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AGGUERRITA Carola Arena ieri in stazione ferroviaria a sostegno dei pendolari moglianesi

TRENI NEL CAOS – La candidata del Pd ieri in stazione per un appello

LA CRITICA – Ridurre le corse graverà ancora su studenti e lavoratori

Pendolari senza pace: «E la metropolitana?»

ROULETTE RUSSA Così la Arena definisce il disagio dei pendolari alle prese con ritardi e soppressioni dei treni senza prevviso

MOGLIANO – Viaggiatori mobilitati, Arena chiede alla Regione di rivedere le nuove corse

Sfmr in ritardo, pronta una raccolta firme

I pendolari della stazione ferroviaria di Mogliano sono sul piede di guerra per l’annunciata riorganizzazione delle corse della tratta Udine-Venezia che dovrebbe scattare il 15 dicembre prossimo con la soppressione di alcuni treni. In difesa del servizio pubblico di trasporto ha preso posizione Carola Arena, candidato sindaco per il centrosinistra di Mogliano, la quale ha lanciato un appello all’assessore regionale alla mobilità Renato Chisso.

«I pendolari hanno già subito abbastanza. Il piano della Regione andrà a compromettere ulteriormente una situazione già tragica per studenti e lavoratori che, tutti i giorni sono costretti a prendere il treno. Ridurre ulteriormente le corse, in nome di una non meglio precisata riorganizzazione del servizio, significa mettere tutti i pendolari nella condizione di scegliere il trasporto privato, creando intasamenti sulla rete stradale, maggiori costi e un aumento dei livelli dell’inquinamento dell’aria».

Tagliare alcune corse contrasta con il progetto della Metropolitana leggera di superficie che prevedeva il passaggio di un treno ogni quarto d’ora sulla tratta Treviso-Venezia. La Metropolitana, che fa discutere ormai da 15 anni, prevede anche un mega parcheggio scambiatore alla stazione di Mogliano, oltre alla realizzazione della nuova fermata tra Marocco e La Favorita di Mestre. Interventi che per il momento restano un sogno per i circa 2 mila pendolari che ogni giorno partono e arrivano alla stazione di via Toti Dal Monte.

«I moglianesi -aggiunge Arena- non possono ogni mattina trovarsi a fare i conti con una roulette russa determinata dalla fortuna o meno di salire su convogli stracarichi, spesso sporchi e freddi. Assessore Chisso: riveda quel piano e restituisca ai lavoratori e agli studenti di Mogliano la certezza di un trasporto pubblico che sia realmente un servizio dignitoso, sicuro e efficiente».

Intanto si annuncia una raccolta firme per chiedere una data certa sul decollo della Metropolitana leggera di superficie.

Nello Duprè

 

QUARTO D’ALTINO – Contro l’orario cadenzato

I pendolari chiedono aiuto anche al direttore dell’Ulss

Chiedono aiuto anche al direttore generale dell’Ulss 12, Giuseppe Dal Ben, i pendolari che protestano per il nuovo “orario cadenzato” dei treni regionali che entrerà in vigore domenica prossima. Ieri il comitato dei pendolari di Quarto d’Altino & San Donà ha scritto al dg dell’azienda sanitaria veneziana perché organizzi un tavolo di confronto con Regione e Trenitalia.

«Il problema interessa molti dipendenti dell’Ulss, in particolare turnisti, che usano i treni per raggiungere i posti di lavoro – spiega il responsabile del comitato, Luciano Ferro – con questo nuovo orari spariscono i treni usati dai lavoratori il sabato e la domenica. E sarà più difficile organizzarsi anche per i turni serali».

La settimana scorsa, incontrando comitati e sindaci, lo stesso assessore regionale alla mobilità, Renato Chisso, aveva riconosciuto la necessità di correggere alcuni errori e sistemare dei problemi aperti, come quello appunto delle corse tagliate nei giorni festivi. Una prima correzione del nuovo orario doveva essere ultima per ieri. E l’occasione per riparlarne ci sarà oggi, alle 13, alla stazione Santa Lucia, alla presentazione dei nuovi treni Flirt prodotti dal costruttore svizzero Stadler, in collaborazione con Ansaldo – Breda, acquistati dalla Regione proprio per incrementare il servizio di trasporto ferroviario locale a orario cadenzato. Presente, con Chisso, anche la responsabile della direzione regionale di Trenitalia, Maria Giaconìa.

 

In treno sulla linea peggiore d’Italia

La Padova-Calalzo in cima alla triste classifica stilata da Legambiente

La Padova-Calalzo come la Circumvesuviana o la Potenza-Salerno: secondo la classifica di Legambiente, la trafficatissima linea, utilizzata dai pendolari che, dalla Pedemontana, sono diretti all’Università di Padova, ma non solo, primeggia nella classifica delle dieci peggiori tratte italiane.

I sovraffollamenti nei vagoni più volte denunciati dai pendolari, i treni cancellati all’ultimo momento, la sporcizia segnalata in varie occasioni proiettano la tratta che attraversa anche la stazione di Montebelluna nel poco invidiabile Olimpo dei peggiori. Come evidenziano i dati di Legambiente la Padova-Calalzo fa acqua da tutte le parti.

«Gli utenti lamentano un peggioramento della qualità del servizio -riassume il report ambientalista- con ritardi e soppressioni a sorpresa e senza alternative sostitutive su gomma. La linea è di 155 chilometri che vengono percorsi a circa 50 chilometri l’ora, ed è un esempio del disinteresse della Regione nei confronti dei pendolari».

     E la Regione invece di reperire le risorse per mantenere e migliorare il servizio ha deciso di tagliare. La situazione della Padova-Calalzo è affiancata a quella della Venezia-Milano, dove «sono scomparsi i treni interregionali e i pendolari saranno costretti a cambiare treno a Verona, perdendo tempo, o a prendere le Frecce, con prezzi ben più cari».

Per quanto riguarda Montebelluna, secondo “Il risveglio di una generazione”, coordinamento dei pendolari, «sia sulla tratta Padova-Belluno che sulla Montebelluna-Treviso rispetto alle indicazioni di quest’estate qualcosa è stato migliorato: in particolare sulla Treviso-Montebelluna con treni di rinforzo nella fascia mattutina e serale».

Sulla Padova-Belluno resta però un problema esplosivo. «La mattina -continuano i pendolari- nella fascia più calda, fra le 7 e le 9, c’è un solo treno per i pendolari, quello delle 7.11. Stiamo spingendo per un treno di rinforzo alle 7.30 o l’anticipazione di uno dei successivi». Stiamo cercando di insistere anche con contatti diretti con la Regione».

E il comitato di pendolari della Venezia-Belluno-Calalzo precisa: «È strumentale e fuorviante quanto affermato dall’assessore regionale riguardo ai processi partecipativi che avrebbero coinvolto le associazioni dei pendolari; restano assolutamente irrisolte le questioni sostanziali che riguardano il nuovo orario per gli utenti di questa linea, prime fra tutte il forte allungamento dei tempi di percorrenza, la mancanza di treni diretti da e per Venezia e l’arrivo in orario».

 

Legambiente: la tratta al quarto posto tra le peggiori d’Italia. Oggi 22 nuovi convogli

PENDOLARI – In rivolta contro il nuovo orario Trenitalia. E ora la “bocciatura” da parte di Legambiente

Treni, Padova-Calalzo maglia nera

Sembra quasi un tiro al bersaglio, il sistema ferroviario veneto si trova a fare lo slalom tra le contestazioni. Dove non arrivano i Comitati dei pendolari (ce ne sono oltre una decina) ci pensano i giovani di “Trenitardo” che con puntigliosa precisione indicano nero su bianco ogni minuto di sforamento degli orari. E a chiudere il cerchio arriva anche “Legambiente” che nella “top ten” delle linee ferroviarie più disastrate d’Italia ha dedicato un corposo capitolo anche a quelle venete, per la precisione la linea che collega Calalzo con Padova, passando per Belluno considerata la quarta peggiore d’Italia dopo la drammatica Circumvesuviana, Roma-Nettuno e le 13 linee ferroviarie tagliate a Torino. Veneto che in questo “elenco dolente” è presente accanto a Campania, Piemonte e Lazio, ma che è virtuoso in tema di aumenti del prezzo dei biglietti. Quella di Calalzo è comunque una linea “bollente”. Qualche giorno fa una decina di sindaci era salita su un vagone a Feltre per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi della linea.
Intanto la Regione Veneto, prima ancora che il nuovo orario cadenzato venga varato (il 15 dicembre), comincia già a mettere mano alle correzioni tenendo conto delle richieste degli utenti. Nel dossier Legambiente gli utenti della tratta lunga 155 chilometri lamentano un peggioramento della qualità del servizio, con ritardi e soppressioni a sorpresa, passeggeri lasciati a terra senza informazioni e comunicazioni ma soprattutto senza alternative sostitutive su gomma. E l’indice viene puntato anche contro la soppressione di 8 treni giornalieri tra Venezia e Milano. Sono stati cancellati i treni “interregionali” che permettevano a una grande e variegata utenza di muoversi lungo le numerose città che sono intorno alla linea. – denuncia Legambiente – Motivo del taglio? La Regione Veneto che in questi anni non ha mai investito sui collegamenti pendolari dovendo tagliare da qualche parte ha preferito farlo sui treni che divideva con la Lombardia. «La conseguenza per i poveri pendolari è che sono costretti a un cambio obbligato a Verona, con un aumento incredibile del tempo di percorrenza. – precisa Legambiente – In particolare la cancellazione del convoglio in partenza da Milano alle ore 7,25 e che ferma a Brescia, Verona, Vicenza, Padova e arriva a Venezia alle 10,56 risulta essere uno dei più frequentati dagli studenti universitari che da fine anno rischiano di non avere un’alternativa valida su una delle principali direttrici nazionali». Me se da una parte il dossier inchioda la rete, dall’altra le “diplomazie” stanno lavorando per cercare di tappare le falle. Come assicura l’assessore Renato Chisso con Trenitalia e con Rete ferroviaria italiana sono aperti tutti i canali di dialogo per risolvere sia il problema della tratta Milano-Venezia, sia quelle più locali. Oggi a Venezia verranno presentati da Chisso, assieme alla responsabile della direzione regionale di Trenitalia Maria Giaconìa, i nuovi treni “Flirt” prodotti dal costruttore svizzero Stadler, in collaborazione con Ansaldo – Breda, acquistati dalla Regione per incrementare il servizio di trasporto ferroviario locale a orario cadenzato che partirà il 15 dicembre. Si tratta di 22 convogli, composti da 4-6 vagoni l’uno, per un costo complessivo che supera i 200 milioni di euro. Treni che verranno posizionati nelle tratte più congestionate e che andranno ad integrare i nove treni Vivalto di Trenitalia.

Daniela Boresi

 

La relazione annuale di Legambiente sul trasporto ferroviario

Passeggeri lasciati a terra senza informazioni, ritardi, treni soppressi a sorpresa

Padova si conferma protagonista per due anni consecutivi delle classifiche sulla mobilità. Ma quando la top ten è quella di Pendolaria, il rapporto annuale sul trasporto ferroviario curato da Legambiente, non è un vanto. La città del Santo si piazza al quarto posto della classifica 2013 con la linea ferroviaria Padova Calalzo.

«Gli utenti lamentano un peggioramento della qualità del servizio, con ritardi e soppressioni a sorpresa, passeggeri lasciati a terra senza informazioni e comunicazioni ma soprattutto senza alternative sostitutive su gomma» si legge nelle motivazioni ufficiali del “premio”; «in Veneto la situazione diventa ogni anno più difficile su tante linee pendolari.

L’ultima novità in negativo riguarda la soppressione di otto treni giornalieri tra Venezia e Milano nel nuovo orario che entrerà in funzione il 15 dicembre».

Particolarmente critica, secondo il rapporto dell’associazione, la situazione nel bellunese ma anche Padova non scherza. Non è infatti la prima volta che entra nella classifica di Legambiente: anche lo scorso anno si era piazzata al quarto posto, quella volta a causa del sovraffollamento della Padova-Venezia che i pendolari da e per la città lagunare conoscono bene. Ora, con il taglio di otto interregionali, la situazione rischia di peggiorare.

«Il problema è che è stato lanciato l’orario cadenzato ma la Regione lo vuole fare a costo zero» spiega il presidente di Legambiente Padova, Andrea Ragona, «anzi con questa scusa sono stati tagliati gli interregionali. Se l’obiettivo fosse quello di portare più passeggeri sul trasporto su ferro, bisognerebbe fare il contrario. E invece è da cinquant’anni che ci raccontano la favola che per alleggerire il traffico bisogna fare nuove strade. È un sistema che ha dimostrato di non funzionare ma i soldi per le strade ci sono sempre, quelli per le ferrovie no».

L’attacco di Ragona è mirato ai vertici della Regione. «La Padova-Calalzo rappresenta bene l’atteggiamento di Chisso nei confronti della mobilità su ferro» continua Ragona, «è uno percorso secondario che viene trattato senza dignità. E si sposa bene con la logica di tagliare sul trasporto ferroviario per fare nuove autostrade».

Padova si ritrova così ad indossare nuovamente la maglia nera della mobilità nazionale accanto alla Circumvesuviana, un’altra habitué di Pendolaria, e la Siracusa-Ragusa-Gela. Ma non mancano gli esempi al nord, come la Milano-Codogno-Crema-Mantova o la Arquata Scrivia-Genova Brignole. Valentina Voi

 

Servizio di car sharing, “battezzata” la prima auto elettrica

E’ comparsa ieri sul liston insieme al ministro Flavio Zanonato e al vicesindaco Ivo Rossi per una passerella ma è pronta a correre. È la prima auto elettrica in uso al servizio di car sharing (gratis per tre mesi per gli iscritti entro il 6 gennaio), una Renault Zoe alla quale se ne aggiungeranno quattro. E cresce la rete di colonnine per la ricarica, utilizzabili anche dai privati. La prima è in riviera Ponti Romani, la seconda sarà in piazza Rabin.

 

FERROVIE – LA CLASSIFICA DI LEGAMBIENTE

BELLUNO – Peggioramento della qualità del servizio, ritardi e soppressioni a sorpresa, passeggeri lasciati a terra senza informazioni e senza alternative sostitutive su gomma.

Sono solo alcune delle premesse che hanno permesso alla linea ferroviaria Padova-Calalzo di ottenere la poco lusinghiera quarta posizione nella classifica delle 10 linee ferroviare peggiori d’Italia per i pendolari formulata da Legambiente nell’ambito della sua campagna Pendolaria, dedicata alla mobilità sostenibile e ai diritti di chi ogni giorno si sposta in treno.

Peggio che in provincia va solo alla Circumvesuviana, una delle linee più frequentata in Campania, che Legambiente definisce «una autentica vergogna italiana», sulla Nettuno-Roma e in Piemonte, con il taglio di 13 linee.

«I comitati dei pendolari denunciano da tempo la disastrosa situazione di una linea ferroviaria di 155 km di lunghezza, che ogni giorno raccoglie un largo bacino di utenza, fra studenti e lavoratori pendolari», sottolineano da Legambiente, «e si sono spesi per proporre miglioramenti immediati come il ripristino del raddoppio del binario nella stazione di Pederobba per favorire l’incrocio dei treni e quindi una velocizzazione della percorrenza, attualmente ferma intorno ai 50 km/h».

Ma il problema, come purtroppo sa chi è costretto a usare il treno per andare al lavoro, a scuola o all’università, non va meglio sulla tratta tra Belluno e Venezia.

E l’ultima novità in negativo, allargando la visuale, riguarda la soppressione di 8 treni giornalieri tra Venezia e Milano nel nuovo orario che entrerà in funzione il 15 dicembre.

«Per quei tre milioni di cittadini che ogni giorno prendono il treno per andare a lavorare la situazione diventa ogni giorno più difficile», mette in risalto il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini. Eppure di quella che è una vera e propria emergenza nazionale, la politica non sembra intenzionata a occuparsi. Negli ultimi anni il servizio in larga parte delle Regioni è andato peggiorando per la riduzione delle risorse e l’incertezza sul futuro, per cui i treni sono sempre più affollati, spesso in ritardo e con le solite vecchie carrozze. Per chi si muove in treno ogni giorno la situazione è spesso disperata».

E le situazioni peggiori si vivono in Piemonte, Campania, Lazio e, appunto, Veneto. Secondo il rapporto di Legambiente, inoltre, la media degli aumenti tariffari nella nostra Regione dal 2011 a oggi è stata del 15%, a fronte di un taglio dei servizi pari al 3,35%.

Altri valori che fanno finire le linee ferroviari regionali nella lista nera. Al quinto posto dopo la Padova-Calalzo si collocano l’Arquata Scrivia-Genova Brignole, seguita dalla Mantova-Cremona-Milano, Siracusa-Ragusa-Gela, Campobasso-Isernia-Roma, Bologna-Porretta Terme e la Potenza-Salerno.

Martina Reolon

 

IL PD PROTESTA

Così l’orario cadenzato penalizza i treni feltrini

FELTRE – Dei tre diretti con Venezia, due saranno cancellati e l’unico che resta avrà un tempo di percorrenza più lungo di un quarto d’ora. Chi vorrà tornare in treno verso Feltre poi, sarà costretto a farlo via Castelfranco perché sparirà l’alternativa (più corta) via Treviso- Montebelluna, con il risultato che gli utenti dovranno comprare un biglietto da 100 chilometri a 6.40 euro invece di un chilometrico da 90 pagandone 6.05.

Il nuovo orario cosiddetto cadenzato in vigore da domenica solleva la protesta del Pd, che presenterà al prossimo consiglio comunale un ordine del giorno riferito ai treni Feltre-Venezia e Venezia-Feltre con cui si chiede di reintegrare i diretti e di incrementare le corse di ritorno via Treviso-Montebelluna. Nel weekend è previsto anche un gazebo per la raccolta firme.

«Ci siamo domandati cosa comporti per i feltrini l’introduzione del nuovo piano di trasporto ferroviario e se per Padova non cambia sostanzialmente nulla, anzi c’è una sorta di ottimizzazione, nella tratta con Venezia i disagi ci saranno», attacca il consigliere Alessandro Del Bianco, che ha firmato il documento insieme al capogruppo Marcello Malacarne e all’altro consigliere Ivan Dalla Marta.

«Ci sono tre punti che il cadenzato va a sconvolgere. Il primo è la corsa diretta verso Venezia delle 7.31 del mattino che non verrà più effettuata. Era l’unica in andata da Feltre senza cambi intermedi che dava la certezza di arrivare. Magari senza sapere bene a che ora, ma almeno si arrivava. Al suo posto un treno con cambio a Treviso (12 minuti di coincidenza)», sbotta.

«Per quanto riguarda il ritorno da Venezia a Feltre, c’è l’eliminazione del diretto delle 7.44 e l’altro delle 18.41, pur effettuando lo stesso percorso, parte cinque minuti prima e arriva dieci minuti dopo».

Ma non finisce qui. «Per chi vuole tornare da Venezia a Feltre succede qualcosa di clamoroso», tuona ancora Del Bianco. «La direttrice più corta via Treviso-Montebelluna (dieci corse giornaliere) viene cancellata, lasciando solo quella per Castelfranco, che è più lunga e si paga 35 centesimi in più a biglietto a fronte di tempi di percorrenza che non migliorano, anzi la media del viaggio per Treviso-Montebelluna è 117 minuti contro i 118 passando da Castelfranco. Oppure c’è il giro per Padova da 120 chilometri spendendo 7.50 euro». E «il problema si ripercuote anche sugli abbonamenti, che sono chilometrici e bisognerà farli da 100 chilometri e non più da 90», rimarca il consigliere Ivan Dalla Marta. «Le corse dirette poi sono importanti non solo per gli universitari e i lavoratori, ma anche per le scolaresche che vanno in gita e gli anziani».

(sco)

 

Gazzettino – Serenissima, Astaldi e Intesa al comando

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10

dic

2013

AUTOSTRADE – Varate una serie di fusioni a monte della A4 Holding. Comune e Provincia di Verona ai margini

SERENISSIMA – Autostrada Brescia-Padova: Intesa e Astaldi al comando

Banca Intesa e Astaldi, con lo zampino dei Tabacchi, controllano l’autostrada Brescia – Padova. E sembra impossibile una fusione con l’Autobrennero.

La notizia ormai è ufficiale e passa attraverso una complicata operazione di fusioni e conferimenti che hanno disboscato la giungla di partecipazioni indirette in scatole come Infra, Cif o Iniziative Logistiche. Da gennaio, quando arriveranno le ultime firme dei notai, la Serenissima avrà un socio di riferimento privato: la Re.consult, che controllerà il 44,9% del capitale di A4 Holding, la società di controllo della Brescia – Padova. Re.consult sarà partecipata – dopo le fusioni – al 66% da Banca Intesa, al 31,8% di Astaldi con la famiglia Tabacchi al 2,2%. Per arrivare alla maggioranza del 51,5% basta il 6,5% custodito dalla Equiter, altra società controllata interamente da Intesa.

L’operazione è completata da una robusta iniezione di capitale da parte soci che ha portato a ricapitalizzare la filiera d’asfalto per circa 100 milioni, in pratica coprendo le perdite accumulate negli anni passati da Cif e dall’imprenditore Rino Gambari, ex amministratore delegato della Serenissima e ideatore di questo mosaico di società allestito per scalare l’autostrada A4. Poi è arrivato il salvataggio di Intesa e la presa del comando per quella che è anche la banca cardine di Alitalia e ha investito nella Serenissima fin qui una cifra che secondo il settimanale Il Mondo è intorno ai 200 milioni (140 milioni sarebbe invece la fiche di Astaldi). Intesa avrebbe in carico al società a 700 euro per azione. Una valutazione che allo stato attuale dell’arte appare ottimistica. Nel settembre scorso l’offerta per il 12,6720% del capitale di A4 Holding attuata dalle Province di Bergamo, Brescia e Verona e la Camera di Commercio di Bergamo è andata deserta a un prezzo base di 391,74 euro per azione (valore 87,5 milioni).

Definita anche la governance della “nuova” Re.consult: quattro posti in cda saranno destinati ai consiglieri scelti dall’istituto guidato da Carlo Messina, tre al costruttore Astaldi e due ai padovani Tabacchi.

Per i soci pubblici, in primo luogo il Comune di Verona (il sindaco Flavio Tosi è presidente della Serenissima) e della Provincia di Vicenza (il commissario Attilio Shneck è presidente di A4 Holding), questo riassetto è uno schiaffo che rischia di tagliarli fuori dalla stanza dei bottoni e di affondare definitivamente la fusione con l’Autobrennero, progetto accarezzato da Trento per bypassare la scadenza della concessione.

M. Cr.

 

Gazzettino – Treni, l’orario cambia in anticipo

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8

dic

2013

La Regione Veneto ha imposto modifiche prima che il sistema già nel mirino delle proteste entri a regime

L’assessore Chisso: «Ci siamo impegnati a risolvere i punti critici». E invita gli utenti a dare suggerimenti

Dal 15 dicembre in servizio anche i bus sostitutivi

Dialogo aperto con Milano per l’altra tratta “calda”

LOTTA AI DISAGI – Una stazione con i pendolari che danno l’assalto al sul treno: sono ancora molti i problemi per chi viaggia per lavoro e studio tutti i giorni

L’altro ieri i sindaci del Bellunese fascia al petto e biglietto in mano, hanno voluto provare il sistema ferroviario. Quel sistema che i comitati di pendolari, ma anche i singoli cittadini, stanno violentemente contestando: il nuovo orario presenta “falle” che rendono lo spostarsi all’interno della regione ancora più complesso, con tratte, come Venezia-Portogruaro, la direttrice per Belluno o quella da Bassano pesantemente penalizzate.

Ieri la risposta. O meglio, la prima parte della soluzione. L’altra è attesa in settimana, quando l’assessore alle politiche della mobilità Renato Chisso incontrerà Trenitalia e Rete ferroviaria italiana per cercare di migliorare il servizio secondo le richiese. «Con Trenitalia il dialogo è comunque ormai quotidiano. Il nostro obiettivo era e rimane quello di migliorare una situazione che oggi è difficilmente sostenibile se non interveniamo alla radice – ribadisce l’assessore Chisso – e siamo impegnati a trovare le soluzioni alle nuove criticità di un orario cadenzato che comunque metterà a disposizione più servizi, più convogli e più posti a sedere. Per questo manteniamo aperto il confronto a 360 gradi con Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana, in modo da dare ulteriori risposte a mano a mano che si rendano libere le tracce che servono ai nostri utenti».

La Regione nel contempo apre un “filo diretto” con gli utenti dai quali si attendono suggerimenti. «Ce li possono far pervenire chiamando al telefono il numero verde gratuito 800.042.822, in orario d’ufficio, oppure via e-mail all’indirizzo nuovorariocadenzato@venetotreni.it. – aggiunge Chisso – Intanto abbiamo già messo in campo una serie di aggiustamenti che risolvono molte situazioni che erano diventate critiche».

I primi aggiustamenti riguardano le linee Portogruaro – Venezia; Trieste – Venezia; Portogruaro – Treviso; Bologna – Verona; Conegliano – Belluno. Inoltre saranno attivati servizi bus sostitutivi in attesa che si liberino le tracce per i convogli ferroviari Treviso Venezia; Padova – Castelfranco; Vicenza – Schio; Treviso – Portogruaro; Venezia – Portogruaro.

La Regione del Veneto ha inoltre garantito la tratta su Brescia, a complemento dell’offerta programmata dalla Regione Lombardia. Anche questa è un’area calda su cui i pendolari hanno sollevato non poche lamentele.

«Non abbiamo chiuso alcun ragionamento – aggiunge Chisso – Noi abbiamo fatto il primo giro a luglio, adesso tutti si accorgono che c’è qualcosa che non va. Il monitoraggio è costante e vogliamo arrivare all’appuntamento del 15, quando tutto il sistema dovrebbe entrare a regime, a posto».

Altro discorso la tratta Milano-Venezia che sta indispettendo un’altra fetta di pendolari anche se rientra in una partita diversa. «Si sta lavorando ancora con Milano perchè loro spostino di tre minuti la loro partenza e noi faremo altrettanto – conclude l’assessore – in modo che si possa avere un lasso di una decina di minuti. Dovrebbe risolvere i problemi delle coincidenze».

 

TRASPORTI – Intanto scattano le prime modifiche agli orari. Ieri ritardi per un suicidio sulla linea nei pressi di Mestre

I treni? Sono pieni anche di notte

Inchiesta dei pendolari: tra le 23 e l’una da Venezia e Mestre salgono in 300 sulla tratta verso Portogruaro

TANTI PENDOLARI – Non è vero che i treni di notte viaggiano vuoti, come sostiene l’assessore regionale Renato Chisso. Il Comitato pendolari del Veneto orientale, venerdì li ha contati. I risultati sono stati pubblicati ieri sul sito dei pendolari.

QUASI 300 – Sul treno 11043 delle 22.57 sono stati contati 120 passeggeri, 70 saliti a Venezia e 50 a Mestre. Erano in 90 a Venezia sul treno per Udine 2474 delle 23,56 e il treno per Trieste 2219 delle 0.21 ne ha trasportati 63. In tutto 273 passeggeri. E ieri pomeriggio linea Udine-Mestre interrotta per un suicidio.

 

MOBILITÀ – Censiti i viaggiatori delle corse serali in partenza da S. Lucia

In 300 sui treni della notte

Il Comitato pendolari: «Per Chisso sarebbero vuoti»

PENDOLARI – Quasi 300 persone a bordo dei treni serali in partenza da Venezia

Ma chi ha detto che di notte non si viaggia in treno? In totale sono 273 i passeggeri censiti in orario notturno dal Comitato pendolari del Veneto orientale. Venerdì alcuni pendolari sono stati alla stazione di Venezia Santa Lucia dalle 22 fino alle 0.21 contando i passeggeri di tre treni, due della linea Venezia-Trieste e uno della linea Venezia-Udine.

«Abbiamo fatto questa verifica in quattro – ha detto la portavoce del comitato Angela Stortini – secondo l’assessore regionale Renato Chisso quei treni erano deserti. Per non sbagliare siamo andati due volte verso Mestre, per ricontare i passeggeri saliti a Santa Lucia e aggiungere quelli che salivano dopo». I risultati sono stati pubblicati ieri sul sito dei pendolari. Sul treno 11043 delle 22.57 sono stati contati 120 passeggeri, 70 saliti a Venezia e 50 a Mestre. Erano in 90 a Venezia sul treno per Udine 2474 delle 23,56 e il treno per Trieste 2219 delle 0.21 ne ha trasportati 63, 48 saliti a Venezia e 15 a Mestre. Di questi due sono scesi a Quarto d’Altino, 20 a San Donà e due a San Stino di Livenza.

«Abbiamo verificato l’utilizzo notturno del servizio ferroviario – continua Stortini – il numero dei passeggeri è destinato ad aumentare poiché per molti lavoratori nei settori della ristorazione ed alberghiero ora è periodo di ferie. A preoccupare soprattutto è la corsa delle 0.21 che dovrebbe essere sostituita da un pullman, per noi insufficiente per tutti i turnisti che terminano il lavoro a mezzanotte. Stiamo approfondendo un’altra questione, sul treno delle 0.21 c’erano dei lavoratori che stanno fuori casa per tutta le settimana e rischiano di trovarsi a piedi, dovendo tornare a casa il giorno dopo».

Davide De Bortoli

 

Mattino di Padova – Caos orari treni, Chisso concede un bus

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8

dic

2013

LA RABBIA DEI PENDOLARI » PRIME MODIFICHE

La Regione viene incontro ai viaggiatori dell’Alta Padovana, ma quelli della Bassa sulla linea “Mantova” restano penalizzati 

SIMONAGGIO della FILT – Cgil L’assessore regionale ha accolto solo una parte delle richieste presentate dagli utenti. Ma gli aggiustamenti migliorano la situazione

MONSELICE – Le proteste dei pendolari per i “buchi neri” sui treni regionali, creati dal nuovo orario cadenzato che entrerà in vigore il 15 dicembre, hanno già raggiunto un primo importante risultato. Ieri mattina l’assessore regionale ai Trasporti Renato Chisso ha presentato le prime modifiche concrete rispetto all’orario già pubblicato sul sito di TrenItalia e ancora prima su quello delle Ferrovie Tedesche (Deutsche Bahn) che, da sempre, resta l’orario di riferimento internazionale per le ferrovie di ogni Paese dell’Unione Europea.

I primi cambiamenti riguardano le linee da Venezia per Portogruaro, da Belluno per Conegliano, da Padova per Verona e anche la Camposampiero – Belluno. La notizia più attesa da decine di pendolari, in particolare da gruppi di residenti che abitano nell’Alta o nella zona di Castelfranco, è l’istituzione di un bus sostitutivo (che un giorno potrebbe diventare un treno vero e proprio, ndr) che partirà alle 22.40 da Padova Centrale. La corriera fermerà in tutte le stazioni. Ossia anche a Vigodarzere, Campodarsego, San Giorgio delle Pertiche e, naturalmente, anche a Camposampiero. Non proseguirà, però, come oggi succede con il treno delle 22.46, per Montebelluna, Feltre, Belluno, ma farà capolinea a Castelfranco, dove arriverà alle 23,47. Non è una soluzione ideale, ma è sempre meglio di niente visto che nel nuovo orario l’ultimo treno partirà alle 21,29.

Novità anche per i pendolari che da Padova sono diretti in Lombardia. I regionali, che partono da Venezia Santa Lucia alle 16.12 e alle 19.05 (che quindi passano anche per la città del Santo), non faranno capolinea, come tutti gli altri a Verona Porta Nuova, ma proseguiranno per Brescia, dove arriveranno, rispettivamente, alle 18,34 e alle 22,09. Non ci saranno più, invece, i quattro regionali veloci per Milano.

Intanto prosegue, su Internet, l’indagine sulle cancellazioni e sui ritardi curata dai ragazzi del sito www.trenitardo.org. Sinora hanno accertato che, in tutto, i ritardi segnalati dai pendolari, alle 17.15 di ieri, assommavano a 26 giorni, 7 ore e 26 minuti.

Per quanto riguarda le segnalazioni degli utenti che si spostano in treno nel territorio padovano, è stato verificato che la maglia nera spetta alla linea Mantova – Legnago – Este – Monselice -Terme Euganee – Padova, dove un treno su quattro viaggia sempre in ritardo. Ed i ritardi coinvolgono anche singoli casi significativi. Ieri un utente ha comunicato che è stato cancellato il regionale delle 12.49 da Padova per Belluno, mentre Michele Costola fa sapere che, quasi ogni giorno, i locali tra Padova e Verona viaggiano con una media di 15 minuti di ritardo. Un altro ha segnalato di avere preso il regionale Padova – Venezia delle 7.50, ma a Mestre ha perso la coincidenza perché il treno ha viaggiato con 12 minuti di ritardo. Domani, intanto, nella stazione di Padova si terrà il secondo desk informativo sul nuovo orario, mentre gli utenti, per segnalare inconvenienti, possono chiamare l’ 800 042 822. «L’assessore Chisso, finalmente, ha accettato una prima parte delle proposte dei pendolari» dice Ilario Simonaggio, segretario Filt-Cgil «I primi aggiustamenti sono positivi».

Felice Paduano

 

LINEA ADRIA – VENEZIA

Raccolta di firme per un convoglio

È quello che passa da Piove alle 7.03, cancellato dal 15 dicembre

PIOVE DI SACCO – Sta suscitando preoccupazione il nuovo orario cadenzato che dal 15 dicembre sarà applicato anche alla linea ferroviaria Adria-Venezia gestita da Sistemi Territoriali. Preoccupa i pendolari la soppressione del treno che passava per Piove di Sacco alle 7.03, quello in assoluto più utilizzato da lavoratori e studenti. La corsa è stata posticipata alle 7.22, quella precedente parte alle 6.47. Per il mantenimento del treno delle 7.03 è stata avviata anche una raccolta di firme tra i pendolari e la stessa amministrazione di Piove di Sacco aveva ribadito in occasione degli incontri con l’assessore regionale Renato Chisso la necessità di implementare il servizio negli orari di punta. Tra l’altro proprio il treno delle 7.22 rimarrà uno dei pochi di Sistemi Territoriali a fermarsi a Mestre, costringendo i pendolari a cambiare treno, con inevitabili disagi e ritardi, per raggiungere Venezia.

Da circa un mese su tutta la linea si registrano frequenti ritardi e, diversamente da quanto fa con Trenitalia, la Regione non multa Sistemi Territoriali (società al 100% controllata dalla stessa Regione) per risarcire gli utenti. Tra l’altro anche l’Actv ha tagliato numerose corse, rendendo più difficile una sinergia di trasporto pubblico misto gomma-rotaia.

(e.l.)

 

Il pd di este fa la voce grossa

Panfilo stigmatizza i disservizi e invita i sindaci a protestare 

ESTE – Ritardi dai 35 ai 200 minuti. Giovedì, al primo ghiaccio di stagione, la linea Padova-Bologna è andata letteralmente in tilt e tra i pendolari costretti all’ennesima giornata di disagi c’era anche Francesco Panfilo, capogruppo del Pd in consiglio comunale a Este. Panfilo da oltre un mese raccoglie e segnala tutti i ritardi dei treni: il consigliere mostra per esempio quelli del 28 novembre (30 minuti di ritardo per i tre treni in partenza dalle 7 a Este), del 13 novembre (20 minuti di ritardo medio per gli stessi convogli), del 7 novembre (un picco di 39 minuti di ritardo nella medesima fascia oraria).

Commenta Panfilo: «Ho chiesto al sindaco di Este un intervento: so che sta cercando di contattare l’assessore veneto Renato Chisso, anche se con grosse difficoltà. Quello che mi sorprende è il silenzio degli altri sindaci della Bassa: anche i loro cittadini sono danneggiati da questi disservizi. C’è stata una levata di scudi per il pedaggio sul nuovo tratto della statale Carceri-Legnago ma sui treni non dicono una parola: è incomprensibile. Tutti i sindaci devono fare blocco, a prescindere dal loro colore politico, per dare peso e difendere il nostro territorio dal meschino trattamento che riceve da chi comanda in Provincia e in Regione».

(n.c.)

 

Risultati pessimi nell’incontro promosso da Dolomiti Prealpi

L’esempio della Val Venosta, rinata in quindici anni

PEDAVENA – C’è molto da invidiare, ma anche tanto da imparare. Sono sempre di più le suggestioni che arrivano dalle vicine province di Trento e Bolzano per una politica vincente nella gestione della montagna. A cominciare dalla mobilità sostenibile, un tasto dolente per il turismo bellunese ciclopedonale e a bordo treno.

I dati illustrati venerdì sera nella veranda della Birreria durante un incontro informativo indetto dal consorzio turistico Dolomiti Prealpi lasciano poco spazio all’interpretazione. Le piste ciclabili in provincia sono poche, come segnala Bortolo Calligaro parlando dei due itinerari tra Belluno e Feltre in sinistra e destra Piave, mal segnalate e non collegate fra di loro. E sono numerosi i punti in cui correre su strada può diventare davvero pericoloso. Sull’unico binario della linea ferroviaria non elettrificata corrono treni vecchi e obsoleti, che non si integrano con il trasporto su gomma e non dialogano con le associazioni di promozione turistica. Le stazioni sono abbandonate, l’attesa sui binari è spesso una sofferenza. Questo condanna la provincia a un servizio scadente e poco utilizzato, di cui non sempre si riesce a giustificare la sopravvivenza.

Difficile a credersi, ma 15 anni fa anche in Val Venosta la mobilità su rotaia era a questi livelli. Però grazie a una condivisione di intenti ampia e a fondi pronti all’uso, la provincia, che è la proprietaria del tratto ferroviario, è riuscita a creare un circuito gioiello del trasporto su rotaia in montagna. Il padrino di questa rivoluzione è Helmuth Moroder, ex direttore tecnico della linea.

«Con 135 milioni di euro abbiamo rimesso a posto 60 chilometri di infrastruttura ferroviaria, materiale rotabile compreso», spiega il city manager di Bolzano durante la conferenza, di fronte a una platea di oltre un centinaio di interessati, tra cui si intravvedono anche sindaci e assessori, «circa 1 milione e mezzo a chilometro, meno del costo di mantenimento di una strada. Dal 1999 al 2005 abbiamo aggiunto 19 fermate, risanato 70 ponti, soppresso 50 passaggi a livello. Quindi abbiamo voluto far dialogare in modo stretto il treno con la ciclabilità. Devo dire che il sistema di integrazione funziona anche troppo bene, tanto che abbiamo dovuto aggiungere un servizio di trasporto bici su strada».

A confronto lo stato della linea bellunese, descritto dal direttore di Confindustria Dolomiti Marco Melchiori secondo uno studio commissionato a un ufficio svizzero, è impietoso.

«Siamo secondi solo a Biella come provincia peggiore in Italia per quanto riguarda la dotazione infrastrutturale», denuncia il direttore.

«I bellunesi usano pochissimo il treno, con una frequenza dello 0,5 per cento rispetto al 20 per cento degli spostamenti con altri mezzi pubblici. Ma se consideriamo che il bacino di utenza potenziale è di 150 mila persone, di cui la metà occupate, e se fossimo davvero in grado di rilanciare il servizio, l’indotto economico e turistico sarebbe enorme. Serve un orario cadenzato sulla mezz’ora, fermate nuove, la copertura su gomma del trasporto in sinistra Piave e un piano di valorizzazione turistica». Ma il problema è soprattutto politico: «Vi voglio incoraggiare a investire nelle ferrovie», incalza Moroder, «spero che la vostra tenacia trovi orecchie aperte».

Francesca Valente

 

Treni, confermate le quattro fermate a S. Croce del Lago

Ieri l’ok della Regione già a partire da domenica prossima

L’impegno di Venezia di migliorare il piano entro gennaio

BELLUNO – Confermate le quattro fermate alla stazione di Santa Croce del Lago, due in partenza e due in arrivo. La Regione e in particolare l’assessorato alla mobilità hanno introdotto ieri nell’orario cadenzato che entrerà in vigore da domenica prossima, queste attese novità. Si tratta di fermate che rispondono alle esigenze non solo degli studenti ma anche dei lavoratori. Sulla linea Conegliano-Belluno, come l’assessore Renato Chisso aveva promesso il 20 novembre scorso agli amministratori di Farra d’Alpago, sono previste due fermate nella mattinata a Santa Croce alle 7.14 e 14.14: la prima riguarda il treno 5600/01 che parte da Conegliano alle 6.41 e arriva a Belluno alle 7.42 e la seconda è relativa al 5610/11 che parte da Conegliano alle 13.41 e arriva a Belluno alle 14.42.

Per il ritorno, si dovranno attendere i treni delle 14.46 e 18.46: il primo è il 5640/41 in partenza da Belluno alle 14.16 (arrivo a Conegliano alle 15.18) e il secondo è il 5648/49 in partenza dal capoluogo montano alle 18.16 (arrivo a Conegliano alle 19.18).

I quattro treni ripartiranno poi ai minuti 15 (i primi) e 47 (i secondi). Ma si profilano anche altre novità, come annunciato da Chisso al sindaco di Belluno, Jacopo Massaro in risposta alla sua lettera preoccupata sui disagi che sarebbero susseguiti con l’orario cadenzato.

«Nella tratta Belluno-Conegliano arriveranno convogli termici con prestazioni migliori rispetto a quelli attuali, istituiremo un tavolo di confronto periodico con il comitato del Bellunese e dell’Alto Trevigiano per l’analisi delle eventuali problematiche e predisporremo con Rfi un protocollo d’intesa con cui definire i tempi e le risorse economiche di finanziamento per la realizzazione degli interventi infrastrutturali individuati».

Per quanto riguarda le coincidenze con Dolomitibus, l’assessore veneto alla mobilità, precisa che si sta cercando di modificare l’orario entro il 10 dicembre. Inoltre, fa sapere che sta prevedendo entro metà gennaio un eventuale servizio sostitutivo con autobus, se richiesto, nella tratta Belluno-Padova, mentre un servizio diretto Belluno-Venezia si potrà pensare una volta completati i lavori sul ponte della Libertà a Venezia.

Ma le lamentele continuano, da parte dei pendolari e degli utenti del treno e in particolare da parte dell’associazione Trenitardo.com. L’associazione ha reso noti i dati dal 18 novembre a oggi: si evince che il 25.7% dei treni che transitano per le stazioni di Padova, Treviso e Venezia presentano un ritardo non trascurabile superiore ai 5 minuti o sono stati in parte cancellati.

In particolar modo sulla tratta Belluno-Padova i minuti di ritardo accumulati dal 18 novembre sono stati 1.462, su 219 treni considerati con un ritardo medio di 6.7 minuti, mentre sulla tratta Padova-Belluno i minuti accumulati di ritardo sono stati 1.764 su 302 corse per 5.8 minuti medi di ritardo.

Ed è proprio questa la tratta con maggiori criticità, con ritardi medi cronici di 6.7 minuti a treno mentre la Padova – Calalzo in questi 19 giorni di osservazioni vanta un ritardo medio di 13 minuti.

Paola Dall’Anese

 

De Carlo: «Orario da cambiare, noi qui penalizzati»

«Questo orario allungherà i tempi di percorrenza sia sulla tratta per Padova che su quella per Venezia: non esisteranno più treni diretti da Calalzo e nemmeno la possibilità per i nostri ragazzi di andare a scuola a Belluno in treno visto che, oltre a cambiare a Ponte avranno un orario di rientro fortemente penalizzante».

Critica fortemente l’orario cadenzato il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo che aggiunge:

«Problemi ci saranno anche per chi intenda trasportare la bici vista l’assenza di vagoni dedicati e i due cambi prima di giungere a Calalzo».

Per il sindaco c’è una «situazione fortemente penalizzante peri l nostro territorio. Ma un plauso va ai ragazzi che hanno partecipato ai tavoli tecnici di pendolari e appassionati, che hanno in questi mesi cercato di ottenuto di lenire gli elementi negativi e l’introduzione di questo nuovo orario».

 

LA PROTESTA – Orario cadenzato: i sindaci dei territori confinanti pronti a portare la battaglia in Regione

L’Alto Trevigiano non vuole perdere il treno. C’erano anche gli amministratori di Cornuda e Pederobba, l’altro giorno a Belluno, per dire “no” al nuovo orario cadenzato. Quella che entrerà in vigore il 15 dicembre è una programmazione ferroviaria che penalizza contemporaneamente due zone, la provincia di Belluno e tutto l’Alto Trevigiano, che utilizza le linee Padova-Calalzo e Venezia-Belluno. Dopo aver richiesto, invano, un incontro con Renato Chisso per mostrare tutte le loro perplessità sul cadenzamento d’orario, i primi cittadini hanno deciso di scendere a Venezia ad oltranza. La protesta, intanto, ha viaggiato sul regionale Padova-Belluno. Nei giorni scorsi, fasce tricolori al seguito, i sindaci sono saliti sulle carrozze della sensibilizzazione, agganciando l’iniziativa di Legambiente e contemporaneamente toccando con mano i disservizi che quotidianamente pesano sui pendolari.

«L’avvio dell’orario cadenzato e la sua evidente inadeguatezza, la mancanza d’ investimenti, l’assenza di integrazione oraria e tariffaria tra i vari mezzi di trasporto, la mancanza di coinvolgimenti di enti locali, associazioni e cittadini – l’attacco di Andrea Aragona responsabile mobilità di Legambiente – sta portando il servizio ferroviario regionale allo sfascio».

Ecco perché Bellunese e Alto trevigiano, già marginalizzati non vogliono perdere l’ultimo treno. Ecco perché da Belluno è partita la richiesta del primo cittadino di Belluno, Jacopo Massaro, e dei suoi colleghi bellunesi (presenti ieri a Belluno anche Pederobba e Cornuda) di incontrare l’assessore Chisso. Vaga la risposta giunta via mail da Venezia («Gli amministratori possono inviare le loro osservazioni»). Decisa la controrisposta del territorio che ha scenderà in Regione finché la battaglia per la ferrovia non darà risposte alle tratte Padova-Calalzo e Venezia-Belluno.

«Dobbiamo chiedere maggiori investimenti su questo territorio – la richiesta di Claudio Sartor, sindaco di Cornuda -. La Padova-Belluno non deve essere un ramo secco».

 

TRENI – Orario cadenzato: le novità non soddisfano i pendolari

VITTORIO VENETO – (l. a.) Arrivano i primi aggiustamenti al nuovo orario cadenzato, ma non sembrano quelli chiesti dai pendolari della linea vittoriese. Manca una settimana all’entrata in vigore dell’orario ferroviario che rivoluzionerà le abitudini dei pendolari: da Vittorio partirà un treno all’ora per Conegliano e uno per Belluno. I convogli si incroceranno nella stazione di via Trento e Trieste al minuto 01.

Ieri la Regione ha comunicato una prima serie di «aggiustamenti» su alcune linee venete, tra le quali la Conegliano – Vittorio – Belluno, dove però le novità sono scarse. Dal 15 dicembre, oltre a quanto già comunicato, ci saranno quattro fermate in più a Santa Croce del Lago, stazione recentemente potenziata: vi fermeranno i treni in partenza da Conegliano alle 6.41 e 13.41 e quelli che lasceranno il capoluogo dolomitico alle 14.16 e 18.16. Le nuove fermate non faranno aumentare i tempi di percorrenza dei convogli.

Un gruppo di pendolari della linea aveva chiesto a Trenitalia e Regione, allegando più di 250 firme, «tempi di percorrenza almeno non peggiorativi rispetto a quelli attuali pesantissimi, due treni diretti umanamente sostenibili alla mattina per Venezia e alla sera per Belluno, e la possibilità di arrivare nel capoluogo lagunare intorno alle 8 del mattino».

 

Gazzettino – Caos tribunale, tutti in coda alle 8

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8

dic

2013

Avvocati, praticanti, segretari: c’è chi si sveglia all’alba per avere la speranza di mandare avanti una pratica

In provincia di Venezia la chiusura delle sedi distaccate di San Donà, Dolo e Chioggia ha innescato un cortocircuito di questo tipo: il lavoro di quelle sezioni si è riversato su Venezia, ma chi in quei tribunali lavorava ha scelto, in massima parte, di farsi trasferire a Padova o Treviso. Per un motivo semplice: per chi abita a San Donà, è più comodo andare a lavorare a Treviso che «scendere» a Venezia, lo stesso per chi lavorava a Dolo e Chioggia. Quindi a Venezia è “arrivato” molto lavoro, ma tanti addetti sono finiti altrove.

 

IN CODA – Il sovraffollamento che si verifica giornalmente al tribunale di Venezia. Qui a fianco il tribunale di San Donà ora chiuso

Rialto: alle otto di mattina è già ressa davanti al tribunale di Venezia. Sono avvocati, praticanti, segretari; arrivano da tutta la provincia e si sono svegliati all’alba, o anche prima, per poter arrivare in tempo a Venezia. In tempo per cosa? Per avere un posto in fila, anzi, come dicono loro, per avere un buon posto «nella coda della coda». Da quasi due mesi, infatti, al tribunale di Rialto funziona così: apertura alle 8.30 e consegna, da parte della cancelleria per le esecuzioni mobiliari, di 30 biglietti numerati nelle giornate d’udienza (lunedì e venerdì) e di 50 biglietti negli altri giorni. Chi ha il biglietto può essere servito in giornata (con ore d’attesa), chi non ce l’ha dovrà tentare un altro giorno. A queste condizioni è chiaro che alle 8.30, quando il tribunale apre, «la coda della coda» ha già fatto selezione e non ci saranno più biglietti. Quindi, appena aperto, il tribunale ha praticamente già chiuso le porte.

AVVOCATI INFURIATI  Gli avvocati sono infuriati: ci sono giorni in cui svegliarsi all’alba non basta, correre come cavalli non basta, stare chiusi fuori non basta; il tribunale non riesce a servire tutti. Il primo, grande, effetto collaterale della chiusura delle sedi distaccate è proprio questo: Venezia non ce la fa a smaltire il lavoro di tutta la provincia. «Il timore – spiega Luigi Torricelli, di Mirano – è che questa soluzione dei biglietti non sia solo un rimedio temporaneo, ma che anche tra un anno sia così o che il servizio possa peggiorare».
«Capita che alle 8 i biglietti siano già finiti – spiega Luana Lucchetta – e per questo dobbiamo svegliarci presto. Io vengo da San Donà, prima era tutto diverso. Adesso devo svegliarmi alle 5 per arrivare qui prima delle 8. Oggi, ad esempio, sono arrivata alle 8 meno dieci e avevo già 15 persone davanti a me».

RAZIONALIZZAZIONE «Quando ci sono le giornate d’udienza è il caos – aggiunge Silvia Ballarin, di Quarto D’Altino – ci sono troppi pochi numeri per servire tutti! Prima era molto diverso, ora siamo alle prese con gli effetti della razionalizzazione. Non possiamo aspettare che il problema si risolva con l’entrata in funzione della cittadella della giustizia».
Al tribunale di Venezia, questa «gestione dell’emergenza» sta causando disagi soprattutto alla cancelleria delle Esecuzioni Mobiliari – che, con i tempi che corrono, è un settore caldo, tra debiti, pignoramenti e via dicendo – ma vengono segnalate difficoltà anche alla cancelleria della Volontaria Giurisdizione. In questo caso niente biglietti numerati, ma una lista da compilare. Chi non è tra i primi dovrà attendere ore e ore prima di essere servito.

SVEGLIA ALL’ALBA  «In un’ottica di sprechi vari era giusto razionalizzare – si mostra paziente Ilenia, una praticante che ogni giorno parte all’alba da San Donà per arrivare con discreto anticipo a Venezia – ma qualche numero in più lo devono mettere».
«Sicuramente – aggiunge una collega – l’idea di razionalizzare non è sbagliata, e molte sezioni distaccate, in tutta Italia, erano inefficienti. Però applicato nella realtà veneziana, il risultato è che ti trovi centinaia di persone che ogni giorno devono partire da tutta la provincia per andare in centro storico e camminare/prendere vaporetto fino a Rialto. Provate a pensare cosa succede ogni volta che si blocca il ponte o che c’è sciopero. Il tutto costa di più (per il personale, per gli avvocati, per i praticanti, per gli impiegati degli studi, per i testimoni) e la maggior efficienza auspicata è rallentata dagli inevitabili disagi».

Marco Dori

 

I PROBLEMI – Le carte della giustizia “a portata di mano”

VENEZIA – Scatoloni pieni di fascicoli abbandonati negli angoli, faldoni a portata di mano nei corridoi, poca sorveglianza: volendo, si potrebbe facilmente far sparire qualche carta scomoda. L’altra faccia dell’emergenza al tribunale di Rialto è l’assenza di «sicurezza» per le carte della giustizia. Anche se, a dirla tutta, è da tempo che lo storico tribunale di Venezia ha fama di essere un luogo «molto accessibile».
«Quando incontro un collega di Padova e Treviso – racconta un testimone – quello mi dice sempre: «A Venezia siete strani, fate tutto da soli!». Per loro è inconcepibile quel che succede a Rialto, dove gli avvocati sono abituati a servirsi da soli, diciamo sulla fiducia. Fino a poco tempo fa c’erano scatoloni ovunque, almeno adesso hanno messo in ordine, ma i fascicoli delle sedi staccate sono su degli scaffali in corridoio, in bella vista. Volendo si potrebbe portar via quello che si vuole e ostacolare il corso del processo». I testimoni sono concordi: altrove, se sanno che lavori a Venezia, ti guardano strano. In effetti, se negli altri tribunali centrali del Veneto ci sono misure di sicurezza elevate – a Padova, c’è anche il metal detector- a Rialto è tutta un’altra storia. Si entra e si esce senza problemi, la sorveglianza è al minimo e usare mano malandrina sugli atti giudiziari «en plein air» è roba da dilettanti. Nel concreto, è come chiedere di consultare un libro in biblioteca. In quelle comunali, di solito ci si serve da soli. Se invece si vuole consultare un documento prezioso in una biblioteca centrale, si deve prima fare richiesta scritta al bibliotecario, che lo andrà a prendere dal deposito e ve lo darà in consultazione, dopo avervi però registrato. Fai della biblioteca centrale il tribunale di una grande città, del bibliotecario il cancelliere di turno, dei libri i faldoni di un processo, e l’esempio si spiega da solo. Si tratta di una trafila che garantisce sicurezza e riservatezza e che i nostri avvocati raccontano esser tipica degli altri tribunali veneti. A Rialto no, a Rialto «sono strani».

(m.dori)

 

Mattino di Padova – Padova-Mantova va in tilt

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7

dic

2013

PENDOLARI

Un solo vagone zeppo di gente, interrogazione di Narduolo (Pd)

Ennesima giornata di disagi per i pendolari della Bassa che arrivano in città per motivi di studio o lavoro. Anche ieri guasti e ritardi ferroviari non sono mancati. La segnalazione arriva da Silvia Paggiarin, residente a Este che ogni giorno prende il treno per venire a lavorare a Padova:

«Aspettavo il regionale d Padova-Mantova delle 14.46. Ma, tanto per cambiare, mentre il treno veniva da Mantova il capotreno ha segnalato un guasto. Le ferrovie evidentemente non hanno provveduto e così, arrivato a Padova, hanno dovuto trovare una soluzione. Il treno è stato praticamente diviso in due, ci hanno lasciato solamente un vagone».

La carrozza del treno regionale, già in ritardo per la sosta prolungata nella stazione di Padova, si è così riempita di gente.

«Era impossibile stare là dentro. C’erano persone stipate come sardine perfino in bagno, in più l’aria era irrespirabile. Il macchinista si è addirittura rifiutato di partire».

Situazione paradossale che ha costretto molti pendolari a scendere dal convoglio.

«Fortunatamente è passato un treno per Bologna, il regionale veloce delle 15.12. Ci siamo precipitati e, a Monselice, siamo scesi e abbiamo preso la coincidenza per Legnago. Dalle 14.15 sono arrivata a casa alle 16 passate!».

Ma da Internet rimbalza la “classifica” dei ritardi, aggiornati e contabilizzati dal portale Trenitardo nato un mese fa per iniziativa degli studenti universitari di Padova, Udine e Venezia del coordinamento universitario «Link». Ha monitorato 11.194 treni: 8.319 viaggi si sono rivelati puntuali, mentre si contano ritardi fra 5 e 15 minuti nel 17,6% degli altrin treni.

Lievitano a un ritardo fra 15 e 30 minuti (3,9%), oltre i 30 minuti (2,1%) e cancellazioni (2,1%, con una media di 12 soppressioni di treni al giorno).

Peggio di tutti “viaggia” proprio la linea Padova-Mantova, che impiega mediamente 7,7 minuti in più rispetto all’orario previsto da Ferrovie per raggiungere il capolinea.

Fra i treni regionali, spiccano i “problemi” delle linee Venezia-Milano (puntuale solo nel 10,5% dei casi) e Padova-Calalzo (42,1% di ritardi di almeno cinque minuti).

E al fianco dei pendolari è scesa in campo anche Giulia Narduolo, deputato del partito democratico, originaria di Medagliano san Vitale. Ha presentato un’interrogazione a Governo e Ministero dei Trasporti per chiedere se sono a conoscenza «dell’autentico calvario quotidiano che devono affrontare giornalmente gli utenti di Trenitalia residenti nella bassa padovana e bassa veronese, che cosa intendano fare per evitarli e infine per chiedere al Ministro Lupi di venire al più presto in Parlamento a fornire informazioni più chiare riguardo alle variazioni dovute dall’entrata in vigore dal 15 dicembre del cosiddetto “orario cadenzato”, visto che, a livello regionale si continua a non fare abbastanza chiarezza nonostante manchi poco più di una settimana al cambio di orario.

Alice Ferretti

 

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