Gazzettino – Venezia-Regione, piano casa al veleno
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
11
gen
2014
VENEZIA – Piano casa Orsoni: la città diverrà un hotel. Zorzato: falsità
IL RICORSO «Chiederemo al Governo di impugnare questo provvedimento di Palazzo Balbi»
LA SITUAZIONE ATTUALE Ecco le strutture ricettive oggi Ca’ Farsetti teme il boom
La cartina mostra la situazione attuale della dislocazione delle attività ricettive (hotel e case private) nella città storica. Con il Piano Casa Ter, ha detto ieri Orsoni, praticamente tutta Venezia sarebbe interessata da ampliamenti che possono portare a nuove destinazioni turistiche degli immobili. Ma il vicepresidente del Veneto, Marino Zorzato, ha smentito con forza questa eventualità e ha garantito la permanenza dei vincoli. A Venezia c’è il Pat, il Piano di assetto territoriale che il consiglio comunale ha adottato nel gennaio di due anni fa e che costituisce l’attuale strumento con cui la pianificazione del Comune viene adeguata alle disposizioni della Legge Regionale Urbanistica (11/2004).
IL RICORSO «Chiederemo al Governo di impugnare questo provvedimento di Palazzo Balbi»
Orsoni: «Piano casa, città a rischio»
Il sindaco torna ad attaccare la legge regionale: «Potremmo diventare un enorme grand hotel»
L’affondo arriva direttamente dal sindaco Giorgio Orsoni e punta dritto su Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale. «Siamo di fronte ad una norma contraddittoria e poco efficace – ha tagliato corto ieri mattina a Ca’ Farsetti – se si deve contemperare lo sviluppo con la tutela dell’ambiente. Si tratta di un progetto incongruente con i nostri piani urbanistici e con il Pat (il piano di assetto terroriale) totalmente stravolto dalle nuove disposizioni». Insomma, un attacco bell’e buono, quasi all’arma bianca contro il cosiddetto “Piano Casa ter” approvato nello scorso novembre dall’assemblea di Palazzo Ferro Fini, e che a fine mese dovrà (salvo sorprese) essere adottato.
Dopo l’incontro di giovedì, con tutti i primi cittadini delle città capoluogo del Veneto (Venezia, Padova, Treviso, Belluno, Rovigo, Vicenza, Verona) alla presenza anche del ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ieri mattina Orsoni, insieme all’assessore all’Urbanistica, Andrea Ferrazzi e ai tecnici dell’assessorato (Maurizio Dorigo, Oscar Girotto) ha sfoderato la grinta della battaglia sottolineando prove alla mano, con una serie di planimetrie e relative simulazioni legate all’adozione del Piano Casa Ter, come la città possa diventare un enorme “grand hotel” visto e considerato che verrebbero abbattuti tutta una serie di controlli sulla residenzialità e sulle attività ricettive stravolgendo di fatto il tessuto cittadino e trasformando la Serenissima in un unico grande albergo.
«Ci conforta sapere – ha continuato il sindaco – che l’intento della Regione non è applicare questa norma ai centri storici. Una normativa che deve essere resa inoltre compatibile con le linee della programmazione urbanistica comunale. Ed é per queste ragioni che ci siamo impegnati a costruire una proposta di legge che modifichi o integri il Piano Casa proprio su questi punti. Parallelamente chiederemo al Governo di impugnare questo provvedimento con cui la Regione toglie ai Comuni i poteri attribuiti loro dalla Costituzione in tema di programmazione, pianificazione e sviluppo dei territori, nell’ambito della loro autonomia. Il rilancio del settore dell’edilizia e dell’economia del territorio è anche un nostro obiettivo, ma credo si possa intervenire diversamente. Penso alla rottamazione degli edifici, alla defiscalizzazione, alla sburocratizzazione delle procedure». Un attacco a testa bassa con l’assessore Ferrazzi che ha rincarato la dose: «Gli intendimenti di fondo della Regione sono interessanti – ha detto – e non c’è una volontà politica strumentale di contrastare le decisioni regionali. Il Comune è convinto che il tema del rilancio economico attraverso un impulso del settore edilizio sia serio e che per questo vada affrontato con accortezza e determinazione».
E su questo sono venuti in aiuto i tecnici: «Se il nostro Pat – ha sottolineato Girotto – comporta un carico aggiuntivo del 15 per cento, il Piano Casa che non prevede la valutazione ambientale strategica, consentirà un ampliamento che va dal 50 al 70 per cento con gravi conseguenze, soprattutto in Terraferma, sull’occupazione di suolo dovuto ad un indisciplinato aumento dei metri cubi di un corpo edilizio, magari su terreni agricoli».
LA REGIONE – Dura replica alle critiche del sindaco di Venezia
IL VICEGOVERNATORE «Sono stanco di sentire balle La città storica sarà tutelata»
VICE PRESIDENTE – Marino Zorzato numero due della Regione difende il Piano Casa
Zorzato: «Basta bugie Restano tutti i vincoli»
«Balle, solo balle. Mi sono stancato di leggere solo fesserie. Scusate la foga, ma è così». Marino Zorzato, vicepresidente e assessore regionale al Territorio, va su tutte le furie. E nella sfuriate attacca subito sul “caso veneziano”: «Trovo francamente assurda la crociata che alcuni sindaci stanno facendo contro la legge – taglia corto, riferendosi a Orsoni – Anche perché i rischi di devastazione che vengono paventati non esistono: il Piano Casa non rimuove alcun vincolo, sia esso comunale, regionale o nazionale, e i limiti che le amministrazioni locali hanno fissato alla data di approvazione della legge, rimangono inalterati. È davvero una bufala che i nostri preziosi centri storici, come Venezia, possano venire alterati e subire dei danni dall’applicazione del Piano Casa: se ciò dovesse succedere sarà perché i Comuni non hanno adeguatamente tutelato il patrimonio edilizio storico con gli strumenti di cui già dispongono. È bene che i sindaci sappiano che l’ultima parola spetta e spetterà sempre alla Soprintendenza ai Beni artistici e architettonici».
Insomma chi ha orecchie per intendere, intenda. L’attacco del primo cittadino di Venezia, sulla trasformazione della Serenissima in una grande albergo con il nuovo Piano Casa, viene rispedito al mittente con l’invito ad informarsi. Insomma, una burrasca in un bicchier d’acqua secondo il vicepresidente della Regione. «Si può stimare che il Piano Casa nel Veneto valga dai 6 agli 8 milioni di metri cubi – ha concluso Zorzato – che corrispondono appena a un valore tra il 5 e il 7 per cento dei 100 milioni di metri cubi di nuova espansione edilizia prevista nel Veneto. Con quale coraggio, chiedo, alcuni sindaci puntano l’indice accusatore sul Piano Casa, quando città come Venezia prevede nel suo Pat un’espansione di oltre 6 milioni di metri cubi per il residenziale e di 3 per il produttivo? Quando Padova ha aggiunto ai 2,6 milioni che residuavano dal vecchio Piano Regolatore per la residenza, il direzionale e il commerciale, ulteriori 2 milioni di metri cubi con il Pat? Non possono essere questi amministratori a venirci a dare lezioni di tutela del territorio».
Zorzato rivendica i risultati del Piano Casa tornando all’attacco dei sindaci contestatori. «Utilizzando questo strumento – ha detto – settemila aziende del comparto hanno evitato la chiusura, 11mila posti di lavoro sono stati salvati e altrettante famiglie hanno potuto contare su un’entrata preziosa in tempo di crisi; sono stati realizzati interventi per 2,8 miliardi con un aumento degli investimenti pari al 5,8% nel campo delle ristrutturazioni: il tutto grazie ai 60 mila casi di recupero edilizio che hanno migliorato anche esteticamente i nostri centri abitati. Voglio ricordare che l’edilizia muove un indotto composto da oltre 80 settori merceologici diversi».
Dati che fanno capire la portata del progetto e in particolar modo l’ampiezza del settore casa nel Veneto. E se da una parte Zorzato sottolinea la bontà delle iniziative intraprese, dall’altra risponde piccato all’offensiva dei sindaci delle città capoluogo del Veneto. «Il dialogo e il confronto rimangono aperti con i Comuni e con tutti i soggetti interessati e, ribadisco, – ha aggiunto – ben vengano iniziative e proposte tese a migliorare la legge. Ma nessuno mi può impedire di difendere lo spirito e gli obiettivi di una norma che, come testimoniano i numeri e i risultati, ha prodotto nel Veneto solo benefici, sul piano economico e occupazionale, dando risposte concrete ai bisogni delle famiglie e delle aziende, senza deturpare il nostro territorio, anzi, migliorando in molti casi la qualità del patrimonio edilizio esistente».
P.N.D.
Il sindaco Orsoni: «Così diventeremo una città-grand hotel»
Il vicepresidente Zorzato: «Falsità, la legge non tocca i vincoli»
CONTESA – Tra il sindaco di Venezia e l’assessore Zorzato
40 % L’INCREMENTO IN ALTEZZA
80 % I COMUNI CHE LO APPLICANO
Lo scontro è diventato istituzionale. Da una parte i sindaci dei comuni capoluogo del Veneto, dall’altra la Regione. Tutti contro tutti e nel mezzo il bene più prezioso: la casa. Dopo il “siluro” lanciato giovedì dai primi cittadini di Venezia, Padova, Treviso, Belluno, Rovigo, Vicenza e Verona, e il “ramoscello d’ulivo” del vicepresidente e assessore regionale al Territorio, Marino Zorzato pronto al dialogo, ieri è stata nuova polemica al calor bianco.
Di più. Una gara di pugilato a distanza tra il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni che, al termine della giunta comunale, ha scelto di rincarare la dose dopo aver annunciato giovedì alla presenza anche del ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato, di aver deciso di dare il via ad un progetto di legge regionale che punti alla modifica del Piano Casa, sottolineando la necessità di un intervento del Governo sulla Corte Costituzionale per una presunta “illegittimità” del provvedimento.
Così, tanto per sfoderare il classico “gancio” all’avversario, Orsoni, insieme all’assessore all’Urbanistica, Andrea Ferrazzi, ha presentato planimetrie e “simulazioni” assestando un colpo deciso:
«Siamo di fronte ad una norma contradditoria – ha tagliato corto – e poco efficace se si deve contemperare lo sviluppo con la tutela dell’ambiente. Un Piano incongruente con i nostri progetti urbanistici e con il Pat (il Piano di assetto territoriale ndr) totalmente stravolto dalle nuove disposizioni».
Ed ecco come nella documentazione offerta da Orsoni emerga una sorta di “risiko” che andrebbe a stravolgere il tessuto cittadino presupponendo una massiccia trasformazione soprattutto dal punto turistico-ricettivo.
Come dire: addio vincoli alla residenzialità, grande spazio a bed & breakfast e alberghi.
«É reale il rischio di una “città grand hotel” – ha accusato Orsoni – Non ci stiamo. Ci conforta sapere che l’intento della Regione non è applicare questa norma nei centri storici, ma il Piano deve essere reso compatibile con le linee di programmazione dei Comuni, città capoluogo in testa».
Dall’altra parte del Canal Grande, a Palazzo Balbi, l’assessore Marino Zorzato ha deciso di rendere “pan per focaccia”. «Per allontanare ogni dubbio e perplessità – attacca il vicerpresidente della Regione – sono disposto a discutere su tutto, ma se si vuole tornare alla situazione precedente, non sono d’accordo. Non ne faccio nulla. Mi è stato riferito che i sindaci delle città capoluogo intendono elaborare un loro testo di legge: se sarà migliore del nostro, e risulti favorevole alle istanze dei cittadini, lo approveremo, ma non vorrei che stessimo qui a a parlare della lesa maestà nel potere dei sindaci, visto e considerato che l’80 per cento dei primi cittadini sta applicando il Piano Casa senza problemi». E poi la smentita su Venezia. «Nessun vincolo viene toccato da questa legge. Se in città ci sono immobili non vincolati, non è affar nostro. Orsoni resta il dominus del suo piano regolatore e farebbe meglio a fare il sindaco invece che l’avvocato. Le legge non parla mai di cambio d’uso. Chi dice il contrario, dice balle!». Insomma, tutto rispedito al mittente nella polemica sulle attività ricettive nel cuore della Serenissima. Infine l’ultima questione: l’altezza degli edifici che, secondo un’interpretazione, potrebbe prevedere un 40 per cento in più per “alzare” immobili già esistenti. «Su questo è intervenuto il Decreto del Fare – taglia corto Zorzato – Qui a comandare su tutto sono e rimangono le Soprintendenze».
Paolo Navarro Dina
IN CONSIGLIO REGIONALE – Pd: pronto emendamento per una nuova modifica
BATTAGLIA – Lucio Tiozzo, capogruppo del Pd veneto
Intanto il Pd rilancia la battaglia in consiglio regionale annunciando la volontà di puntare ad una modifica del Piano Casa Ter a pochi mesi dalla sua approvazione. L’emendamento potrebbe essere presentato nel minor tempo possibile. Lo afferma il capogruppo Pd in consiglio regionale Lucio Tiozzo. «Se l’assessore Zorzato ci avesse dato ascolto – sottolinea l’esponente Pd – non saremmo arrivati a questo pesante scontro istituzionale tra enti locali e Regione. D’altro canto non serviva essere dei geni per capire che il caos sarebbe stato scontato. Vogliamo restituire ai Comuni i poteri che chiedono e una moratoria sui centri storici»
Triveneta TV – Rincaro pedaggi, pendolari penalizzati. Pedaggi raddoppiati per gli autotrasporti.
Posted by Opzione Zero in Filmati, Rassegna stampa | 0 Comments
9
gen
2014
Rincaro pedaggi, pendolari penalizzati.
Anno nuovo, nuovi rincari specie per i pendolari che si spostano fra la provincia di Venezia e Padova. Infatti dal 1 gennaio vi è stato un pesante aumento del pedaggio per la tratta Mirano – Padova Est della A4; da 0,80 a 2,80 € mettendo fine così al “tornello” che vedeva come teatro il casello Mirano – Dolo. Molti automobilisti uscivano e poi rientravano in autostrada risparmiando sul pedaggio. Scontenti i pendolari, soddisfatti invece i residenti di Vetrego che da tempo si lamentavano per l’inquinamento e l’aumento del traffico veicolare derivati da questa “brutta abitudine”.
E’ cresciuto il pedaggio sulla tratta Padova Est – Dolo ma scende invece quella della tratta Mestre – Padova Est che passa da 3,30 a 2,80€ uniformando così i costi della tratta.
Pedaggi raddoppiati per gli autotrasporti.
“6,90 € è il costo finale per 11km di strada percorsi dagli autotrasportatori” la denuncia arriva da Walter Basso segretario provinciale della CNA FITA Padova. Bassi spiega che prima per la tratta Padova – Mestre della A4 grazie al “tornello” al casello di Dolo-Mirano gli autotrasportatori riuscivano a risparmiare qualcosa, adesso con l’aumento dei pedaggi che ha uniformato la spesa la situazione è diventata critica.
Altreconomia – Un’autostrada salva l’altra
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
9
gen
2014
1 miliardo di euro è il debito che grava sul concessionario Cav
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha proposto una soluzione surreale al problema dell’indebitamento legato al Passante di Mestre: costruire la quarta corsia di un’altra arteria, la Padova-Venezia. Intanto il suo partito dà il via alla campagna “#iononpago”, contro gli aumenti dei pedaggi
La ricetta di Luca Zaia per rendere meno problematica un’autostrada è costruirne un’altra. L’arteria che ha un problema è il Passante di Mestre, gravato da un debito di un miliardo di euro, iscritto a bilancio del gestore Cav spa, e secondo Zaia è possibile fare in modo che la restituzione dell’indebitamento possa essere spalmata fino al 2050, diciotto anni dopo la data di scadenza naturale dell’attuale concessione. Per spostare il contratto in essere a favore di Cav -una società pubblica, perché partecipata dalla Regione Veneto e dall’Anas- il presidente della Regione Veneto suggerisce una cosa semplice: bisogna costruire una quarta corsia tra Padova e Venezia, un’altra tratta in concessione a Cav, ed ottenere così dal ministero delle Infrastrutture una proroga di diciotto anni rispetto alla naturale scadenza della concessione.
È, né più né meno, ciò che sempre in Veneto ha cercato di ottenere il gestore dell’autostrada Brescia-Padova, cercando l’approvazione del devastante progetti della Valdastico Nord, come raccontammo nel febbraio 2013 su “Altreconomia”.
Il “piano Zaia” cerca di disinnescare le polemiche che attraversano l’area metropolitana tra Padova e Venezia (unita da una tratta autostradale che non è il Passante), in particolare quelle dei pendolari sulle quattro ruote che hanno protestato contro l’entrata in vigore delle nuove tariffe 2014, che hanno visto il pedaggio passare da 80 centesimi a 2,80 euro.
Un tema -quello delle polemiche per i rincari autostradali- che si rinnova anno dopo anno, complice anche i meccanismi di calcolo di questi aumenti: il metodo “per la remunerazione delle concessionarie è totalmente ‘blindato’, i piani finanziari su cui si basa sono addirittura secretati, nel senso che nessuno li può vedere, nemmeno i parlamentari, e tale meccanismo è stato recentemente dichiarato da uno dei massimi gestori, che non ha peli sulla lingua, ‘del tutto privo di rischi per i concessionari’” ha scritto nei giorni scorsi il professor Marco Ponti -uno dei massimi esperti in Italia di Economia dei trasporti- in un intervento su arcipelagomilano.org.
In tutto questo, c’è la Lega Nord -il partito del presidente della Regione Veneto Luca Zaia- che per il prossimo 11 gennaio ha promosso in tutto il Nord Italia manifestazioni con lo slogan #iononpago, presidi ai caselli per protestare contro i rincari. Prima di convocare l’iniziativa, “per dire BASTA a uno stato che fa pagare (e tanto) le autostrade solo al Nord” mentre “al Sud le autostrade sono GRATIS e a dicembre il governo Letta ha regalato altri 340 milioni di euro alla Salerno-Reggio Calabria!”, i Giovani Padani avrebbero potuto riflettere su quanto sta avvenendo nelle tre Regioni che amministrano –Piemonte, Lombardia e Veneto-, dov’è in corso o in programma la realizzazione di circa 20 nuove autostrade (qui la presentazione di Ae “Nuove autostrade utili davvero?”). E dovrebbero riflettere anche sul costo di queste infrastrutture, che oggi finiscono per gravare in parte sulle casse dello Stato (anche quelle come la Tangenziale Est esterna di Milano, che avrebbe dovuto essere realizzata dai privati in project financing) e domani -cioè per i prossimi cinquant’anni- saranno pagate dagli utenti, dai cittadini. Anche se non servono, anche se ormai è caduta in modo rovinoso la scusa dell’Expo 2015, usata come grimaldello per imporre l’avvio dei cantieri per opere come la Pedemontana Lombarda, che costa cinque miliardi di euro e ormai è chiaro a tutti non sarà pronta né per l’avvio (maggio 2015) né entro la fine dell’Esposizione Universale.
ARCIPELAGOMILANO.ORG
TARIFFE AUTOSTRADALI E CRISI: IL MIRACOLO DI CONCESSIONARI SEMPRE PIÙ RICCHI
Gli elevati aumenti delle tariffe autostradali in una situazione di calo del traffico non deve stupire troppo: il meccanismo per la remunerazione delle concessionarie è totalmente “blindato”, i piani finanziari su cui si basa sono addirittura secretati (?!?), nel senso che nessuno li può vedere, nemmeno i parlamentari, e tale meccanismo è stato recentemente dichiarato da uno dei massimi gestori, che non ha peli sulla lingua, “del tutto privo di rischi per i concessionari”.
Si noti che essendo la grandissima parte delle autostrade già ampiamente ammortizzate, ci si dovrebbe in realtà aspettare una diminuzione delle tariffe, non il loro sistematico aumento. Una delle cause di questa scandalosa situazione è certo la presenza di azionisti pubblici, che ha fatto in modo che le resistenze politiche al sistema, soprattutto a livello locale, siano state debolissime, anche in Lombardia. Pubblico e privato collaborano gloriosamente, e in modo “bipartisan”, a tosare gli automobilisti, abituati d’altronde a non fiatare. Si vedano gli aumenti stellari delle tasse sulla benzina. Ma si sa, sono perfidi inquinatori, come gli viene spiegato tutti i giorni. Poi non votano mica compatti …
Il dispositivo con cui le tariffe sono calcolate è tecnicamente complicato (“price cap“, RAB, WACC, fattore X, previsioni di domanda, ecc.) e non possiamo entrare qui in dettagli, pena la morte per noia dei lettori.
L’unico punto “attaccabile” del meccanismo sono in realtà i nuovi investimenti, e i loro prezzi. Formalmente questi investimenti sono decisi dal Ministero, cioè dall’ANAS, che li impone ai poveri concessionari a prezzi stracciati. Ma questi nuovi investimenti hanno anche un secondo fine, oltre a quello di far viaggiare meglio gli automobilisti: se ben programmati, servono a procrastinare all’infinito le concessioni stesse quando scadono, grazie a un’interpretazione “flessibile” di una legge (nota come Costa – Ciampi). Si pensi che un concessionario (non lombardo, ma per pochi chilometri …) ha serenamente dichiarato alla stampa, nell’imminenza della scadenza della sua lucrosissima concessione, che “era sufficiente manipolare un po’ il bando di gara, per non avere sorprese …”.
Gli investimenti e i loro costi sono in realtà negoziati in modo del tutto opaco (“secretato”) da ANAS con i concessionari stessi, e la sensazione è che quei due soggetti vadano davvero molto d’accordo.
Ma quel che ho descritto sinora non è il peggiore dei mali del settore: c’è molto di peggio. Il sistema dei pedaggi è oggi l’unico modo per finanziare le strade. Infatti per quelle non a pedaggio (statali, provinciali e comunali) i soldi sono pochissimi, e in diminuzione. Peccato che la domanda di traffico, soprattutto in una regione metropolitana come la Lombardia, sia per il 75% di breve distanza, e interessi l’intera rete, con gravi fenomeni di congestione diffusa (e si ricorda che un traffico congestionato inquina il doppio di un traffico ragionevolmente fluido, oltre a generare alti costi in termini di tempo per famiglie e imprese).
Quindi tra un po’ la viabilità ordinaria, quella che serve di più alla Lombardia, diventerà pericolosa e darà luogo a un disastro economico (i costi di manutenzione, se non s’interviene subito, crescono esponenzialmente). Spostare traffico sul ferro e sui mezzi pubblici sarebbe ottima cosa, peccato che sia costosissimo per le esangui casse pubbliche, e le simulazioni della Commissione Europea dicano che al massimo si sposterebbe pochi punti percentuali del totale del traffico. Ma i soldi vanno solo alle autostrade, cioè a quelle che gli automobilisti (e i camionisti) si pagano da sé con i pedaggi, come se non le avessero già pagate molte volte, visto che versano allo stato alcune decine di miliardi all’anno in accise e tasse varie. Poi sia il CENSIS, che più recentemente l’ISTAT, hanno definitivamente chiarito che la tassa sulla benzina è regressiva, cioè colpisce maggiormente le classi a reddito più basso. Lo stesso ovviamente vale per i pedaggi autostradali.
Che fare? Non si può fare molto, data la natura privatistica dei contratti di concessione: non si possono modificare unilateralmente. Ma almeno sui meccanismi di gare per le concessioni in scadenza, e soprattutto sulla razionalità e i prezzi degli investimenti, è urgentissimo che intervenga l’organismo apposito appena creato, cioè l’Autorità di regolazione, e che l’ANAS nel frattempo renda del tutto pubblico e trasparente il dispositivo con cui questi ultimi aumenti sono stati calcolati, comprese le analisi costi-benefici comparative e indipendenti, sui cui certamente si basano le scelte d’investimento fatte. Chi scrive, forse perché un po’ distratto, non ne ha mai vista una.
Marco Ponti
Nuova Venezia – Autostrade. Lega, M5S e Opzione Zero scatenati contro Cav e Zaia.
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
9
gen
2014
LE REAZIONI CONTRO LE NUOVE TARIFFE
MIRANO – Fuoco di fila politico contro Cav e le nuove tariffe autostradali. Il capogruppo della Lega in Regione Federico Caner lancia una proposta. La vignetta, sul modello austriaco, ma con una variante: invece dell’adesivo da applicare sul cruscotto, un dispositivo elettronico riconoscibile dai caselli automatici. A una condizione però: «Che Roma si assuma la responsabilità dei costi del Passante». Spiega Caner: «Mentre al Nord paghiamo per usare le strade costruite a servizio dei cittadini, al Sud è tutto gratis. Basterebbe che lo Stato decidesse di applicare al Nord sconti come quelli delle tratte gratuite, tipo Grande raccordo anulare di Roma, Palermo-Mazara o Palermo-Catania e saldare una parte del costo del Passante, rendendo così possibili sconti mirati ai residenti».
Interviene invece sul nodo del tornello di Vetrego il deputato Emanuele Cozzolino (M5S): «Il decongestionamento del traffico a Vetrego, se sarà confermato nei prossimi giorni, è positivo», afferma, «ma preoccupa che il problema sia stato risolto con la creazione di un altro danno: l’aumento spropositato delle tariffe. Praticamente un tassa pagata dai lavoratori costretti a spostarsi sulla Mestre-Padova. Al ministro Lupi ci permettiamo di ricordare che il progetto del Passante prevede lo spostamento del casello Venezia Ovest a Roncoduro e la liberalizzazione del tratto autostradale Dolo-Mestre e non gli aumenti scattati dal primo di gennaio».
Infine il comitato Opzione Zero torna sulla querelle: «Zaia propone ora di prorogare la concessione del Passante a Cav fino al 2050 per dilatare i tempi di rientro del debito e diminuire così i pedaggi. Ma per farlo Cav deve prevedere nuovi investimenti, dunque nuove opere. Pensare di uscire dalla crisi moltiplicando l’asfalto è demenziale. Il sistema Veneto è al collasso, Zaia smetta di farsi complice di una politica fallita».
(f.d.g.)
«Vogliamo i dati sui flussi ai caselli»
Lettera dei sindaci di Mirano e Spinea a Cav: dobbiamo sapere quanti mezzi evitano il Passante per intasare le nostre strade
MIRANO – Mirano e Spinea chiederanno il monitoraggio dei flussi di traffico ai caselli di Mirano-Dolo (a Vetrego) e Spinea (a Crea). Contare, in pratica, i passaggi giornalieri dei veicoli in entrata e in uscita per confrontarne il numero prima e dopo l’aumento delle tariffe. La richiesta parte da Mirano, dove il sindaco Maria Rosa Pavanello ha preparato una pepata lettera indirizzata a Cav, Concessioni autostradali venete, che partirà in giornata. Dovrebbe arrivare anche la firma del sindaco di Spinea Silvano Checchin, interessato dallo stesso problema. Sul tavolo i due comuni pongono il problema del traffico extra-autostrada.
Pavanello parla di “effetto domino”: «Bisogna pensare alle possibili contromisure che gli automobilisti adotteranno per difendersi dall’aumento. Se da Vetrego a Padova la tariffa è di 2,80 euro, ma il pedaggio costa solo 1,60 euro e i due caselli distano tra loro meno di 7 chilometri, è ovvio che molti automobilisti non residenti nei nostri comuni e che prima utilizzavano il casello di Vetrego, ora potrebbero decidere di spostarsi a Spinea. I problemi ora saranno là e comunque resteranno anche per Mirano. A cascata infatti i due comuni potrebbero venire investiti da flussi anomali e imprevisti di traffico».
Considerazioni già espresse dal sindaco di Mirano in occasione della Conferenza dei sindaci di Miranese e Riviera dello scorso 5 marzo a Vigonovo, di fronte ai vertici di Cav. Allora Pavanello sottolineò come istituire tariffe differenti per l’utilizzo di caselli geograficamente vicini (come Vetrego e Spinea appunto) avrebbe potuto rivelarsi dannoso per l’equilibrio della viabilità locale.
Ora il sindaco rincara la dose: «L’elevato e discriminante aumento del pedaggio d’inizio anno non è affatto una corretta politica per incentivare gli utenti a usare il Passante». E chiede perciò a Cav di avviare «con urgenza un’estesa operazione di monitoraggio dei cambiamenti dei flussi di traffico e della reazione degli utenti alle nuove tariffe, sia sulle sia su quelle libere».
Mirano chiede in particolare i dati mensili del 2013 relativi al casello Mirano-Dolo (località Vetrego) e quelli registrati al casello di Spinea. Raffrontando le “alzate di sbarra” del 2013 e quelle di questi primi giorni del nuovo anno si teme di dover scoprire l’amara verità: un “tornello” affatto eliminato, ma solamente spostato o, peggio ancora, spalmato. Dove? Nei paesi, lungo le strade dei quartieri, dove transitano anche pedoni e biciclette.
Filippo De Gaspari
AUTOSTRADE, PARLA IL CAPOGRUPPO CANER
Lega: vignette telematiche e al Passante ci pensi Roma
VENEZIA – Capitolo autostrade: come neutralizzare la mina vagante dei pedaggi rincarati? Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ventila abbonamenti scontati per pendolari e autotrasportatori; le società di gestione – e anche l’Udc veneta per voce di Antonio De Poli – chiedono al Governo un allungamento delle concessioni che consenta di spalmare i debiti e allentare così le tariffe. L’immancabile movimento dei forconi non escludono di allargare la contestazione ai caselli. Vie d’uscita? «Mentre al Nord paghiamo per usare le strade che abbiamo costruito al servizio dei nostri cittadini, al Sud si viaggia gratis, il problema è tutto qui», commenta Federico Caner, capogruppo della Lega in Regione «non serve un grande sforzo da parte di Lupi, basterebbe che lo Stato garantisse al Veneto condizioni simili a quelle in vigore sul Gra di Roma, sulla Palermo-Mazara e sulla Palermo-Catania, tutte gratuite. In fondo con quel che pagano i veneti al Paese, Roma potrebbe pure decidere di saldare una parte del costo del Passante, rendendo così possibile un sistema di sconti mirati ai residenti». «In questo caso», insiste «potremmo adottare una vignetta su modello austriaco, non con adesivo, bensì con dispositivo elettronico che i caselli automatici riconoscerebbero. Così non ci sarebbe bisogno di controlli e di code, e si potrebbe acquistare una sorta di abbonamento per il transito giornaliero, settimanale, mensile, annuale. Ora la palla passa al ministro, spetta a lui il compito di pareggiare le disparità tra la gestione oculata e virtuosa delle nostre autostrade e quella “allegra” del Mezzogiorno dove non si paga, anzi è lo Stato a ripianare i buchi delle società di gestione». Saranno queste le parole d’ordine delle manifestazioni di protesta che la Lega annuncia per domani all’altezza dei principali accessi autostradali.
Di tutt’altro avviso Scelta Civica, «Perché Zaia si sveglia ora che la frittata è fatta?», punge il consigliere Diego Bottacin «dal governatore, abilissimo ad annunciare azioni tanto imprecisate quanto inefficaci, vogliamo sapere perché i tempi di ammortamento del Passante siano tanto brevi visto che la concessione dura soltanto 24 anni anziché gli abituali 40. Ma soprattutto chiediamo cosa sarà fatto, oggi non fra una settimana, per eliminare una tassa occulta sulle tasche di famiglie e imprese, sui migliaia di lavoratori costretti ogni giorno a percorrere l’autostrada».
Siparietto sul web, con un botta e risposta riguardante il presidente della Cav, Tiziano Bembo. Chi lo accusa di incapacità, invitandolo a dimettersi, e chi lo difende ricordando gli oneri scaricati sulla concessionaria di Padova-Mestre: a parte il debito del Passante da ripianare, ci sono la vecchia autostrada Padova-Venezia, liberalizzata nei tratti Mirano-Dolo/Mestre-Venezia e da manutentare; la tangenziale mestrina, gratuita ma onerosa sul versante dell’asfaltatura e dell’illuminazione, così come la bretella per l’aeroporto di Tessera; fino allo sconcertante tornello di Tornello di Vetrego. Il tutto da finanziare con l’unico pedaggio consentito. Le cose stanno davvero così? «Sì, è la pura verità», replica Bembo.
LA RISPOSTA
Traffico di attraversamento problema di Mirano
di Maria Rosa Pavanello – Sindaco di Mirano
È vero, come è stato rilevato, che per il nostro comune la questione è di primaria importanza: ecco cosa sta facendo l’Amministrazione
Sul problema della viabilità nel comune di Mirano, per prima cosa devo ringraziare il signor D’Alessandro, lettore della “Nuova Venezia”, che nei giorni scorsi ha analizzato la questione e fatto delle proposte. In molti punti sono concorde, soprattutto nell’analisi del problema di quello che viene definito “traffico di attraversamento”. Questo, come è stato giustamente evidenziato, rappresenta uno degli aspetti più critici, capaci di condizionare negativamente la percezione di vivibilità della nostra città. Purtroppo l’aumento del traffico non si limita al solo quadrante ovest, analizzato nell’intervento, ma investe molte aree del centro urbano e del comune in genere, non risparmiando i quartieri periurbani e le nostre frazioni.
Consci dell’importanza di individuare soluzioni adeguate, nella fase di conclusione del Piano di assetto del territorio, abbiamo riaperto la consultazione attraverso un processo partecipato che abbiamo chiamato “La Piazza delle idee”, che ha visto coinvolte associazioni e cittadini. Ciascuno ha portato suggerimenti e approfondimenti ai vari temi trattati. Tra questi, quello dell’aumento del traffico e della sua gestione è stato senz’altro uno dei più dibattuti. Certamente il suo puntuale apporto sarebbe stato utile e importante in quella sede. In alternativa, avrebbe potuto chiedere un appuntamento con gli assessori che si occupano di viabilità, ambiente e lavori pubblici. Ad ogni modo, riceviamo ugualmente, e volentieri, lo spirito propositivo della lettera, raccogliendo l’invito a valutare i vari suggerimenti.
Entrando nel merito delle proposte, vanno segnalati alcuni punti deboli delle osservazioni del signor D’Alessandro. Per quanto riguarda l’eventualità della costruzione della camionabile con direzione SR 515 Noalese (la cosiddetta “bretella”), va ricordato che Mirano tutta, in ogni sua sfumatura politica, ha rigettato da tempo l’idea della costruzione di nuove strade: alle ultime consultazioni elettorali nessuno dei partiti e delle coalizioni presentatisi aveva nel suo programma la realizzazione di nuovi percorsi stradali.
La sua proposta di deviare gli autobus in via don Minzoni e via Nazario Sauro non è praticabile: anche volendo sorvolare sul fatto che queste sono due zone interamente residenziali (che, quindi, dovrebbero essere escluse da questo tipo di traffico), occorre notare che le due vie non hanno una larghezza tale da permettere il passaggio di un autobus. Inoltre, non sarebbe consigliabile gravare ulteriormente su via don Minzoni, già affollata dall’inevitabile afflusso quotidiano dei 3600 studenti degli istituti superiori e dei loro insegnanti. La maggior parte delle proposte originano dalla constatazione che via Battisti sia troppo trafficata, in particolare per colpa degli autobus. Non si può esattamente dire che sia così. Gli autobus che percorrono quella strada, infatti, non sono certo molti: oltre alle corse scolastiche (limitate a poche ore del giorno) e al piccolo e poco impattante omnibus per la stazione di Mira-Mirano (16 passaggi al giorno tra andata e ritorno), transitano solo i bus della tratta Borgoricco-Mirano, una quantità decisamente esigua (una quarantina di passaggi quotidiani, tra andata e ritorno), i passaggi di autobus in via Dante sono di gran lunga oltre i 200 al giorno.
D’Alessandro ci chiede, forse con ironia, che voto ci diamo. Sinceramente – ci credano i cittadini – non ci avanza il tempo di pensare a quale voto meritiamo. La verità è che la gestione di un territorio come il nostro è complessa e richiederebbe per essere affrontata con efficacia una possibilità di spesa di livello dieci volte maggiore a quella a cui siamo costretti dalle regole nazionali, come invece era possibile negli anni passati. Questa giunta sta lavorando con passione e attenzione, cercando di risparmiare su tutti i fronti, pur di garantire i servizi necessari ai cittadini, soprattutto quelli delle fasce più deboli, e pur di mantenere livelli sufficienti di manutenzione. Qualche volta si riesce a mettere in cantiere piccoli ma significativi interventi.
Va anche osservato che non tutte le decisioni che riguardano Mirano e la sua viabilità sono completamente in mano all’Amministrazione. Molto dipende da enti sovraordinati. A questo proposito, vale la pena ricordare lo sforzo dell’Amministrazione – attraverso riunioni e lettere, fino alle cause legali – per tutelare Mirano e assicurarle ciò cui ha diritto. Basti ricordare l’impegno che stiamo riversando per la questione dei 19 milioni di euro che Mirano attende da anni per le opere (in gran parte viarie) di compensazione legate al passante autostradale: un importo, questo, con cui la nostra città potrebbe risolvere gran parte dei problemi di viabilità. Abbiamo pesantemente sollecitato e coinvolto tutti gli enti firmatari e addirittura la prefettura come soggetto garante, con sei incontri effettuati alla presenza di dirigenti regionali, provinciali e comunali per sbloccare una situazione bloccata, ma non per cause certamente imputabili all’Amministrazione.
Da ultimo, molte delle iniziative che vengono citate sulla viabilità in altri comuni limitrofi, in realtà sono interventi di competenza sovracomunale, attuati in primo luogo dalla Provincia, con la quale i comuni sono chiamati a collaborare nel rispetto dei rispettivi ruoli (resta da vedere, peraltro, come verranno ridefiniti questi rapporti con l’eliminazione della Provincia di Venezia). In ogni caso, va anche detto che questi interventi – citiamo tra tutti il nuovo casello autostradale di Martellago/Scorzè o l’allargamento di via Costituzione a Spinea – anche se esterni ai nostri confini amministrativi, consentiranno comunque un beneficio anche per il nostro Comune.
Gazzettino – Casello Dolo/Mirano. Opzione zero e Cozzolino nuove azioni contro Cav
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 3 Comments
9
gen
2014
Mobilitazioni per gli aumenti autostradali
AUTOSTRADA – Il tratto di A4 che attraversa il territorio di Dolo. Da più parti si stanno mobilitando contro gli aumenti dei pedaggi
«Il problema del tornello è stato risolto creando altri danni». A Sparare a zero contro la concessionaria autostradale Cav ora è il miranese Emanuale Cozzolino, parlamentare del Movimento 5 Stelle, che critica apertamente l’aumento della tariffa sulla Mirano-Padova da 80 cent a 2.80 euro. «Il decongestionamento del traffico al tornello di Vetrego è ovviamente un fatto positivo, ma questo grave problema non è stato risolto con una soluzione bensì con la creazione di un ulteriore danno – scrive Cozzolino -. L’aumento delle tariffe autostradali è infatti spropositato e per i lavoratori si trasforma di fatto in una ulteriore tassa da pagare. Il rischio è poi quello di spostare semplicemente la massa di traffico sulla viabilità ordinaria, creando ulteriori disagi per i residenti e per gli stessi pendolari». Cozzolino ne ha pure per Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: «Si appresta a produrre altri danni con la realizzazione della nuova Romea, intanto gli ricordiamo che il progetto del Passante prevede lo spostamento del casello Venezia Ovest a Roncoduro».
Intanto il comitato mirese Opzione Zero, che ha già allacciato i contatti con un legale per valutare ricorsi e class action contro le nuove tariffe, punge il governatore Luca Zaia:
«La sua soluzione per diminuire i pedaggi è prorogare la concessione a Cav dal 2032 al 2050, in modo da dilatare i tempi per rientrare nella spesa di un miliardo per il Passante. Ma per ottenere una proroga Cav deve prevedere nuovi investimenti: ecco dunque l’ipotesi della quarta corsia sulla Venezia-Padova, che significa solo altro asfalto e nuovi debiti».
(g.pip.)
Pedaggi, scende in campo il governo
VENEZIA – I rincari autostradali, un affare di Stato, anzi di governo. Non a caso, una settimana dopo l’aumento dei pedaggi, che hanno colpito pesantemente la tratta Padova-Venezia e il sistema del Passante di Mestre, scendono in campo i ministri. Due appuntamenti diversi per luogo e tempo, uno a Roma e uno a Venezia, ma ugualmente inerenti il tema delle infrastrutture e dei loro costi, nell’ambito della riforma che farà finalmente decollare le Città Metropolitane, a partire da quella lagunare.
In presa diretta oggi pomeriggio alla Camera dei Deputati il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi risponderà all’interrogazione parlamentare presentata a tempo di record da Andrea Martella, vicepresidente del gruppo Pd. Ma siccome ne stanno arrivando altre, è evidente che la prima risposta di Lupi è quella che conta. Martella ha puntato il dito contro l’incremento delle tariffe del 12.9 per cento sulla Venezia-Trieste e addirittura del 250 per cento da Padova a Dolo, sostenendo che non si possono scaricare i debiti dei concessionari sugli utenti, come si fa con il Passante di Mestre.
Il ministro dovrà spiegare, inoltre, come intende realizzare la politica degli abbonamenti autostradali, annunciata alcuni giorni fa, per ridurre l’impatto degli aumenti a beneficio di pendolari e autotrasportatori. Una svolta salutata con favore, ma anche con grande scetticismo, dalle categorie interessate. E lo attendono al varco i Cinquestelle, che non riuscendo a trovarne traccia negli uffici ministeriali, già definiscono «un decreto fantasma» quello che ha autorizzato i rincari.
A Venezia, invece, il ministro dello Sviluppo Economico, il padovano Flavio Zanonato, ospite di Giorgio Orsoni, incontra a Ca’ Farsetti i sindaci di Venezia, Padova, Treviso, Vicenza, Rovigo e Belluno. Ufficialmente i primi cittadini dibatteranno di Piano Casa regionale, in realtà affronteranno con il ministro il tema della crisi economica. A partire dalle situazioni di criticità industriale, per proseguire con le ricadute sugli enti locali della Legge di Stabilità. Ma sul tappeto ci sarà anche la Città Metropolitana che potrebbe unire il cuore del Veneto.
Una riforma contraddetta dai rincari sui trasporti che impediscono la comunicazione tra realtà territorialmente contigue che si scoprono sempre più vicine per motivi economici, oltre che culturali. E gli aumenti delle tariffe, come hanno denunciato in questi giorni un po’ tutti, sono un formidabile ostacolo allo sviluppo e alla crescita economica e produttiva.
In attesa che i ministri parlino, continuano a fioccare le prese di posizione. Che sulle tariffe hanno come obiettivo critico la Regione Veneto e la società di gestione della Padova-Venezia (la Cav) controllata da Palazzo Balbi e dall’Anas.
«Perché i tempi di ammortamento del Passante sono così brevi? E cosa intende fare il presidente Zaia per evitare che la situazione si replichi con la Pedemontana Veneta, arteria attualmente in costruzione con modalità identiche a quelle del Passante di Mestre?». Lo chiede Diego Bottacin, consigliere regionale ed esponente veneto di Scelta Civica, che ha indirizzato al governatore un’interrogazione: «Questi abnormi rincari sono una tassa occulta che pesa sulle tasche di famiglie e imprese, su migliaia di lavoratori».
Antonio De Poli, dell’Udc, chiede di «allungare di 10-15 anni la convenzione con la Cav che scade nel 2032, con l’obiettivo di ridurre l’impatto dei rincari dei pedaggi su famiglie e imprese». Il capogruppo della Lega in consiglio regionale, Federico Caner, lancia una proposta di “sconto”: «Se Roma si assumesse la responsabilità di parte dei costi del Passante, potremmo adottare una “vignetta” su modello austriaco».
Giuseppe Pietrobelli
IL CAOS A “COSTO ZERO”
La replica Cav: «Erano illeggibili solo 54 tagliandi, lo 0,8 per cento»
Caro direttore,
la spiegazione tecnica di quanto accaduto nella giornata di ieri è la seguente: se un utente inserisce un biglietto in una pista automatica e questo risulta smagnetizzato l’operatore del servizio, da remoto, è costretto a richiedere all’utente la sua provenienza. Successivamente l’operatore “tabula” la stazione di entrata e l’utente ha la possibilità di pagare il pedaggio.
Nel caso in cui l’utente dichiari di essere entrato in una stazione che dà pedaggio zero viene emesso automaticamente un rapporto di mancato pagamento a completamento dell’operazione di esazione. L’operatore invita l’utente a non prendere in considerazione il rapporto di mancato pagamento e ad inserirlo in un apposito contenitore posto vicino all’apparecchiatura. Le preciso che la frequenza di emissione di tali rapporti per biglietti smagnetizzati nella giornata di ieri è stata davvero bassa. Per la precisione su 6310 emissioni di biglietti, sono risultati illeggibili circa 54 tagliandi su 6 porte/uscite, per una percentuale dello 0,8. Cav esegue molto spesso le manutenzioni ai propri impianti che ovviamente sono acquistati dagli stessi fornitori di altre concessionarie. Le macchine si sa a volte si inceppano e l’incidenza degli inconvenienti, a mio modesto giudizio di parte, sono modesti. Posso comprendere il fastidio degli utenti che hanno segnalato il problema, ma mi risulta che ciò non abbia creato code all’uscita dei caselli. Resta il fatto che cercheremo, come sempre, di migliorare per evitare anche questo tipo di disagi.
Tiziano Bembo – Presidente Cav
Corriere del Veneto – La Cav e il caro pedaggi. Servira’ un mese per studiare abbonamenti e agevolazioni.
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
9
gen
2014
Un ventaglio di ipotesi per residenti e pendolari. Dossier inviato alla Regione, da verificare la sostenibilità economica
VENEZIA—Ci vorranno dalle tre alle quattro settimane per sapere se Cav sarà in grado di applicare una qualche forma di sconto o abbonamento agli automobilisti che si muovono abitualmente lungo la Venezia-Padova. Un primo schema di lavoro è già stato inviato in Regione ma si tratta più che altro di una road map che, oltre alle intenzioni, ha poco o nulla di concreto (non solo sull’entità dell’eventuale riduzione del pedaggio ma pure sulla sua reale fattibilità).
Gli uffici di Cav sono al lavoro su un ventaglio di ipotesi di riduzione del pedaggio piuttosto ampio che va dal 10 al 50% (attualmente i residenti di Dolo, Mira,Mirano, Pianiga e Spinea godono di uno sconto in direzione Padova del 40%, da 2,8 a 1,68 euro), con perno ora il concetto di «residente» ora quello di «pendolare» ora entrambi ed un confronto con la scontistica e le tariffe applicate in altre parti d’Italia e d’Europa. Fondamentale, per le simulazioni allo studio dei tecnici, è il recupero dei flussi di traffico antecedenti all’apertura del Passante, che aiuterebbero a capire, uniti a quelli successivi, l’evoluzione della domanda e dunque gli effettivi margini di manovra nel rapporto tra gli incassi da pedaggio e i tempi della concessione, che com’è noto scade nel 2029 anche se la società nel 2015 vorrebbe negoziare col ministero dei Trasporti un allungamento fino al 2049 (in cambio della quarta corsia).
Non solo in Veneto la stangata d’inizio anno ha scatenato l’ira degli automobilisti e degli autotrasportatori, come dimostra il fatto che anche il sindaco di Gorizia Ettore Romoli ha chiesto un incontro ad Autovie per verificare se sia possibile ridurre l’impatto dei rincari sulla A4, ma forse qui più che altrove la protesta ha assunto i contorni di una vera e propria sollevazione, in grado di mettere in imbarazzo la Regione, azionista al 50% di Cav. Lo dimostra la lunga serie di comunicati piovuti anche ieri sull’argomento, mentre si attende di capire se Palazzo Balbi sia o meno disponibile a girare nelle casse della concessionaria un budget per la copertura degli sconti, partendo dal presupposto che per molti veneti l’autostrada è un «servizio pubblico» necessario per raggiungere il lavoro alla stregua di bus e treni. Oggi, durante il question time alla Camera, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi risponderà ad un’interrogazione del Pd, primo firmatario il vice capogruppo Andrea Martella: «Il governo deve contrastare i rincari e ridurre le conseguenze dell’aumento dei pedaggi sulle imprese di trasporto, sui pendolari, sul sistema produttivo e sui consumatori – dice Martella -. E’ necessario definire un sistema di adeguamento delle tariffe autostradali vincolato agli investimenti effettivamente realizzati dai concessionari; essenziale rendere trasparenti i meccanismi di adeguamento delle tariffe e i rapporti contrattuali stipulati in passato tra lo Stato e le concessionarie; urgente garantire più stringenti controlli di gestione, in particolare per evitare ingiustificati aumenti tariffari».
Il capogruppo della Lega in Regione Federico Caner, invece, si allinea alla posizione ribellista già espressa dal governatore Luca Zaia, che nei giorni scorsi era sbottato: «Con 21 miliardi di tasse pagati a Roma ogni anno, i veneti sulle autostrade dovrebbero andarci gratis». Rincara Caner: «Mentre al Nord paghiamo per usare le strade che abbiamo costruito a servizio dei nostri cittadini, al Sud è tutto gratis. Non serve nemmeno un grande sforzo da parte del ministro Lupi: basterebbe che lo Stato decidesse di applicare al Nord sconti simili a quelli già in vigore lungo le tratte gratuite sul Gra di Roma, sulla Palermo-Mazara e sulla Palermo-Catania… In fondo con quel che paga il Veneto al Paese, Roma potrebbe pure decidere di saldare una parte del costo del Passante, rendendo così possibile un sistema di sconti mirati ai residenti ».
Nuova Venezia – Chisso respinge i treni lombardi in Veneto
Posted by Opzione Zero in Senza categoria | 0 Comments
9
gen
2014
Altolà dell’assessore: «Noi guardiamo ai colossi svizzeri, austriaci, tedeschi non certo alla società regionale di Maroni»
VENEZIA – Una partita delicata e redditizia, destinata a riservare sorprese. In palio c’è l’appalto dei treni regionali nel Veneto a partire dal 2015. Vale 150 milioni di euro l’anno e la gara europea annunciata dalla Regione, che ha disdettato il contratto con Trenitalia rea di inadempienze e ritardi, suscita già molti appetiti. A cominciare da Milano, dove il governatore Roberto Maroni persegue la fusione tra le società Trenord (50% Regione Lombardia, 50% Trenitarlia) e Atm (l’azienda trasporti milanesi) capace di dar vita a un colosso “padano” del trasporto su ferro: «Se parte questo progetto», commenta il leghista «avremo un soggetto in grado di allargare la propria sfera d’azione anche al di fuori della Lombardia e avremo anche l’opportunità di sfruttare la grande occasione offerta dal fatto che la Regione Veneto ha disdetto il contratto con Rfi e presto bandirà una gara per aggiudicare il servizio di trasporto locale». La prospettiva, però, non entusiasma affatto Renato Chisso, l’assessore alla mobilità di Palazzo Balbi. Reduce da un pluriennale braccio di ferro di ferro con Trenitalia, alle prese tuttora con i guai dell’orario cadenzato e le proteste dei malcapitati pendolari, teme di cadere dalla padella alla brace: «Prima il Veneto», scandisce sornione l’esponente di Forza Italia echeggiando lo slogan elettorale di Luca Zaia «se i lombardi pensano di venire qui a farla da padroni, si sbagliano di grosso. I nostri treni non saranno affidati a una società regionale di medio calibro, abbiamo rinunciato a prolungare il contratto con Trenitalia per bandire una gara rivolta a società di spessore europei in grado di competere con Rfi nell’offrire un servizio all’altezza: parlo delle ferrovie svizzere, austriache, tedesche, inglesi, non certo dei candidati provinciali dell’ultima ora». Chisso avrà pure il dente avvelenato con l’omologo lombardo Maurizio Del Tenno («Abbiamo salvato i treni veneti», dichiarava pomposamente l’assessore del Pirellone dopo il ripristino degli otto convogli regionali Milano-Venezia, adibiti quasi esclusivamente ai pendolari meneghini… ) ma lo stesso Zaia – liquidate come «sciocchezze» le voci su fantomatici accordi nel segno della macroregione nordista – precisa che la gara avrà carattere rigorosamente internazionale: «Invieremo il bando da Stoccolma in giù», fa sapere «e a vincere sarà il migliore. L’obiettivo è uno solo: garantire ai viaggiatori veneti il miglior servizio ferroviario possibile». A frenare le candidature, però, potrebbe concorrere il vantaggio di cui, obiettivamente, gode Trenitalia: costola di Rfi, dispone in partenza di tratte, convogli, personale, depositi, officine, materiali… «È vero», replica il governatore «per questo chiedo al Governo di garantire la par condicio ai candidati, separando finalmente rete ferroviaria e gestore dei treni».
Filippo Tosatto
de poli (UDC) CONTRO L’ORARIO cadenzato
«Zaia viaggi con i pendolari»
VENEZIA «Il governatore Zaia faccia un tour sui treni affollati prima di riprendere a difendere l’orario cadenzato che ha solo un obiettivo: far risparmiare la Regione a danno dei pendolari. Così il sistema non va».
A lanciare la provocazione è il senatore dell’Udc e segretario del partito in Veneto, Antonio De Poli. «In questi giorni», continua «ricevo segnalazioni dai cittadini su ritardi e disagi»: sotto accusa, ancora una volta, c’è la tratta Bassano-Padova, già al centro delle polemiche nel giorno di esordio del cadenzato.
«Una mattinata da incubo per i pendolari. Treni affollati e decine di persone costrette a rimanere a terra», ricorda il senatore, che accoglie la protesta e le preoccupazioni espresse, fra gli altri, dall’assessore alle Politiche giovanili di San Giorgio in Bosco (Padova), Fabio Miotti: «Tra chi spara contro l’orario cadenzato c’è anche un sindaco che dovrebbe indirizzare a Zaia il video in cui vedono decine di persone costrette a viaggiare sui vagoni come sardine». Sulla questione, nei giorni scorsi, De Poli ha rivolto un’interrogazione al ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.
Sfmr: «Si chiude con 28 milioni»
Net Engineering: alla delibera della Regione da sommare 4,4 milioni di interessi
VENEZIA «Metrò» del Veneto: non bastano 23 milioni di euro per chiudere il contenzioso tra la Regione e la Net Engineering di Monselice, la società che ha ottenuto negli anni Novanta da Bernini e Cremonese l’incarico di progettare il Sfmr, il sistema ferroviario metropolitano regionale. La società la cui sede è a Monselice ha fatto sapere che la cifra in ballo è più elevata perché vanno calcolati gli interessi legali: si va da un minimo di 2.895.034,39 euro ad un massimo di 4.417.962,43 per un totale di 28.309.368,76:
«Net Engineering si riserva di emettere un nuovo comunicato dopo il deposito del lodo arbitrale», dice una nota ufficiale a commento della delibera 2261 della giunta regionale del 10 dicembre scorso, pubblicata sul Bur.
Dopo 25 anni, è tempo di bilanci, con l’orario cadenzato entrato in vigore nell’asse metropolitano 1 Padova–Mestre, l’unico dei tre progettati entrato in funzione. Il progetto di Net è stato ereditato dall’assessore Renato Chisso che coadiuvato dall’avvocato Alfredo Biagini e dal segretario del Bilancio Mauro Trapani, ha dovuto affrontare il contenzioso legale dopo che l’ex governatore Giancarlo Galan aveva imposto lo stop al pagamento delle fatture del Sfmr.
Ne è nata una lite che si trascina dal 2007 nelle aule del tribunale, da quando Net Engineering ha accusato la Regione Veneto di non aver saldato le fatture relative alla progettazione definitiva ed esecutiva del Sfmr. Il primo accordo risale al 2008 ma la transazione non viene rispettata e nel 2010 Net sollecita un lodo arbitrale, che la vede vincitrice. A questo punto, la giunta Zaia che prende il posto di quella guida da Galan, alza bandiera bianca e avvia l’iter per saldare le fatture. L’ultimo atto è del 10 dicembre, con la delibera che fissa a 23 milioni di euro il contenzioso ma a Monselice hanno rifatto i conti con gli interessi legali. La delibera della giunta Zaia «pur riconoscendo sussistere in capo a Net un credito in linea capitale di 23.891.406,33 euro rappresenta una unilaterale proposta di modifica del contratto condiviso tra Regione Veneto e Net e sottoscritto in sede arbitrale l’8 agosto scorso», dice Net.
Tribuna di Treviso – Treno Calalzo-Padova, impossibile salire a Fanzolo
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
9
gen
2014
VEDELAGO – Quasi impossibile ieri a Fanzolo salire a bordo del treno delle 07.25 diretto a Padova. «Eravamo già fissi come le sardine già a Montebelluna», informa uno studente salito nella città della dea Bellona la cui stazione precede Fanzolo. «Ho viaggiato in piedi fino a Padova e già a Montebelluna era difficile trovare posto e a Fanzolo era praticamente impossibile trovare spazio anche in corridoio», conclude lo studente. Il sovraffollamento dei convogli della linea Calalzo-Padova è provocato dall’orario cadenzato che da dicembre ha annullato i treni che partivano da Montebelluna per Padova alle 06.42 e alle 07.11 per unificarli con uno unico alle 07.11. Trattandosi delle corse più usate da lavoratori e studenti medi e universitari diretti a Castelfranco e a Padova e non essendo state aggiunte carrozze all’unico convoglio il sovraffollamento è inevitabile. In questi giorni il problema è contenuto, ma a dicembre alla stazione di Montebelluna era dovuta intervenire la polfer per fermare chi voleva salire quando il treno era già pieno. Il sovraffollamento provocato dal nuovo orario nelle ore di punta va aggiungersi ai vari problemi di funzionamento della Calalzo-Padova che, grazie a frequenti guasti meccanici dei treni e a malfunzionamenti della linea dell’alta tensione, è considerata da Lega Ambiente una delle peggiori tre linee ferroviarie d’Italia.
Gino Zangrando
Gazzettino – Venezia-Padova. “Con il nuovo orario tolti i vagoni per i disabili”
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
9
gen
2014
FERROVIE / LA DENUNCIA
VENEZIA (L.M.) – Dal nuovo orario di Trenitalia sono «spariti» quasi tutti i treni regionali attrezzati per far viaggiare, sulla tratta Venezia-Padova, anche i diversamente abili in condizioni dignitose (non come pacchi postali o sul vano biciclette) e di sicurezza. La denuncia viene da Agnese Villa Boccalari, una lidense che dopo essersi brillantemente laureata in Giurisprudenza all’università di Padova nel 2012, rischia di dover abbandonare gli studi. Perchè lei si sposta in carrozzina, e, nel nuovo orario entrato in vigore a metà dello scorso mese di dicembre, non ci sono treni, regionali a misura di diversamente abili. I collegamenti regionali sono rimasti praticamente invariati, ma sono stati quasi azzerati i convogli che consentano di salire a bordo con la sedia a rotelle. Così lei su facebook ha anche minacciato lo sciopero della fame, visto che, ad un primo appello lanciato alle istituzioni, nessuno ha risposto. Agnese è conosciuta al Lido di Venezia, dove vive, per le molteplici battaglie per i diritti dei diversamente abili. Per arrivare alla lezione alle 9.30 dovrebbe partire alle 6 del mattino. «Non mi hanno concesso una deroga per salire sulle Frecce con il biglietto regionale».
C.S.Op.Zero 08/01/14 – Caro pedaggi: le ricette schizofreniche di Zaia.
Posted by Opzione Zero in Comunicati Stampa | 1 Comment
8
gen
2014
COMUNICATO STAMPA COMITATO OPZIONE ZERO
Mentre il ministro Lupi propaganda abbonamenti autostradali, impraticabili persino per le associazioni di categoria degli autotrasportatori, e Bembo (presidente di CAV in quota Lega) dichiara che non è pensabile l’estensione degli sconti, Zaia si fa portavoce della schizofrenia di questo sistema ormai in cortocircuito che si vorrebbe risolvere con gli stessi errori che lo hanno provocato, cioè con nuove opere totalmente inutili.
Dopo l’ennesimo retorico “Basta asfalto”, il Governatore del Veneto svela la sua ricetta: prorogare la concessione del Passante di Mestre a CAV fino al 2050 per dilatare i tempi di rientro del debito (oggi pari a 1 miliardo) e così diminuire i pedaggi. Ma per ottenere una proroga, CAV deve prevedere nuovi investimenti… Ed ecco spuntare un’inutile demenziale quarta corsia sulla Padova-Venezia, che significa altro asfalto e altro indebitamento per le casse pubbliche.
A fronte di una crisi strutturale che sta raschiando il fondo delle tasche dei cittadini e dei lavoratori, con un traffico in costante calo evidenziato dallo stesso Lupi, pensare di uscirne moltiplicando le opere con quarte corsie o addirittura nuove autostrade, come la Romea Commerciale, ci sembra francamente al limite della patologia, se non della malafede.
Se dovesse andare in porto la devastante superstrada Pedemontana da Montecchio a Spresiano, ci sarebbe un ulteriore calo del traffico sul Passante (direttrice Verona – Belluno) con conseguente aumento dei pedaggi sulla Padova-Venezia. Stessa sorte toccherebbe all’A13 Padova-Bologna, se dovesse essere realizzata la Orte-Mestre.
Insomma, abbiamo sotto agli occhi un “sistema Veneto” al collasso, in cui il meccanismo del project financing sta mostrando il suo fallimento e conclamata insostenibilità; in cui non si riescono a ripagare i debiti, ma si è pronti a crearne degli altri; in cui si proteggono solo i concessionari autostradali e le lobby finanziarie.
Da sempre Opzione Zero chiede che il problema del caro pedaggi sia risolto “a monte” con scelte strategiche di mobilità da rivedere radicalmente, considerando fondamentale il trasporto pubblico e su rotaia, a reale servizio dei cittadini e dei pendolari. Pertanto, consigliamo a Zaia di smettere di farsi complice di una politica opaca e fallita.
Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero
Per leggere la Privacy policy cliccare qui