Nuova Venezia – Mose, Minutillo interrogata per due ore a San Marino
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
1
apr
2015
appropriazione indebita e falso
VENEZIA – Nonostante abbiano patteggiato la loro pena per frode fiscale in Italia, sono finiti sotto inchiesta per gli stessi fatti anche a San Marino e, ieri mattina, Claudia Minutillo, l’ex segretaria veneziana di Giancarlo Galan, è stata interrogata per due ore dal commissario della Legge (il nostro pubblico ministero) di San Marino Antonella Volpinari. All’interrogatorio era presente il suo difensore, l’avvocato Mirko Dolcini.
Nei giorni scorsi lo stesso magistrato aveva interrogato anche Piergiorgio Baita, ex presidente della «Mantovani», e William Colombelli, console sanmarinese in Italia e amministratore della società «Bmc Broker».
I tre hanno patteggiato una pena per frode fiscale, trovando l’accordo con il pubblico ministero di Venezia Stefano Ancilotto: un anno e dieci mesi di reclusione per Baita, un anno e quattro mesi ognuno per Minutillo e Colombelli.
Questo, però, non ha evitato che i tre finissero sotto inchiesta a San Marino, dove sono indagati i primi due per appropriazione indebita e per falso, il terzo anche per riciclaggio. La vicenda è quella delle false fatture rilasciate dalla «Bmc Broker» di Colombelli alla «Mantovani» di Baita e ad «Adria Infrastrutture» di Minutillo. Decine di milioni di euro, buona parte dei quali poi tornavano nelle casse dell’ingegnere veneziano, che li utilizzava come fondi neri per pagare le tangenti ed altro. Proprio questi fatti a San Marino vengono considerati appropriazioni indebite e falsi.
Oggi, intanto, la presidenza del Senato ha messo all’ordine del giorno la discussione e la votazione della richiesta avanzata da parte della Procura di Venezia della richiesta di autorizzazione a procedere per l’ex ministro dei Lavori pubblici Altero Matteoli, attuale senatore di Forza Italia. È accusato di corruzione: a parlare di lui è stato l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, il quale ha riferito che in più di un’occasione è andato a Roma, nella sede di Porta Pia del ministero, ha consegnare migliaia di euro all’allora ministro Matteoli. Già il Tribunale dei ministro di Venezia ha dato il via libera, sostenendo che non si tratta di una persecuzione ma che le prove sono solide, poi è stata la Giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama a votare perché sia concessa l’autorizzazione, ora tocca all’assemblea dei senatori.
Giorgio Cecchetti
Gazzettino – Minutillo torna a San Marino per raccontare le fatture false
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
1
apr
2015
SAN MARINO – L’ex segretaria di Galan interrogata ieri per due ore
Ha risposto alle domande del Commissario della legge della Repubblica del Titano ricostruendo il sistema della “retrocessione” di somme di denaro all’impresa Mantovani
Interrogatorio di due ore, ieri mattina a San Marino, per Claudia Minutillo, l’ex segretaria del presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, finita sotto accusa in qualità di amministratrice della società “Adria Infrastrutture” nell’inchiesta sulle false fatturazioni milionarie dell’impresa di costruzioni Mantovani spa.
Assistita dagli avvocati Mirko Dolcini e Carlo Augenti, Minutillo ha risposto alle domande del Commissario della Legge, Antonella Volpinari, confermando quanto già dichiarato ai magistrati veneziani che, partendo da quelle false fatture, hanno scoperto l’esistenza di un diffuso sistema corruttivo attorno ai lavori per la realizzazione del Mose.
Nelle scorse settimane gli inquirenti di San Marino avevano interrogato anche gli altri protagonisti della vicenda giudiziaria: Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani e William Colombelli, ex console di San Marino e titolare della Bmc Broker, la società che emise fatture a fronte di operazioni inesistenti, per poi “retrocedere”, cioè restituire alla stessa Mantovani, gran parte degli importi ricevuti, fatta salva una percentuale per l’attività di mediazione svolta.
Nell’inchiesta veneziana tutti hanno già patteggiato pene comprese tra un anno e due mesi e un anno e dieci mesi di reclusione, con la sospensione condizionale. E ora si trovano a dover rispondere di nuove accuse, formulate dall’autorità giudiziaria di San Marino, che ipotizza, tra gli altri, il reato di ricilaggio. Complessivamente la Mantovani fino al 2010 utilizzò San Marino per “produrre” false fatture per oltre 8 milioni di euro e ottenere una consistente provvista in nero, in parte utilizzata per pagare tangenti.
La Minutillo, arrestata nel 2013, confessò subito le proprie responsabilità e da allora ha iniziato a collaborare con la Procura di Venezia, contribuendo a fare luce sul cosiddetto “sistema Mose” e fornendo numerosi particolari sul ruolo di Galan e dell’allora assessore regionale ai trasporti Renato Chisso, entrambi usciti dal processo con il patteggamento della pena.
Gianluca Amadori
Nuova Venezia – Mose, i difensori di Orsoni chiedono l’archiviazione
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
31
mar
2015
I LEGALI DELL’EX SINDACO DI VENEZIA: «MAZZACURATI INAFFIDABILE»
VENEZIA – Per i difensori dell’ex sindaco le accuse contro Giorgio Orsoni devono essere archiviate. Questa la richiesta avanzata ieri dagli avvocati milanesi Francesco Arata e Carlo Tremolada ai pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, che nei prossimi giorni dovranno formulare le loro richieste al giudice veneziano Andrea Comez dopo aver depositato gli atti.
Numerosi i motivi a sostegno delle loro tesi. Prima di tutto il fatto che il principale accusatore Giovanni Mazzacurati già nei primi interrogatori resti nel luglio-agosto 2013 era «stremato, per nulla lucido e tanto meno affidabile». Secondo il neurologo che lo ha poi avuto in cura avrebbe cominciato a manifestare «chiari sintomi di progressivo deficit di memoria sin dall’aprile 2013». Per questo i due legali sostengono che la Procura avrebbe dovuto chiedere l’incidente probatorio per l’ingegnere ancor prima del suo trasferimento in California.
Per quanto riguarda le dichiarazioni accusatorie di Federico Sutto, stretto collaboratore di Mazzacurati, nell’istanza si legge che si tratta di affermazioni surreali e stravaganti. Sottolineano che fino all’interrogatorio del 23 ottobre 2014 mai aveva dichiarato di aver consegnato buste con denaro a Orsoni. Questo «improvviso cambio di rotta» sospettano i due difensori, «potrebbe essere riconducibile a personali esigenze difensive», visto che poche settimane dopo ha patteggiato una pena di due anni di reclusione con la sospensione condizionale.
Nel merito delle accuse, poi, rilevano che Sutto racconta di aver incontrato il futuro candidato sindaco alla vigilia del Natale 2009 dopo il concerto di Natale in Basilica di San Marco e in quell’occasione di aver avuto da lui il nome del suo mandatario elettorale e il numero del conto corrente per i finanziamenti della campagna elettorale: Ma Orsoni fu proclamato candidato del centro sinistra ben un mese dopo, il 25 gennaio 2010. Infine, nel documento si ricorda che per coloro che inizialmente erano stati indicati come destinatari finali dei finanziamenti per il partito, cioè i parlamentari Pd Davide Zoggia e Michele Mognato, la stessa Procura ha chiesto l’archiviazione delle accuse di finanziamento illecito (i due avvocati sottolineano che se i fondi fossero stati destinati al candidato sindaco personalmente non sarebbe penalmente rilevante perché la legge non prevede che per le elezioni comunali e provinciali vengano dichiarati i finanziamenti elettorali).
Giorgio Cecchetti
Gazzettino – Evasione fiscale, indagato Galan
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
27
mar
2015
MOSE/ DICHIARAZIONE INFEDELE DEI REDDITI
Nuova tegola su Galan: indagato per evasione fiscale sulle tangenti
Nuova tegola per l’ex governatore Giancarlo Galan. La Procura di Rovigo l’ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di infedele dichiarazione dei redditi, in pratica evasione fiscale sulle tangenti. Secondo i magistrati, si tratta di somme non versate per oltre dieci milioni, introiti legati alle mazzette intascate tra il 2007 e il 2010.
Evasione fiscale, indagato Galan
Scandalo Mose, nuove accuse dalla Procura di Rovigo all’ex governatore dopo l’accertamento della Finanza: somme non versate per oltre dieci milioni di euro, introiti legati alle mazzette intascate tra il 2007 e il 2010
Infedele dichiarazione dei redditi. È con quest’ipotesi accusatoria che la Procura della Repubblica di Rovigo ha iscritto nel registro degli indagati l’ex governatore del Veneto, il deputato forzista Giancarlo Galan, attualmente agli arresti domiciliari dove sta scontando la pena di due anni e dieci mesi, patteggiata per le mazzette legate alla realizzazione del Mose.
Ed è proprio da Venezia che sono partite le nuove accuse per Galan: nel corso dei due accertamenti fiscali compiuti dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando lagunare tra ottobre 2014 e il gennaio scorso gli sono stati contestati redditi non dichiarati su cui non sarebbero state versate le imposte. In altri termini Galan non avrebbe pagato le tasse sulle tangenti. Il primo accertamento fiscale riguardava gli anni 2005 e 2006. Per questo biennio l’ex governatore veneto non rischia nulla sul piano penale. Il reato risulta ampiamente coperto dai termini della prescrizione. Diverso il ragionamento per le successive dichiarazioni dei redditi, quelle relative agli anni 2007-2008-2009-2010.
Sulla scorta di quanto accertato dalle Fiamme gialle, il pubblico ministero polesano Andrea Girlando ha aperto un’indagine a carico del parlamentare di Forza Italia ipotizzando la violazione dell’articolo 4 della normativa fiscale, il decreto legislativo n. 74 del 2000, l’unica norma tributaria in vigore nel nostro Paese. La competenza spetta alla Procura di Rovigo in quanto Galan risiede a Cinto Euganeo, comune che ricade nella giurisdizione dell’Agenzia delle Entrate di Este. In base agli atti dell’inchiesta Mose Galan avrebbe intascato dall’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati una tangente da un milione di euro all’anno.
Gli vengono contestati dalla Finanza come proventi di attività illecita anche le somme investite nell’acquisto della villa di Cinto oltre ad una dazione da 200mila euro, giustificata come finanziamento per una campagna elettorale di Forza Italia. A conti fatti Giancarlo Galan avrebbe intascato complessivamente mazzette per 10 milioni 831mila e 200 euro. Sono poco meno della metà dell’ammontare complessivo delle tangenti (quasi 24 milioni di euro) individuate dalle Fiamme gialle a conclusione della maxi inchiesta sul Mose, attraverso la bellezza di tredici accertamenti fiscali.
Tutte le mazzette vengono automaticamente tassate come redditi delle persone fisiche, sulla base delle aliquote Irpef vigenti all’epoca della commissione dei vari illeciti. Sarà evidentemente applicata l’aliquota massima del 43% trattandosi nella stragrande maggioranza dei casi di persone con redditi superiori ai centomila euro annui. La Guardia di finanza ha calcolato in oltre dieci milioni di euro complessivi, sanzioni a parte, i tributi oggetto di attività di recupero da parte dell’erario.
Politici e funzionari destinatari delle mazzette si ritroveranno a doversi difendere in due ambiti: oltre al contenzioso di natura tributaria dovranno affrontare un procedimento penale. Non avendo indicato nelle dichiarazioni dei redditi annuali le tangenti incassate dovranno rispondere di dichiarazione infedele. Un reato che prevede comunque pene di modesta entità. Galan potrebbe cavarsela con un ulteriore patteggiamento, in continuazione con i due anni e dieci mesi concordati nell’autunno scorso con la Procura lagunare.
Luca Ingegneri
TANGENTI – Sotto la lente il “sistema Mantovani” per il quale a Venezia alla fine del 2013 hanno patteggiato quattro persone tra cui l’ex amministratore delegato
Interrogato Baita. Fatture false, inchiesta anche a San Marino.
Anche l’autorità giudiziaria della Repubblica di San Marino sta indagando sul sistema delle false fatturazioni realizzate fino al 2010 dall’impresa di costruzioni Mantovani spa di Padova per creare i fondi neri necessari a pagare “mazzette”.
Nei giorni scorsi il Commissario della Legge Antonella Volpinari ha iniziato gli interrogatori dei principali protagonisti della vicenda giudiziaria, che a Venezia si è già conclusa a fine 2013 con quattro patteggiamenti, a pene comprese tra un anno e due mesi e un anno e dieci mesi di reclusione, con la sospensione condizionale. A San Marino i reati ipotizzati sono quelli di false dichiarazioni alla pubblica autorità, appropriazione indebita e riciclaggio. Secondo gli inquirenti le somme circolate nel “tourbillon” di false fatturazioni si avvicinano ai 10 milioni di euro.
Il primo ad essere ascoltato è stato Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani, il quale ha parlato per oltre due ore, fornendo la stessa ricostruzione già data al sostituto procuratore di Venezia, Stefano Ancilotto. Il legale che lo ha assistito durante l’interrogatorio, l’avvocato Pier Luigi Bacciocchi, ha dichiarato alla stampa di San Marino che «Baita ha reso ampia collaborazione alle richieste dei giudici». A Venezia, nel dicembre del 2013, Baita ha patteggiato la pena di un anno e dieci mesi di reclusione dopo aver versato di tasca propria 400mila euro al Fondo unico di giustizia.
Venerdì scorso è stata poi la volta di William Colombelli, ex console di San Marino e titolare della Bmc Broker, la società che emise fatture a fronte di operazioni inesistenti, per poi “retrocedere”, cioè restituire alla stessa Mantovani, gran parte degli importi ricevuti, fatta salva una percentuale per l’attività svolta. Colombelli a Venezia ha già patteggiato un anno e quattro mesi.
Il prossimo interrogatorio previsto è quello di Claudia Minutillo, già segretaria dell’allora Governatore del Veneto, Giancarlo Galan, chiamata in causa in qualità di ex amministratore della società Adria Infrastrutture del gruppo Mantovani. Per le false fatture anche Minutillo ha già patteggiato a Venezia la pena di un anno e quattro mesi di reclusione.
Nel frattempo, ieri mattina a Venezia, un altro imputato nell’inchiesta sul cosiddetto “sistema Mose” ha definito la sua posizione con il patteggiamento della pena. Il commercialista padovano Francesco Giordano, difeso dal’avvocato Carlo Augenti, già consulente fiscale dell’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, ha chiesto e ottenuto l’applicazione di un anno di reclusione (pena sospesa) dopo aver versato 40mila euro.
L’accusa mossa nei suoi confronti è quella di aver predisposto un falso contratto di collaborazione a favore dell’ex segretario regionale della Sanità veneta, Giancarlo Ruscitti.
Gianluca Amadori
Nuova Venezia – Mose, Mazzacurati non si presenta in aula
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
26
mar
2015
L’udienza slitta al 22 aprile, il rebus dell’audiocassetta con la sua deposizione. Matteoli: si vota il 1 aprile
MESTRE – Tutto rinviato al 22 aprile. Naturalmente, ieri pomeriggio, l’ingegnere Giovanni Mazzacurati non si è presentato, come del resto aveva anticipato il suo difensore, l’avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, presentando una voluminosa documentazione medica sull’impossibilità dell’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova di partire dalla California per raggiungere l’aula bunker di Mestre.
Neppure i due indagati, l’ex sindaco Giorgio Orsoni e l’ex parlamentare europea Pdl Lia Sartori si sono presentati, ma c’erano i loro avvocati, che avevano chiesto l’interrogatorio del grande accusatore attraverso l’incidente probatorio. I difensori hanno chiesto al giudice Alberto Scaramuzza, che aveva accolto la loro richiesta, del tempo per visionare la documentazione sanitaria e soprattutto la cassetta registrata lo scorso settembre, quando il Tribunale dei ministri di Venezia ha chiesto una rogatoria negli Stati Uniti e un giudice californiano aveva interrogato Mazzacurati. Allora le domande vertevano sulle accuse che l’ingegnere aveva lanciato, durante i primi interrogatori davanti ai pubblici ministeri Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, contro l’ex ministro e ora parlamentare di Forza Italia Altero Matteoli.
Il giudice Scaramuzza l’ha chiesta e ottenuta dalla Procura per farsi un’idea sulle condizioni di salute di Mazzacurati e, dunque, per avere più strumenti per decidere. Ora, anche i difensori di Orsoni e Sartori vogliono quella cassetta. I pm Ancilotto e Buccini non si sono opposti e il giudice ha rinviato al 22 aprile, concedendo documenti e cassetta agli avvocati. Quel giorno dovrà decidere se nominare un medico legale che valuti le carte presentate dal difensore dell’ex presidente del Consorzio, in modo che sia quest’ultimo a dire che a causa dell’età avanzata, della depressione e della grave patologia cardiaca non solo Mazzacurati non può affrontare il lungo viaggio transoceanico, ma non è addirittura più un testimone attendibile.
Oppure potrebbe anche affermare che la documentazione medica presentata è sufficiente per sostenere che l’ingegnere non può affrontare il trasferimento, così i verbali dei suoi interrogatori resi ai pubblici ministeri saranno acquisiti agli atti del fascicolo processuale e non rimarranno semplicemente tra le carte dei pubblici ministeri.
La prossima scadenza del procedimento per la corruzione per il Mose è dunque quella dell’1 aprile a Palazzo Madama: quel giorno, infatti, il Senato dovrà votare per concedere o meno alla Procura veneziana l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Ambiente e attuale senatore Altero Matteoli.
Giorgio Cecchetti
Nuova Venezia – Mazzacurati citato in aula: non arrivera’
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
21
mar
2015
Mose, la difesa: è malato, non può lasciare gli Usa. Caso Matteoli: il 1. aprile il Senato vota sulle indagini
VENEZIA – Per il giudice veneziano Alberto Scaramuzza, l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova ha un ruolo fondamentale nell’ipotesi d’accusa nei confronti dell’ex sindaco lagunare Giorgio Orsoni; dunque, la richiesta dei difensori di quest’ultimo, quella di poter contro interrogare l’ingegnere, va accolta.
Così, nei giorni scorsi, il magistrato ha avvertito agli avvocati Francesco Arata e Carlo Tremolada di aver convocato nell’aula bunker di Mestre per mercoledì alle 16 Mazzacurati perché risponda alle loro domande e a quelle dei pmi.
L’ex presidente del Consorzio avrebbe già dovuto presentarsi il 9 marzo scorso per rispondere alle domande poste dai legali dell’ex europarlamentare Lia Sartori ma il difensore, l’avvocato Giovanni Battista Muscari Tomaioli, ha presentato una consulenza medico legale nella quale si sostiene che negli ultimi mesi l’84enne ingegnere ha subito un decadimento psicofisico e cognitivo notevole e che, soprattutto dopo la morte del figlio Carlo, è caduto in depressione e soffre di deficit di memoria, confonde i ricordi. Il medico legale di Modena Ivan Galliani sostiene addirittura che ora è «inattendibile come testimone».
Insomma: non può spostarsi dalla California, dove si trova ora con la moglie, a causa di una grave patologia cardiaca che sconsiglia il viaggio in Italia. Il giudice Scaramuzza si era preso del tempo per decidere e aveva riconvocato le parti alle 15 del 25 marzo in aula bunker, quel giorno comunicherà la sua decisione, se cioè accoglie le tesi del difensore dell’ex presidente del Consorzio e chiude definitivamente la pratica Mazzacurati (in questo modo pm e avvocati delle parti discuteranno se i verbali degli interrogatori resi ai rappresentanti della Procura dovranno o meno finire nel fascicolo del giudice) o disporrà una perizia medico-legale sulle sue condizioni.
La presidenza del Senato, intanto, ha fissato la data del 1. aprile per il voto in aula dell’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro delle Infrastrutture e attuale parlamentare di Forza Italia Altero Matteoli. È indagato per corruzione, anche lui avrebbe ricevuto centinaia di migliaia di euro da Mazzacurati e la Giunta delle autorizzazioni a procedere ha già dato il suo via libera ora tocca all’aula. Se, come si prevede, la decisione sarà positiva, la Procura di Venezia potrà proseguire le indagini sul suo conto.
Giorgio Cecchetti
C.S. Op.Zero 21/03/15 – Malavita, malaffare e massoneria dietro alla Orte-Mestre
Posted by Opzione Zero in Comunicati Stampa, Rassegna stampa | 0 Comments
21
mar
2015
COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO
Autostrada Orte-Mestre, ancora l’ombra del malaffare e della malavita sulla nuova autostrada: dopo l’inchiesta che ha travolto Lupi e Incalza, ora ci sono anche forti sospetti di infiltrazione criminale e massonica nella Commissione VIA nazionale che ha dato semaforo verde al progetto nel 2010.
Ora si fermi immediatamente il progetto prima che sia troppo tardi.
Il caso emerge da un’interrogazione depositata in questi giorni da un parlamentare del M5S (On. Federica Daga) che ha sollevato pesantissimi dubbi su alcuni membri della Commissione. Un’altra interrogazione è stata presentata sullo stesso tema all’europarlamento dal gruppo del GUE (Europarlamentare Forenza).
Da quanto riportato ieri dal Fatto Quotidiano e da una nota dell’agenzia Askanews, il nome di Vincenzo Ruggero, commercialista e membro della Commissione VIA nazionale, compare nella relazione della Prefettura di Reggio Calabria con la quale chiedeva lo scioglimento del Comune di Gioia Tauro nel 2008 per infiltrazioni mafiose: di lui si parla come di un individuo fortemente sospettato di essere asservito alla cosca Piramolli. Ruggero non fu condannato, ma un’informativa legava il suo nome anche ai clan Pesce e Bellocco di Rosarno.
Ebbene, lo stesso Ruggero è tra i firmatari del Parere n. 558 del 21-10-2010 con il quale la Commissione VIA nazionale dà parere favorevole alla Orte-Mestre.
Ma non è tutto, perché nella stessa commissione siede anche un ingegnere ottantacinquenne ex affiliato alla P2 con tessera 956. Ed è curioso notare come l’ombra della loggia massonica P2 ritorni più volte in relazione alla Orte-Mestre, visto che l’amministratore delegato della ILIA spa, società afferente alla Holding GEFIP di Vito Bonsignore, è tale Gioacchino Albanese anche lui ottuagenario e potente ex piduista, la stessa persona con la quale, proprio a proposito dell’affare Orte-Mestre, (dalle intercettazioni dell’inchiesta MOSE) trattava per la cricca veneta Piergiorgio Baita, ex AD della Mantovani spa.
Inoltre, sempre dalla stessa interrogazione parlamentare, figurano diversi membri che sarebbero in conflitto di interesse sulle decisioni della Commissione e accusati di corruzione.
Tutto questo si aggiunge all’arresto di Ercole Incalza, il super dirigente che ha seguito e agevolato in tutti i modi l’iter della Orte-Mestre e di molte altre “grandi opere” come la TAV, e alla notizia che nella stessa inchiesta della Procura di Firenze compare ancora una volta il vero proponente dell’opera, il pregiudicato Vito Bonsignore, e che a finanziare la nuova autostrada dovrebbe essere la CARIGE, la banca popolare di Genova, nella bufera dal 2013 con l’arresto per truffa del suo presidente Giovanni Berneschi.
Pure dovendo aspettare di conoscere il contenuto integrale delle interrogazioni, le risposte degli organi competenti nelle sedi opportune e l’esito penale delle varie inchieste, è però chiaro che i sospetti su malavita, malaffare e massoneria come veri motori della Orte-Mestre appaiono più che fondati.
Ed è proprio a fronte di questo quadro gravissimo e preoccupante che Opzione Zero, insieme alla Rete di organizzazioni e movimenti Stop Orte-Mestre chiedono ufficialmente al Parlamento, al Governo, alle Regioni competenti di sospendere e rivedere completamente l’iter di approvazione della nuova arteria autostradale, visto e considerato che proprio a seguito del Decreto Sblocca Italia, confezionato ad hoc dal premier Matteo Renzi insieme all’ex ministro Lupi, nei prossimi mesi ANAS potrebbe indire il bando per la progettazione definitiva e la concessione dell’opera.
Nella stessa direzione si stanno muovendo molti altri comitati in tutto il Paese, perché ormai è chiaro come il problema non sia più il marciume di qualche mela, ma quello dell’intero albero che genera i frutti avvelenati delle grandi opere inutili e devastanti.
Nuova Venezia – Mose, esposto dei comitati al Tribunale dei Popoli
Posted by Opzione Zero in Senza categoria | 0 Comments
15
mar
2015
Ieri a Torino è stato consegnato il dossier dall’associazione Ambiente Venezia
«Lesi i diritti dei cittadini, ignorate le critiche». «Grandi navi, fuori le osservazioni»
VENEZIA – Un esposto sul Mose al Tribunale permanente dei popoli. Si riaccendono i riflettori sulla grande opera. Ieri a Torino una delegazione dell’associazione «Ambiente Venezia» ha consegnato al presidente del Tribunale Franco Ippolito un esposto che chiede l’apertura di un procedimento.
«Per accertare», si legge nel documento firmato da Armando Danella, Luciano Mazzolin, Stefano Micheletti e Stefano Fiorin, «se nell’iter del progetto Mose siano stati rispettati i diritti dei cittadini».
Il Tribunale dei popoli – di cui fanno parte i giudici Mireille Fanon Mendes France (Francia), Antoni Pigrau (Spagna), Roberto Schiattarella e Vladimiro Zagrebelsky (Italia) – ha aperto ieri i lavori della sessione dedicata a «Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità e grandi opere». Conferenza deedicata alla Tav e alle grandi opere, tra cui il Mose.
«Riteniamo che il progetto Mose, in corso di realizzazione», dice Danella, «contenga in sè profili di violazione dei diritti fondamentali che oggi permangono».
Tra queste azioni, il comitato include «il contrasto dei movimenti di opposizione e e della comunità scientifica non asservita agli interessi di parte».
E le «mancate risposte alle critiche anche circostanziate della pubblica opinione. Soprattutto dopo che la magistratura ha rivelato quel clima malavitoso di corruzione, concussione e finanziamento illecito del Consorzio Venezia Nuova».
Infine una «manipolazione e omissione di dati e informazioni per alimentare la continuità dell’errore».
I comitati, già autori di altri esposti alla Procura, alla Corte dei Conti e all’Unione europea, chiedono ora che sia il Tribunale internazionale a pronunciarsi. Battaglia che continua, quella sul Mose e sulle garanzie che la collettività chiede per la sua realizzazione e la gestione e manutenzione, che costerà almeno 50 milioni di euro l’anno.
Comitati sul piede di guerra anche per quanto riguarda il canale Contorta, altra «grande opera» proposta dall’Autorità portuale per far entrare le grandi navi in laguna e farle arrivare alla Stazione Marittima dalla bocca di porto di Malamocco. In questi giorni l’Autorità portuale ha inviato al ministero per l’Ambiente le risposte alle 27 pagine di osservazioni della commissione Via.
«Risposte esaurienti», secondo il presidente Costa, «per un’opera che si dovrà fare comunque, essendo di pubblico interesse».
«L’unica cosa di pubblico interesse è che il governo rimuova il predente Costa», attacca Marco Zanetti di VeneziaCambia2015.
Andreina Zitelli ribadisce la richiesta che «vengano pubblicati i 300 file di integrazioni prodotti dal Porto». «È dovere del ministro Galletti, che deve tutelare la laguna e non la crocieristica».
Alberto Vitucci
Nuova Venezia – I legali di Giorgio Orsoni avranno gli atti su Zoggia
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
14
mar
2015
Finanziamento illecito del partito: autorizzata l’estrazione di copia del fascicolo sul parlamentare e sul collega Mognato. I pm avevano chiesto l’archiviazione
VENEZIA – Un’istanza al giorno per gli avvocati di Giorgio Orsoni. Dopo quella presentata al giudice per l’autorizzazione ad essere presenti all’incidente probatorio con l’interrogatorio di Giovanni Mazzacurati o comunque ottenere la documentazione sanitaria in cui si spiega che non può sostenere l’interrogatorio, ieri in Procura è arrivata una seconda richiesta. Quella di poter prendere visione degli atti del procedimento nei confronti dei parlamentari del Pd Davide Zoggia e Michele Mognato, per i quali i pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini hanno chiesto l’archiviazione dell’accusa in concorso nel finanziamento illecito del loro partito. Nel primo pomeriggio, comunque, il pm Ancilotto ha immediatamente autorizzato l’avvocato milanese Francesco Arata ad estrarre copia del fascicolo intestato ai due esponenti politici veneziani.
«È di tutta evidenza», scrive il difensore dell’ex sindaco lagunare, «l’interesse per la difesa Orsoni a conoscere l’intero fascicolo processuale relativo alle investigazioni a carico di Zoggia e Mognato, sol che si ponga attenzione al fatto che i predetti risultano essere sottoposti ad indagine proprio in veste di possibili concorrenti nell’ipotesi di illecito finanziamento ai partiti contestata a Giorgio Orsoni».
Nella richiesta firmata dai pubblici ministeri per quanto riguarda i due parlamentari del Pd si legge tra l’altro dalle indagini «è emerso un quadro di diffusa illegalità nel quale gli esponenti di vertice dei locali partiti politici erano soliti farsi finanziare le campagne elettorali con contributi illecitamente corrisposti dal Consorzio e dalle società a quello aderenti. Quadro aggravato dalla circostanza che la scelta del presidente Mazzacurati di finanziare sistematicamente tutti i partiti indifferentemente dalla loro collocazione politica – sia che occupassero posizioni di maggioranza che di opposizione, sia a livello locale che nazionale – fosse strategica e finalizzata all’acquisizione e al consolidamento di un consenso politico trasversale».
«Questo affresco», conclude il documento dei pm, «è sintomatico di una sprezzante indifferenza non solo per la legalità, ma anche per la corretta destinazione di beni comuni ed è solo in parte vulnerato dalla difficoltà di individuare con precisione gli ulteriori percettori finali delle somme illecitamente corrisposte; difficoltà che comporta l’impossibilità di iniziare un’azione penale ispirata ai principi della personalità della responsabilità e al ripudio dell’assioma della oggettiva responsabilità».
Ai difensori di Orsoni, comunque, interessa leggere i verbali degli interrogatori resi da indagati e testimoni.
Giorgio Cecchetti
Gazzettino – Autostrada Venezia-Padova. “Appalto pilotato per i soldi al Pd”.
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
12
mar
2015
TRIBUNALE – L’ex amministratore delegato dell’Autostrada Ve-Pd andrà probabilmente a
processo
Lino Brentan voleva far vincere la Sacaim: “Devo procurare una scorta al partito veneziano”
Lino Brentan non faceva gli interessi della Società autostrade Venezia-Padova quando, nel 2007, convinse Piergiorgio Baita (della Mantovani costruzioni) e Mauro Scaramuzza (Fip industriale) a rinunciare ad un appalto. La sua intenzione era di far vincere la ditta Sacaim per poi ottenere da questa finanziamenti per il Partito Democratico. Lo scrive il Tribunale del riesame di Venezia nelle motivazioni del provvedimento con cui, alla fine di febbraio, ha revocato la misura di obbligo di dimora a Campolongo Maggiore, restituendogli la piena libertà, a distanza di nove mesi dall’arresto subìto nel giugno del 2014.
Il collegio presieduto da Angelo Risi motiva la revoca della misura soltanto con il venir meno di esigenze cautelari, considerato con Brentan non è più al vertice della società autostradale e che è trascorso molto tempo dai fatti contestati. Nelle dieci pagine di ordinanza, però, conferma la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza nei suoi confronti per il reato di concussione per induzione, in relazione a 65mila euro che avrebbe preteso da Scaramuzza per far eseguire in subappalto alla Fip le opere assegnate a Sacaim. Per questa vicenda Brentan andrà probabilmente processo tra breve: la Procura ha già provveduto al deposito degli atti, la procedura che normalmente precede una richiesta di rinvio a giudizio.
È interessante leggere cosa scrive il Riesame, al quale gli atti relativi a Brentan sono stati rispediti dalla Cassazione, secondo la quale in precedenza i giudici veneziani non avevano adeguatamente motivato la conferma della misura cauteare.
I giudici parlano di «gravi indizi di colpevolezza», rinvenibili sulla base delle dichiarazioni di Baita e Scaramuzza. Il primo ha raccontato che Mantovani si era aggiudicato l’appalto e che Brentan lo chiamò per dirgli che la sua offerta sarebbe stata dichiarata anomala per poi assegnare a Sacaim i lavori per le barriere antirumore lungo la tangenziale. Anche Scaramuzza riferisce di essere stato chiamato da Brentan il quale gli avrebbe spiegato che l’assegnazione alla Sacaim gli permetteva di «procurare una scorta per il Partito Democratico dell’area veneziana».
L’offerta Sacaim (10,3 milioni di euro) fu più onerosa per le casse della Venezia-Padova (2,5 milioni in più); poi i lavori furono subappaltati a Fip che realizzò l’opera per l’ammontare dell’offerta da lei presentata (8,8 milioni).
Scamaruzza ha raccontato di aver ricevuto una successiva confidenza da Brentan, il quale avrebbe manifestato «amarezza per la mancata riconoscenza che il partito dimostrò nei suoi confronti, dopo che lui gli aveva procurato questo finanziamento».
Gianluca Amadori
Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero
Per leggere la Privacy policy cliccare qui