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Trenitalia cancella i collegamenti da Monselice verso Mantova e verso la Bassa. Dopo le 18 tutti a piedi. Giovedì sera in quaranta abbandonati sulla banchina

ESTE. Sarà un’estate da appiedati quella dei pendolari che tornano da Padova nel tardo pomeriggio. Da giugno, infatti, dalle 18 in poi non ci sarà alcun treno per raggiungere le stazioni di Monselice, Este, Ospedaletto Euganeo, Saletto e Montagnana. La brutta novità per lavoratori e studenti che usano il treno è messa nero su bianco sulle tabelle orarie di queste stazioni: si legge che dal 6 giugno all’8 settembre sparirà il treno R20490 delle 19.38, in partenza da Monselice e diretto a Mantova, mentre dal 9 giugno si dovrà fare a meno del Ve708, bus che parte sempre da Monselice alle 20.30 e raggiunge tutte le stazioni della Bassa Padovana.

Ad accorgersene quasi casualmente è stato Andrea R., lavoratore impegnato a Padova, che racconta cosa comporterà questa piccola rivoluzione vespertina: «Finisco di lavorare a Padova alle 19 e prendo solitamente il Venezia-Bologna delle 19.10: devo necessariamente salire poi nel cambio che parte da Monselice alle 19.30 e che arriva a Saletto. Se quest’ultimo treno viene sospeso, io non ho più treni per tornare a casa durante tutta l’estate». In poche parole, l’ultimo treno utile per le stazioni della linea Monselice-Mantova diventerà il treno che da Padova parte alle 18.16: da quel momento in poi nessun altro viaggio è messo in programma fino al giorno successivo. Alla faccia di chi a Padova lavora e studia ben oltre le 18 e soprattutto di chi magari ha già pagato un abbonamento semestrale e annuale e ora si trova senza servizio.

Ovviamente il problema non investe solo studenti e lavoratori padovani: chi viaggia da Venezia, per poter prendere l’ultimo treno disponibile, dovrà partire non oltre le 17.35. Un primo assaggio di quanto pesante sarà la situazione lo si è avuto in queste sere: il treno delle 19.38 è stato sospeso anche durante le festività pasquali e così giovedì sera quasi quaranta utenti ignari (la sospensione è “pubblicizzata” solo sulle tabelle orarie cartacee appese nelle stazioni, non certamente lo spazio più facile da consultare) sono rimasti a piedi e sono dovuti ricorrere a qualche passaggio o a mezzi di fortuna. Trenitalia, interpellata sulla questione, si limita a confermare la sospensione del servizio, lasciando solo una timida possibilità: cioè che, in accordo con la Regione si possa trovare una soluzione prima dell’arrivo dell’estate.

Nicola Cesaro

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Gazzettino – Riviera. Idrovia, Lupi favorevole.

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19

apr

2014

AMBIENTE «Se la Regione porrà la questione valuteremo l’inserimento nella legge obiettivo»

Apertura del ministro durante il “question time” in Parlamento

Il Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Maurizio Lupi, ha espresso parere favorevole alla realizzazione dell’idrovia Padova-Mare. È successo giovedì durante il “question time” in Parlamento, in risposta ad una interrogazione presentata dal senatore di “Scelta Civica per l’Italia” Gianpiero Dalla Zuanna. «Se la Regione del Veneto porrà la questione al Governo – ha detto il Ministro – valuteremo insieme l’inserimento di questo assetto strategico nel nuovo protocollo dell’intesa di programma della legge obiettivo Veneto-Governo centrale».
Dalla Zuanna aveva sottolineato l’importanza dell’opera: «Signor ministro – ha detto – più volte negli ultimi anni estesi territori del Veneto sono stati colpiti da inondazioni. La rabbia, la rassegnazione e il senso di permanente insicurezza in cui vivono tante persone e famiglie interrogano chi ha responsabilità su ambiente e gestione del territorio. Uno studio commissionato dalla Regione del Veneto ha recentemente confermato l’opportunità e la fattibilità di un canale scolmatore sul tracciato del vecchio progetto di idrovia Padova-Venezia, atto a convogliare in laguna parte dell’acqua del Brenta, a partire da Vigonovo». Il senatore ha elencato i vantaggi: «Proteggere i territori di Padova, Vicenza e parte del Veneziano dalle esondazioni del Brenta e del Bacchiglione, contrastare i fenomeni erosivi che stanno interessando parte della laguna di Venezia, garantire un sollievo all’agricoltura del Veneziano in caso di siccità e infine essere un passo importante verso la realizzazione dell’idrovia Padova-Venezia. La realizzazione verrebbe a costare molto meno dei danni idraulici subiti negli ultimi tre anni nelle sole province di Padova e Vicenza. Numerosi Comuni dell’asta del Brenta e del Bacchiglione hanno approvato ordini del giorno per spingere la Regione a dar seguito rapidamente alla progettazione per non perdere i contributi europei che scadono nel 2014».

RICERCA DELLA FONDAZIONE PELLICANI

Sono due milioni e 650 mila gli abitanti della “PaTreVe” che, nei fatti, esiste già. E, soprattutto, sono novantamila i pendolari che ogni mattina si spostano da una parte all’altra delle province di Venezia, Padova e Treviso. In un’indagine, la Fondazione Pellicani indica quali sono i punti neri del trasporto pubblico.

TRASPORTI » RICERCA della fondazione Pellicani

Su treni e autobus la PaTreVe esiste già e conta 90mila utenti

Lo studio per la prima volta ha monitorato i flussi giornalieri rivelando le situazioni critiche e le possibili soluzioni

Le ore di maggiore disagio per chi viaggia e la pletora di gestori del servizio pubblico

MESTRE. La Città Metropolitana? Di fatto esiste già. È compresa nella grande area urbana tra le province di Venezia, Padova e Treviso e al suo interno, ogni giorno, si spostano migliaia di persone. L’esercito dei pendolari che sfruttano un mezzo pubblico per muoversi fra Padova, Treviso e Venezia è impressionante: 90mila persone utilizzano ogni giorno treni a autobus che solcano l’area in questione, fra un disagio e un altro, fra orari cadenzati e coincidenze, mezzi soppressi e ritardi, il tutto a causa di un mancato coordinamento fra i diversi gestori. Come favorire un processo di unificazione dei tre territori provinciali, se non dal punto di vista istituzionale almeno sul fronte dei servizi, mobilità in testa? E’ questa la domanda che s’è posta la Fondazione Gianni Pellicani di Mestre nell’ambito della sezione dedicata alle trasformazioni urbane della Città contemporanea e molte risposte emergono proprio grazie al recupero di dati inediti, elaborati per la prima volta in collaborazione anche con la direzione Mobilità della Regione che ha concesso i tabulati cartacei, contenenti i rilievi che semestralmente conduce Trenitalia nelle stazioni del Veneto. Conclusioni? “La città metropolitana non esiste ancora – commenta Nicola Pellicani, segretario della Fondazione i – ma nei fatti esiste uno stile di vita metropolitano. È da qui che bisogna partire”.

L’esercito dei pendolari

L’Osservatorio della Fondazione che ha elaborato la ricerca sulla mobilità nell’ambito metropolitano, parte dai flussi su gomma e su ferro. In un territorio composto da oltre 2 milioni e 600 mila abitanti, a marzo si sono registrati in treno una media di 40mila utenti al giorno. In pratica, trequarti della mobilità veneta su ferro si articola nella Pa.Tre.Ve. Per quanto riguarda il trasporto su gomma extraurbano, si stimano circa 50mila utenti al giorno, con una media di 100mila corse giornaliere. In pratica 90mila persone, il 3,4% della popolazione residente nell’area, utilizza ogni giorno un mezzo pubblico all’interno di quella che dovrebbe diventare la città metropolitana.

L’orario cadenzato

Grazie alla banca dati del sistema ferroviario, la Fondazione Pellicani ha calcolato che nella Pa.Tre.Ve. quotidianamente 5mila persone (su 9mila in tutto il Veneto) utilizzano il treno nelle ore critiche: fra le 22 e le 6 del mattino. Molti di loro ogni giorno devono affrontare problematiche legate alla soppressione dei mezzi e alla loro sostituzione con gli autobus: in questo modo si penalizzano lavoratori e centri urbani, difficilmente raggiungibili di sera per chi proviene da fuori. Un coordinamento del sistema della mobilità sarebbe molto più semplice in una città metropolitana.

La concorrenza

La vera sfida per il trasporto su gomma metropolitano sarà invece quella del gestore unico e di un coordinamento con il sistema ferroviario, magari grazie all’introduzione di un biglietto unico. L’Osservatorio della Fondazione calcola che su circa 290 linee extraurbane che solcano la Padova-Treviso-Venezia ogni giorno gestite da quattro diversi gestori (Actv, Atvo, Busitalia, Mom), 40 (ovvero il 14%) siano in concorrenza con una linea del treno, a causa di due fermate di partenza e di arrivo sulla stessa linea. Anche sotto il profilo dell’infomobilità il sistema del trasporto pubblico è carente. La penetrazione della tecnologia in questo comparto è lontana dal considerarsi soddisfacente.

Il cittadino metropolitano

«La mobilità è l’armatura della città metropolitana – spiega Pellicani – con la nostra ricerca che si basa su un capillare studio di dati molti dei quali inediti, evidenziamo che il cittadino metropolitano esiste già ed esistono già molte funzioni che devono essere però coordinate e migliorate. Abbiamo voluto presentare questa tematica dal punto di vista del cittadino e non dal punto di vista istituzionale, scattando una fotografa aggiornata di quella grande città che comprende le province di Padova, Treviso e Venezia”.

Gianluca Codognato

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Una piattaforma per monitorare trasporti, consumo del suolo e nuove professioni

Creare un Osservatorio permanente sulla città metropolitana. E’ questo l’obiettivo che si prefigge la Fondazione Gianni Pellicani di Mestre nell’ambito della sessione dedicata alle trasformazioni della Città contemporanea.

La ricerca sulla mobilità, partita due anni fa e presentata ieri, è uno dei tasselli delle tre aree di interesse prese in esame dalla Fondazione, che comprendono il consumo del suolo e le nuove professioni, tutte ricerche che verranno presentate nei prossimi mesi. L’indagine ha elaborato dati per lo più inediti e difficili da reperire. Di più. La ricerca ha voluto anche individuare obiettivi, strategie e azioni utili ad attivare politiche per migliorare la qualità della vita dei cittadini “metropolitani”. Come? Sono state effettuate oltre 50 interviste a stakeholder, progettisti, studiosi della materia per lo più residenti nell’ambito metropolitano ma anche provenienti da altri ambiti nazionali, che hanno espresso diversi punti di vista,avanzando anche proposte concrete . Da ieri la ricerca sul sistema dei trasporti è pubblicata on line sul sito veneziacittametropolitana.eu, curato da Mauro Richeldi.

La nuova piattaforma ospiterà testi, mappe, grafici interattivi e verrà costantemente aggiornata con i contenuti via via completati. Il sito renderà accessibile le banche dati raccolte nell’Osservatorio della Fondazione. La ricerca completa viene messa a disposizione delle istituzioni interessate, soprattutto quelle del trasporto, e verrà presentata ufficialmente e integralmente al Festival della Politica organizzato dalla Fondazione stessa e in programma a Mestre nel mese di settembre.

La ricerca sulla mobilità è stata curata da Giuseppe Saccà, Carlo Pavan, Nicola Pavan, con la supervisione scientifica di Massimo Cacciari e Paolo Perulli. Il coordinamento è di Nicola Pellicani e la segreteria organizzativa di Natascia Di Stefano.

(g.cod.)

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I NUMERI DEL SETTORE MOBILITÀ

abitanti

2.650.000  Popolazione residente nella città metropolitana

90.000 Totale utenti del trasporto pubblico nell’ area metropolitana

3,4%  Percentuale rispetto alla popolazione residente

TRASPORTO PUBBLICO SU FERRO

UTENTI SALITI E SCESI (media giornaliera marzo 2012)  165.289

STIMA VIAGGI EFFETTUATI AL GIORNO  80.000

STIMA NUMERO UTENTI AL GIORNO  40.000

TRASPORTO PUBBLICO EXTRAURBANO (autobus)  26.800.000

STIMA CORSE ANNUALI DEGLI ABBONATI   100.000

MEDIA DELLE CORSE GIORNALIERE   50.000

STIMA NUMERO UTENTI AL GIORNO

 

«Bisogna integrare le tariffe e i biglietti»

Tra le proposte anche nuove corsie preferenziali per i bus e migliori politiche di informazione

MESTRE. Nelle stazioni di Padova e, soprattutto, di Venezia, il via vai è consolidato: la gente arriva la mattina e se va via alla sera. Le due città sono attrattive, ospitano un buon numero di studenti universitari e accolgono i normali flussi dei centri urbani di richiamo. Mestre è un nodo di interscambio, Treviso invece ha un territorio troppo diffuso e il treno è poco sfruttato. Nella ricerca della fondazione Pellicani sulla mobilità nella città metropolitana viene esaminato anche il trend dei passeggeri suddivisi per fascia oraria e per stazione, elaborati per la prima volta grazie alla collaborazione della direzione Mobilità della Regione che ha concesso i tabulati cartacei contenenti i rilievi semestrali condotti da Trenitalia nelle stazioni del Veneto.

A Venezia l’orario di punta degli arrivi è fra le 6 e le 9 di mattina (quasi 7mila) e circa altrettanti partono fra le 18 e le 21. A Padova scendono oltre 3mila persone fra le 6 e le 9 ne partono più di 4mila fra le 18 e le 21. A Treviso il sistema ferroviario è poco sfruttato. L’orario di punta degli arrivi (poco più di mille) è fra le 6 e le 9, le partenze, mille al giorno, si concentrano fra le 18 e le 21.

In generale, però, Padova in tutto il giorno registra un numero di persone che partono o arrivano superiore a Venezia: 36mila e 500 contro 35mila. È pur vero che sono più di 27mila gli utenti della stazione di Mestre. Nella classifica di quanti salgono e di quanti scendono dal treno, al quarto posto nella città metropolitana si piazza Treviso (12.250), poi Castelfranco (7.710) e Camposampiero (2.135).

Nella ricerca sono contenute anche le azioni suggerite da stakeholder e studiosi della materia per inquadrare il servizio del trasporto pubblico nell’ambito metropolitano.

La proposta principale è quella di integrare fra loro le tariffe e i biglietti del trasporto pubblico su gomma all’interno della Pa.Tre.Ve. Una idea che agevolerebbe di certo i tanti pendolari “metropolitani” (e non solo loro) che ogni giorno si spostano in autobus fra mille disagi e costi diversificati nell’area in questione. Ma le azioni suggerite sono anche molte altre. Ricavare corsie preferenziali per i bus, ad esempio, oppure ottimizzare le linee extraurbane facendole convergere nei nodi della metropolitana di superficie, costruire progetti di micro-mobilità che servano le stazioni ferroviarie, attuare politiche di marketing con informazioni oneste e trasparenti. I tanti pareri degli esperti in materia convergono nel ritenere la mobilità pubblica come una delle sfide fondamentali per il nostro territorio.

A supporto di questa considerazioni, un altro dato incontrovertibile messo in evidenza dalla Fondazione: nonostante la domanda complessiva di mobilità sia in calo, nel periodo marzo 2010-marzo 2012 il numero degli utenti che hanno preso il treno per spostarsi nella Pa.Tre.Ve. è aumentato del 9%.

(g.cod.)

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MESTRE – Il cittadino Veneto è già un cittadino metropolitano. Non per quello che dice, per come è governato e per come vota, ma per come si sposta sul territorio in cui abita, lavora, vive, in particolare in quella che è stata ribattezzata come l’area della PaTreVe (Padova Treviso Venezia). Una conclusione a cui è giunta la Fondazione Pellicani di Mestre grazie allo studio realizzato dall’Osservatorio sulla Città Metropolitana frutto di una ricerca realizzata grazie al contributo della Regione Veneto. Attraverso un database, visibile anche in modo molto chiaro con un’animazione digitale sul sito www.veneziacittàmetropolitana.eu, sono stati quantificati tutti i saliti e discesi dalle stazioni del Veneto per fasce orarie, facendo un focus sulla Città Metropolitana compresa tra le province di Venezia, Padova e Treviso. Tra i dati più eclatanti e significativi che emergono ne spiccano tre. Il primo dice che sono 90mila al giorno gli utenti della mobilità pubblica extraurbana nella Città Metropolitana compresa tra le province di Venezia, Padova e Treviso; il secondo poi, consente di scoprire che sono 40mila al giorno gli utenti che utilizzano il treno all’interno della Città Metropolitana, pari al 73% dei passeggeri ferroviari di tutto il Veneto che sono circa 55mila. Il terzo riguarda il famoso problema dei treni cadenzati: sono 5mila i passeggeri della PaTreVe penalizzati dall’orario cadenzato nella fascia oraria tra le 22 e le 6. 9mila in tutto il Veneto. Sul trasporto emergono anche alcune curiosità come il fatto che ben 40 linee (14% del totale) siano in concorrenza tra loro e proprio questo diventa indice, per politici ed amministratori, dell’opportunità di integrare il trasporto tra le varie realtà per renderlo più efficace, recuperare risorse e quindi ampliare i servizi. Uno su tutti la bigliettazione unica, ad esempio, che semplificherebbe molto lo spostamento delle persone.

Raffaele Rosa

 

MATTINO – commercio e festività

Dopo Pasqua e il 25 aprile, negozi in attività il giorno dei lavoratori. Sindacati: sciopero. Pd: boicottiamo la spesa

PARTITO DEMOCRATICO – I nostri parlamentari e consiglieri regionali intervengano per modificare la legge Salva Italia

È bufera sulle aperture festive dei negozi: i sindacati annunciano sciopero e invitano a boicottare la spesa, invito fatto anche dal Pd. I negozi aperti I dipendenti di alcune catene, infatti, dovranno lavorare a Pasqua, il 25 aprile giorno della Festa della Liberazione e il Primo maggio, Festa dei Lavoratori. Oltre ai 21 punti vendita Billa nel Veneto (tra cui i supermercati di via Facciolati e via Chiesanuova e quelli di Ponte San Nicolò, Legnaro, Cittadella e Carmignano di Brenta, resteranno aperti il Primo maggio anche alcuni punti vendita del Gruppo Pam, tra cui quello di Piazzetta Garzeria di fronte al Pedrocchi, La Rinascente, Coin e Oviesse. Al momento, invece, per la Festa del Lavoro, hanno deciso di chiudere tutti i punti vendita i gruppi Despar, Alì Market e Famila. Venerdì 25 aprile saranno di più i centri commerciali, i negozi ed i supermercati, che resteranno aperti rispetto a quelli con le serrande abbassate. I sindacati: sciopero Immediata la reazione dei sindacati di categoria. Filcams- Cgil, Fisascat-Cisl ed Uiltucs – Uil annunciano lo sciopero per i lavoratori del Gruppo Billa che saranno chiamati a lavorare domenica prossima, ossia nella giornata della Santa Pasqua. Nello stesso comunicato i sindacati confederali del settore, guidati da Cecilia dè Pantz (Cgil), Marco Bodon (Cisl) e FernandoBernalda (Uil), invitano i consumatori a non andare a fare la spesa domenica prossima e neanche al Primo Maggio. «Una cosa è la vertenza che noi abbiamo con il Gruppo Billa Italia, i cui dirigenti si sono permessi addirittura di disdire, a livello unilaterale, il contratto di secondo livello, che farà guadagnare ai dipendenti 150 euro in menoed altra cosa è la battaglia che, da tempo, anche e specialmente a Padova, stiamo conducendo contro gli abusi del lavoro alla domenica e nelle giornate festive più importanti dell’anno. Bisogna tornare alle aperture domenicali nelle giornate che i sindacati e le associazioni di categoria avevano concordato con la Regione Veneto, purtroppo falciate dal Decreto Salva Italia, approvato dal Governo Monti/Passera». Un accordo regionale che, d’altronde, piaceva anche agli imprenditori più illuminati della Grande Distribuzione. «È sacrosanto restare chiusi a Natale, Pasqua, Capodanno e il Primo maggio», osserva Francesco Canella, patròn delGruppo Alì. Il Pd: boicottare la spesa Prende posizione anche il Partito Democratico. «I confini delle dinamiche di mercato devono fermarsi laddove inizia il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici a vivere, con serenità, con i propri cari le feste, che, per il loro intrinseco valore identitario, sia esso religioso o legato a ricorrenze nazionali», scrive il segretario Massimo Bettin. E il Pd padovano in una nota: «Invitiamo i nostri rappresentanti in parlamento e in regione ad una attiva presa di posizione per modificare la legge salva Italiao per istituire il referendum abrogativo. Invitiamo la cittadinanza padovana a non effettuare acquisti durante l’imminente festività di Pasqua, nelle catene commerciali che hanno previsto l’apertura». E ancora: «La liberalizzazione indiscriminata degli orari negli esercizi commerciali voluta da Monti con la legge Salva Italianonha aiutato i commercianti a superare la crisiné abbia creato nuovi posti di lavoro; ha invece peggiorato pesantemente la condizione di lavoro, soprattutto dei piccoli commercianti e dei dipendenti, non rendendo di fatto più possibile la conciliazione con la vita privata, affetti e cura di anziani e bambini e con i ritmi della propria comunità che si esprimeanche attraverso la condivisione di momenti identitari di festa, civili e religiosi».

Felice Paduano

CONFESERCENTI «Mai più multe ai negozianti senza la diffida»

Rossi: i Comuni applichino la nuova legge e smettano di fare cassa sulla nostra pelle

«Adesso vediamo quali sono i Comuni che vogliono far cassa sulla pelle dei commercianti», avverte Nicola Rossi, presidente di Confesercenti. «Grazie alla Regione e, in particolare, alla legge 10/2014, che introduce il principio della “diffida amministrativa”, ovvero un avvertimento che precede la sanzione vera e propria di fronte alle irregolarità formali, i commercianti possono contare su 10 giorni di tempo per mettersi in regola prima di essere colpiti dalla multa ». Lo scorso 15 marzo infatti il Consiglio del Veneto ha approvato la norma sulla diffida amministrativa che introduce un “tempo franco”, non rinnovabile e non prorogabile, per errori dovuti a difformità rispetto ai regolamenticomunali e regionali. E così quel locale che aveva un calcetto balilla gratuito non avrebbe pagato 1.400 euro di multa per non averlo dichiarato, ma avrebbe avuto 10 giorni per mettersi in regola; il fruttivendolo del centro che non aveva messo fuori il cartello “prima scelta” per le arance siciliane non avrebbe pagato 1.800 euro di sanzione; idem per il barista che sfora gli orari di apertura e chiusura rischiando 1.032 euro. «Siamo grati alla Regione perché questa è un’ottima legge», commenta Rossi, «che risponde pienamente al concetto di semplificazione: a volte le difformità ai regolamenti dipendono da incomprensioni o difficili interpretazioni ». Il prossimo passo dipende dai comuni veneti: se non recepiscono la norma, continuano a valere i regolamenti territoriali e la diffida è inefficace. «Saremo il pungolo delle amministrazioni », assicura il numero uno di Confesercenti, «da oggi arriveranno ai sindaci le nostre segnalazioni di sollecito, oltre quelle della Regione. IComuni che non si adegueranno dimostreranno di voler far casa con le disgrazie dei commercianti. Negli ultimi due anni infatti abbiamo osservato un inasprimento nei rapporti tra piccoli imprenditori e pubblicaamministrazione: il buon senso che prima contraddistingueva il vigile o l’amministratore è venutomeno, lasciando spazio adun rapporto punitivo. Tanto che a volte gli esercenti vengono sanzionati prima ancora di accertare la norma». «È un atto di responsabilità e di civiltà», aggiunge Clodovaldo Ruffato, presidente del Consiglio regionale, «ai Comuni basterà una delibera consiliare per recepire la normativa o, più semplicemente, modificare i regolamenti. Si tratta di un bonus applicabile una sola volta per fattispecie di irregolarità che non può essere reiterato o prorogato: se commetti lo stesso errore due volte dimostri la cattiva fede e vieni automaticamentepunito ».

Elvira Scigliano

 

 

Longarone. Nella prima uscita del comitato “Si-Reg” i dimostranti se la prendono con Trenitalia e anche coi politici veneti «che sbraitano, ma poi non fanno niente»

LONGARONE. Prima uscita ufficiale del comitato “Si-Reg per il passaggio a nordest” con un volantinaggio davanti a Longarone Fiere in occasione della mostra “Il treno delle Dolomiti”. Il gruppo, composto da cittadini e movimenti trasversali, si pone l’obiettivo immediato di riaprire la tratta ferroviaria fino a Longarone e nel lungo termine valorizzare il trasporto su rotaia bellunese in ottica transfrontaliera.

«La prima cosa che chiediamo – dice Max Fiabane, uno dei portavoce del comitato – è la riapertura immediata della tratta fino a Longarone per dare un segnale concreto che non si vuole abbandonare la linea. La scorsa settimana siamo stati a Mestre ad un incontro con i pendolari e la Regione ci ha detto che per ragioni di sicurezza questo non si può fare, perché i treni non possono stare fermi in stazione a Longarone. Allora noi abbiamo ribattuto che si possono mettere dei treni navetta che vanno avanti e indietro, permettendo di agevolare le coincidenze con Padova e Venezia, perché la soluzione del bus sostitutivo va sempre in direzione di un trasporto su gomma che è l’antitesi della politica ferroviaria».

In futuro poi secondo il gruppo è necessario non abbassare la guardia su una tratta che molti vorrebbero dismettere: «Ci dicono – continua Fiabane – che i lavori di manutenzione finiranno a fine luglio e allora si riaprirà finalmente la via fino a Calalzo. La realtà è che qualcuno vorrebbe chiudere tutto e forse ci saranno ulteriori rinvii. Noi invece chiediamo un rilancio, ovvero la prosecuzione della tratta fino a Cortina e Dobbiaco per colmare la lacuna del Veneto che non ha un ingresso verso l’Europa, operazione che si potrà fare solo su rotaia. Altrimenti il destino che ci attende è l’abbandono del territorio, come dimostrato dal costante spopolamento della nostra provincia».

Sul banco degli imputati per il Comitato c’è non solo Trenitalia ma anche gli amministratori regionali: «La colpa di tutto – conclude Fiabane – non è solo imputabile a Trenitalia (che paradossalmente gestisce tramite alcune società delle tratte tedesche con grandissima efficienza) ma anche alla Regione e a tutta la politica: sia quelli che sono nelle stanze dei bottoni sia che coloro che non fanno opposizione o si limitano a strillare nelle piazze. In Regione dicono che è anche un problema economico, ma allora come è possibile che in Veneto ci sono progetti, una specie di “libro dei sogni”, per centinaia di chilometri di strade e superstrade previste da nord a sud con una spesa enorme? Allora i soldi ci sono e qui torniamo ancora una volta alla responsabilità e alle scelte della politica. A livello locale non vogliamo fare polemiche con nessuno ma avere la massima collaborazione con tutti».

Enrico De Col

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La Fossa, cartelli rimossi e indicazioni cambiate

La protesta dei residenti: «Decisioni prese sottobanco sulla testa dei cittadini»

MIRANO. Spariscono lungo la Miranese le indicazioni per Padova, ma non si sa chi è stato. Errore, atto vandalico o “trucchetto” per modificare i flussi di traffico di cui nessuno vuole assumersi la paternità? A pensar male si fa peccato, ma siccome ad accorgersene, dopo mesi, sono automobilisti e residenti, la questione inizia a far discutere. Sono infatti inspiegabilmente cambiate le indicazioni per raggiungere Padova in località la Fossa, alle porte di Mirano.

Un tempo la strada per Padova era lungo l’antica via Miranese, che da Mestre porta fino all’immissione sulla Noalese, quindi verso la città del Santo. Ora non più. Chi esce da Spinea all’imbocco della Miranese, alla rotonda della Fossa non trova più l’indicazione per Padova. Non la trova nemmeno alcuni metri dopo, al bivio tra via Vittoria e la Miranese, dove il tabellone indicava la direzione Mirano-Padova a sinistra e Noale-Salzano a destra.

«Se nel primo caso hanno tolto un cartello», spiegano gli attenti cittadini, «nel secondo è stato proprio cambiato il tabellone di preavviso, cancellando il termine Padova». I residenti non lo ritengono un problema da poco: il cambio in sordina della segnaletica, infatti, appare fatto del tutto in barba ai cittadini: «La Miranese è la più breve e veloce direttrice di collegamento tra Mestre e Padova», spiegano alcuni, «molto più breve rispetto alla statale della Riviera: sono 35 chilometri da Mestre centro alla Stanga, invece che 45 per la Brentana. Nonostante questo, chi non lo sa e si affida alla cartellonistica, viene ora costretto a percorrere dieci chilometri in più, senza contare semafori e tempi di percorrenza allungati».

Tutto questo senza alcun preavviso e con cartelli rimossi o modificati dall’oggi al domani, senza comunicazione. Il bello di questa vicenda? Non è stato nessuno a farlo. Non la Provincia, che, interpellata dagli stessi residenti, ha allargato le braccia, non il Comune di Mirano, che, interpellato a sua volta dalla Provincia, afferma di non aver mai modificato la segnaletica alle porte della città. Qualcuno ora comincia a sospettare che le nuove indicazioni siano in qualche modo collegate all’aumento delle tariffe ai caselli autostradali e alla conseguente modifica dei flussi di traffico sulla viabilità locale. Una sorta di misura tampone, per non intasare troppo il centro di Mirano, dove sembra essere aumentato il traffico. Ai cittadini però non piace proprio il metodo.

FilippoDe Gaspari

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CAMPOLONGO – Manifestazione di protesta oggi alle 11 sulla rive del Brenta a Conche di Codevigo da parte del comitato “Brenta Sicuro”. Molti dei suoi militanti sono di Campolongo, Fossò, Vigonovo e Campagna Lupia. «Saremo presenti in massa alla manifestazione », spiega per il comitato Marino Zamboni, «per rimarcare il nostro allarme per il deterioramento degli argini del Brenta e per un invito alla Regione di far partire il progetto del completamento dell’IdroviaPadova – Venezia».

(a.ab.)

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CAMPONOGARA – Il presidente della Conferenza dei sindaci Riviera del Brenta, il sindaco di Camponogara Giampietro Menin, ha inviato la richiesta scritta da parte dei primi cittadini del comprensorio al presidente della Regione, per sollecitarlo alla realizzione del completamento dell’Idrovia Padova-Venezia. «Le recenti alluvioni», spiega nella lettera Menin, «non sono una fatalità, bensì la conseguenza di una protezione idraulica non adeguata all’incremento della popolazione, alle nuove attività agricole, industriali, artigianali, commerciali e all’intensificazione di eventi atmosferici non più definibili come eccezionali. La soluzione idroviaria proteggerebbe i territori del Padovano e del Veneziano dalle grandi piene del Brenta e del Bacchiglione. L’idrovia Padova-Mare non è mai stata inserita nei principali documenti di programmazione della Regione che ne ha però finanziato uno studio di fattibilità». E ancora: «Nel bilancio di programmazione 2014, è inserita la progettazione dell’opera, passo necessario per l’inserimento nella legge obiettivo nazionale e per avere accesso ai fondi nazionali e, specialmente, europei».

(a.ab.)

 

Gazzettino – Mira “cede” e dice si’ all’Idrovia

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9

apr

2014

GRANDI OPERE – Salvaguarderà il territorio della Riviera dalle piene di Brenta e Bacchiglione

Dopo la fumata bianca la Conferenza dei sindaci chiede alla Regione di promuovere il progetto

L’amministrazione comunale di Mira dice sì al completamento dell’Idrovia Padova-Venezia. Tra i dieci Comuni della Riviera del Brenta mancava solo il consenso del comune più esteso, più popoloso e più importante del territorio.
Gli aspetti tecnici sono ancora tutti da definire, ma per il momento si tratta di un grande passo avanti verso la realizzazione dell’opera. Alla terza riunione della Conferenza dei dieci sindaci della Riviera del Brenta, Mira è “capitolata” e ha votato a favore del progetto.
I dieci primi cittadini, convocati dal presidente e primo cittadino di Camponogara, Giampietro Menin, hanno sottoscritto un documento unitario che è stato inviato al presidente della Regione, Luca Zaia, affinché lo stesso si faccia promotore dell’iniziativa presso il presidente del Consiglio, i ministri dell’Ambiente, dell’Economia e delle Finanze.
Ecco alcuni passaggi del documento: «La Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta ha constatato come ancora una volta molti Comuni del Padovano e del Veneziano hanno vissuto l’incubo dell’alluvione. L’ipotesi di portata di 350 metri cubi d’acqua al secondo dell’idrovia non è sufficiente per garantire la sicurezza idraulica del Brenta e Bacchiglione, ce ne vorrebbero almeno 400. La soluzione idroviaria proteggerebbe comunque i territori del Padovano e del Veneziano dalle grandi piene del Brenta e del Bacchiglione».
La Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta chiede «di tenere nella massima considerazione la gravità del rischio idraulico che interessa le persone, i beni e le pregevoli attività del territorio interessato dal sistema Brenta-Bacchiglione ad est di Padova, di considerare inoltre che per accedere ai finanziamenti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 è necessario presentare il progetto entro la fine del 2014».
Nel documento si chiede altresì di «procedere con urgenza alla convocazione della Conferenza dei Servizi in forma esecutiva dello studio di fattibilità dell’Idrovia Padova-Mare al fine di effettuare un esame contestuale degli interessi pubblici coinvolti, che tenga in considerazione gli aspetti ecologici e paesaggistici del territorio, comprese le unicità della Laguna di Venezia».

Vittorino Compagno

 

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