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Nuova Venezia – Caos treni, la protesta continua

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27

dic

2014

I pendolari: «La navetta arriva tre minuti prima dell’unico treno»

Caos treni, la protesta continua

SPINEA – Bus sostitutivi per le feste, ma i pendolari insorgono: «Una presa in giro: la navetta è tre minuti prima dell’unico treno». Il nuovo capitolo della saga dei viaggiatori sulla linea Venezia-Bassano va in scena durante e grazie al Natale.

Mancheranno, a causa della chiusura delle scuole e di molte aziende e uffici, i treni navetta tra Mestre e Noale fino al 6 gennaio: per questo la Regione ha predisposto autobus sostitutivi. Fin qui nulla di male, anzi: a Noale i bus collegheranno Venezia alla città dei Tempesta. Lo stop ai dodici convogli coincide con la chiusura delle scuole, anche se gli utenti si erano comunque arrabbiati.

La Regione ha cercato di trovare una via d’uscita: lunedì, martedì e mercoledì prossimi, oltre a venerdì 2 e lunedì 5 gennaio, da piazzale Roma (fermata Sita) partiranno gli autobus alle 6.10, 8.10, 14.10, 16.10, 18.10 e 20.10, viceversa (via Tempesta, bivio Ferrovie dello Stato) alle 7.04, 9.04, 15.04, 17.04, 19.04 e 21.04.

Il tragitto completo durerà poco meno di un’ora con fermate alle stazioni di Mestre (piazzale Favretti, fermata Actv), Spinea, Maerne, Salzano (zona lato sud del parcheggio).

Da mercoledì 7 gennaio, giorno di ritorno in classe degli studenti, si tornerà alla normalità.

Disagi eliminati? Non proprio: da Spinea è il locale comitato di pendolari a contestare quello che definisce l’ennesimo pasticcio e spreco di soldi: «È previsto l’arrivo della navetta a Spinea ai minuti 37 e, paradossalmente, appena tre minuti prima dell’arrivo del treno Castelfranco-Venezia, l’unico con fermata a Spinea», fa notare il portavoce Nicola Barbiero, «un po’ meglio la situazione nella tratta contraria. Ringraziamo la Regione, ma questo dimostra come il mancato confronto porti a investire in modo superficiale le risorse che, soprattutto in questo momento, sono rare».

(f.d.g.-a.rag.)

 

Quarto. protesta dei comitati

Treni cancellati per le feste ma molti pendolari lavorano

QUARTO – Primi giorni con i collegamenti ridotti e primi disagi per i pendolari della tratta Venezia-Portogruaro. Come era già accaduto la scorsa estate, anche durante il periodo delle vacanze scolastiche natalizie Regione e Trenitalia hanno pianificato una riduzione dei treni regionali. In particolare, dal 24 dicembre e fino al 6 gennaio non si effettuano i “Regionali Lenti” Portogruaro-Mestre e viceversa.

«Anche quest’anno i treni Mestre-Portogruaro vanno in vacanza nel periodo natalizio, ma i lavoratori no. Alle 6.04 del mattino a Mestre non arrivano studenti, ma lavoratori», attaccano dai comitati pendolari. Anche perché ci sono lavoratori turnisti, vedi chi opera negli ospedali o negli alberghi, che hanno l’esigenza di muoversi al mattino presto anche nei giorni delle Festività. Così, in questi giorni, a molti non è rimasto che ripiegare sull’auto. E sarà così fino all’Epifania. Tanto più che nei giorni festivi, i viaggiatori debbono fare i conti anche con l’ulteriore riduzione delle corse prevista dall’orario cadenzato.

«Con l’orario cadenzato il primo treno che giunge a Venezia il sabato arriva alle 6.50 e nei festivi alle 7.20», si legge nel rapporto Pendolaria 2014 di Legambiente per il Veneto, «Da notare che questo treno che giunge alle 7.20 è un Regionale Veloce e non ferma quindi nelle stazioni minori. Il primo treno che nei festivi giunge a Venezia dalle stazioni minori, quali Gaggio, arriva alle 8.56. Per la Regione nei giorni festivi dai piccoli paesi nessuno prenderebbe il treno prima delle 8, nonostante i dati di cui è in possesso dimostrino il contrario». Per dare un’idea della riduzione del servizio, basti dire che Gaggio in un giorno lavorativo normale è collegato ogni 30 minuti con Mestre e Portogruaro, il sabato quasi ogni ora, nei festivi ogni due.

Giovanni Monforte

 

Gazzettino – Guasto a Salzano, saltano sei treni

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23

dic

2014

SALZANO – Saltano 6 treni. Monta la rabbia dei pendolari

Un guasto elettrico al passaggio a livello di Salzano manda in tilt il traffico ferroviario: è successo ieri mattina. Sei le corse soppresse, pendolari infuriati.

MIRANESE Circolazione nel caos per due ore. Nuovo appello a raddoppiare i binari tra Maerne e Noale

In tilt un passaggio a livello, mattinata di passione per i pendolari della linea Bassano-Venezia

Prima una lunga serie di incidenti, poi la doppia malattia di capo-treno e macchinista, ora ci mancava solo il guasto elettrico. Non c’è pace per i pendolari del Miranese, con l’ennesima mattinata da incubo per studenti e lavoratori che si spostano in treno sulla linea Bassano-Venezia.

Anche se in questi ultimi mesi chi utilizza le stazioni di Noale, Salzano, Maerne e Spinea ci ha fatto l’abitudine, ancora una volta si alzano forti malumori di fronte ai tabelloni che riportano ritardi e soppressioni. E curiosamente ancora una volta capita di lunedì, il giorno più tartassato. Ieri mattina la circolazione dei treni è piombata nel caos pochi minuti dopo le 9.30, e il servizio è tornato regolare solamente attorno alle 11.40. Il problema? Un guasto elettrico al passaggio a livello di via Borgo Valentini a Salzano, un problema tecnico che ha mandato in tilt il sistema di sicurezza che governa sbarre e segnali.

Per evitare conseguenze pericolose Rfi ha dovuto far procedere molti treni a velocità ridotta e annullare altre corse. Il computo totale parla di dieci treni regionali con ritardi fino a 50 minuti in entrambe le direzioni, quattro parzialmente soppressi e due cancellati totalmente.

Un normale guasto che può capitare, dunque, ma a mandare i pendolari su tutte le furie è la ripetizione di queste mattinate di passione. Settembre e ottobre erano stati i mesi delle sbarre danneggiate da auto e camion: sei episodi, sempre a Noale, con i vertici delle Ferrovie che invocarono una maggior attenzione da parte di automobilisti e camionisti: «Passate solamente quando le sbarre sono alzate del tutto», era la raccomandazione. Ma nelle settimane successive si aggiunsero alcuni guasti tecnici e poi, soprattutto, due casi ravvicinati di malattie del personale: a fine ottobre infatti si ammalò il macchinista e cinque giorni dopo il capo-treno, la comunicazione venne data all’ultimo e così Rfi non fece in tempo a organizzare le sostituzioni.

A rimetterci sono sempre i pendolari, mentre i comitati locali chiedono da tempo il raddoppio del binario almeno tra Maerne e Noale, per poter rendere più fluida la circolazione anche e soprattutto in questi momenti di “ordinaria follia”.

 

TRENI / 2

Pessima statistica: da gennaio a ottobre accumulati ritardi pari a 11 giorni

SALZANO – Cinquanta treni cancellati nel mese di ottobre, 468 convogli soppressi nei primi dieci mesi dell’anno. Lo studio era stato diffuso a novembre dai comitati dei pendolari del Miranese, e i numeri parlano chiaro: in questa fascia temporale la media è stata di un treno e mezzo cancellato ogni giorno, a leggere le statistiche prese dal sito www.viaggiatreno.it, che riguardano le linee Castelfranco-Venezia e Noale-Mestre. Sempre a fine ottobre il comitato di Salzano calcolò inoltre 16.663 minuti complessivi di ritardo, pari ad oltre undici giorni.

Un’altra analisi era stata fatta ai primi di ottobre basandosi sui dati del sito www.trenitardo.org, che permette di calcolare la presenza di ogni corsa. I pendolari di Salzano hanno preso in considerazione il periodo che va dal 15 dicembre 2013 (giorno di entrata in vigore del nuovo orario cadenzato) alla fine di settembre 2014. Dalle statistiche emerse che il treno 5773 (Noale-Mestre delle 8.09) nel 17% dei casi non è arrivato in orario, e in questo 17% va considerato un 11.4% di casi in cui il treno è stato cancellato. Numeri simili anche per il 5770 (Mestre-Noale delle 7.22): non è arrivato in orario nel 26% dei casi e nel 10.4% di questi casi è stato cancellato.

(g.pip.)

 

QUARTO – Da domani addio alle corse mattutine. I comitati: «Siamo lavoratori, mica studenti»

Anche i treni in vacanza. La rabbia dei pendolari

«Non possiamo continuare a ripeterlo: siamo lavoratori e non studenti. E ospedali e aziende non si fermano per le feste natalizie». Passano gli anni e la battaglia che vede pendolari da una parte e Regione e Trenitalia dall’altra, prosegue fitta sempre sugli stessi temi. La denuncia di questi giorni, di cui si fa portavoce il Comitato pendolari di Quarto, è per la cancellazione di alcune corse durante le festività natalizie: «Dal 24 dicembre non avremo più treni al mattino per andare al lavoro, perché fino al 6 gennaio saremo considerati studenti. Saranno cancellati i treni per Mestre che passano da Quarto alle 4.52, alle 5.45 e alle 6.45 – denuncia Luciano Ferro, portavoce del comitato – Quindi per noi sarà obbligatorio usare la macchina, soprattutto nei festivi quando il primo treno sarà poco prima delle 7. Lottiamo da 14 anni per avere un servizio decente, invece la situazione continua a peggiorare. Da una parte c’è la Regione che non investe, dall’altra Trenitalia che ci mette del suo con ritardi, soppressioni e disinformazioni. Ogni giorno ne scopriamo una nuova, la situazione è vergognosa. E intanto noi paghiamo: il mio abbonamento, ad esempio, mi costa 49 euro al mese».

Nei giorni scorsi i comitati di Quarto e di Salzano avevano pubblicato sulla pagina Facebook il rapporto di Legambiente sulla spesa delle Regioni per il servizio ferroviario: «La Regione Veneto stanzia solo lo 0,13 per cento del suo bilancio per il trasporto ferroviario – scrivono i comitati – Forse sarà il caso di ricordare qual è stata la politica di questa legislatura regionale nei confronti del trasporto pubblico, quando arriverà il momento di rinnovarla». E la giornata più nera è stata quella del 18 dicembre, quando sono scoppiate numerose polemiche perché, nonostante i ritardi, i treni regionali avrebbero sostato per far passare le Frecce: «Non è ammissibile che, con ritardi anche di 60 minuti, migliaia di pendolari debbano lasciare il passo alle Frecce vuote – conclude Ferro – Perché si pensa solo alle Frecce e non si investe un euro per le migliaia di pendolari che si muovono ogni giorno nel territorio?».

 

Ennesima denuncia del Comitato pendolari che ha inviato un nuovo dossier alla Regione

QUARTO D’ALTINO «Non è ammissibile che, con tutti i treni in ritardo, un Regionale sosti per far passare due Frecce. Nelle situazioni di emergenza le precedenze ai treni a lunga percorrenza non devono essere attuate».

I Comitati pendolari di Quarto d’Altino e del Veneto Orientale hanno inviato alla Regione un dossier per documentare la situazione di caos che si è verificata giovedì mattina sui binari della Venezia-Portogruaro. Una concomitanza di guasti che hanno causato soppressioni e ritardi fino a un’ora.

«Stando ai dati di frequentazione in possesso della Regione per i treni coinvolti, la situazione di emergenza ha creato disagi ad almeno 1.500 persone», rilevano i comitati. Al di là dei problemi di sovraffollamento e dei ritardi accumulati nel giungere al lavoro o all’università, i pendolari hanno voluto porre l’accento su due aspetti inerenti la gestione dell’emergenza.

Il primo riguarda quanto accaduto al Regionale Veloce 2206 (giunto a Venezia con 40 minuti di ritardo), che è rimasto pure fermo più di 10 minuti a Quarto per dare la precedenza a due treni ad Alta Velocità.

«Il Regionale in questione era stipato con centinaia di viaggiatori che hanno atteso oltre un’ora un treno che li portasse a destinazione per andare a lavorare o studiare, mentre le due Frecce insieme forse non raggiungevano i cento viaggiatori», scrivono i comitati, «Ancora una volta è mancato il rispetto dei viaggiatori, che si sono visti sbeffeggiati». L’altro tasto dolente riguarda la mancanza di adeguate comunicazioni all’utenza.

«Nessuna informazione è stata fornita ai viaggiatori in attesa nelle stazioni: migliaia di pendolari lasciati in balìa di loro stessi alla ricerca di informazioni irreperibili e ritardi che aumentavano sui monitor di 10 minuti in 10 minuti, senza alcun tipo di annuncio sonoro che giustificasse la situazione di emergenza», concludono i comitati nel loro dossier, «Situazioni simili non sono più tollerabili», concludono i comitati dei pendolari.

Giovanni Monforte

 

FERROVIE – La Venezia-Portogruaro al 5. posto della classifica nazionale delle peggiori linee

Aumentati i treni mattutini, ma tagliati quelli serali e notturni e dei giorni festivi

LINEA DA TERZO MONDO – Molte critiche sul collegamento con Treviso

Bocciato anche il collegamento con Treviso tanto che molti studenti preferiscono utilizzare l’automobile.

Per l’orario cadenzato una bocciatura senza appello. Legambiente ha presentato ieri, in municipio, il Rapporto Pendolaria 2014 e il dossier sul sistema ferroviario regionale veneto ad un anno dall’introduzione dell’orario cadenzato, che ha portato ad inserire al 5. posto della classifica nazionale delle peggiori linee italiane la Venezia-Portogruaro. Una tratta che è diventata simbolo non solo di tutti i problemi che affiggono il trasporto ferroviario regionale ma anche della mancanza di dialogo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia nella programmazione del servizio.

Ne è un esempio il treno che arriva da Venezia a Portoguaro alle 14.23. La coincidenza per Casarsa non c’è perché il convoglio è partito alle 14.22 e quello dopo è alle 14.54. «Il rapporto di Legambiente – spiega Nicola Nucera, del Comitato pendolari – conferma che più si investe sul trasporto ferroviario più aumenta l’utenza. Nel 2014, il Veneto ha invece destinato a questo servizio solo lo 0,13 per cento del bilancio. Praticamente nulla. Con l’orario cadenzato sono stati risolti alcuni piccoli problemi ma ne sono stati creati altri più gravi: è stata aumentata l’offerta di treni nella fascia oraria tra le 7 e le 9 ma sono stati tagliati i treni serali e notturni e dei giorni festivi».

Alcuni numeri. Sulla Venezia-Portogruaro circolano 56 treni nei giorni lavorativi, 28 al sabato e solo 16 nei festivi. Con il nuovo orario cadenzato, il primo treno che giunge a Venezia il sabato arriva alle 6.50 e nei festivi alle 7.20. Ciò significa che le 200 persone che per lavoro usufruivano dei quattro treni che partivano prima, ora usano l’auto. Da terzo mondo anche la situazione della Portogruaro-Treviso, che nei giorni festivi presenta solo 4 corse ferroviarie a direzione e che è stata abbandonata da gran parte degli studenti che, per evitare lunghe attese prima e dopo la scuola, hanno preferito l’autobus.

Altra questione, i collegamenti tra pianura e montagna, ridotti nei sabati e festivi e, la sera, anticipati di parecchie ore rispetto ai giorni lavorativi.

In più, manca ancora l’integrazione tra il treno e la bici, limitando di fatto lo sviluppo del cicloturismo.

«L’orario cadenzato – commenta Maurizio Billotto di Legambiente Veneto Orientale – è stata un’operazione politica che non ha migliorato il servizio. Si è scelto di potenziare dove ci sono i grandi numeri, tagliando i servizi a tutti quei pendolari che si muovevano in fasce meno frequentate e che oggi sono costretti ad utilizzare l’auto. La qualità di un servizio ferroviario, tanto più su un’area metropolitana come lo diventerà la Provincia di Venezia, non va misurata sui grandi numeri ma va garantita a tutti, 7 giorni su 7».

Teresa Infanti

 

DISAGI – Pendolari bloccati in stazione a San Donà per un guasto

Altri ritardi e cancellazioni

Al lavoro con un’ora di ritardo. È quanto accaduto ieri a Silvia Lasfanti, dipendente dell’Università Ca’ Foscari e capogruppo di «Città Insieme» in Consiglio a San Donà. Il treno da Trieste delle 6.41 è stato fermato a San Donà, per tutti i pendolari diretti a Venezia il primo treno disponibile è partito alle 8. Difficoltà si sono verificate anche in direzione opposta, il treno delle 7,41 da Venezia è stato cancellato, quello delle 8,11 per Portogruaro viaggiava con oltre 50 minuti di ritardo, costringendo parecchi pendolari a utilizzare il bus per raggiungere il Veneto Orientale. In totale due treni soppressi in direzione San Donà-Venezia, uno Venezia-San Donà e ritardi fino a 68 minuti sulle altre corse.

«A San Donà il marciapiede sembrava un formicaio e il treno era pienissimo – continua Lasfanti – Al solito, poche informazioni da Trenitalia. Tutti erano arrabbiati e incollati al telefono per informare colleghi, superiori, datori di lavoro». «È indispensabile che tutti facciano un reclamo sul sito di Trenitalia – continua Lasfanti – Solo così l’azienda e la Regione Veneto avranno percezione chiara del problema. Purtroppo la Regione continua a dimostrarsi sorda alle richieste di Comuni e Comitati dei Pendolari. Spero che qualcuno si unisca a loro, bisogna unire le forze». Trenitalia spiega che ritardi e cancellazioni si sono verificati a causa di un guasto al sistema di controllo definito «marcia-treno», verificatosi dalle 6,15 alle 7,18, con disagi che si sono ripercossi in entrambe le direzioni.

 

Quarto. Pendolari della Venezia-Portogruaro in rivolta per i convogli soppressi

Solo un bus sostitutivo per l’ultima corsa della 22.41 e molti sono rimasti a terra

QUARTO – L’ultimo treno della sera, che parte da Venezia alle 22.41, è cancellato: pendolari stipati nel bus sostitutivo e c’è chi è stato costretto a rientrare a casa in taxi. È successo mercoledì sera e l’accaduto riporta in primo piano il problema delle soppressioni sulla Venezia-Portogruaro. Anche perché nella sola giornata di mercoledì sono stati ben quattro i convogli cancellati: i Regionali “Lenti” 11105 Venezia-Portogruaro delle 6.11 e 11112 Portogruaro-Venezia delle 7.44, nonché i Regionali “Veloci” 2209 Venezia-Trieste delle 10.41 e il già citato 2219 Venezia-Trieste delle 22.41.

I Comitati pendolari di Quarto e del Veneto Orientale hanno inviato una segnalazione alla Regione. «I primi due treni sono utilizzati da centinaia di viaggiatori e la loro soppressione ha creato disagi pesanti a studenti e lavoratori», scrivono i comitati pendolari, «Il 2219 è l’ultimo treno che collega Venezia al Veneto Orientale».

I comitati hanno raccolto numerose segnalazioni dei viaggiatori. A partire da chi si trovava a Venezia e ha visto l’autobus sostitutivo sovraffollato già a piazzale Roma. Chi attendeva il convoglio a Mestre ha lamentato la mancanza di informazioni. «Il treno doveva partire alle 22.53 da Mestre. Il tabellone del binario era spento e nessun avviso vocale annunciava ritardo o cancellazione», racconta una viaggiatrice, «Alle 23 mi insospettisco, vado a vedere il tabellone generale e indicano 5 minuti di ritardo. Alle 23.20 riguardo e indicano 40 minuti. Aspetto finché mi accorgo che accanto alla voce ritardo compare la scritta PE. Allora io e altri decidiamo di provare a trovare questo piazzale esterno, intuito dalla sigla». Ma l’autobus troppo pieno non riesce comunque a caricare tutti i viaggiatori. «Alla fine non ce l’ho più fatta, ho preso un taxi e sono tornata a casa», conclude la viaggiatrice.

Trenitalia spiega «che il treno 2219 era perfettamente funzionante, ma non c’era attivo il “Blocco porte”, che garantisce la sicurezza bloccando le porte, nel caso in cui qualcuno vada ad aprirle in movimento». «L’ Agenzia per la sicurezza prescrive che, quando non c’è il “Blocco porte” attivo, il treno non può trasportare passeggeri», proseguono da Trenitalia, «Il treno funzionava, ma la sicurezza viene prima di tutto. Il personale si è subito attivato per arrecare il minor disagio possibile all’utenza mettendo a disposizione i pullman sostitutivi, ma a quell’ora è stato possibile reperire un solo bus».

Giovanni Monforte

 

Nuova Venezia – Venezia-Portogruaro, binari da incubo

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11

dic

2014

Quarto. Dal rapporto di Legambiente risulta la quinta tra le peggiori tratte ferroviarie italiane

QUARTO – I pendolari se ne sono accorti sulla loro pelle. Ma adesso a certificarlo c’è anche la graduatoria di Legambiente: la Venezia-Portogruaro è tra le dieci peggiori linee ferroviarie d’Italia. Nell’ambito della campagna “Pendolaria”, la prossima settimana Legambiente presenterà un rapporto nazionale sulla situazione del trasporto ferroviario. Ma già ieri ha reso nota la top ten delle peggiori tratte italiane, selezionate sulla base di situazioni oggettive e proteste dei pendolari. Una classifica tutt’altro che invidiabile dove, al quinto posto, fa la sua cattiva figura la Venezia-Portogruaro, segnalata da tantissimi pendolari «poiché ha visto un continuo e notevole calo dell’offerta del servizio». Basti pensare alla scomparsa dei treni serali e di quelli nei giorni festivi.

«Occorre urgentemente rilanciare una nuova stagione per il trasporto pubblico. Ve n’è assoluto bisogno dopo 14 anni di dominio di Chisso», attacca Andrea Ragona, responsabile mobilità di Legambiente Veneto.

«Abbiamo sempre denunciato come il lavoro di Chisso sia stato a favore delle strade, ora il neo assessore Donazzan ha il compito di recuperare i danni perpetrati. Si può fare solo investendo sul trasporto pubblico. I soldi ci sono, se c’è la volontà politica, lo hanno dimostrato regioni come la Lombardia. Fino a oggi è stato uno scandalo che il Veneto non abbia messo quasi nulla in più rispetto al Fondo nazionale trasporti che arriva da Roma. La Venezia-Portogruaro non è che un simbolo: se la classifica fosse più estesa, ci accorgeremmo di come il disservizio sia in verità molto più diffuso».

La prossima settimana Legambiente divulgherà un dossier con le peggiori linee del Veneto. «Dopo mesi di false promesse, l’unico salto in avanti che Zaia e la sua giunta sono riusciti a compiere, è aver lanciato nella top ten della vergogna nazionale la Venezia-Portogruaro», attacca il consigliere regionale Pd, Bruno Pigozzo. «È la punta dell’iceberg di una politica dei trasporti ferroviari che da parte della giunta Zaia è stata finora del tutto insufficiente».

Giovanni Monforte

 

RAPPORTO LEGAMBIENTE. E PIGOZZO (PD) ATTACCA LA REGIONE

«Portogruaro-Venezia, treno da incubo»

VENEZIA «Dopo mesi di false promesse, l’unico salto in avanti che Zaia e la sua giunta sono riusciti a compiere è aver lanciato nella top ten della vergogna nazionale la tratta ferroviaria Portogruaro-Venezia».

Questo il commento del consigliere regionale del Pd e vice presidente della commissione Trasporti, Bruno Pigozzo, alla luce del rapporto Pendolaria di Legambiente, che ha stilato le 10 peggiori linee ferroviarie d’Italia per il 2014. La Portogruaro-Venezia si colloca al quinto posto, dopo la Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani, la Circumflegrea, la Bergamo-Milano e la Siracusa-Ragusa-Gela.

«Purtroppo – ribadisce Pigozzo – piove sul bagnato, perchè questa classifica esce a pochi giorni dall’entrata in vigore del nuovo orario, che nulla ha recepito delle richieste di modifica di pendolari e sindaci. A questo, inoltre, si aggiunge il fatto che l’assestamento di bilancio non prevede misure in grado di migliorare in generale i servizi. Nei giorni scorsi abbiamo chiesto un incontro urgente con l’assessore Donazzan e ribadiamo la necessità che il confronto avvenga prima della pausa natalizia. La Portogruaro-Venezia, tratta sulla quale denunciamo da lunghissimo tempo disagi e disservizi inaccettabili – sottolinea Pigozzo – è la punta dell’iceberg di una politica dei trasporti ferroviari che da parte della giunta Zaia è stata fino ad ora del tutto insufficiente. Questo perchè manca un nuovo Piano regionale dei Trasporti (l’ultimo è stato approvato nel 1995) e perchè da anni non viene investita alcuna risorsa di fonte regionale in questo settore. È evidente – conclude Pigozzo – che il bilancio 2015 rappresenta l’ultima chiamata: o vengono messe risorse cospicue per le linee locali oppure il Veneto è destinato a collezionare nuovi, desolanti record in negativo».

 

Quarto. Comitati e Legambiente in rivolta: nessuna risposta alle nostre richieste

Attacco alla Regione a un anno dal “cadenzato” per le corse tagliate nei festivi

QUARTO – Nuovo orario, ma vecchi e insoluti problemi. Sul sito di Trenitalia sono disponibili i nuovi orari ferroviari che entreranno in vigore dal 14 dicembre. Ma sulla tratta Venezia-Trieste non è cambiato praticamente nulla. Ancora nessuna risposta alle problematiche segnalate dai Comitati pendolari di Quarto e del Veneto Orientale che, insieme a Legambiente, lamentano anche il solito ritardo nella pubblicazione dell’orario.

«Ancora una volta», ravvisano i Comitati dei pendolari, «gli orari sono disponibili solo dieci giorni prima dell’entrata in vigore, nonostante la Regione, in quanto committente, sappia già a ottobre quelli definitivi. È una mancanza di rispetto verso l’utenza pagante».

Ma il problema è soprattutto nel merito. «È passato un anno dall’introduzione dell’orario cadenzato. Nessuno dei problemi posti è stato risolto. La Regione ha dimostrato con i fatti di non essere interessata al trasporto ferroviario: non un euro è stato trovato per sopperire alle mancanze create dalla stessa Regione», proseguono comitati e Legambiente, «Il centinaio di persone che utilizzerebbe il treno delle 0.20 da Venezia può tranquillamente continuare a usare l’autobus che impiega 146 minuti per raggiungere Portogruaro, con capienza di 50 persone. Nonostante Zaia si sia stupito che Venezia chiuda i collegamenti alle 22.41, il treno notturno non è stato ripristinato. Così per i treni del mattino di sabato e domenica. Stando ai dati della Regione relativi a marzo 2013, prima del cadenzato, più di duecento persone usavano i treni che arrivavano a Venezia entro le 7. Dopo un anno che queste persone attendevano, ecco la risposta: continuate a usare l’auto».

A proposito di riduzione del servizio, comitati e Legambiente ricordano come i centri minori della tratta Venezia-Portogruaro siano serviti nei festivi da sole 8 corse per direzione (10 con il vecchio orario) contro le 28 di un giorno lavorativo invernale. Ma c’è anche il problema del taglio delle corse nei periodi di vacanza scolastica, che si riproporrà anche durante l’imminente vicino periodo natalizio. «Dobbiamo ricordare che i treni Mestre-Portogruaro e viceversa “andranno in vacanza” nel periodo natalizio anche quest’anno, mentre i lavoratori no. Alle 6.04 del mattino a Mestre non arrivano studenti, ma lavoratori», concludono i pendolari, «L’idea della metropolitana veneta è solo un sogno, il diritto alla mobilità dei pendolari è pregiudicato».

Giovanni Monforte

 

TERZA CORSIA DELL’A4 – Vertice tra il commissario Serracchiani e i sindaci del Veneto orientale

Entro il 2022 l’opera idraulica tra Fossalta di Portogruaro e Annone

La terza corsia tra San Donà e Portogruaro rinviata al 2031, come i nuovi caselli di San Stino e Bibione, ma le opere di mitigazione ambientale, in particolare il famoso canale di gronda tra Fossalta di Portogruaro e Annone Veneto, saranno realizzate certamente per il 2022.

Regolarmente completata, entro il 2017, la terza corsia tra Gonars e Alvisopoli, ed entro il 2022 l’ampliamento si estenderà tra Alvisopoli e Portogruaro e tra Gonars e Palmanova. Data entro cui saranno ampliati anche i parcheggi per camion dell’area di servizio Fratta (sia a nord dell’A4 in territorio di Teglio Venato fino a 100 stalli sia a sud verso Fossalta per 40 stalli).

Dopo una sospensione “tecnica” dei lavori per tre anni, fino al 2025, ovvero fino all’estinzione dei mutui contratti, i lavori riprenderanno per completare l’ampliamento con la terza corsia, entro il 2031, anche tra Portogruaro e San Donà.

In teoria anche il nuovo casello di Bibione e lo spostamento di quello di San Stino, dovrebbero essere realizzati entro il 2031, ma essendo lavori scorporati dalla terza corsia, non è stata data assicurazione che verranno realizzati.

C’erano praticamente tutti i sindaci interessati del Veneto Orientale (Codognotto di San Michele, Cappelletto di San Stino, Sidran di Fossalta, Gasparotto di Gruaro, Tamai di Teglio, Falcomer di Cinto, Toffolon di Annone e l’assessore Bellotto di Portogruaro) all’incontro di Udine con il Commissario per l’emergenza in A4 Debora Serracchiani, l’ad di Autovie Venete Maurizio Castagna e il direttore operativo Enrico Razzini.

Il “nuovo corso” dell’opera (i 4 lotti inizialmente previsti sono stati suddivisi in più sublotti sia per facilitare il reperimento delle risorse, sia per consentire un celere avvio dei lavori), peraltro ancora da definire nei dettagli, aveva scatenato la preoccupazione dei sindaci del Veneto Orientale che temevano uno slittamento degli interventi previsti.

Massima era la preoccupazione per il canale di gronda (un sistema di raccolta delle acque), opera ritenuta indispensabile per la tutela del territorio dagli allagamenti. «Dei tre canali di gronda previsti – ha spiegato l’amministratore delegato Castagna – due sono compresi nel primo stralcio del secondo lotto (Portogruaro-Alvisopoli), mentre il terzo (compreso fra i corsi d’acqua Fosson e Loncon, nei comuni di San Stino e Annone) – che rientra nel terzo stralcio del secondo lotto, avendo le caratteristiche di opera di pubblica utilità, potrà essere realizzato in anticipo rispetto ai lavori di tutto il tratto».

Da parte sua la Serracchiani ha assicurato «massima disponibilità a incontrare i sindaci ogni qualvolta ci siano dei problemi». I sindaci, hanno ricevuto assicurazioni anche sull’installazione delle barriere fono-assorbenti già pianificate.

 

L’IRA DI CODOGNOTTO

Ma per Bibione il casello resta un sogno

SAN MICHELE – L’incontro è stato cordialissimo, ma sul rinvio a futura memoria del casello di Bibione il sindaco di San Michele Pasqualino Codognotto, spalleggiato dal collega di Fossalta Noel Sidran e dall’assessore di Portogruaro Paolo Bellotto, non è riuscito trattenere la protesta. «Non solo la realizzazione del casello è stata rinviata al 2031 – protesta Codognotto -, ma ne è stato previsto un forte ridimensionamento. Porterò la questione in Consiglio comunale e solleciterò alla mobilitazione le categorie economiche». Preoccupati anche il sindaco Sidran e l’assessore Bellotto per il futuro sviluppo dell’Eastgate Park. Ed è qui il punto: quando alla fine degli anni ’90 Anas contestò la realizzazione del casello di Alvisopoli vista la realizzazione della tangenziale di Portogruaro, Autovie Venete, su pressione di Renato Chisso, riuscì a portare a casa il sì al casello, proprio in prospettiva dell’area di logistica tra Fossalta e Portogruaro.

(m.mar.)

 

 

Ci sarà o no il canale di gronda tra le misure di compensazione ambientale annunciate in attesa della terza corsia dell’A4 tra San Donà e Portogruaro? Oggi, lunedì, all’incontro di Udine con il commissario per la terza corsia, Debora Serrachiani, sarà questo il quesito posto dai sindaci del Veneto orientale. Dopo il generico annuncio di Maurizio Castagna, amministratore delegato di Autovie Venete, sulle misure di compensazione ambientale comunque da realizzare nonostante la terza corsia sia stata rinviata al 2030, il canale diventa il discrimine per la messa in sicurezza idraulica dei territori a Nord dell’autostrada.

Castagna infatti, lunedì scorso, in occasione dell’inaugurazione del ponte sul Piave, nell’annunciare gli investimenti in campo ambientale non ha specificato la natura di tali interventi. «Installare i pannelli fonoassorbenti – sostiene Lucio Leonardelli, esperto della questione essendo stato per molto anni vicepresidente di Autovie – è tutto sommato minimale e facilmente realizzabile, anche perche i pannelli si possono in un secondo momento spostare, ben altra questione è invece il canale di gronda».

I tecnici del Consorzio di bonifica, che hanno imposto come inderogabile lo scavo immediato del canale, sostengono che questo può essere fatto solo contestualmente alla terza corsia. Cosa diversa invece per il casello di Bibione. «Per questo intervento – spiega Leonardelli – serve una ben precisa scelta politica». A suo tempo ricorda Leonardelli, quando Autovie decise di realizzarlo, inizialmente ci fu una resistenza dell’Anas, che dovendo realizzare le opere complementari di attraversamento della statale, riteneva che il casello di Latisana da una parte e il casello di Portogruaro dall’altra, con la tangenziale che si stava costruendo, fossero sufficienti a smaltire il maggior traffico estivo per Bibione.

Maurizio Marcon

 

QUARTO D’ALTINO – Ancora treni in ritardo ieri mattina, lungo la tratta Venezia Portogruaro. La settimana per i pendolari, non è certo iniziata nel migliore dei modi. Diversi treni, come segnala anche il comitato pendolari, hanno riportato ritardi da 10 a 20 minuti, in arrivo a Venezia. Il treno delle 6.55, uno dei primi del mattino e tra i più affollati per i lavoratori, è stato annunciato con una decina di minuti di ritardo. Che poi sono raddoppiati. E così la banchina si è nel frattempo riempita di pendolari e passeggeri, i quali, evidentemente, attendevano i treni successivi, che però non erano nemmeno puntuali. I più sono saliti e sono rimasti schiacciati come le sardine, ma c’è anche chi non è riuscito a montare ed è rimasto a terra. Oltre al danno di arrivare tardi, dunque, anche la beffa. In tanti a sbuffare, imprecare, o tornare a casa e prendere l’auto per cercare di arrivare in tempo a timbrare al lavoro. Non è la prima segnalazione, bensì l’ennesima. Il comitato pendolari di Quarto e del Veneto Orientale, continua a segnalare cosa non va, fotografando i tabelloni con i ritardi, chiedendo che la situazione migliori, che vengano ripristinate alcune corse. Ma per ora, niente di fatto. Alla stazione di Quarto, nel frattempo, sono arrivate le famose pensiline.

(m.a.)

 

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