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Nuova Venezia – Salasso pedaggi. La Venezia-Padova.

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4

gen

2014

Caro-pedaggi, interviene Zaia

Intanto cresce la protesta di pendolari, autotrasportatori e sindaci

Zaia: «Una soluzione in aiuto ai pendolari»

Risposta al nostro appello: Cav potrebbe pagare il Passante in più anni

Il ministro Lupi: sistema di abbonamenti per ridurre l’impatto dei rincari

VENEZIA – Spalmare il rimborso del Passante di Mestre su un arco più lungo di tempo: dal 2032 al 2050. È questa la strada cui stanno lavorando la Regione e la Cav per alleviare l’impatto delle tariffe sui pendolari della Venezia-Padova, letteralmente infuriati dal balzo dei pedaggi introdotto dal primo gennaio. Il governatore Luca Zaia prende a cuore l’impegno: «La soluzione per i pendolari dell’auto è l’unica cosa cui sono interessato in questo momento» spiega raccogliendo l’appello del direttore di questo giornale. Anche il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ammette che «il sistema delle concessioni deve essere rivisto», anche alla luce del calo del traffico automobilistico. Per il Passante di Mestre il calo c’è stato, anche se inferiore alla rete autostradale italiana: nel 2012 hanno solcato il Passante 38 milioni e mezzo di veicoli, con una media giornaliera di 105.454 veicoli, che hanno garantito 105 milioni di euro di pedaggi. Il calo registrato è stato del 5 per cento. Anche il 2013 si è chiuso con un calo, di poco inferiore al 5 per cento, portando i ricavi da pedaggio a una quota di poco superiore ai cento milioni di euro. Il ministro Lupi si spinge più in là e annuncia: «L’introduzione subito di un sistema di abbonamenti anche sul sistema autostradale per le categorie che sono più deboli, pendolari e autotrasportatori. Se riuscissimo con il sistema dell’abbonamento a ridurre i costi del 20 per cento avremmo ridotto di molto l’impatto degli aumenti». La stangata del pedaggio sulla tratta principale del Veneto gestito dalla Cav (più 13,55% dal 2013, più 6,26% dal 2014) ha scatenato una rivolta contrassegnata dalla unanimità: pendolari, trasportatori, sindaci, comitati e forze politiche giudicano «eccessivo» l’aumento e «inopportuno» questo momento, invocando meccanismi di agevolazioni e gradualità. Ma il nodo, come spiega il presidente di Cav Tiziano Bembo, è legato alla modalità con cui è stato realizzato il Passante di Mestre. Un investimento (1,2 miliardi di euro) destinato ad essere rimborsato in larghissima parte dai pedaggi applicati agli utenti. Dopo quasi quattro anni di tariffe congelate, sono scattati gli aumenti, che in due anni hanno raggiunto il 20 per cento. Ma il punto che «impicca» Cav a tenere alte le tariffe (il Passante è l’autostrada dai pedaggi più cari d’Italia) è legato alla scadenza della concessione del Passante: il 31 dicembre 2032, data entro la quale deve essere restituito il debito. Una durata «anomala» perché tutte le concessioni autostradali sono mediamente quarantennali, per consentire ai concessionari il ritorno degli investimenti strutturali e di manutenzione. La data, all’epoca dell’apertura del Passante, non era stata scelta a caso: ma legata alla scadenza della concessione Anas. Una proroga non appare impossibile, magari in cambio di nuovi investimenti strutturali sulla rete: un’ipotesi di progetto ci sarebbe già, la quarta corsia sul tratto Padova Est/Mestre. In questo modo Cav potrebbe rimodulare il proprio debito non più sui 23 anni inizialmente previsti ma su un periodo di 41 anni. Solo attraverso una nuova scadenza potrebbero trovare posto le agevolazioni per i pendolari che anche il governatore Luca Zaia si starebbe impegnando a trovare.

Daniele Ferrazza

 

IL GOVERNATORE

L’IMPEGNO A CERCARE ALTERNATIVE

Impegno del presidente della Regione: «La Cav studierà una soluzione»

di LUCA ZAIA – Egregio Direttore, ho letto la sua lettera aperta sugli aumenti tariffari della rete gestita da Cav e devo dire che la sua preoccupazione per le ricadute monetarie sui pendolari della gomma è anche la mia. Per questo motivo ho già chiesto al presidente di Cav, Tiziano Bembo, di lavorare pancia a terra per identificare rapidamente una soluzione a favore di migliaia di lavoratori che non trovano nel servizio ferroviario, e su questo mi trova d’accordo, una valida alternativa allo spostamento in auto. La soluzione per i pendolari dell’auto è l’unica cosa cui sono interessato in questo momento. Tuttavia, vorrei fare qualche chiosa alla sua garbata lettera. Partirei dal concetto che siamo fra due fuochi: da un lato la necessità di trovare soluzioni utili al territorio e che tali soluzioni siano meno onerose possibile per i cittadini, dall’altro l’obbligo di rispettare ciò che prevedono le leggi di uno Stato centralista e miope, senza dimenticare gli equilibri economici delle società controllate che – come noto – io pretendo siano in assoluto equilibrio. Premesso che Cav attende ancora che lo Stato (sì, sempre quello Stato – rappresentato in questo caso dal Ministero dello Sviluppo Economico – al quale e dal quale chiediamo con sempre maggior forza autonomia) rimborsi più di 100 milioni di contributo per la realizzazione del Passante, sarà bene dire ai pendolari che, se anche gli amministratori di Cav volessero estendere dal giorno alla notte la scontistica, non potrebbero farlo. Perché ogni atto in materia tariffaria deve passare al vaglio, ma soprattutto all’approvazione, di un organismo (anche questo saldamente centralista) che si chiama Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Vorrei anche chiarire, a onor del vero, che il progetto iniziale del Passante non prevedeva nessuna ipotesi di sconto, e che è stata proprio questa Presidenza regionale a farsi carico di una prima tranche di agevolazioni cui lei già accennava nei servizi odierni del suo giornale. Questo insomma ho ereditato, e questo ora devo gestire col massimo dell’intelligenza possibile e con un occhio attento alle tasche di chi non ha alternative alla strada per andare e tornare dal lavoro o svolgere le sue attività. Ma anche con uno sguardo non secondario alla sana gestione economica della concessionaria: come noto, io voglio società ben gestite, anche perché i costi poi li paghiamo tutti, pendolari della gomma compresi. Quando gli attuali vertici di Cav si sono insediati, nel 2012, c’era la bellezza di quasi un miliardo di debiti, già ridotto in appena un anno di quasi la metà. Scontiamo, insomma, il peso della indubbia indispensabilità di un’opera come il Passante che però ha distratto l’attenzione dagli oneri che ricadono sui territori, dalla gestione economica dei concessionari e dalle ricadute sociali indotte da un sistema trasportistico sicuramente squilibrato a favore della gomma. Il Ministro Lupi ha proposto forme di abbonamento per pendolari e professionisti della strada. Forse il titolare delle Infrastrutture ha preso ad esempio quanto abbiamo fatto con la Pedemontana che, al contrario del Passante, prevedeva già nel progetto originario una esenzione totale per 15 anni dei residenti nei comuni limitrofi. Ma anche in questo caso, i profondi cambiamenti apportati al progetto (da un nastro di cemento sul piano campagna si è passati a una superstrada che corre per il 70 per cento “in trincea”, con conseguente corredo di tangenziali, bretelle, allacciamenti, ecc) e gli aumentati costi dell’opera, hanno costretto a ridurre l’esenzione, portandola al 50 per cento della tariffa ordinaria, salvando però la gratuità per pensionati e studenti. Va riconosciuto infine che è dal 2009 che le tariffe Cav non vengono aggiornate, che le opere van pagate, che Roma è latitante, e che – sarà bene ricordarlo –, prima della realizzazione del Passante, Mestre era un imbuto che determinava un vero e proprio caos viario in tutto il Nord-Est. Sperando di aver dato una risposta non vaga ma attenta al merito della questione che riguarda migliaia di nostri corregionali, La ringrazio per lo stimolo e sappia che la terrò aggiornata sullo sviluppo della situazione.

 

LA REPLICA

GLI AUMENTI SONO ABNORMI

Il costo a chilometro era già adeguato gli ultimi aumenti sono abnormi

di ANTONIO RAMENGHI – Ringrazio il presidente Luca Zaia per la sollecita e articolata risposta e, soprattutto, per l’impegno preso affinché la Cav, «pancia a terra», trovi «rapidamente una soluzione a favore di migliaia di lavoratori». Perché questo è il punto che ci interessa pur dando atto di tutte le osservazioni del presidente riferite alla storia del passante, ai soldi non arrivati da Roma, ai vincoli di un sistema ancora troppo centralistico. Il punto, qui e ora, è questo: gli aumenti decisi dalla Cav sono abnormi. A pedaggio pieno di 2,80 euro, il costo a chilometro della tratta Padova est- Mirano Dolo risulta essere di 0,22 centesimi (2,80 diviso 12,30 km). Bene: il costo a chilometro della tratta Padova-Roma risulta essere di 0,07 centesimi (34,90 diviso 500 km): siamo a oltre tre volte tanto. Se poi si calcola il percorso di 20 chilometri, cioè sino alla barriera di Mira-Oriago il costo a chilometro resta alto, pari a 0,13 centesimi. Cioè il doppio del costo per Roma. Anche gli abbonamenti riservati ai residenti di alcuni Comuni non sono certo a buon mercato: a 1,68 euro il costo a chilometro sulla tratta Padova Est-Mirano Dolo risulta essere di 0,13 centesimi, cioè ancora il doppio di quanto costino i chilometri per andare a Roma. E scende a 0,084 se si considera la tratta sino a Mira-Oriago. A ben vedere dunque il pedaggio che non è stato aumentato dal 2009 era già allineato al valore attuale di 0,07 a chilometro della tratta Padova-Roma. È per queste cifre e questi conti che insieme a pendolari, autotrasportatori e cittadini veneti attendiamo con fiducia lo sviluppo della situazione e il frutto del lavoro della concessionaria che porti a rivedere le decisioni prese. Tanto più che Roma (per bocca del ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, come riferiamo in queste pagine) sembra essersi accorta di averla fatta grossa a beneficio dei concessionari e a carico dei cittadini.

 

La minaccia dei camionisti «I tir sulle strade statali»

Trasportatori sul piede di guerra: l’idea di una gigantesca “operazione lumaca”

Pd e Ucd all’attacco, Bond e Cortelazzo (Ncd): «Tariffe, serve gradualità»

VENEZIA – Altro che città metropolitana: gli aumenti ai caselli autostradali del Nordest mettono definitivamente questa parte d’Italia fuori mercato. Ad affondare il coltello nella piaga è la categoria dei trasportatori, che minacciano di boicottare il Passante e mettere su strada normale il traffico pesante.

«Gli aumenti sono ingiustificati e rischiano di mettere l’autotrasporto regionale definitivamente fuori mercato» spiegano Michele Varotto, vicepresidente nazionale dei trasporatori Confartigianato, e Nazzaeno Ortoncelli, presidente regionale di Confartigianato trasporti.

«Sulla Venezia-Trieste l’aumento riconosciuto è del 12,9%. Se questo è il modo di sostenere il nord est produttivi, è inutile lamentarsi se poi scoppia la protesta».

Ortoncelli lancia la provocazione di una «operazione lumaca» su vasta scala con il traffico pesante che potrebbe decidere di non usare l’autostrada e percorrere la viabilità ordinaria.

Gli fa eco anche il presidente dei trasportatori di Confindustria Belluno, Mauro Formenti: «Aumenti sconsiderati, una tassa occulta che graverà sui bilanci delle aziende di trasporto. Bisognerebbe reagire con iniziative forti, come il boicottaggio delle autostrade, che provocherebbe l’intasamento delle strade normali».

Ma è una gragnuola di reazioni, soprattutto contro il balzo del pedaggio sulla Venezia-Padova: «Il governatore Luca Zaia ha perso l’ennesima occasione per far valere il suo slogan ‘Prima i veneti': la Lega fermi la stangata della Cav e salvi le tredicesime dei veneti» sintetizza il senatore Udc Antonio De Poli.

Il più caustico è Beppe Caccia, consigliere comunale veneziano della Lista «in Comune»: che chiede il «Congelamento immediato degli aumenti dei pedaggi, applicati furtivamente nella notte dell’ultimo dell’anno, è il minimo». Secondo Caccia con questi aumenti cade la maschera sui «dieci anni di mitologia delle grandi opere e dei project financing» e della «narrazione» che ha avuto come grandi interpreti l’assessore Renato Chisso e l’ex governatore Giancarlo Galan.

«Reazioni negative anche dal Partito Democratico: «Prima il caos degli orari ferroviari, ora la stangata autostradale – ricostruisce Rosanna Filippin, segretario regionale –. Insomma, due bocciature nel giro di pochi giorni per la Regione».

E Bruno Pigozzo, consigliere regionale del Pd, aggiunge: «Arrivano al pettine i nodi di un ventennio di politiche sbagliate su mobilità e infrastrutture: il Veneto è la prima regione d’Italia per aumento delle tariffe autostradali e agli ultimi posti per efficienza».

Corrono ai ripari anche capogruppo e vice del Nuovo centrodestra in Regione, Dario Bond e Piergiorgio Cortelazzo, che chiedono «gradualità e responsabilità» a Cav e una riunione urgente della Commissione trasporti. «Il Passante deve restare una strada a servizio dei veneti e quindi le tariffe non possono diventare proibitive. Una cosa è certa, un pendolare nella tratta Padova Est-Mestre nel 2014 non può spendere mille euro in più all’anno rispetto al 2013, è quasi uno stipendio medio che si volatilizza».

E Stefano Valdegamberi (Futuro Popolare): «Incredibile che il sindaco di Verona motivi i rincari dei pedaggi autostradali dell’A4 con la necessità di colmare i debiti, visto che da quasi un decennio a comandare in autostrada è la Lega, prima con Manuela Dal Lago, poi con Attilio Schneck ed ora con Flavio Tosi».

(d.f.)

 

LA SCHEDA/LA STORIA DEL PASSANTE

Un miliardo di investimento: lo ripagano gli utenti

VENEZIA – Quattro anni di lavori, quasi un miliardo e duecento milioni di euro di investimento, 32 chilometri che hanno avvicinato il Veneto e reso «europei» i tempi di percorrenza del Veneto centrale. In precedente, l’attraversamento avveniva attraverso la tangenziale di Mestre, a due corsie, le cui code e incolonnamenti erano diventati la barzelletta d’Italia. Aperto l’8 febbraio 2009 e inaugurato dall’allora premier Silvio Berlusconi, il Passante di Mestre è stato realizzato con la procedura della Legge obiettivo e grazie ai poteri speciali assegnati al commissario, l’ingegnere polesano Silvano Vernizzi. I costi: 986 milioni per l’opera stradale (più Iva), dei quali 284 a carico dello Stato e 702,5 che dovranno essere recuperati dai pedaggi. 103 milioni sono stati investiti nelle opere complementari, circa 200 milioni per gli espropri. A realizzare il lavoro un consorzio di imprese, la Passante di Mestre scpa, cui il socio di riferimento era Impregilo (con il 42%) e che vedeva la presenza anche di Grandi Lavori Finconsit, Fip Industriale, Cooperativa Muratori e Cementisti C.M.C., Consorzio Cooperative Costruzioni, Consorzio Veneto Cooperativo, Serenissima Costruzioni. La Cav, società concessionaria controllata per il 50% dalla Regione Veneto e per il 50% dall’Anas, ha il compito di rimborsare l’investimento attraverso i pedaggi e un sistema di finanziamento del debito. La Cav è guidata dal presidente Tiziano Bembo (espressione della Regione), dall’amministratore delegato Piero Buoncristiano (Anas) e dagli amministratori Eutimio Mucilli, Fabio Cadel e Giampietro Marchese. Quest’ultimo, consigliere del Pd in Regione, è dimissionario dal 10 aprile scorso ma non è mai stato sostituito.

(d.f.)

 

Rossi chiama Orsoni: fermiamo i rincari

I sindaci: «Questi aumenti sono la negazione dell’area metropolitana».

Manildo: «Sì ad abbonamenti per pendolari»

PADOVA «Chiamerò il collega Orsoni perché il problema esiste e c’è bisogno di trovare una soluzione». Ivo Rossi, sindaco reggente di Padova, preannuncia un’iniziativa congiunta dei tre sindaci della PaTreVe (l’area metropolitana Padova-Treviso-Venezia) per bloccare il salasso dei pedaggi autostradali. E (in attesa del pronunciamento di Orsoni) trova manforte fin da subito in Giovanni Manildo, primo cittadino di Treviso per cui «siamo di fronte a rincari molto forti, troppo forti in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. L’idea di concedere delle agevolazioni effettive ai pendolari mi pare assolutamente sensata». Rossi e Manildo sono i primi a concordare sul fatto che simili pedaggi, che comportano esborsi fino a millequattrocento euro all’anno per chi usa l’autostrada tutti i giorni per lavoro, sono la negazione del progetto stesso di area metropolitana allargata a tutte e tre le province, di cui loro stessi stanno parlando da mesi e che figura nei rispettivi programmi. Collegamenti autostradali a prezzi folli, fra i più cari d’Italia, e treni perennemente in ritardo, pochi e spesso scassati, spezzano in due la PaTreVe, anzichè contribuire a realizzarla. Eppure le comunicazioni dovrebbero essere la prima caratteristica di un’area metropolitana che esiste nei fatti, come dimostrano tutti gli studi in materia di pendolarismo, dai dati Ocse a quelli in possesso dell’Ufficio statistico della Regione. Dati da cui emerge che il 96 per cento degli spostamenti quotidiani per lavoro o per motivi di studio, da Padova, Venezia e Treviso, si concentra proprio nell’area che raggruppa le tre province. Solo un misero 4% sfocia fuori di questa area o in altre regioni (elaborazione Centro Studi Sintesi su dati Istat). «Su questo non c’è dubbio e proprio perciò ci dovrebbero essere servizi adeguati – annuisce Ivo Rossi -. Il tema delle tariffe è centrale. Non possiamo tollerare costi insopportabili per chi lavora, specie in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Qui non parliamo di spostamenti per turismo ma per necessità. E quindi la previsione di forme di abbonamento agevolato per chi lavora è un’idea su cui si può lavorare». Ora Rossi è assente per qualche giorno di riposo ma preannuncia che al suo rientro in ufficio chiamerà Orsoni per proporgli un’iniziativa congiunta: «In periodi difficili ci si richiede capacità di lettura ed esercizio della fantasia per trovare soluzioni. Le tecnologie ci sono – continua -, occorre stabilire se Zaia e la sua giunta siano in grado di sostenere questa volontà. Dopo tanti proclami, chiediamo a Zaia di tradurre in fatti il suo “Prima il Veneto”. Non vorremmo che, dopo aver vessato le aziende di trasporto pubblico comunale e provinciale, la mannaia della Regione penalizzasse ulteriormente proprio quei cittadini, che almeno a parole, voleva privilegiare». Manildo dice di aver trovato «simpatico» il tweet di Malvestio che commentava di «pedaggismo federale»: «Questo è un aumento tutto deciso qui in regione e mi pare in controtendenza rispetto a tutta una politica che puntava a favorire i trasporti in ambito locale. Già c’erano le polemiche sui nuovi orari dei treni, ora questi rincari: bisogna trovare una soluzione. Sì, dunque, ad agevolazioni effettive per i pendolari e non piene di complicazioni come quelle di cui stanno parlando».

Enrico Pucci

 

CONSIGLIO COMUNALE «Cav e Zaia congelino gli aumenti»

Mozione di Venturini: inaccettabili perché colpiscono i pendolari 

MESTRE – Il Comune di Venezia in prima fila nel chiedere alla Regione di congelare gli aumenti imposti da Cav per A4 e Passante. Lo chiede il capogruppo Udc Simone Venturini che ha depositato ieri una mozione che sollecita l’azione del Consiglio comunale. «Gli aumenti dei pedaggi autostradali applicati nottetempo in Veneto sono inaccettabili per modalità e per entità. L’utilizzo dell’automobile e dell’autostrada, specie nelle tratte utilizzare dai pendolari, non può diventare un lusso per pochi», dice. «Questo aumento, forse pensato per rimpinguare le casse societarie a spese dei pendolari, non solo non risolve il problema del “tornello” di Vetrego, ma rischia di intasare tutta la Riviera del Brenta di automobili dirette da Padova a Venezia e viceversa». Colpa, dice Venturini, del «mancato arretramento ad ovest del casello di Villabona; di questo fallimento qualcuno dovrà rispondere». Venturini chiede che il Consiglio comunale inviti Regione e Cav a congelare gli aumenti in attesa di «un serio piano per la mobilità nell’area metropolitana tra Venezia, Padova e Treviso e dell’arretramento della barriera di Villabona».

E ottiene subito l’appoggio di Beppe Caccia (In Comune): «Condivido e sottoscrivo la mozione presentata da Venturini», dice. «Il congelamento immediato degli aumenti dei pedaggi autostradali, applicati furtivamente nella notte dell’ultimo dell’anno da Cav sulle grandi arterie che interessano direttamente il nostro comune, è il minimo che possiamo chiedere. Si tratta di un balzello che colpisce pesantemente il reddito mensile di decine di migliaia di pendolari che si spostano ogni giorno nell’area metropolitana centrale del Veneto. La stangata è il risultato prevedibilissimo di dieci anni di mitologie delle grandi opere e del project financing, narrati come strumento risolutivo dei problemi della mobilità. Nella dura realtà sono serviti ad ingrassare i profitti del sistema politico-affaristico di imprese come la Mantovani SpA, a spese sempre e comunque dei cittadini»

(m.ch.)

 

I CASELLI DEL PASSANTE – Spinea teme per il traffico «Qui tariffe inferiori»

MIRANO – Spauracchio traffico per i comuni del Miranese. Con l’autostrada così cara i sindaci ora temono l’invasione di auto e camion sulla viabilità ordinaria. Così, alle proteste dei pendolari si aggiunge la rabbia dei primi cittadini, costretti a parare le solite decisioni calate dall’alto. Parando, tra l’altro, anche i colpi di chi ora accusa proprio i sindaci di non essersi fatti sentire abbastanza nei mesi scorsi, in vista dei prospettati aumenti.

«Becchi e bastonati, di nuovo», afferma Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano, che con la fascia tricolore aveva sfilato la scorsa primavera a fianco dei cittadini di Vetrego, per chiedere l’eliminazione dell’odiato “tornello”: «Ci spieghino com’è stata calcolato questo aumento, perché questo importo è così alto e cosa ne pensano al Ministero dei trasporti. Durante i vari incontri istituzionali per risolvere la situazione di Vetrego, non si è mai parlato di queste cifre».

Da Spinea Silvano Checchin si dice pronto a far sentire la propria voce nelle sedi opportune: «Siamo di fronte a una politica tariffaria che non unifica i costi», afferma, «il sistema Passante andava usato in ottica “trasportistica”, non tariffaria. Ci troviamo di fronte a due caselli, Spinea e Mirano, così vicini e con disparità così elevate di costi per l’utenza. Spero che anche la differenza di disagi ora non si capovolga e il traffico venga dirottato tutto a Spinea». Sono timori che tuttavia si materializzano nei commenti dei pendolari, infuriati per il salasso d’inizio anno. Tra i commenti, molto in voga è il paragone con l’estero. «Le autostrade in Austria e Svizzera costano 40 euro e viaggi tutto l’anno», scrive un automobilista, «la Padova-Venezia, andata e ritorno, 5,60 euro al giorno: in due settimane costa più della “vignetta” annuale (il bollino per viaggiare in autostrada oltralpe, ndr)». «Da 0,80 euro a 1,20 era ancora accettabile, ma così diventa un furto. Abbandonerò l’autostrada e passo in Riviera», promette un pendolare. «Usiamo le statali, ci stanno massacrando», incita un altro. «2,80 euro per 20 chilometri sono un furto. D’ora in poi eviterò l’autostrada ogni volta che sarà possibile e faccio i migliori auguri ai comuni che ospitano la viabilità ordinaria». Sono proteste che non risparmiano neppure il metodo. Per mesi, nelle maglie dei continui rinvii, Cav ha spiegato che l’aumento sarebbe stato preceduto da un’adeguata campagna informativa. Il rincaro improvviso del 1. gennaio invece ha il sapore della beffa: nessun messaggio nei giorni precedenti, né sul sito della società, né sui pannelli in autostrada.

Filippo De Gaspari

 

Petizione sui nostri siti: già 600 firme che chiedono alla Regione di intervenire 

Seicento firme alla nostra petizione in favore dei pendolari, quota raggiunta alle 21: è stata una partenza sprint quella dell’appello lanciato dai siti internet dei quotidiani veneti del Gruppo Espresso affinché la Regione intervenga per ridurre il salasso nei confronti di chi è costretto a viaggiare per lavoro in autostrada, nell’area metropolitana compresa fra Padova, Venezia e Treviso. L’aumento dei pedaggi autostradali, scattato il primo gennaio, comporta infatti un aggravio di costi per recarsi al lavoro che raggiunge i 1.200-1.400 euro l’anno. La società concessionaria della tratta autostradale è la Cav, controllata al 50% dalla Regione Veneto e per l’altra metà dall’Anas. L’appello-petizione lanciato ieri sul sito del mattino di Padova, Nuova Venezia e Tribuna di Treviso chiede che il governatore Zaia intervenga affinché la concessionaria regionale torni sulle sue decisioni o almeno valuti la possibilità di attivare anche per i pendolari di Padova, Treviso e Mestre forme di abbonamento tali da escludere ulteriori aggravi. Aderire alla petizione è molto semplice: basta lasciare il proprio nome e cognome e un recapito di posta elettronica e il consenso al trattamento dei dati. È poi possibile leggere i nomi di tutti coloro che hanno sottoscritto l’appello.

 

VETREGO – Incidente alla rotatoria Traffico in tilt per un’ora 

VETREGO – A che serve eliminare il tornello se a creare il caos basta un banale incidente? È così che ieri mattina a Mirano si è ripiombati nella paralisi attorno al casello di Vetrego. Lo schianto alle 11.30 alla rotonda tra via Porara e via Caltana. Coinvolti una donna di 63 anni di Mira e un ventiduenne di Mirano, entrambi portati in ospedale. Le loro condizioni non sono gravi. Secondo la polizia locale di Mirano la donna, M.G., proveniente da Scaltenigo al volante di una Chevrolet Aveo, si è immessa in rotonda da via Caltana proprio mentre da Vetrego sopraggiungeva la Opel Corsa del giovane miranese di 22 anni, anche in questo caso M.G. le sue iniziali. Secondo i rilievi pare che il giovane non abbia rispettato la precedenza, colpendo in pieno la Aveo e finendo con la Opel Corsa sopra lo spartitraffico. Molti i danni alle auto, per fortuna lievi le contusioni dei due conducenti. Pesanti invece le ripercussioni sul traffico, soprattutto in uscita dall’autostrada. La rotonda è rimasta chiusa per un’ora e il traffico è andato in tilt.

(f.d.g.)

 

I Comuni della Riviera chiedono a quello di Mira di non ostacolare più l’opera

I comitati: «In caso di alluvione rischiamo di finire sotto metri d’acqua»

MIRA «Il Comune di Mira non deve porsi come ostacolo all’idrovia Padova – Venezia. Serve un’opera che eviti che tutta l’area sud della Riviera finisca sotto metri d’acqua». A chiederlo con forza al comune più popoloso del comprensorio sono i sindaci di Vigonovo, Camponogara , Campagna Lupia , Fossò e Campolongo. Sulla stessa linea anche i comitati “Brenta Sicuro” e “Opzione Zero”, e il comitato per la sicurezza Idraulica Padova Venezia.

«L’atteggiamento del Comune di Mira – spiega il sindaco di Campolongo, Alessandro Campalto – è davvero incomprensibile. Dire no (compresa l’idrovia) perché va di moda, non serve a risolvere i problemi del territorio. Sul completamento del canale idroviario navigabile, si sono avanzati da parte del Comune di Mira dei dubbi a causa della gran quantità di materiali inquinanti che scaricherebbe dalle altre zone del Veneto nell’area lagunare. L’opera invece a mio avviso va fatta avendo come priorità quella di mettere in sicurezza un vasto territorio che va da Padova alla laguna. Certo servono accurati studi di impatto ambientale».

Per il sindaco di Campagna Lupia Fabio Livieri: «L’opera è importante per evitare che tutta la rete idraulica, anche quella costituita da canalette e fossati finisca in sofferenza come è già successo con i recenti allagamenti del 2007 e 2008».

Il comitato Brenta Sicuro ha avviato una raccolta firme per avere subito il completamento: «Rimane- dice Rino Zamboni referente del comitato – il problema di tenuta del sistema complessivo, evidenziato dagli studi del professor D’Alpaos: basti ricordare l’alluvione del Roncajette nel 2010 dovuta a una piena del Bacchiglione puntualmente prevista nel 2007. Lo stesso presidente Luca Zaia ha affermato che il Brenta è una bomba ad orologeria che va disinnescata. Sappiamo che l’unica soluzione è rappresentata dall’idrovia che permetterebbe una vera “via di fuga” delle acque in eccesso che non trovano, in caso di piena, lo sfogo con il Bacchiglione e il Brenta».

I comitati, compreso Opzione Zero, chiedono che i sindaci spingano per l’approvazione del progetto, fermo in Regione da tre anni. L’approvazione è fondamentale per accedere ai fondi strutturali europei che saranno finanziati nel corso del 2014.

«A breve mi incontrerò – dice il sindaco di Vigonovo, Damiano Zecchinato con l’assessore regionale Conte e chiederò che si proceda con celerità o verso la realizzazione di uno scolmatore o ancora meglio del completamento della via d’acqua navigabile».

Anche i sindaci di Camponogara, Giampietro Menin, e di Fossò, Federica Boscaro, puntano alla realizzazione dell’opera: «In un comprensorio si deve agire tutti insieme – dice Giampietro Menin – e non con singoli comuni che guardano solo ai loro tornaconti territoriali».

Alessandro Abbadir

 

Nuova Venezia – Anche Cortina boccia il Piano casa.

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4

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2014

Dopo Asiago, un’altra delibera per dichiarare guerra alla Regione.

L’assessore Verocai: «Ampliamenti solo per i residenti»

CORTINA – Dopo Asiago, anche Cortina dichiara guerra al nuovo Piano casa della Regione. Il primo match l’ha vinto la regina delle Dolomiti che ha bloccato la possibilità di ampliare le case ai non residenti. Le cifre dicono tutto: 6 mila residenti che diventano 50 mila turisti nell’alta stagione, il 65% di splendide seconde case, 50 alberghi che possono essere riconvertiti in altre destinazioni. Messa in archivio la vittoria un paio d’anni fa, ora si riapre il braccio di ferro con Venezia e Cortina si mette alla testa dei « sindaci-disobbedienti». In che maniera? Con una delibera che approderà in consiglio comunale, per impugnare la legge-Zorzato che consente la demolizione dei vecchi edifici e la loro ricostruzione con volumi aumentati. I legali dell’amministrazione comunale sono all’opera da settimane per redigere un documento che sia il più inattaccabile possibile e che tuteli Comune e veri residenti.

«È inaudita la proposta di Piano casa presentata dalla Regione», spiega l’assessore all’Urbanistica Stefano Verocai, «di fatto esautora i Comuni di ogni controllo del loro territorio. Il Piano casa costringe gli amministratori comunali a fare da passacarte, senza potere di veto sulle proposte edilizie: ciò spalanca le porte alle speculazioni».

«C’è già la delibera votata dal Comune di Asiago che disattende la legge regionale perché non è stata prevista la Vas, ossia la Valutazione ambientale strategica, obbligatoria per gli aumenti di volume», prosegue Verocai.

«Noi stiamo lavorando con l’obbiettivo di creare una cordata di Comuni che approvi nei rispettivi consigli un’unica delibera che si oppone al Piano casa del Veneto. Continueremo la nostra battaglia contro le seconde case che ci ha portato più volte davanti al Tar e ci ha visti spesso vincitori. Una battaglia che vuole tutelare il territorio e i veri residenti. Abbiamo approvato il Piano di assetto del territorio, il Pat, che sostituisce il Piano regolatore, ma con il nuovo strumento urbanistico il nostro documento perde di senso. Ci siamo opposti anche al vecchio Piano casa, ottenendo le agevolazioni per ampliamenti solo ai residenti.

«Un amministratore deve pensare al futuro del paese e noi lo abbiamo fatto», aggiunge Verocai, «anche tenendo in estrema considerazione le realtà produttive. La filosofia di fondo, parte dalla contrarietà alle speculazioni edilizie, si basa sulla salvaguardia sull’indipendenza nella gestione del territorio. Il Piano casa apre invece le porte ai falsi residenti».

E Cortina vuole stoppare le speculazioni, dando invece nuove possibilità solo agli ampezzani: «Abbiamo sempre dato una mano ai veri residenti. Possono fare richiesta di ampliamento coloro che vivono a Cortina dalla data di efficacia del Piano casa. Abbiamo aiutato chi necessitava di piccoli ampliamenti e chi ha case grandi e vuole ricavare appartamenti per i figli, garantendo la possibilità di farlo fino al quarto grado di parentela».

Alessandra Segafreddo

 

il convegno

Tutti gli esperti mercoledì ad Asolo

Il piano casa e la tutela del territorio è il tema del convegno promosso da Confartigianato di Vicenza e di Treviso in collaborazione con il Consiglio regionale del Veneto e la Fondazione la Fornace dell’Innovazione mercoledì 8 gennaio a Casella d’Asolo (ore 18). Parteciperanno Clodovaldo Ruffato, Mario Pozza e Agostino Bonomo, Francesco Giacomin, Marino Zorzato, Franco Conte, Bruno Barel, docente dell’università di Padova, Gian Antonio Stella, Andrea Gios e Paolo Bassani. Modera il giornalista Daniele Ferrazza.

 

L’Anci Veneto: «Ma la legge va applicata»

Dal Negro: autorizzazioni edilizie automatiche, chi le blocca rischia la denuncia per abuso di potere

Il sindaco di Asiago Non sono un grillino in cerca di pubblicità e non convocherò mai un vertice, ma tanti comuni sono al mio fianco

PADOVA – Asiago e Cortina, due città simbolo del turismo, sono pronte a dichiarare guerra al Piano casa 3 della Regione, ma la loro battaglia non trova il consenso dell’Anci veneta guidata da Giorgio Dal Negro, sindaco di Negrar, che con grande realismo ammette:

«Condivido molto poco di quella legge, ma i sindaci hanno l’obbligo di applicarla. Se un cittadino si presenta al settore edilizia con un progetto di ampliamento in mano, il dirigente è costretto a rilasciargli l’autorizzazione. E il Comune non incasserà nemmeno gli oneri di urbanizzazione. I sindaci che si rifiutano rischiano di essere denunciati per abuso d’ufficio. La disobbedienza civile serve a sollevare dibattiti sui giornali, ma le battaglie si vincono nelle aule di giustizia e stiamo valutando le strade per un ricorso alla Corte costituzionale».

Una doccia fredda, che non frena però l’entusiasmo di Andrea Gios, il sindaco di Asiago che ha fatto approvare, pochi giorni prima di Natale, una delibera votata all’unanimità dal consiglio comunale che boccia il Piano casa del Veneto perché in contrasto con le direttive Ue sulla valutazione d’impatto ambientale.

I sindaci a fianco di Gios. «Non cerco pubblicità e non convocherò nessun vertice dei sindaci. Chi pensa che io voglia guidare un nuovo movimento si sbaglia di grosso. Non sono un grillino in cerca di protagonismo. Ma ieri molti colleghi mi hanno chiamato. In primis il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni consultato sia come avvocato ed esperto della materia sia come rappresentante nazionale dell’Anci. E poi i colleghi di Cadoneghe e Falcade, una decina di sindaci vicentini mentre so che sia Padova che Treviso hanno espresso forti critiche fin dai tempi della discussione del Piano casa. Tutti sono preoccupati per la perdita di ogni potere di controllo in materia urbanistica e sono pronti a non applicare la legge regionale. Asiago ha già previsto fin dal 1998 la possibilità di ampliare le abitazioni fino ad un massimo di 320 mq ma con la legge voluta da Zorzato gli alberghi possono essere trasformati in miniappartamenti e i vecchi edifici industriali dismessi riconvertiti in centri commerciali. Sarà la fine dei nostri negozi storici a conduzione familiare», dice Gios.

La posizione dell’Anci veneta. La «trattativa» istituzionale fra Regione e Anci del Veneto è stata serrata, ma si è conclusa con la vittoria di Marino Zorzato su tutto il fronte. «Abbiamo ottenuto solo che il Piano casa 3 abbia una durata biennale, ma non c’è stato nulla da fare per gli oneri di urbanizzazione che sono stati aboliti. Dobbiamo dire di sì a costo zero, anche agli interventi di ampliamento nei centri storici. Se un cittadino vuole edificare un piano nuovo sopra il tetto di una casa in centro storico a Negrar gli debbo dire di sì. E se va in conflitto con un vicino non ci posso far nulla. C’è il rischio di una conflittualità estenuante e la legge approvata dal consiglio regionale è fatta male perché esautora i sindaci di ogni potere di controllo del territorio», dice Giorgio Dal Negro.

Le spalle al muro. Ma la proposta di Asiago, di non applicare la legge-Zorzato, è condivisa e può essere sostenuta dall’Anci? «Mi spiace deludervi, ma i sindaci sono con le spalle al muro. Noi abbiamo l’obbligo di applicare le leggi della regione e del governo, non è ammessa l’obiezione o la disobbedienza», spiega Dal Negro. Esiste una via d’uscita? «Le sette città capoluogo del Veneto hanno espresso la loro contrarietà al nuovo piano casa e credo che come Anci saremo chiamati a valutare quale tipo di ricorso presentare. Alla Corte costituzionale si può appellare solo la Regione e non i sindaci ma noi troveremo altre soluzioni. Intanto le concessioni edilizie vanno rilasciate».

Albino Salmaso

 

IL VICEGOVERNATORE DEL VENETO “PADRE” DELLA LEGGE CONTESTATA

«Cari sindaci, cancellate dai Prg le nuove lottizzazioni»

Marino Zorzato: capisco le preoccupazioni dei Comuni ma non sarà possibile costruire nelle zone agricole

PADOVA «Sa cosa le dico? Mi piacerebbe proprio che le gru e i cantieri edili spuntassero come funghi in Veneto. Sarebbe il segnale della ripresa, l’uscita dalla crisi».

Marino Zorzato, vicegovernatore e assessore all’Urbanistica rilancia la polemica con i sindaci: «Abbiano il coraggio di cancellare dai Prg le aree vincolate a lottizzazione e mai utilizzate su cui fanno pagare l’Imu carissima ai cittadini».

Ingegner Zorzato, il sindaco di Asiago Andrea Gios ha bocciato il suo Piano Casa 3: teme uno scontro frontale ? «No, affatto. Il sindaco di Asiago risponderà di fronte ai cittadini delle sue scelte: ha adottato una delibera che si configura come un atto di disobbedienza verso la Regione ma ha sbagliato interlocutore. La nostra legge mette tutti i cittadini del Veneto sullo stesso piano e prevede una sorta di bonus per abbattere le cubature esistenti e riedificare gli stessi volumi. Il governo da anni concede la detrazione fiscale del 50% sulle ristrutturazioni e chiunque la può utilizzare, a prescindere dal parere del sindaco. Ecco, il Piano Casa 3 del Veneto è in perfetta sintonia con tale principio e mi sembra assai bizzarra l’idea di chi vuole penalizzare i propri cittadini. Non lo può fare».

I sindaci ribattono che avete tolto loro ogni potere in materia urbanistica e spalancato le porte a colate di cemento nei centri storici e nelle campagne: è vero? «Capisco le loro preoccupazioni in materia di governo dell’urbanistica, ma temo che non abbiano letto bene la legge che non consente nessun aumento delle cubature in zona agricola. Si può intervenire solo con la demolizione dei fabbricati in zona a rischio idrogeologico, ma è una garanzia per tutti. Se dovessero emergere casi clamorosi di speculazione edilizia bloccheremo i cantieri. Nelle campagne la ristrutturazione può essere effettuata solo dal conduttore del fondo agricolo a titolo principale».

I sindaci dicono che si possono riconvertire le baite di montagna in miniappartamenti: è davvero così? «No. Si tratta di una clamorosa bufala, i vincoli sono coercitivi e la legge va letta e applicata in tutti i suoi dettagli. Capisco le preoccupazione di Asiago e Cortina ma i sindaci hanno tutti gli strumenti per controllare le richieste di ampliamento, nessuno potrà devastare i centri storici. Le 62 mila pratiche di ampliamento presentate in questi anni hanno consentito di non essere travolti dalla crisi e tra qualche giorno andrà in discussione in consiglio regionale la legge sul consumo zero del territorio».

Ma allora perché i sindaci annunciano ricorso alla Corte Costituzionale? «Non so se potranno mai presentare ricorso alla Consulta, le leggi della Regione vanno applicate. Formulo una proposta concreta: chi vuole evitare nuove colate di cemento deve cancellare dai Prg le aree vincolate a destinazione residenziale e mai utilizzate. Poi ci sono anche i terreni bloccati da 10 anni per gli ampliamenti delle zone industriali rimasti sulla carta. Peccato che i Comuni facciano pagare l’Imu ai proprietari dei terreni con le aliquote massime, una vera stangata. Se i sindaci vogliono recuperare aree agricole ora sanno fare: rivedere i vecchi Prg».

Albino Salmaso

 

RAI TGR – Salasso autostrade

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2014

Intervista al Comitato “Opzione Zero”

 

Televenezia – Rincara l’autostrada

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2014

Televenezia – Carissime autostrade

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2014

 

Mattino di Padova – Quattro treni soppressi, nuove proteste

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2014

L’incidente di un merci nel Veronese ha rallentato tutte le corse da e per Padova.

Accuse dei passeggeri sul web

Un treno merci, ieri, alle 16.45, si è rotto mentre percorreva il tratto fra le stazioni di San Bonifacio Veronese ed Altavilla Vicentina. Di conseguenza è rimasto sconvolta anche tutta la circolazione dei treni passeggeri nella tratta fra Verona Porta Nuova e Padova/Venezia. Sino a sera tutti i treni da e per Venezia hanno riportato ritardi sino a 80 minuti mentre, nella fascia oraria tra le 17 e le 19.15, risultavano cancellati già quattro treni. Ossia l’Eurostar Freccia Bianca, proveniente da Venezia, per Milano che parte da Padova alle 18.14, i due treni regionali delle 18.05 per Venezia (arrivo previsto alle 18.55) e delle 19.05 (19.55). Soppresso anche il regionale veloce Venezia-Verona, che parte da Padova alle 19.40. In sole due ore, quindi, sono stati cancellati quattro treni per lo scontato effetto domino che causa un treno che accusa un guasto su una linea a soli due binari e non a quattro, come, invece, non può succedere, ad esempio, sulla linea Mestre-Padova, che è a quattro binari dal 2008. Fra i convogli che hanno accusato un grande ritardo c’è anche quello diretto a Venezia che parte alle 17.14 ed arriva a Santa Lucia alle 17.40. Intorno alle 18.15 accusava già un ritardo di 75 minuti. Ed i disagi che, ieri pomeriggio, hanno dovuto sopportare i viaggiatori diretti o in arrivo a Padova e Venezia, non sono finiti con il treno che si è guastato nel tratto tra Vicenza e Verona. Il treno Eurostar Lecce–Bari- Venezia, in arrivo nella città del Santo alle 21.39, alle 17 risultava ancora fermo tra le stazioni di Termoli e Vasto per uno stop sulla linea ferroviaria a causa di un allarme bomba lanciato da una telefonata anonima alle 16.30. I passeggeri diretti, quindi, a Padova, Venezia o addirittura a Treviso, sono arrivati alle rispettive destinazioni nel cuore della notte. Per tutto il giorno il servizio twitter «trenitardo» ha diffuso ritardi sulla linea padovana segnalati da utenti spazientiti: 44 minuti sul Padova-Bologna delle 18.30, 20 minuti sul Venezia -Trieste delle 15, o sulla Padova-Belluno. A volte sono stati espressi giudizi sarcastici: «Orari nuovi, ritardi vecchi» è stato il commento più diffuso.

Felice Paduano

 

TRASPORTI ferroviari

Guasto a un treno, ritardi fino a 80 minuti

Pomeriggio di disagi sulla linea per Milano. Pendolari rimasti bloccati alla Stazione 

Un treno merci, ieri, alle 16.45, si è rotto mentre percorreva il tratto fra le stazioni di San Bonifacio ed Altavilla Vicentina. Di conseguenza è rimasto sconvolta anche tutta la circolazione dei treni passeggeri nella tratta fra Verona Porta Nuova e Padova/Venezia. Sino a sera tutti i treni da e per Venezia hanno riportato ritardi sino a 80 minuti di ritardo, mentre, nella fascia oraria tra le 17 e le 19.15, risultavano cancellati già quattro treni. Ossia l’Eurostar Freccia Bianca, proveniente da Venezia, per Milano che parte da Padova alle 18.14, i due treni regionali delle 18.05 per Venezia ( arrivo 18.55 ) e delle 19.05 ( 19.55), Soppresso anche il regionale veloce Venezia -Verona, che parte da Padova alle 19.40. In sole due ore, quindi, sono stati cancellati quattro treni per lo scontato effetto domino che causa un treno che accusa un guasto su una linea a soli due binari e non a quattro, come, invece, non può succedere, ad esempio, sulla linea Mestre-Padova, che è a quattro binari dal 2008. Fra i convogli che hanno accusato un grande ritardo anche quello diretto a Venezia che parte alle 17.14 ed arriva a Santa Lucia alle 17.40. Intorno alle 18.15 accusava già un ritardo di 75 minuti. Ed i disagi che , ieri pomeriggio, hanno dovuto sopportare i viaggiatori diretti o in arrivo a Padova e Venezia, non sono finiti con il treno che si è guastato nel tratto tra Vicenza e Verona. Il treno Eurostar Lecce – Bari- Venezia, in arrivo nella città del Santo alle 21.39, alle 17 risultava ancora fermo tra le stazioni di Termoli e Vasto per un suicidio.

( f.pad.)

 

FORTI RITARDI E ALCUNI CONVOGLI CANCELLATI

Quella di ieri è stata una giornata difficile lungo la linea ferroviaria Milano-Venezia.
Un giovedì segnato da parecchi disagi per turisti e soprattutto per i pendolari.
Forti ritardi e alcune cancellazioni di treni si sono infatti registrati, dalle ore 17 circa fino alla tarda serata di ieri, a causa di un guasto a un treno merci tra le stazioni di San Bonifacio e Altavilla Vicentina, appunto lungo la linea ferroviaria Milano-Venezia.
Il guasto ha determinato disagi su entrambe le direttrici. Alcuni treni regionali sono stati cancellati con un forte rallentamento della “circolazione”.
Il guasto, che come detto ha causato molti disagi in entrambe le direzioni, ha interessato in particolare un treno merci partito da Milano e diretto a Padova.
Il merci con l’utilizzo di una nuova locomotiva è giunto nello scalo di destinazione poco prima delle ore 21. Dalle ore 17 in poi, però, l’interruzione della linea ha causato la cancellazione di una decina di treni locali e di due Frecce bianche. Particolarmente penalizzati i pendolari. I ritardi sono arrivati, come punta massima, fino a 180 minuti.

I pendolari avranno un aggravio di 1.200 – 1.400 euro l’anno. La Cav però è una società controllata dalla Regione: il governatore deve intervenire

PADOVA. Caro Presidente Zaia, l’aumento dei pedaggi autostradali che colpisce gli automobilisti italiani in questo inizio del 2014 (che dovrebbe vedere come sostengono a Roma la diminuzione delle tasse), nel nostro Veneto assume una particolare rilevanza specie per la massa di pendolari che si spostano da Padova a Mestre e viceversa. Per di più in una situazione che vede operare sul nostro territorio in un raggio di poche decine di chilometri ben cinque concessionari diversi, nessuno dei quali si è sottratto agli aumenti.

Una di queste società, la Cav, è controllata dalla Regione che lei presiede e proprio la Cav è titolare della concessione dei tratti autostradali più trafficati dai pendolari. Per loro si prospetta un aggravio di costi per recarsi al lavoro che raggiunge i 1.200-1.400 euro l’anno: per molti l’equivalente di un mese di stipendio, o se vuole, l’intera tredicesima. Questo aumento non è “romano”, della Roma ladrona per intenderci, ma tutto “veneto”, tutto deciso da una società che economicamente e politicamente a Lei fa capo. Ecco perché mi permetto di invitarla ad intervenire affinché la concessionaria regionale torni sulle sue decisioni o almeno valuti di attivare per i pendolari forme di abbonamento tali da escludere ulteriori aggravi, come invece prospettato ora con abbonamenti troppo onerosi. Lei sa bene che gli stipendi dei dipendenti hanno avuto e hanno dinamiche assai diverse da quelle dei pedaggi autostradali, delle assicurazioni Rca, delle bollette di luce, gas, ecc. ecc.

Ad aggravare il problema dei pendolari, è la situazione del servizio ferroviario di cui quotidianamente e amaramente diamo conto e che è inferiore per qualità e tempi di percorrenza a quello di 40 anni fa. Al punto che Lei stesso è intervenuto denunciando il contratto con Trenitalia.

Mi sono permesso di scriverle queste righe in attesa che magari i sindacati, i datori di lavoro, facciano sentire la loro voce: così non si può andare avanti. Nell’editoriale del 31 dicembre su queste colonne Francesco Jori osservava che l’anno che è appena cominciato già si annunciava carico di un aggravio a famiglia per tasse pari a 1.384 euro e, aggiungeva, «senza contare gli aumenti di tariffe e pedaggi». Che sono puntualmente arrivati facendo salire a 2.500-3.000 euro la somma totale.

Ora, caro presidente, Lei ha la possibilità di intervenire almeno nella piccola parte che le compete. Lo faccia.

Con gli auguri di un migliore 2014.

di Antonio Ramenghi

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Firma l’appello

La regione intervenga per i pendolari di Padova e Mestre.

L’aumento dei pedaggi autostradali colpisce in particolare i pendolari della tratta tra Padova, Treviso, Mirano e Mestre. Un aggravio di costi per recarsi al lavoro che raggiunge i 1.200-1.400 euro l’anno. La società concessionaria della tratta autostradale è la Cav, controllata al 50% dalla Regione Veneto e per l’altra metà dall’Anas.

Il governatore Zaia intervenga affinché la concessionaria regionale torni sulle sue decisioni o almeno valuti la possibilità di attivare anche per i pendolari di Padova, Treviso e Mestre forme di abbonamento tali da escludere ulteriori aggravi. Firma anche tu

 

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