Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Gazzettino – Pendolari, libro bianco sui treni

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

6

apr

2014

MESTRE – Gli “stati generali” mettono a fuoco i problemi del Veneto: «Vogliamo risposte dalla Regione»

Un documento, indagini sul campo e aggiornamenti in diretta sul web di guai e ritardi

I pendolari del Veneto scendono in campo uniti sui punti neri del trasporto ferroviario regionale. È quanto stabilito ieri dagli «Stati Generali dei Pendolari» che si sono incontrati al Palaplip di Mestre. Gli «Stati Generali dei Pendolari» fondati il 15 febbraio scorso, riuniscono attorno allo stesso tavolo le associazioni Legambiente, Federconsumatori, i comitati dei Pendolari del Veneto Orientale, di Quarto d’Altino e «Treno dei Desideri» della linea Conegliano-Vittorio Veneto- Ponte della Alpi, il comitato «Binari Quotidiani» della linea Feltre- Padova, il gruppo «Oderzo si muove», «Trenitardo» ed Asu, Associazione degli studenti medi e universitari di Padova. La situazione delle linee che da Padova vanno nel bellunese, per esempio, è sempre più pesante.

Primo punto: verrà presentato alla Regione Veneto di un documento unitario con tutte le proposte e le critiche, molte già raccolte dai vari Comitati, in modo che il fronte dei pendolari non si presenti frammentato. Da più parti si è sottolineato come dalla Regione Veneto i pendolari abbiano bisogno di risposte, non solo promesse. Altra previsione è la costruzione di una piattaforma di discussione in internet, promossa dal team «Trenitardo» sorto dalle associazioni studentesche Asu di Padova e Zoe lab di Venezia. Il sito raccoglie tutte le segnalazioni di ritardi, lamentele, soppressioni e malfunzionamenti di treni, contattatile all’indirizzo: pendolari-veneti@googlegroups.com.

Allo stesso gruppo l’azienda «Sistemi Territoriali» per conto della Regione ha commissionato un monitoraggio «sul campo». Il primo controllo partirà dalla stazione Santa Lucia a Venezia dal 14 al 18 aprile. «Abbiamo chiesto di presenziare alla comunicazione dei dati – conferma Davide Quagliotto di «Trenitardo» – per essere certi che vengano utilizzati nel modo opportuno».

Altro nodo cruciale toccato è il trasporto integrato tra ferro e gomma, sottolineato da Maurizio Billotto di Legambiente «L’obiettivo è una pianificazione e un’integrazione tra le due modalità. Il Veneto è in ritardo rispetto ad altre regioni come Lombardia, Emilia e Toscana che hanno spinto per l’accorpamento dei bacini».

All’incontro ha presenziato Domenico Menna, consulente del dipartimento delle Infrastrutture della Regione Veneto, che a fronte delle criticità ha indicato alcuni aumenti registrati a gennaio «Più 8 per cento nella linea Portogruaro – Venezia, più 7 per cento nella Castelfranco-Bassano, altri aumenti consistenti sulla linea Venezia- Verona. Stiamo portando avanti una serie di accorgimenti, tra cui un piano degli investimenti per il Bellunese. La Regione non ha il bandolo della matassa per tutto ma stiamo cercando di fare sintesi, senza tirarci indietro».

 

CITTÀ METROPOLITANA »I PRIMI ADEMPIMENTI

Martella: finalmente si parte, ora l’obiettivo è l’allargamento a Padova e Treviso. Zaccariotto: pensiamo ai contenuti

La Città metropolitana muove i primi passi. C’è tempo fino a dicembre per approvare il nuovo statuto, ma il sindaco Giorgio Orsoni, tra gli artefici della proposta convertita in legge dal Parlamento, intende bruciare le tappe. Toccherà a lui l’iniziativa per convocare gli altri sindaci e procedere alla nomina del nuovo Consiglio metropolitano e poi all’approvazione dello statuto. Dal primo gennaio, in quanto sindaco della città capoluogo, diventerà «sindaco metropolitano ». Già la settimana prossima, annuncia, saranno avviati i primi contatti per istituire un tavolo operativo.

«Con quello che rimane della Provincia», spiega Orsoni, «con cui ho intenzione di collaborare. Ma anche con la Regione. Intendiamo coinvolgere Palazzo Balbi, perché questa nuova proposta ora diventata legge dello Stato non dovrà essere vista in contrapposizione con la Regione, anzi».

«La nuova Città metropolitana, continua il sindaco, «rappresenta una svolta storica nell’organizzazione dello Stato, perché non è stato creato un nuovo organismo ma è scomparso con le Province un livello di possibile conflittualità. Cambia la cultura dei rapporti tra gli enti pubblici nel segno del risparmio e della semplificazione. E questo non potrà essere che positivo per i cittadini».

Per avviare la macchina si dovrà attendere l’esito delle prossime elezioni di maggio. Le Europee, per il loro significato politico, ma anche le amministrative perché molti dei comuni interessati cambieranno amministrazione.

«La prima convocazione sarà ai primi di giugno », anticipa Orsoni, «poi bisognerà lavorare intensamente allo Statuto».

Nel frattempo, entro il mese di aprile, sarà convocata dall’Anci una conferenza nazionale delle nuove Città metropolitane. Insomma, si parte. E i referendum per la separazione dei Comuni? Orsoni ha già annunciato un possibile ricorso al Tar per l’ «illegittimità» del quesito, superato dalla nuova legge. «Ma anche al di là delle schermaglie procedurali», dice, «saremmo di fronte a un paradosso: anche se la separazione dovesse vincere, il sindaco metropolitano sarà sempre il sindaco di Venezia. E Mestre diventerebbe ancora di più marginale ».

Secondo Carlo Rubini, tra i promotori della Città metropolitana negli anni Novanta, la nuova legge approvata ora in via definitiva prevede già una divisione interna del comune capoluogo e di per se stessa boccia la meritevolezza del nuovo referendum separatista, rendendo superata la sua procedura ».

«Una riforma che finalmente riordina gli enti locali», commenta il deputato veneziano del Pd Andrea Martella, «che consente un risparmio della spesa pubblica e non solo assorbe i poteri delle Province mali allarga anche dal punto di vista dei confini. Si apre un nuovo scenario che dovrà avere come suo ulteriore sviluppo quello della creazione dell’area metropolitana con Padova e Treviso».

La «Patreve», l’area metropolitana vasta, come obiettivo strategico. «Se sarà un progetto condiviso dagli interessati certo non mi metterò di traverso», dice Orsoni, «e poi sta nelle cose. Le nostre tre città, come ha dimostrato la recente indagine della Camera di commercio, sono l’area più forte della regione ».

«La nuova Città Metropolitana », dice il senatore Felice Casson, «dovrà coordinarsi con la Legge Speciale ed essere un punto di partenza verso al Città metropolitana vera, quella con Padova e Treviso».

«La Città metropolitana è ancora una scatola vuota, bisogna riempirla di contenuti», dice la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto. Che riguarda il suo ruolo di «traghettatore » verso la nuova realtà e propone al sindaco di «fare squadra» con Provincia e Regione. «Le nostre categorie e le imprese del territorio hanno attese enormi. E il progetto atteso da vent’anni non deve fallire. Venezia dovrà essere modello per le altre città metropolitane ».

Alberto Vitucci

 

le funzioni

Governo unitario dei servizi e piano triennale del territorio

Sono trascorsi 24 anni dall’entrata in vigore della legge sulle Autonomie locali, che prevedeva l’istituzione delle Città metropolitane. Correva l’anno 1990, ventiquattro anni dopo, si comincia. Non si tratta purtroppo di quella Città metropolitana che viviamo quotidianamente compresa tra le province di Venezia, Padova e Treviso, già “certificata” dall’Ocse, bensì di un’area molto più ristretta, che coincide con i confini dell’attuale provincia. Comunque sia, si parte. Ma cosa farà la Città metropolitana? Quali saranno gli organi di governo? Una sintesi è stata elaborata dal Gruppo parlamentare del Pd della Camera.

Gli organi della città metropolitana sono tre: sindaco, Consiglio metropolitano, Conferenza metropolitana. Non è prevista la costituzione della giunta, ma è data la facoltà al sindaco di nominare un vicesindaco e uno o più consiglieri delegati. Il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune di Venezia: è il rappresentante della città metropolitana e ha il compito di convocare e presiedere il Consigliometropolitano e la conferenza metropolitana.

La Città metropolitana erediterà le funzioni fondamentali delle Province, nonché le seguenti ulteriori funzioni fondamentali: a) adozione e aggiornamento annuale di un piano strategico triennale del territorio metropolitano (atto di indirizzo per gli enti del territorio metropolitano); b) pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture appartenenti alla competenza della comunità metropolitana, anche fissando vincoli e obiettivi all’attività e all’esercizio delle funzioni dei comuni ricompresi nel territorio metropolitano; c) strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano. D’intesa con i comuni interessati, la città metropolitanapuò esercitare le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive; d)mobilità e viabilità, anche assicurando la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell’ambito metropolitano; e) promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale; f) promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione. Lo Stato e le regioni potranno attribuire ulteriori funzioni Come si finanzierà la Metropoli? Erediterà il patrimonio, il personale e le risorse strumentali della provincia.

 

I consiglieri provinciali chiedono alla Zaccariotto di intervenire

MIRANO – Mozione del gruppo consigliare del Pd in Provincia sul confuso aumento delle tariffe autostradali. Guerrino Palmarini, Lionello Pellizzer, Loredana Serafini Amato, Serena Ragno, Mariagrazia Madricardo ed Elisabetta Populin, chiedono che il Consiglio provinciale impegni la giunta Zaccariotto, come uno dei suoi ultimi atti, a promuovere un confronto consigliare e in sede di commissione con il presidente di Cav, Concessioni autostradali venete. L’obiettivo è quello di discutere la questione delle tariffe e le conseguenze in atto sui livelli di traffico delle strade provinciali.

La mozione chiede, inoltre, alla giunta di sostenere l’arretramento della barriera di Villabona a Dolo e affrontare i problemi in rapporto con Regione, Ministero delle Infrastrutture, società autostradali e Cav.

«I recenti aumenti delle tariffe autostradali hanno prodotto un sensibile aumento del traffico sulle strade provinciali, anche a causa dell’introduzione delle contraddittorie e non sempre economicamente convenienti agevolazioni per i pendolari », sostengono i consiglieri democratici, «l’equiparazione delle tariffe nel tratto Villabona- Vetrego ha consentito di eliminare il traffico anomalo causato dall’uscita con immediato rientro al casello di Vetrego, ma gli utenti del tratto autostradale Mestre-Padova hanno più convenienza ad utilizzare ora l’accesso all’autostrada dal casello di Crea, in territorio di Spinea, riducendo in questo modo i costi di percorrenza, ma aggravando pesantemente il traffico sulla viabilità ordinaria e provinciale».

Filippo De Gaspari

link articolo

 

NUOVA VENEZIA – «Asl 13, il direttore faccia chiarezza»

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

2

apr

2014

Mira. Oggi conferenza dei sindaci: Gino Gumirato chiamato a dare garanzie sulla sanità in Riviera

MIRA. «Siamo pronti a guidare una protesta che porterà la gente sotto gli uffici della direzione dell’Asl 13 a Mirano, se il direttore generale Gino Gumirato non ci assicurerà che l’ospedale di Dolo non sarà depotenziato». Non usa mezzi termini il presidente della Conferenza dei sindaci della Riviera del Brenta Giampietro Menin alla vigilia della conferenza dei sindaci dell’Asl 13 oggi alle 15,30 in sala del consiglio comunale a Mira, quando sarà presentato il piano aziendale.

Rassicurazioni pretende anche il sindaco di Campolongo Alessandro Campalto. «Ci risulta che il direttore generale» ribadisce Campalto «punti a trasformare l’ospedale di Mirano in ospedale di rete per il bacino dell’attuale Asl 13, ma questo sarà messo in discussione quando gioco forza tutto graviterà intorno a Mestre. Peggio ancora sarà per l’area della Riviera sud. L’ospedale di Dolo rischia di fare la fine di quello di Noale, diventerà una grande lungodegenza. I comuni di Campagna Lupia, Camponogara, Fossò, Vigonovo e Campolongo spesso come utenza hanno gravitato sull’ospedale di Piove di Sacco. Quest’ultimo però verrà assorbito da Padova. Per raggiungere un polo chirurgico bisognerà andare a Mirano cioè a 30 chilometri di distanza. Intorno a questi comuni dal punto di vista sanitario ci sarà il deserto dei servizi».

Un appello ai sindaci è lanciato a Dolo da Giorgio Gei (Ponte del Dolo). «I sindaci della Riviera non diano nessun tipo di avvallo all’atto aziendale» auspica «Debbono invece ribadire quanto più volte già espresso con atti istituzionali: nessuno spostamento di reparti sino al varo delle schede territoriali. Debbono anche chiedere sia fatta chiarezza sulla vicenda Pronto Soccorso, sui progetti presentati, sui costi e sugli importi effettivamente stanziati».

Chiede attenzione anche il sindaco di Vigonovo Damiano Zecchinato. «I servizi sul territorio» dice «vanno potenziati e non smantellati. Faremo molta attenzione al piano che ci sarà presentato da Gumirato».

Bacchetta la Regione il consigliere regionale del Pd Bruno Pigozzo. «L’Asl 13 non deve continuare a essere penalizzata» dice Pigozzo «quando invece è una delle strutture virtuose sotto il profilo dell’efficienza. Ora bisognerà capire se saranno trovati i fondi per la messa a norma ad esempio delle strutture ospedaliere di Dolo. Mancano poi delle risposte precise per la Riviera e il Miranese in merito alla collocazione delle strutture sanitarie intermedie. Sono stati destinati a questa Asl 111 posti letto per queste strutture che serviranno a decongestionare quelle per acuti. Le preoccupazioni dei sindaci sono condivisibili. Domani (oggi per chi legge, ndr) servono risposte precise e convincenti».

Smorza i toni più bellicosi, invece, il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Asl 13 Fabio Livieri. «Non c’è alcuna volontà, credo, da parte del direttore generale di punire la sanità della Riviera del Brenta. Si tratta di paure infondate e spesso strumentali, mosse spesso da logiche di parte e di partito».

Alessandro Abbadir (ha collaborato Giacomo Piran)

link articolo

 

CHIOGGIA – Il comitato che raccoglie firme per la realizzazione della ferrovia Chioggia-Padova e Venezia chiede alla Regione di pubblicare lo studio di fattibilità.

«Chisso – afferma l’avvocato Giuseppe Boscolo – ha detto che costa un miliardo e che dai biglietti si recupera solo il 10%. I dati dello studio dimostrano che costerebbe la metà e si potrebbe recuperare il 50% e non il 10. Le cifre vengono gonfiate perché non si vuole fare quest’opera. Chiediamo degli incontri informativi che, finora, ci sono sempre stati negati».

Dubbi anche sulla nuova Romea commerciale: «Si ritiene – continua il portavoce del comitato che ha già raccolto oltre 500 firme – che questa libererà Chioggia dall’isolamento. Ma le strade di collegamento alla nuova autostrada, le cosiddette opere complementari, sono in forte dubbio. Anche la nostra amministrazione e il Consiglio comunale in particolare, dovrebbero muoversi per sostenerci e cercare di portare a casa un’opera che a Chioggia serve da diversi decenni e che è sempre stata negata».

(m.bio.)

 

Nuova Venezia – Mira “Bisogna completare l’idrovia”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

30

mar

2014

Nessun dubbio degli esperti al convegno “La memoria dei fiumi”

MIRA. Il completamento dell’Idrovia Padova – Venezia è elemento di stabilizzazione e messa in sicurezza idraulica del territorio veneziano e padovano.

Queste le conclusioni a cui è giunto ieri mattina il convegno “La memoria dei fiumi” organizzato dall’assessorato all’urbanistica del Comune di Mira.

«Il ripetersi sempre più frequente di situazioni di criticità idrogeologica in conseguenza di perturbazioni atmosferiche anche di breve durata, impone l’urgenza», hanno sottolineato gli organizzatori, «di conoscere e approfondire la trasformazione urbanistica del territorio e i cambiamenti climatici in corso, per individuare le soluzioni più efficaci per impedire danni da allagamento che colpiscono pesantemente i cittadini e le attività economiche».

È stata così fatta una mappa storica delle criticità e dei fenomeni di allagamento dal 1882 in poi e sottolineate le emergenze attuali. Dopo l’apertura dei lavori da parte dell’assessore Luciano Claut, ha parlato Francesco Rech, dirigente tecnico del servizio meteorologico di Arpav. C’erano anche i tecnici competenti dei bacini di bonifica e docenti dell’ Iuav. Dopo ogni intervento si è dato spazio alle domande del pubblico. «C’è la certezza», ha detto Claut, «che serve un’azione programmata e coordinata per dare risposte di sviluppo in sicurezza ad un ambito territoriale come il nostro di grande fragilità idrogeologica».

Il comitato Brenta Sicura che punta alla realizzazione dell’idrovia ha apprezzato le considerazioni emerse dal convegno.

(a.ab.)

link articolo

 

LA GRANDE OPERA

«Gli incentivi europei per abbassare le emissioni di carbonio possono dare una grossa mano alla realizzazione dell’idrovia Padova-Venezia». Ad affermarlo è il deputato al Parlamento europeo, Andrea Zanoni, che a dicembre del 2012 aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo se l’Europa avesse intenzione di stanziare dei fondi per la realizzazione dell’importante canale idroviario in grado di collegare Padova al Mare Adriatico.

«Approvando la Proposta di Risoluzione su “NAIADES II”, un programma di azione a sostegno del trasporto sulle vie navigabili interne, il Parlamento europeo ha ora preso posizione anche sulla questione dell’idrovia Padova-Venezia. Abbiamo compiuto un grande passo avanti per raggiungere gli obiettivi di un’economia a basse emissioni di carbonio espressamente indicati nel Libro bianco sulla politica dei trasporti dell’UE. Oggi potremmo avere a disposizione uno strumento per incentivare il completamento dell’importante idrovia Padova-Mare» ha replicato l’europarlamentare Zanoni. La Proposta di Risoluzione è stata votata lo scorso febbraio a Strasburgo.

L’eurodeputato Andrea Zanoni, che è anche membro europeo della Commissione ENVI – Ambiente Sanità Pubblica e Sicurezza alimentare al Parlamento europeo, ha sottolineato l’importanza del documento che è stato approvato con 428 voti favorevoli, 46 contrari e solo 11 astenuti.

«Il risultato delle votazione potrebbe svolgere un ruolo decisivo nelle forme di trasporto sostenibile, in primis le potenzialità del trasporto sulle vie navigabili – ha spiegato Zanoni. Mi auguro che dia impulso e contribuisca a portare a compimento l’importante opera dell’idrovia “Padova-Mare”. È il momento giusto per riprendere in mano il progetto».

(v.com.)

 

L’unificazione Venezia-Padova-Treviso andrà avanti ma Zaia cercherà in tutti i modi di spaccare in due la regione   

VENEZIA – Uno scontro istituzionale senza precedenti. Una bomba sul cammino dei rapporti tra Regione, Province e Comuni. Un coltello nei rapporti tra le forze politiche. Il Veneto si trova alla vigilia di uno scontro dalle conseguenze imprevedibili: ad appena un anno dalla scadenza elettorale regionale.   Il tema è la nuova Città metropolitana di Venezia, che di fatto svuota e congela la Provincia guidata da   Francesca Zaccariotto. E consegnerà dal primo gennaio 2015 al sindaco Giorgio Orsoni le «chiavi» della   cassaforte del Veneto: un ente dalle competenze di area vasta, dalla pianificazione alla gestione integrata   dei servizi, dalle infrastrutture alle reti di comunicazioni. Praticamente, azzoppa la Regione del Veneto togliendole la «polpa» sulla gestione del territorio del cuore del Veneto: Mestre, Padova e Treviso. 

L’approvazione l’altro giorno in Senato del disegno di legge Del Rio su Province e Città metropolitane   vara definitivamente (alla Camera l’approvazione è prevista per martedì) il nuovo assetto delle   autonomie locale. Le Province di fatto vengono svuotate, diventando enti di secondo grado. I comuni   mantengono la loro autonomia ed assorbono parte delle competenze delle Province.

La nuova città   metropolitana di Venezia, che per ora coinciderà con il perimetro della provincia veneziana, potrà essere   aperta all’aggregazione di realtà limitrofe. Ecco la bomba ad orologeria per la Regione guidata da Zaia.   Nel Veneto la situazione è esplosiva perché, per la prima volta nella storia, Venezia, Padova e Treviso sono guidate da giunte di centrosinistra. E tutti e tre i sindaci hanno dichiarato la loro volontà di aderire   alla futura città metropolitana.

Il disegno di legge del governo di Matteo Renzi, fortemente   accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio, affloscia le competenze della Regione del Veneto, finora saldamente in mano al centrodestra.

Getta acqua sul fuoco il sindaco Giorgio Orsoni: «Le città metropolitane possono diventare il motore di sviluppo del paese, finalmente si   avvia questo processo di riforma che risponde a un grande disegno strategico del governo». E non nasconde le sue preoccupazioni: «Nel Veneto c’è una situazione delicata: va costruito un percorso   condiviso, sarà mia cura cercare di raccordarmi con il presidente della Provincia Francesca Zaccariotto.   É un percorso da fare insieme, altrimenti perdiamo tutti del tempo. Sarebbe assurdo far prevalere i conflitti. Credo che la politica debba indicare una strada, impegnandosi fino in fondo per coltivare e   accompagnare questo progetto».

La procedura per giungere, a partire dal gennaio 2015, all’avvio della città metropolitana è chiarita dal disegno di legge approvato dal Senato. Dall’entrata in vigore della   legge Orsoni diventerà, oltre che sindaco di Venezia, anche «sindaco metropolitano»: entro il 30   settembre i sindaci e i consiglieri comunali di tutta la provincia dovranno eleggere il consiglio metropolitano di 18 membri e durata di 5 anni.

In teoria, è possibile che il consiglio metropolitano esprima una maggioranza di diverso colore politico del sindaco della città capoluogo. Il consiglio metropolitano è in pratica una «super giunta» con poteri di indirizzo e di controllo. Sotto c’è solo la conferenza metropolitana, composta da tutti i sindaci della provincia, con poteri solo propositivi e   consultivi.

Che fine farà la Pa.Tre.Ve? Secondo il disegno di legge approvato è consentita l’iniziativa   dei comuni di aderire successivamente al loro insediamento. La procedure prevede un parere obbligatorio della Regione. Nel caso (scontato) di parere contrario, il governo promuove un’intesa tra Regione e comuni interessati da definire entro novanta giorni. Trascorso tale termine, decide il Consiglio dei ministri. Fuor di cavillo, è evidente che nel Veneto la città metropolitana sarà incoraggiata dal centrosinistra, che controlla le maggiori città, e osteggiata dal centrodestra e dalla Lega Nord in particolare. La mediazione possibile è che, per adesso, Giorgio Orsoni vada avanti – d’intesa con   Francesca Zaccariotto – nel costruire la città metropolitana di Venezia. Lasciando perdere l’allargamento a Padova e Treviso. La Regione, nel frattempo, cercherà di ostacolare la nascita di questo nuovo ente in tutti i modi, compresa l’approvazione di una legge regionale che, di fatto, ne impedisca la nascita. Insomma, uno scontro che rischia di paralizzare ancora per molto tempo tutte le scelte strategiche di questo territorio.

Daniele Ferrazza

 

ENTRO IL 30 SETTEMBRE

Sarà Orsoni ad indire le elezioni

Mercoledì il Ddl Delrio tornerà alla Camera, il governo molto probabilmente metterà la fiducia, e il   voto quindi slitterà a giovedì o venerdì. Dopodiché, con la pubblicazione in gazzetta ufficiale,   l’istituzione della città metropolitana diverrà legge. «Finalmente» dice Andrea Martella, vice- capogruppo del Pd alla Camera, «riusciremo nell’obiettivo di istituirla, riformando le   amministrazioni locali». Cosa cambierà? Come detto la presidente della Provincia, Francesca   Zaccariotto, e la sua giunta, resteranno in carica fino al 31 dicembre 2014. Non è ancora chiaro se resterà in carica anche il consiglio, o se le funzioni dell’assemblea debbano – come pare – essere   assunte dalla presidente.

Nel frattempo il sindaco del comune capoluogo, Giorgio Orsoni, dovrà  indire, entro il 30 settembre, le elezioni del consiglio metropolitano. Il consiglio metropolitano è  eletto a suffragio indiretto. Suoi elettori sono i sindaci e i consiglieri comunali dei Comuni ricompresi nella Città metropolitana.

Entro il 31 dicembre 2014 il consiglio metropolitano approva lo statuto. Il 1° gennaio 2015 le città metropolitane subentrano alle province.

Gli organi della Città metropolitana sono: il sindaco metropolitano, il consiglio metropolitano (composto per Venezia da 18 membri) e la conferenza metropolitana, composta dai 44 sindaci dell’ex provincia di Venezia.

 

«Città metropolitana? Sarà caos totale»

Zaccariotto (Provincia): «Sei mesi di governo provvisorio e nessun passaggio di consegne». E se la prende con Dalla Tor.

È più sconsolata che arrabbiata, certa del fatto che «fino a fine anno sarà un caos», e sconcertata dal   fatto che il suo vicepresidente, il senatore Mario Dalla Tor (Ncd) abbia schiacciato il bottone senza   battere ciglio, obbedito agli ordini di scuderia senza dire che «questa legge così com’è fa schifo».   Dove per questa legge la presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto, parla del disegno di   legge (Ddl) Delrio – prevede l’abolizione delle provincie e per ciò che riguarda Venezia l’istituzione   della città metropolitana – sul quale il governo Renzi aveva posto la fiducia, approvato mercoledì   sera dal Senato dopo una giornata molto tesa. Va da sé che nessun tacchino ha voglia di essere   invitato al giorno del ringraziamento – e ieri nella riunione di giunta in tanti si sentivano nei panni   del pennuto – ma questo più che un tacchino – riflette la Zaccariotto – è un pasticcio, e neppure   riuscito tanto bene.

Il perché lo spiega la presidente della Provincia in scadenza di mandato a   maggio. «Da quando entrerà in vigore il Ddl Delrio io e la giunta resteremo in vigore fino al 31 dicembre, a titolo gratuito» dice «e io non posso vivere di volontariato, quindi non potrò dedicare alla Provincia il tempo che dedico oggi. Senza contare il fatto che potremo intervenire solo per atti   urgenti e improrogabili». Cede il tetto di una scuola? Si ripara. C’è una buca sulla strada? Resta dov’è, almeno fino a che non arriva il sindaco metropolitano, alias Giorgio Orsoni. «Saranno mesi   di caos», sottolinea la presidente, anche perché è stata modificata quella parte della legge che prevedeva – per gestire la transizione – un comitato composto dal presidente della provincia, dal sindaco del comune capoluogo, dal presidente della Regione, e da un altro sindaco della futura città.   Così, come previsto con il nuovo testo, non ci sarà nessun passaggio di consegne. «Città   metropolitana e provincia si occuperanno delle stesse cose, scuole, infrastrutture, turismo, lavoro»,   aggiunge la Zaccariotto, «e anche il personale verrà totalmente assorbito dal nuovo ente, quindi non   si capisce dove stia la novità. Cambierà solo il nome». Oltre, ovviamente, alla struttura, dal   momento che il sindaco del comune capoluogo, Giorgio Orsoni, sarà sindaco della città   metropolitana, composta da due assemblee, il consiglio metropolitano (una sorta di giunta) e la   conferenza metropolitana, composta dai sindaci. «E ho l’impressione che non servirà a snellire ma   appesantirà le decisioni: pensi che fatica mettere d’accordo 44 sindaci con testi diversi, di partiti   diversi, e con obiettivi diversi». Chissà come avrà fatto Dalla Tor – bisbigliavano ieri gli assessori –   a votare una legge del genere. «Sono molto dispiaciuta», affonda la Zaccariotto, «che sia stato   proprio il mio vice a votare questa legge».

Francesco Furlan

 

Uno studio di Confindustria evidenzia le potenzialità della linea bellunese e del trasporto integrato

BELLUNO – Confindustria Belluno Dolomiti crede nel rilancio del sistema ferroviario provinciale e lo fa forte dell’analisi di uno dei più importanti studi di ingegneria dei trasporti d’Europa: Ibw – Husler di Zurigo, lo stesso che si è occupato della ferrovia della Val Venosta. Gli esperti svizzeri ritengono, infatti, che l’attuale linea che va da Feltre a Belluno e quindi a Longarone e in Alpago insiste su un bacino di 150 mila residenti e 70 mila lavoratori, più che sufficiente per pensare ad un servizio ferroviario di eccellenza.

«Le potenzialità di uno sviluppo adeguato del trasporto su rotaia», afferma Sandro Da Rold, membro della giunta esecutiva di Confindustria Belluno Dolomiti con delega al turismo, «sono enormi e riguardano sia i residenti che i turisti. Ma è innanzitutto necessario soddisfare tre condizioni fondamentali. La prima riguarda l’integrazione gomma-rotaia, con la creazione di un unico sistema di trasporto pubblico, gestito da un solo soggetto. La seconda rimanda alla necessità di un orario cadenzato dei treni, al fine di garantire che, in una determinata ora, partano dalle stazioni principali almeno due mezzi in direzioni diverse. Ad esempio, da Belluno a mezzogiorno partono un treno per Longarone e un altro per Feltre. E così ogni ora. La terza condizione è invece relativa alle caratteristiche dei treni, che devono essere moderni, puliti e confortevoli oltre a garantire l’accesso senza dislivelli anche a disabili o cicloturisti con un sistema analogo a quello delle metropolitane».

«L’analisi degli svizzeri», prosegue Sandro Da Rold, «sottolinea anche l’opportunità di potenziare i collegamenti con Venezia,Padova e Calalzo, anche nell’ottica di un accesso turistico».

E proprio il turismo potrebbe trarre enormi benefici da una rinascita del sistema ferroviari bellunese. «In effetti», afferma ancora Sandro Da Rold, «se si pensano agli altri casi di successo, come la Val Venosta, i risultati potrebbero essere importanti. Ma è necessario un capovolgimento di prospettiva: il treno non è più solo un mezzo di trasporto, ma parte essenziale dell’offerta turistica del territorio. I cicloturisti sono sicuramente dei potenziali utenti, ma è necessario sviluppare le piste ciclabili. Il treno, poi, potrebbe essere utilizzato dai turisti che già scelgono le nostre località per trascorrere una giornata particolare. E poi c’è il bacino, enorme, dei turisti, soprattutto stranieri, che vanno a Venezia e che in un’ora potrebbero raggiungere le Dolomiti patrimonio dell’Umanità. Ma è indispensabile costruire un prodotto. Da questo punto di vista, anche le stazioni devono avere un significato in termini di richiamo turistico. Ad esempio, Feltre potrebbe essere la porta d’accesso al Parco naturale delle Dolomiti, Sedico per il turismo religioso, Longarone per il Vajont». «Gli svizzeri», conclude Da Rold, «sono convinti delle enormi potenzialità turistiche del nostro territorio, edovremmoesserlo anche noi bellunesi».

link articolo

movimento 5 stelle

«La ferrovia deve essere centrale»

D’Incà appoggia il comitato pontalpino. Bond chiede lumi a Rfi

BELLUNO – Il Movimento5 Stelle sostiene il nuovo comitato in difesa del treno. Il deputato Federico D’Incà accoglie con entusiasmo la notizia della nascita del comitato “Si Reg” (Sì regionale al passaggio a Nord-Est), istituito sabato scorso in occasione dell’assemblea in difesa della tratta ferroviaria Ponte nelle Alpi- Calalzo di Cadore, attualmente chiusa per manutenzione.

«È fondamentale», precisa il deputato delM5S bellunese, Federico D’Incà, «anche e soprattutto nel Bellunese, dare alla ferrovia una centralità nel sistema generale dei trasporti e garantire i servizi ai cittadini, quindi non posso che dare il mio totale appoggio al nuovo comitato pro-treno e condividerne gli intenti ».

D’Incà, oltre che unirsi al coro di richieste per una rapida riapertura della tratta ferroviaria Belluno-Calalzo, rilancia l’idea della metropolitana di superficie, valutando anche possibili collegamenti con la Valsugana, la Pusteria, la costituenda rete delle piccole ferrovie delle Alpi, nonché con l’anello ferroviario delle Dolomiti.

«Occorre mettere alle strette Rfi, la società che gestisce l’infrastruttura ferroviaria e che spesso non si coordina nemmeno con Trenitalia, che è invece il ramo che si occupa del servizio. Rfi ha enormi responsabilità nella gestione dell’infrastruttura e nel Bellunese questo è un fatto evidente, diventato urgenza con la chiusura della tratta Ponte nelle Alpi-Calalzo», dice il capogruppo regionale di Fi, Dario Bond. «Come fatto per Trenitalia, costantemente sotto stress per i continui disagi, ora bisogna spostare il tiro anche su Rfi».

Il consiglio regionale ha approvato, durante la discussione della finanziaria 2014, un ordine del giorno con il quale impegna la giunta regionale ad avviare l’iter per la progettazione preliminare dell’ idrovia Padova-Mestre come canale navigabile e scolmatore.

Positivo il commento di Pietrangelo Pettenò, consigliere regionale di Federazione della Sinistra, primo firmatario della richiesta di ordine del giorno assieme ai consiglieri Ruzzante, Bond, Laroni, Lazzarini, Furlanetto,Bozza e Pipitone. «Quest’opera consentirà di trasferire via acqua direttamente all’interporto di Padova oltre 5 milioni di merci che oggi viaggiano da Venezia a Padova via strada e ferrovia», spiega Pettenò, «con beneficio evidente per il territorio e gli abitanti che vedranno diminuire il traffico di attraversamento ».

L’infrastruttura consentirà di migliorare la sicurezza idraulica. «È un ennesimo passo avanti per un’opera che servirà a ridimensionare il rischio di piene eccezionali», conclude Pettenò, «per questo la Giunta dovrà attivare la concertazione con tutti i soggetti istituzionali interessati, nonché istituire un apposito tavolo tecnico politico al fine di contribuire all’avvio della progettazione ».

Giacomo Piran

link articolo

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui