, decide il Consiglio dei ministri. Fuor di cavillo, è evidente che nel Veneto la città metropolitana sarà incoraggiata dal centrosinistra, che controlla le maggiori città, e osteggiata dal centrodestra e dalla Lega Nord in particolare. La mediazione possibile è che, per adesso, Giorgio Orsoni vada avanti – d’intesa con Francesca Zaccariotto – nel costruire la città metropolitana di Venezia. Lasciando perdere l’allargamento a Padova e Treviso. La Regione, nel frattempo, cercherà di ostacolare la nascita di questo nuovo ente in tutti i modi, compresa l’approvazione di una legge regionale che, di fatto, ne impedisca la nascita. Insomma, uno scontro che rischia di paralizzare ancora per molto tempo tutte le scelte strategiche di questo territorio.
Daniele Ferrazza
ENTRO IL 30 SETTEMBRE
Sarà Orsoni ad indire le elezioni
Mercoledì il Ddl Delrio tornerà alla Camera, il governo molto probabilmente metterà la fiducia, e il voto quindi slitterà a giovedì o venerdì. Dopodiché, con la pubblicazione in gazzetta ufficiale, l’istituzione della città metropolitana diverrà legge. «Finalmente» dice Andrea Martella, vice- capogruppo del Pd alla Camera, «riusciremo nell’obiettivo di istituirla, riformando le amministrazioni locali». Cosa cambierà? Come detto la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, e la sua giunta, resteranno in carica fino al 31 dicembre 2014. Non è ancora chiaro se resterà in carica anche il consiglio, o se le funzioni dell’assemblea debbano – come pare – essere assunte dalla presidente.
Nel frattempo il sindaco del comune capoluogo, Giorgio Orsoni, dovrà indire, entro il 30 settembre, le elezioni del consiglio metropolitano. Il consiglio metropolitano è eletto a suffragio indiretto. Suoi elettori sono i sindaci e i consiglieri comunali dei Comuni ricompresi nella Città metropolitana.
Entro il 31 dicembre 2014 il consiglio metropolitano approva lo statuto. Il 1° gennaio 2015 le città metropolitane subentrano alle province.
Gli organi della Città metropolitana sono: il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano (composto per Venezia da 18 membri) e la conferenza metropolitana, composta dai 44 sindaci dell’ex provincia di Venezia.
«Città metropolitana? Sarà caos totale»
Zaccariotto (Provincia): «Sei mesi di governo provvisorio e nessun passaggio di consegne». E se la prende con Dalla Tor.
È più sconsolata che arrabbiata, certa del fatto che «fino a fine anno sarà un caos», e sconcertata dal fatto che il suo vicepresidente, il senatore Mario Dalla Tor (Ncd) abbia schiacciato il bottone senza battere ciglio, obbedito agli ordini di scuderia senza dire che «questa legge così com’è fa schifo». Dove per questa legge la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, parla del disegno di legge (Ddl) Delrio – prevede l’abolizione delle provincie e per ciò che riguarda Venezia l’istituzione della città metropolitana – sul quale il governo Renzi aveva posto la fiducia, approvato mercoledì sera dal Senato dopo una giornata molto tesa. Va da sé che nessun tacchino ha voglia di essere invitato al giorno del ringraziamento – e ieri nella riunione di giunta in tanti si sentivano nei panni del pennuto – ma questo più che un tacchino – riflette la Zaccariotto – è un pasticcio, e neppure riuscito tanto bene.
Il perché lo spiega la presidente della Provincia in scadenza di mandato a maggio. «Da quando entrerà in vigore il Ddl Delrio io e la giunta resteremo in vigore fino al 31 dicembre, a titolo gratuito» dice «e io non posso vivere di volontariato, quindi non potrò dedicare alla Provincia il tempo che dedico oggi. Senza contare il fatto che potremo intervenire solo per atti urgenti e improrogabili». Cede il tetto di una scuola? Si ripara. C’è una buca sulla strada? Resta dov’è, almeno fino a che non arriva il sindaco metropolitano, alias Giorgio Orsoni. «Saranno mesi di caos», sottolinea la presidente, anche perché è stata modificata quella parte della legge che prevedeva – per gestire la transizione – un comitato composto dal presidente della provincia, dal sindaco del comune capoluogo, dal presidente della Regione, e da un altro sindaco della futura città. Così, come previsto con il nuovo testo, non ci sarà nessun passaggio di consegne. «Città metropolitana e provincia si occuperanno delle stesse cose, scuole, infrastrutture, turismo, lavoro», aggiunge la Zaccariotto, «e anche il personale verrà totalmente assorbito dal nuovo ente, quindi non si capisce dove stia la novità. Cambierà solo il nome». Oltre, ovviamente, alla struttura, dal momento che il sindaco del comune capoluogo, Giorgio Orsoni, sarà sindaco della città metropolitana, composta da due assemblee, il consiglio metropolitano (una sorta di giunta) e la conferenza metropolitana, composta dai sindaci. «E ho l’impressione che non servirà a snellire ma appesantirà le decisioni: pensi che fatica mettere d’accordo 44 sindaci con testi diversi, di partiti diversi, e con obiettivi diversi». Chissà come avrà fatto Dalla Tor – bisbigliavano ieri gli assessori – a votare una legge del genere. «Sono molto dispiaciuta», affonda la Zaccariotto, «che sia stato proprio il mio vice a votare questa legge».
Francesco Furlan
Nuova Venezia – Grandi navi “Stop al canale Contorta subito il terminal al Lido”
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23
mar
2014
Grandi navi, Endrizzi (M5S): al Senato abbiamo posto dei vincoli precisi al governo
Applicazione immediata del decreto Clini-Passera. E la Via è necessaria
MIRA – Salvare Venezia dall’incubo delle grandi navi e impedire lo scavo del canale Contorta e della «rotatoria» in laguna. Giovanni Endrizzi, senatore del M5S, entra in polemica con il ministro delle Infrastrutture Lupi e lo invita a bloccare il progetto Contorta, primo passo dello sbarco a Marghera.
«C’è il rischio di creare una grande rotatoria in laguna con il Contorta e in una seconda fase con il Vittorio Emanuele: a trarne i vantaggi sarebbe solo la famiglia Salmini che si troverebbe valorizzata l’area della cockeria oggi non più recuperabile visto il degrado. L’altro vantaggio andrebbe alle imprese su cui pioverebbe una manna di 150-170 milioni di euro con gli appalti. Soldi sprecati perché le navi non verrebbero spostate fuori laguna. Il M5S chiede di non ripetere i vecchi errori: ci vuole la Via e la Vas su tutti i progetti e poi si dovrà scegliere sulla base dell’efficienza», spiega il senatore Endrizzi. Quale dev’essere l’orizzonte? «Paolo Costa sta raccontando bugie. E ci deve spiegare se il canale Contorta si argina con i fanghi ammassati senza nessun contenimento: in ogni caso non sarebbero delle barene perché nascerebbero dei vortici pericolosi soggetti ad erosione con effetto pistone con il passaggio delle navi. Costa ci spieghi invece se le opere di mitigazione dell’ambiente naturale sono delle casse di colmata: allora si tratta di ammassidi fango con delle pietre. E non va bene perché in questo caso il sistema di arginature del Contorta sarebbe del tutto simile a quello del canale dei petroli, il cui progetto è stato ritirato perché hanno capito che non passava. Si ripetono gli stessi errori del Mose. I grandi appalti vanno visti con cautela, dopo l’inchiesta sul consorzio Venezia Nuova».
Senatore, come se ne esce? «Il decreto Clini-Passera impone di trovare soluzioni alternative e non si può restare in Marittima a Venezia che va valorizzata in altro modo. No alla navi a Marghera, i passeggeri vanno portati fuori laguna e il terminal va realizzato al Lido o a Punta Sabbioni: si tratta di soluzioni innovative, che bloccano il gigantismo dell’industria del turismo. Ci sono studi che dimostrano l’appeal delle proposte alternative e al Senato abbiamo posto dei vincoli molto stringenti alle scelte del governo. Il ministro Lupi ora deve far rispettare le leggi varate dal parlamento e dispiace che la politica abbia perso due anni dal varo del decreto Clini-Passera: è un ritardo colpevole».
(al.sal.)
Orsoni e Costa su fronti opposti
Scelta tra 7 progetti
Zanetti: «Giudecca»
VENEZIA «Ho capito che il presidente Marchi ti vuole bene….». Scherza con il sindaco Giorgio Orsoni il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. E racconta della riunione mattutina organizzata dal suo partito, il Nuovo centrodestra. E delle polemiche sollevate dal presidente della Save contro il sindaco. Sindaco in prima linea anche nella polemica con il suo (ex?) amico Paolo Costa, di cui era stato assessore nei primi anni Duemila e oggi su fronti opposti per le alternative alle grandi navi. Costa insiste per lo scavo del nuovo canale Contorta-Sant’Angelo, il sindaco per portare le navi a Marghera. «Avvieremo la procedura di valutazione ambientale per tutti i progetti che sono arrivati al ministero per l’Ambiente», garantisce Lupi.
I progetti sono sette. Oltre al Contorta e a Marghera, quattro riguardano la nuova Marittima in bocca di Lido, uno lo scavo di un nuovo canale dietro la Giudecca. Progetto quest’ultimo sostenuto dal parlamentare di Scelta civica Enrico Zanetti – nel frattempo diventato sottegretario all’Economia – e finanziato dalla società delle crociere, la Venezia terminal passeggeri. «Non è un progetto perfetto, per carità», spiega Zanetti, «ma di fatto è l’unico alternativo al Contorta. Si scaverebbe meno e con meno spesa, e anche in modo trasversale e non longitudinale. E si restituirebbe il canale della Giudecca al piccolo traffico delle barche veneziane. Non abbiamo nulla contro l’ipotesi Marghera, ma per questa ci vogliono anni».
Opinione opposta quella del Comune e del sindaco Giorgio Orsoni. «L’unico modo per far presto», dice, «è quello di attrezzare una banchina per l’apprododelle grandi navi a Marghera. È anche un’occasione per rilanciare l’area e recuperarla».
Mercoledì, come annunciato dal ministro, saranno sul tavolo anche le ipotesi di spostare la Marittimafuori della laguna, con i progetti del nuovo terminal al Lido diDe Piccoli, Claut, Boato e Fabbri. Ieri il capogruppo Udc in Comune Simone Venturini è andato a Roma a parlare con il neoministro dell’Ambiente. «La Marittima», dice, «non si può abbandonare».
(a.v.)
«Pronti a ospitare le navi medio-grandi»
La proposta del sindaco di Chioggia al ministro Lupi. Casson: «Svincolare i 45 milioni di fondi residui della Legge Speciale»
CHIOGGIA – Chioggia si apre alle navi da crociera. La marittima passeggeri, realizzata a Isola Saloni, potrebbe diventare uno scalo ideale per le navi medio-grandi, sotto le 96mila tonnellate, quando inizieranno i lavori per spostare il terminal veneziano. Dell’ipotesi ha parlato ieri il sindaco Giuseppe Casson durante il colloquio privato con il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Buone speranze anche per lo svincolo dei fondi della Legge Speciale dal Patto di stabilità e per una mediazione del ministro nella vicenda del Tribunale. Erano queste le tre questioni “calde” che il sindaco voleva porre all’attenzione di Lupi in modo riservato. Il colloquio è avvenuto ieri mattina a Venezia a colazione prima delle cerimonie ufficiali. Casson ha potuto interloquire con il ministro per oltre mezz’ora. Legge Speciale. «È stato un incontro piacevole», spiega Casson, «ho trovato molta disponibilità soprattutto su due questioni, quella dei fondi della Legge Speciale e quella del porto. Lupi ha riconosciuto che occorre dare concretezza al concetto di particolarità che è stato riconosciuto al nostro territorio con la Legge Speciale. Lo Stato non può da un lato riconoscerci un trattamento “speciale” e dall’altro non darci modo di spendere i fondi che ci derivano da questa particolarità ». Nelle casse del Comune ci sono 45 milioni di euro, di fondi residui della Legge Speciale, che potrebbero servire per la manutenzione delle strade e per spostare il mercato ittico, che non possono essere usati perché il Patto di stabilità non lo permette. «Questi fondi vanno svincolati», ribadisce Casson, «il ministro concorda, deve però trovare il modo tecnico per poterlo fare senza incidere nei conti dello Stato e si è preso un po’ di tempo per trovare la soluzione contabile migliore». «Le parole del sindaco mi sembrano di buon senso», conferma il ministro Lupi, «se il legislatore ha riconosciuto la particolarità di un territorio e prevede delle risorse straordinarie non si può poi impedire che queste vengano spese. Delle due l’una: o la legge non ha senso, e non è così, o occorre trovare il sistema per permettere che questi soldi vengano spesi per la salvaguardia della città». Tribunale. Sul ripristino del Tribunale ovviamente non ha competenza diretta Lupi, ma si è impegnato a fare da tramite condividendo la bontà delle motivazioni sollevate dal sindaco per chiedere il ripristino. Navi da crociera. Altra questioni pressante per Chioggia il nuovo Piano regolatore del porto da cui dipende, anche, il trasferimento del mercato ittico all’ingrosso e la conversione definitiva di Isola Saloni a polo crocieristico. La marittima è pronta già da un paio di anni ora servono le navi. «Siamo pronti», spiega Casson, «non vogliamo porci in concorrenza a Venezia collaborare. Da noi non possono arrivare navi grandissime, il limite dei fondali a 8.5 metri ci consente di arrivare fino a 96mila tonnellate di stazza. Però nelle more della realizzazione del nuovo terminal decentrato di Venezia potremo iniziare a ospitare qualche nave e chissà che poi non scelgano di rimanere qui».
Elisabetta B. Anzoletti
«Grandi navi fuori dal Bacino le compagnie hanno capito»
Lupi annuncia: «Mercoledì vertice con gli altri ministeri per avviare lo studio sui vari progetti. Alternativa pronta nel 2016. I crocieristi si autolimitano»
VENEZIA «Dal primo gennaio 2015 le navi sopra le 96 mila tonnellate non passeranno più davanti a San Marco. E il progetto di una via alternativa sarà pronto entro il 2016. Non abbiamo bisogno né di cantanti né di Tar che ci dicano cosa fare». Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi non si sottrae alle domande sul problema «grandi navi». Polemiche riesplose dopo la sentenza del Tar che ha eliminato ogni divieto, accogliendo il ricorso della Venezia terminal passeggeri. Ma Lupi annuncia che non ci sarà bisogno dei ricorsi. «Perché le compagnie hanno accettato quanto abbiamo loro chiesto, cioè che dal primo gennaio del prossimo anno entreranno a San Marco solo navi più piccole.Èil successo di un metodo che abbiamo avviato in accordo con il sindaco e il presidente della Regione». Le navi dunque staranno fuori «volontariamente». A patto che entro un anno e mezzo la soluzione alternativa sia realizzata. «Per mercoledì ho convocato una riunione con il ministero per l’Ambiente e il ministero dei Beni culturali», annuncia Lupi, «per studiare l’avvio della procedura di impatto ambientale. Si dovranno esaminare le soluzioni alternative. Il canale Contorta ma anche le altre soluzioni presentate entro 90 giorni. Poi si dovranno avviare gli interventi». «Nulla cambia», secondo il ministro, rispetto a quanto stabilito nella riunione del 5 novembre 2013. Allora il premier era Enrico Letta, e adesso il governo è cambiato. Ma il ministro per le Infrastrutture è sempre Lupi, quello dell’Ambiente l’Udc Gianluca Galletti, subentrato al pd Andrea Orlando, quello della Cultura – che si è già pronunciato contro le grandi navi – Enrico Franceschini. «A scanso di assurde polemiche», scandisce il ministro, «la nostra posizione sulle grandi navi non cambia: vogliamo tutelare la salvaguardia di Venezia ma anche l’impresa turistica ». «Una cosa è certa», ha concluso il ministro, «cioè che i tempi che ci siamo dati saranno rispettati. E saranno estremamente rapidi. Io continuo a credere che la strada migliore sia quella della Legge Obiettivo». Il sindaco Giorgio Orsoni, che ha visto a lungo il ministro a Ca’ Farsetti venerdì sera, annuisce: «Il ministro ha accolto la nostra richiesta sulla comparazione di tutti i progetti alternativi. A questo punto occorre fare in fretta. Per evitare la solita inutile polemica se si deve difendere la città o i posti di lavoro». Accordo che non prevede fino a questo momento, la scelta di un progetto. Porto, Capitaneria e lo stesso ministero – per bocca del Magistrato alle Acque che ha avviato gli studi – hanno sempre detto di preferire il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, proposto dall’Autorità portuale. Ma adesso tutti i progetti dovranno essere valutati dal punto di vista ambientale, economico e operativo. «Le compagnie potrebbero limitarsi volontariamente per il 2015», conferma il presidente del Porto Costa, «a patto che sia fatta una scelta in tempi rapidi delle alternative ».
Alberto Vitucci
Nuova Venezia – “Stop alle grandi navi da gennaio 2015″
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22
mar
2014
LA LINEA DEL GOVERNO »PARLA IL MINISTRO LUPI
«Tar o non Tar, basta navi»
Il ministro Lupi: dal 2015 non si entra. Progetto in tre mesi
Il responsabile delle Infrastrutture: la strada era già stata decisa, andiamo avanti. Ricorso contro la sospensiva del Tar
«Tar o non Tar, confermo che dal primo gennaio 2015, le grandi navi di tonnellaggio superiore alle 96 mila tonnellate non passeranno più per il Bacino di San Marco e il canale della Giudecca. La decisione presa è stata già accettata con le compagnie di crociera, con le quali però abbiamo preso l’impegno che entro il maggio 2016 sarà pronto il percorso alternativo per il loro passaggio. E lo manterremo, entro 90 giorni il ministero dell’Ambiente compierà la Valutazione d’impatto ambientale sui sette progetti alternativi presentati al Ministero dei Lavori pubblici. E sceglieremo quello giudicato più idoneo». È deciso il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che ieri a Ca’ Farsetti ha incontrato il sindaco Giorgio Orsoni facendo il punto sul problema delle grandi navi dopo la sentenza del Tar che ha bloccato l’ordinanza della Capitaneria di Porto che introduceva i limiti di tonnellaggio per il passaggio delle navi da crociera, accogliendo la richiesta della Venezia Terminal passeggeri.
«Il Governo farà ricorso al Consiglio di Stato contro quella decisione del Tar», ha detto Lupi, «ma ci eravamo dati degli impegni alla presidenza del Consiglio che vorremo mantenere. La strada che sarà individuata dovrà essere verificata e realizzata in termini di risorse e fattibilità per il 2016, speriamo nel maggio- giugno di quell’anno.
Mercoledì scorso ci siamo visti con il ministero dell’ambiente, prima addirittura della sospensiva del Tar, tanto per dire che questo era il percorso, e mercoledì prossimo ci ritroveremo con i ministri della Cultura e dell’Ambiente: in 90 giorni si farà la valutazione di impatto ambientale, secondo le procedure ordinarie. La Via ci dirà quale è la strada che può essere intrapresa».
Per introdurre il blocco del passaggio delle grandi navi a San Marco dal primo gennaio 2015», ha detto Lupi, «non serve nessun ulteriore provvedimento governativo. «Sono stati tutti presi», conferma, «tutti comunicati e programmati».
Non è mancato un’ ultimo cenno alla sospensiva del Tar. «Quando segui un percorso che è giusto nel metodo ogni tanto il governo, le istituzioni e la politica, sono forse avanti rispetto ai tribunali. L’importante è tenere fede a tempi e percorsi. Non servono né gli Adriano Celentano da una parte né i pasdaran dei crocieristi dall’altra».
I tempi stretti imposti alla realizzazione della via alternativa non tagliano fuori lo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo, l’ipotesi sostenuta dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa, che però nella presentazione dell’intervento fatta circolare indicava in tre anni – due per i lavori – e uno per progettazione e iter burocratico – i tempi per la realizzazione dell’intervento. «Non mi risulta sia così», ha ribattuto il ministro, «perché ricordo che mi era stato detto che in 18 mesi l’intervento poteva essere fattibile. In ogni caso, dopo la Valutazione d’impatto ambientale che sarà fatta dal ministero dell’Ambiente, attiveremo la procedura della Legge obiettivo, non solo per accelerare i tempi ma anche per trovare i finanziamenti necessari alla realizzazione dell’opera, ma ricordo che anche le compagnie di crociera si sono dette disposte a contribuire, purché la via alternativa sia realizzata in tempi celeri ».
Soddisfatto anche il sindaco Giorgio Orsoni: «Dal ministro, che è persona seria, ho ottenuto le assicurazioni che aspettavo. Ci aspettiamo ora che gli impegni presi siano mantenuti».
In mattinata, prima di incontrare Lupi, Orsoni era stato più deciso nel chiedere al governo di rispettare gli impegni presi, ricordando anche la sua preferenza. «So di non avere grandi amici in questo», aveva dichiarato, «ma ho sempre detto che bisogna usare il buon senso e che l’unico modo e l’unica possibilità di far percorrere alle navi da crociera un altro percorso è quella dell’ingresso da Malamocco e la strada del canale delle navi, per farle arrivare a Marghera. Del resto, già ora, quando il canale della Giudecca non è percorribile, c’è sempre spazio per farle transitare ed arrivare a Marghera. Immagino che l’azione amministrativa sia sempre seria e reale, non facendo le cose per finta come quel che è successo negli ultimi tempi ha spinto a pensare. Mi aspetto che tutti gli attori della vicenda si comportino quindi in modo rapido responsabile».
Enrico Tantucci
Il progetto scelto entro 90 giorni
Sono sette i percorsi alternativi al vaglio del ministero dell’Ambiente
Sono sette i progetti alternativi inviati al ministero delle Infrastrutture dalla Capitaneria di Porto, con una relazione accompagnatoria che li valuta, con una predilezione espressa per lo scavo del canale Contorta-Sant’Angelo, che sarebbe quello più avanzato. Ma la decisione non spetterà alla Capitaneria ma – come ha detto ieri il ministro Lupi – al ministero dell’Ambiente che dovrà compiere la Valutazione d’impatto ambientale per misurarne gli effetti sull’ecosistema lagunare e scegliere il meno invasivo. Il tutto entro 90 giorni.
Dei sette progetti depositati, quattro riguardano il terminal alla bocca di porto di Lido. Come il progetto “Venice Cruise 2.0” di Cesare De Piccoli, firmato da Duferco Engineering e Consulting. Idea presentata già una decina di anni fa dall’ex viceministro ed ex vicesindaco, ai tempi delle alternative al Mose. Nuova stazione marittima galleggiante in bocca di porto di Lido, tra Punta Sabbioni e l’isola artificiale del Mose. Stesso luogo per altri tre progetti depositati. Come quello di Luciano Claut, architetto veneziano e assessore a Mira per il Movimento Cinquestelle. Qui le navi andrebbero attraccate in un struttura longitudinale davanti all’isola artificiale del Mose. Sempre in bocca di Lido è la stazione Marittima progettata dall’architetto Giovanni Fabbri, come quella di Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini. Alle quattro alternative del Lido si aggiunge l’ipotesi Marghera. Caldeggiata dal Comune e da un gruppo di industriali, presentata dallo studio di architettura di Roberto D’Agostino. Ormeggi per le navi in canale Brentella, altri due nel canale industriale Ovest. Per far girare le navi è previsto lo scavo di una bretella davanti ai depositi dell’Agip. Anche in questo progetto si propone un uso alternativo dell’attuale Stazione Marittima, con realizzazione di strutture per i congressi e case. Infine, le due alternative più note. Sostenute dall’Autorità portuale e da Vtp. Il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, profondo dieci metri e largo più di duecento, lungo sette chilometri, che dovrebbe collegare il canale dei Petroli alla Marittima. Infine il nuovo canale “tangenziale” dietro la Giudecca, idea del sottosegretario Enrico Zanetti, finanziatadaVtp.
Cantieri del Mose il ministro oggi sarà a Chioggia
Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi sarà oggi alle 15 a Chioggia – con il presidente della Regione Luca Zaia – per una visita al “Baby Mose” e ai cantieri del Mose alla bocca di porto di Chioggia. Siamo infatti alla vigilia dell’ultima fase dei lavori alla Bocca di porto che è appena iniziata con l’allagamento della “tura”: il bacino lato mare finora utilizzato per la fabbricazione dei cassoni sui quali alloggeranno le paratoie mobili. Tura che successivamente sarà destinata a porto rifugio. Questo appuntamento sarà anche l’occasione per visitare il Baby Mose in funzione. Il sistema integrato di paratoie gemelle – lunghe quasi 20 metri e larghe 3,5 metri – è collocato nel centro storico di Chioggia ed è attivato per isolare il canal Vena dalla laguna. Il Baby Mose, concluso nell’estate del 2012, ha dato dimostrazione dell’efficacia del sistema per contrastare il fenomeno dell’acqua alta e inoltre ha rappresentato un’opportunità di riqualificazione urbana e rialzo delle rive lungo tutto il perimetro della città. Nel 2013 il Baby Mose è stato attivato in 93 giorni per un totale di 115 chiusure. Questa mattina alle 10 il ministro Lupi sarà invece all’Holiday Inn di Marghera per partecipare al convegno “Porto, aeroporto e infrastrutture del Nordest”, presenti tra gli altri il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa e della Save Enrico Marchi.
Gazzettino – Venezia. Grandi navi. “Alternativa pronta entro giugno 2016″
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22
mar
2014
ORSONI «Ho fiducia nel Governo Marghera resta preferibile»
L’INCONTRO Il ministro Maurizio Lupi accolto dal sindaco Giorgio Orsoni per mini vertice sulla questione grandi navi. Ha promesso pari dignità per tutte le alternative fatte pervenire al Gov
Lupi: dal 2015 nessuna nave oltre 96mila tonnellate passerà più per il Bacino
IL MINISTRO LUPI A VENEZIA – La promessa al sindaco: tutti i progetti saranno esaminati con pari dignità
«Tar o non Tar, il percorso verso l’estromissione delle grandi navi dal Bacino di San Marco va avanti e l’alternativa sarà realizzata entro maggio o giugno del 2016». Quando è uscito dallo studio del sindaco Giorgio Orsoni, il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha mostrato di avere le idee molto chiare e, con una pacca sulla spalla, ha rassicurato il suo interlocutore sul fatto che non saranno fatti sconti a nessuno. Il fatto che la documentazione istruttoria dell’Autorità marittima arrivata a Roma propendesse per la soluzione prospettata dal Porto (il canale Contorta) non cambia le cose: la procedura di valutazione d’impatto ambientale avverrà per tutte e sette le alternative in soli 90 giorni. Quanto al Tar, il Governo ha già dato mandato all’Avvocatura dello Stato di impugnare l’ordinanza del Tar che sospende l’efficacia delle limitazioni per il 2014 e il blocco totale per gli scafi oltre le 96mila tonnellate per il 2015. «Il Tar – ha aggiunto il ministro – è peraltro superato dagli impegni commerciali delle compagnie, che stanno vendendo i pacchetti 2015 per Venezia solo per navi più piccole».
Inutile dire che il primo cittadino è rimasto molto soddisfatto.
«Ho sempre avuto fiducia nel governo e nel ministro – commenta il sindaco – l’importante è risolvere in fretta questa situazione trovando alternative valide e realizzabili presto. So di non avere molti amici su questo fronte, ma l’unico modo per diminuire il traffico delle navi da subito a San Marco è passare per il canale dei Petroli e far arrivare momentaneamente le navi a Marghera. Questo giro si fa già quando il bacino è impraticabile».
Lupi ha spiegato poi che le priorità del Governo e del Paese sono sia la salvaguardia fisica della città, ma anche il rispetto degli impegni presi lo scorso anno con le compagnie armatrici.
Lupi ha poi chiarito un’altra cosa: niente Legge obiettivo, ma procedura ordinaria di Via per l’esame delle alternative. Il ricorso alla Legge obiettivo si farà per reperire le risorse, “anche se le compagnie di crociera hanno più volte manifestato l’intenzione di dare anche loro un contributo alla soluzione del problema”.
Nuova Venezia – Grandi navi. Gli scenari dopo la sentenza del Tar.
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21
mar
2014
Celentano contro il Tar: miserabili
Su “Il Fatto” attacca duramente la sentenza, le “navi degli inchini” e la politica
«Nemici dell’arte e della cultura, carnefici della bellezza. Miserabili ». Adriano Celentano usa parole pesanti per commentare la sentenza del Tar che ha annullato i limiti ai passaggi delle grandi navi in canale della Giudecca.
E in un articolo pubblicato sul «Fatto» attacca il Tar, la politica e i sostenitori delle crociere in laguna. «Povera Venezia! Ha nemici su tutti i fronti», scrive il cantante, che già sulla questione era intervenuto più volte sui giornali e in tv e a sostegno del Comitato No Grandi Navi, «purtroppo dobbiamo riconoscerlo: le navi degli inchini sono davvero potenti. Non solo per le loro mostruose dimensioni in grado di scatenare tragedie come quelle dell’isola del Giglio. Ma soprattutto per la lunga e interminabile cortina di ferro alzata dal terribile silenzio della censura».
«Insomma, un filo spinato lungo chilometri ma invisibile, e proprio per questo ancora più pericoloso, poiché il suo reticolato è direttamente e saldamente piantato non nella terra, ma nell’animo di chi vuole uccidere l’arte della cultura. Unica e ultima spiaggia per capire chi siamo e da dove veniamo. Senza di lei non ci sarebbe più neanche il mare. E forse per questo Dio ha voluto che tre quarti della Terra fosse coperta dall’acqua.
«Uno spreco abnorme», avranno pensato i carnefici della bellezza. Tutta quell’acqua poteva essere tranquillamente edificabile. Pensate quanti grattacieli si potrebbero costruire sulla laguna di Venezia se non ci fosse l’acqua. E non è detto che non ci stiano pensando».
«Per ora dobbiamo accontentarci di quelli che galleggiano, alti 60 metri pari a un palazzo di 20 piani, in attesa che il governo darà l’ok per il prosciugamento delle acque. Ma la cosa che più di tutti mi ha colpito, leggendo alcuni giornali, è che i veri nemici di Venezia pare che siano proprio i veneziani. Ma com’è possibile? Non posso credere quindi, che per amore di “qualche skeo in più” vi si annebbi la vista e soprattutto la mente, a tal punto da non rendervi conto di quali bellezze siete circondati ».
«Ma il nemico più feroce è il Tar del Veneto. Che in modo ottuso e spregiudicato ha dato torto ai tanti oppositori dello scempio Veneziano. Le gigantesche imbarcazioni non solo, secondo il Tar, devono continuare a sfilare davanti al Palazzo Ducale ma«più le navi sono pesanti, e meglio è per Venezia e la grande sciagura stabilita da coloro che stanno tentando di assassinarla».
Orsoni: «Per fare presto non resta che Marghera»
Il sindaco insiste per l’alternativa in canale Brentella.
Casson e Puppato (Pd) interrogano il governo: «La decisione del Tar preoccupa, subito nuovi limiti»
«L’unica soluzione alternativa realizzabile in tempi brevi è quella di Marghera. Ne sono convinto e domani lo spiegherò al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi». Il sindaco Giorgio Orsoni tira dritto. Respinge le accuse del Porto e del presidente Paolo Costa («Noi rispettiamo gli accordi, è lui che fa in modo che non si possano rispettare») e spinge perché il governo metta in campo l’alternativa da sempre sponsorizzata da Ca’ Farsetti.
«Una parte di Marghera si può attrezzare subito a terminal per le navi più grandi», dice il sindaco, «se si vuole si può fare tutto in tempi molto brevi, senza arrecare danno alla crocieristica ».
Il sindaco ieri a Roma ha incontrato dirigenti e responsabili del ministero per l’Ambiente e dei Beni culturali. Due dicasteri che a differenza delle Infrastrutture non hanno sposato l’ipotesi del nuovo canale, e si sono espressi per la riduzione dei passaggi delle navi e delle loro dimensioni.
«La questione va risolta al più presto», insiste Orsoni, «nel rispetto del lavoro e della città».
Il Tar ha sospeso l’ordinanza firmata dalla Capitaneria di porto, insieme all’Autorità portuale e Magistrato alle Acque, che in applicazione delle indicazioni del governo poneva limiti di passaggi per il 2014 (meno 12,5 per cento) e fissava per il 2015 il divieto di passaggio in Bacino alle navi al di sopra delle 96 mila tonnellate. Secondo i giudici amministrativi non sono stati però dimostrati i rischi che sarebbero alla base del provvedimento. E nemmeno illustrate le soluzioni alternative. Insomma, le limitazioni sono state assunte «in assenza dello specifico presupposto richiesto per la relativa adozione».
Secondo il Tar i provvedimenti sono viziati, «come del resto le direttive del ministero delle Infrastrutture da genericità e indeterminatezza ». Adesso si aspetta la sentenza di merito per il 12 giugno. Ma il giudizio del Tar, secondo gli esperti, è già in parte una risposta nel merito.
E ieri i senatori del Pd Felice Casson e Laura Puppato hanno presentato una nuova interrogazione urgente ai ministri delle Infrastrutture e dell’Ambiente.
«La decisione del Tar Veneto», scrivono, «lascia interdetti e molto preoccupati per le conseguenze che da essa possono derivare, e per i rischi a cui espone una città unica al mondo come Venezia». I due parlamentari ricordano come il Senato abbia approvato all’unanimità, il 6 febbraio scorso, un ordine del giorno in cui invita il governo a esaminare le alternative con un processo «trasparente e partecipato, in base alla compatibilità ambientale, la reversibilità, l’impatto economico, la sostenibilità nel lungo periodo». Casson e Puppato chiedono al governo di «intervenire con la massima sollecitudine per fissare i limiti per l’accesso delle navi in laguna, tutelando una città unica al mondo e garantendo l’occupazione».
Alberto Vitucci
Sono sette i progetti inviati a Roma
La Capitaneria li ha trasmessi ieri mattina. Riguardano il Lido (4), Marghera e i due nuovi canali al ministero delle Infrastrutture. Il “pacco” è stato spedito ieri mattina dall’ammiraglio Tiberio Piattelli, comandante della Capitaneria di porto, e adesso dovrà essere il governo ad avviare il confronto sulle ipotesi alternative. Sette, alla fine, i progetti veri e propri depositati. Quattro riguardano il nuovo terminal alla bocca di porto di Lido. Come il progetto «Venice Cruise 2.0» di Cesare De Piccoli, firmato da Duferco Engineering e Consulting. Idea presentata già una decina di anni fa dall’ex viceministro ed ex vicesindaco, ai tempi delle alternative al Mose. Nuova stazione marittima galleggiante in bocca di porto di Lido, tra Punta Sabbioni e l’isola artificiale del Mose. Stesso luogo identificato da altri tre progetti depositati. Come quello di Luciano Claut, architetto veneziano e assessore a Mira per il Movimento Cinque Stelle. Qui le navi andrebbero attraccate in un struttura longitudinale davanti all’isola artificiale del Mose. Quattro grandi navi potrebbero attraccare nella prima fase, sei nella seconda. Tempi relativamente brevi (un paio d’anni per le prime strutture). Nel progetto definitivo presentato anche gli approfondimenti sui vantaggi economici, con uno studio del professore di Ca’ Foscari, l’economista Giuseppe Tattara. E sul nuovo disegno urbanistico con lo studio del docente Iuav Carlo Giacomini. «Merci e passeggeri», dice Claut, «potrebbero arrivare al Lido con battelli più piccoli, non sarebbe un problema». Sempre in bocca di Lido è la stazione Marittima progettata dall’architetto Giovanni Fabbri, come quella di Stefano Boato e Maria Rosa Vittadini. Il vantaggio di queste proposte, dicono i proponenti, «sarebbe quello che le navi potrebbero arrivare a Venezia stando fuori dalla laguna, dove i fondali potrebbero essere ridotti. E nell’attuale Marittima si potrebbero creare nuovi posti di lavoro specializzati in congressi, yachting e navi di lusso di medie dimensioni». Alle quattro alternative del Lido si aggiunge l’ipotesi Marghera. Caldeggiata dal Comune e da un gruppo di industriali, presentata formalmente dallo studio di architettura di Roberto D’Agostino. Ormeggi per le navi in canale Brentella, altri due nel canale Industriale Ovest. per far girare le navi è previsto lo scavo di una bretella davanti ai depositi dell’Agip. Anche in questo progetto si propone un uso alternativo dell’attuale Stazione Marittima, con la realizzazione di strutture per i congressi e case oltre alla parte degli approdi per yacht. Infine, le due alternative più note. Sostenute dall’Autorità portuale e da Vtp. Il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, profondo dieci metri e largo più di duecento, lungo sette chilometri, che dovrebbe collegare il canale dei Petroli alla Marittima. E infine il nuovo canale «tangenziale» dietro la Giudecca, idea dell’attuale sottosegretario Enrico Zanetti finanziata daVtp.
(a.v.)
davanti alla certosa
Fanghi sospetti in laguna, una segnalazione al Comune
Fanghi sospetti in laguna. L’enorme chiatta «Vittorio veneto » scarica da giorni con una grande gru fanghi provenienti dal canale di Tessera, dove sono in corso i lavori di approfondimento del canale a cura del Magistrato alle Acque. Una denuncia è stata inviata in Comune da alcuni aderenti all’associazione Ambiente Venezia, con tanto di foto allegate. Una segnalazione urgente è stata inviata all’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin da parte del consigliere del gruppo Misto Renzo Scarpa.
«Davanti all’isola della Certosa, tra il canale Ondello e il canale dei Marani», scrive Scarpa, «si stanno movimentando sedimenti a quanto pare in assenza di particolari cautele. I fanghi infatti finiscono in acqua, e questo preoccupa vista la loro provenienza, tratandosi di uno dei canali più trafficati della città».
All’assessore all’Ambiente Scarpa ha chiesto anche di verificare che tipo di lavori si stiano compiendo a fianco dell’isola di Sant’Andrea, dove è spuntato un grande cassero con palancole in ferro per contenere altri fanghi scavati. «Sono luoghi di alto valore ambientale », scrive Scarpa, «è necessario un intervento di controllo ».
(a.v.)
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