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Gazzettino – Mirano inventa altre 23 frazioni

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5

feb

2015

Il Comune recupera antichi toponimi per poter imporre alle auto il limite di 50 all’ora

NOMI STORICI – Studiate persino le cartine dell’età napoleonica

IL SINDACO «In troppi sfrecciano ad alta velocità nei nostri borghi»

Avevate strabuzzato gli occhi vedendo i nuovi cartelli con le scritte Veternigo e Fontana all’interno del Comune di Mirano? Dovrete farci l’abitudine, perché potreste trovare cartelli che indicano perfino Borgozucchero, Le Botti o Villa Lanza. Le nuove località individuate all’interno del territorio comunale di Mirano, infatti, sono ben 23. I confini delle frazioni rimarranno invariati, ma i miranesi prenderanno confidenza con una nuova mappatura della città. Nuova per modo di dire, visto che queste località sono state individuate studiando i vecchi piani regolatori (il primo venne definito nel 1973 dall’amministrazione Tonolo-Masaro) e soprattutto le vecchie cartine napoleoniche.

E così ecco che tornano in auge i borghi storici e i vecchi nuclei rurali, con relativa segnaletica stradale. Nostalgia per la toponomastica antica? Volontà di consolidare le vecchie tradizioni? Niente di tutto ciò. L’individuazione delle nuove località servirà ad abbassare il limite dagli attuali 90 e 70 fino ai 50 chilometri orari, come previsto dal codice della strada per i centri abitati.

«Ci sono molti rettilinei dove le auto sfrecciano, soprattutto nel graticolato romano – spiega il sindaco Maria Rosa Pavanello -. Dopo aver individuato le varie località, faremo i controlli sulla velocità».

La lista è stata recuperata in una delibera del 2006 con cui la giunta Fardin individuò i centri abitati. Il Comune è partito da via Desman con Fontana e Veternigo (suscitando polemiche campanilistiche per aver utilizzato lo stesso nome della frazione di Santa Maria di Sala), negli ultimi giorni è spuntato anche Castelliviero, sempre a Zianigo. A Zianigo ci sono anche Desman Est e Scortegaretta, cinque sono invece le frazioni a Campocroce: Le Botti, Villa Lanza, Caorliega, Soranzo e Soranzo Ovest. Al confine tra Campocroce e Scaltenigo c’è Cà Puliero, mentre a Scaltenigo ci sono Gidoni e Formigo. Borgozucchero è una località di Ballò, Roncoduro si trova invece a Vetrego. Casa Niero è a Mirano tra via Porara e via Wolf Ferrari, Luneo è invece il nucleo più grande.

Nella lista ci sono anche quattro zone industriali: Saragat, Galilei, Taglio e viale Venezia. Nell’area commerciale d Mirano c’è Villa Maria mentre al confine con Marano spunta la località Trescevoli. Impensabile installare subito tutti i cartelli, intanto saranno utilizzati quelli vuoti disponibili al magazzino comunale. La priorità è abbassare i limiti a Campocroce, si partirà da via Acoppe Fratte.

 

Cantieri aperti tra maggio e giugno, la strada dovrebbe aprire al traffico per la fine del 2016

SCORZÈ – Febbraio mese decisivo per la tangenziale sud di Scorzè. Sono una settantina i proprietari interessati dagli espropri di terreni e fabbricati e per i prossimi 15-20 giorni Veneto Strade potrebbe già avere la disponibilità delle aree. Nei giorni scorsi, gli interessati hanno ricevuto la lettera di convocazione per fare quegli incontri necessari a definire le indennità.

L’iter, dunque, va avanti ed entro la metà dell’anno i cantieri dovrebbero essere aperti; in municipio, infatti, c’è fiducia perché tra maggio e giugno si possa partire. Per la seconda parte del 2016 potrebbe aprire al traffico, anche se date ufficiali ancora non ce ne sono. La strada sarà tutta nel comune di Scorzè e che sfiorerà la zona industriale. Sarà lunga tre chilometri, unirà via Milano con via Boschi (Castellana) e avrà due corsie per senso di marcia larghe 3,75 metri. Il progetto prevede quattro rondò: in via Milano, via De Gasperi, via Volta (zona via Omara) e via Boschi (questa già esistente), da dove ci sarà la bretella di collegamento al casello del Passante. Su via Milano e via De Gaspari, la rotonda avrà due corsie e un diametro interno di 50 metri, quello in via Volta, stesso diametro ma a tre corsie.

Saranno, poi, inserite delle mitigazioni ambientali e delle piste ciclabili attorno alle rotatorie. Da via Boschi, poi, partirà la bretella di collegamento al casello del Passante, pronto per essere aperto a breve, e tra poco anche Scorzè, sulla scia di quanto fatto mercoledì scorso da Martellago, dovrà siglare la convenzione per sbloccare l’iter della complanarina.

Dunque un altro tassello viario andrà a chiudersi, anche se per vedere costruito tutto ci vorrà ancora un po’. La nuova arteria sarà lunga circa un chilometro e metterà in collegamento lo stesso casello a via Moglianese e dovrà essere uno sfogo per il traffico pesante. Sarà Cav a finanziare l’opera, quasi 5,8 milioni di euro, ma progetto e assegnazione dei lavori saranno in carico a Veneto Strade.

Alessandro Ragazzo

 

Spinea. La paradossale vicenda dell’infrastruttrura che collega via Martiri a via Capitanio

Il Comune ha rifiutato la presa in consegna da parte di Veneto Strade: «Per noi non è sicura»

SPINEA – A lungo contestata, ugualmente realizzata e tecnicamente pronta: peccato sia chiusa da oltre un anno. La bretella sud di Spinea, che collega via Martiri con via Capitanio, è pronta ad accogliere il traffico (quanto lo diranno i dati): c’è l’asfalto, i guardrail, la segnaletica. C’è anche l’impianto di illuminazione, moderno e funzionante, con punti luce a led accesi ogni notte. Ma rimane, inesorabilmente, chiusa da dicembre 2013.

La gente passa, curiosa si domanda perché quella strada nuova e bella larga, ancora non si possa usare e fioccano, inevitabili, le polemiche: da parte di chi l’ha a lungo contestata, considerandola inutile, “folle” e uno scempio per il territorio. E da parte di chi, oggi, vede tutte le notti una strada illuminata a giorno, per nulla, perché di auto non ne passa nemmeno una.

La bretella di Spinea sta diventando un vero e proprio caso: il Comune da mesi spiega di averne rifiutato la presa in consegna da parte di Veneto Strade che l’ha realizzata, perché, a detta dei tecnici in municipio, mancano alcune soluzioni utili a raggiungere un livello minimo di sicurezza. Bella sì insomma, ma insicura. In particolare, il Comune aveva a chiesto alla società regionale di apportare alcune migliorie tecniche, senza le quali non avrebbe gestito, mantenuto e pagato la nuova bretella: si tratta di un attraversamento pedonale e di un passaggio per le biciclette sulla rotonda in corrispondenza di via Capitanio e altri piccoli interventi di messa in sicurezza, capaci di rendere la bretella più “urbana”.

Siamo ancora a questo stadio. In realtà negli ultimi giorni qualcosa si è mosso: Veneto Strade ha ottenuto l’esproprio di una parte di terreno che rendeva impossibile la continuità ciclabile di via Capitanio. Già nei prossimi giorni potrebbero dunque partire i lavori: verrà ricavato un passaggio ciclopedonale che consentirà di collegare le due parti di via Capitanio “tagliate” dalla rotonda. Restano però altri piccoli scogli da superare, pare legati sempre agli espropri.

Le proteste dei cittadini aumentano di pari passo con il tempo che scorre: «Era talmente urgente da fare che adesso è rimasta chiusa un anno», tuonano i residenti e alcuni rilevano: «Vorremo sapere chi paga l’illuminazione accesa tutte le notti in una strada che non serve».

La risposta è già arrivata: luci accese per evitare furti, come in qualsiasi cantiere. «Attendiamo la consegna dell’opera completa e sicura», rileva l’assessore Gianpier Chinellato, «al Comune la strada non costa nulla, inizieremo ad accollarci le spese di gestione quando saranno completate le migliorie da noi richieste».

Filippo De Gaspari

 

MARCON – Quando apriranno i tre svincoli di Marcon della tangenziale di Mestre? In Comune, inteso come cittadini, giunta e Consiglio, aspettano e sperano, perché non solo non è stata messa nero su bianco una data precisa, ma neppure un periodo di tempo. L’ultima puntata di una vicenda che si trascina da mesi ed è la classica storia della burocrazia all’italiana, si è vissuta mercoledì quando in municipio è arrivata la nota del commissario della Provincia Cesare Castelli, dove Ca’ Corner ribadisce al ministero delle Infrastrutture la disponibilità a ricevere in consegna da Anas, attuale gestore, ricevere in consegna gli svincoli fino al 31 marzo 2017, giorno in cui scadrà la concessione tra Ministero e Autovie. Una notizia positiva ma che non dà ancora una risposta a quanto tutta Marcon chiede con insistenza: quando tutta la viabilità sarà pronta dopo l’apertura parziale dei giorni scorsi che interessa le arterie comunali e provinciali? «Ho avuto modo di nuovo di parlare con Autovie e Ministero», dice il sindaco Andrea Follini, «e da loro attendiamo che si arrivi presto a una soluzione».

(a.rag.)

 

BOJON – Un consiglio comunale straordinario aperto a febbraio per chiedere alla Regione il completamento della circonvallazione di Bojon. È questo quanto annunciato dal sindaco, Alessandro Campalto in una affollata riunione che si è tenuta l’altra sera al centro civico di Bojon. La circonvallazione di Bojon è pronta, è un’ opera in grado di alleviare il traffico dal centro, ma è ferma da tre anni per 500 metri di strada mancanti. Il sindaco e l’assessore Giancarlo Fanton hanno raccontato il travagliato iter dell’opera, a partire dall’appalto fino al blocco dei lavori risalente al 2012, dei moltissimi contatti ed interrogazioni in Regione e degli incontri con Sistemi Territoriali (controllata dalla Regione stessa), oltre che solleciti al ministero. « L’opera», ha dichiarato il sindaco, « è fin qui costata oltre 8 milioni e già dimostra dei preoccupanti segni di degrado».

(a.ab.)

 

MARTELLAGO – Passata quasi all’unanimità, mercoledì, in consiglio, con la sola astensione del M5S, la convenzione che poi sarà siglata con Comune di Scorzè, Anas, Cav e Veneto Strade per sbloccare la complanarina, l’ultimo tassello della viabilità del casello. La nuova arteria, già prevista ma inserita nei piani in seconda battuta e rimasta ferma a lungo, garantirà un collegamento diretto tra la Moglianese e il casello, specie per il traffico pesante, e sgraverà via Ca’ Nove, dove peraltro vige il divieto ai camion: correrà rasente il Passante, tra Cappella di Scorzè e Martellago. L’accordo prevede che l’opera sia finanziata con fondi Cav, 5 milioni 795mila euro, ma affida la parte economica e realizzativa, compresa la gara per assegnare i lavori, a Veneto Strade. Una soluzione per accorciare i tempi e il ritardo con cui la bretella, che richiederà comunque un anno e mezzo-due, sarà pronta rispetto alla restante nuova viabilità, che sarà aperta col casello a fine febbraio.

«Il nostro territorio ha subìto il Passante ma l’Amministrazione precedente ha fatto di tutto per portare a casa quanto più possibile, in modo che almeno avessimo un ritorno» – ha rilevato il sindaco Barbiero, ricordando che negli accordi rientra anche la sistemazione di via Ca’ Nove. «Finalmente chiudiamo un cerchio ’pesante’ per il nostro territorio. Con la complanarina e le altre nuove arterie si farà in modo, per lo meno, che i camion dall’autostrada non passino per le strade e per il centro di Martellago» – ha aggiunto Moreno Bernardi (Un Comune per tutti). «Se dovessimo esprimerci su Passante e casello, che hanno prodotto uno scempio, diremmo un fermo ’no’. Con questa bretella, almeno, si salva Ca’ Nove, sperando però che ci si fermi qui» – ha concluso Andrea Marchiori (5 Stelle).

Nicola De Rossi

 

Nuova Venezia – Autostrada del mare: Vernizzi indagato

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28

gen

2015

il malaffare in veneto»le inchieste

VENEZIA – Dalle costole dell’indagine sul Mose, il pubblico ministero della Procura di Venezia Stefano Ancilotto ha sfilato una nuova inchiesta, puntando l’obiettivo sull’assegnazione dei lavori per il project financing “Via del mare: collegamento A4, Jesolo e litorali”: un progetto da 250 milioni di euro, per il quale la commissione tecnica regionale ha dichiarato vincitore l’Ati capeggiata da Adria Infrastrutture. Non proprio un’azienda qualunque, essendo la società che era amministrata da Claudia Minutillo – già segretaria-braccio destro di Giancarlo Galan quand’era governatore e che guidava a bacchetta l’ex assessore ai Lavori pubblici Renato Chisso – uno degli indagati-cardine dell’inchiesta Tangenti Mose, sul giro di false fatturazioni che ha costituito i fondi neri di Mantovani e Consorzio Venezia Nuova.

Nella nuova indagine non si parla di tangenti, ma di turbativa d’asta. Il pubblico ministero Ancilotto ha iscritto al registro degli indagati la commissione tecnica che ha assegnato ad Adria (proponente del project financing) la realizzazione del primo stralcio della Via del Mare, ora cantierabile e per la quale in questi mesi si sta discutendo in Regione l’iter del secondo stralcio.

Sei gli indagati: il commissario straordinario di tutte le grandi opere viarie della Regione Veneto, Silvano Vernizzi, e altri cinque dirigenti e funzionari regionali come Stefano Angelini (residente a Preganziol), Paola Noemi Furlanis (residente a Portogruaro), Antonio Strusi (residente a San Donà di Piave), Adriano Rasi Caldogno (Mestre, attuale direttore generale dell’Asl di Feltre), Mauro Trapani (Vicenza).

Ieri sono partiti gli avvisi a comparire, per un interrogatorio – alla presenza dei loro avvocati Marco Vassallo e Paolo Rizzo – in calendario per il 29 gennaio.

Per il pm la commissione non avrebbe preventivamente individuato il criterio matematico per valutare le offerte dei partecipanti, né calcolato il costo degli esprorpi, ammettendo Adria Infrastrutture nonostante la sua proposta contemplasse un contributo pubblico superiore all’importo massimo previsto dalla legge, permettendole anche di modificare in corso di gara in maniera sostanziale la proposta iniziale.

Una serie di favori, dunque, anche se nell’ipotesi di reato non vengono contestate né tangenti, né pressioni da parte di politici come Galan e Chisso (ai quali invece nell’inchiesta tangenti vengono proprio contestati anche interessi privati in project financing autorizzati dalla Regione).

«La Procura contesta irregolarità di natura prettamente amministrativa sulle quali il Tar Veneto si è già espresso, dichiarando la totale legittimità di quelle procedure», commenta l’avvocato Marco Vassallo, facendo riferimento al ricorso di Net Engineering, «si tratta di accuse che contraddicono le stesse dichiarazioni di Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo, caposaldi dell’accusa, che hanno messo a verbale che il loro nemico in Regione era proprio Vernizzi, che gli aveva messo i bastoni tra le ruote».

Roberta De Rossi

 

la PARLAMENTARE DEL PD  Rubinato: «Giusta la nostra denuncia»

TREVISO «Oggi abbiamo la conferma che i nostri dubbi erano fondati, avevamo visto giusto. Fino alla sentenza rimane la presunzione di innocenza per gli indagati, ma il territorio e gli amministratori locali che si sono sempre battuti contro questo “esproprio per privata utilità”, possono adesso tirare un sospiro di sollievo».

Così Simonetta Rubinato,deputata Pd, già sindaco di Roncade, commenta l’inchiesta sull’appalto della via del Mare. È stata lei, a chiedere la «sospensione della gara per la via del Mare», anche con un’interrogazione al ministro Maurizio Lupi, e a mettere in discussione «la legalità dell’iter e anche il buon andamento dell’amministrazione, ossia la scelta più corretta sul piano economico e finanziario». A denunciare il caso su Report, e a inviare un dossier al presidente dell’autorità anticorruzione Raffaele Cantone.

Rubinato ricorda « le ombre che si erano addensate su Adria Infrastrutture, società promotrice del project financing, finita nel mirino della Procura di Venezia», e come «queste non lasciassero presagire nulla di buono».

Il progetto dell’autostrada a pagamento era sempre stato avversato da sindaci e comunità locali. «Usa lo strumento del progetto di finanza per adeguare una strada già pagata dai cittadini, e sottrarla agli stessi cittadini per 40 anni, con il pedaggio», continua Rubinato, «scelta scellerata, che non risolveva nemmeno il problema del traffico, fermato all’imbuto della rotonda della Frova».

Di qui la battaglia per un progetto a stralci, con un costo sostenibile. E sulla vicenda prende posizione Luca Zaia: «Ripongo come sempre la massima fiducia nell’operato della magistratura, seguiremo con attenzione l’evoluzione dell’inchiesta che riguarda fatti del 2009. Nel frattempo, in via cautelativa, ho fatto sospendere la gara oggetto dell’inchiesta».

 

Il Comune inventa due paesi per rendere sicura via Desman

Nascono Fontana e Veternigo per costringere le auto a non superare i 50

Alzi la mano chi sapeva che a Mirano esiste la località “Fontana”. E quanti invece conoscevano una “Veternigo” anche sotto Mirano e non solamente sotto Santa Maria di Sala? I due nuovi cartelli sono stati installati lunedì lungo via Desman, la provinciale che collega Mirano con Borgoricco attraversando Zianigo, Veternigo e Sant’Angelo. Un errore? No, semplicemente una conseguenza di una burocrazia spinta all’eccesso.

«Non possiamo abbassare liberamente i limiti di velocità in via Desman? E allora noi individuiamo dei nuovi centri abitati in modo da poter giustificare la scelta»: questo è il ragionamento che hanno fatto in Comune a Mirano per poter imporre il limite dei 50 chilometri orari.

Cambiare la toponomastica comunale è dunque solamente una sorta di stratagemma per mettere in sicurezza una delle strade più pericolose. Ora che via Desman è quasi tutta un centro abitato, gli automobilisti non potranno superare il limite dei 50 e la Polizia locale potrà organizzare controlli mirati con autovelox.

Da tre mesi un gruppetto di residenti di via Desman si riunisce alle 7.30 sul ciglio della strada per manifestare. La gente chiede una pista ciclabile e una riduzione della velocità: se per la ciclabile Comune e Provincia hanno dichiarato di non avere soldi a sufficienza, per l’eccesso di velocità ora arriva una prima risposta. In accordo con la Provincia, il Comune di Mirano ha recuperato una delibera firmata nel 2006 dall’amministrazione Fardin in cui venivano riconosciuti appunto due ulteriori centri abitati lungo via Desman: la località Fontana all’altezza dell’incrocio con via Bollati (lì in passato c’era una fontana) e quella Veternigo poco più avanti, prima della Veternigo salese. In questo modo restano solamente poche centinaia di metri “scoperti”, dove continua ad esserci il limite dei 70 orari.

«È un modo per andare incontro alle richieste dei residenti – spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Salviato -. Ovviamente i cartelli non bastano, ora servono i controlli della velocità». Presto tra Zianigo e Salzano sarà installato anche un cartello per indicare il centro abitato di Castelliviero.

Gabriele Pipia

 

S. MARIA DI SALA – «Chiamare una località di Mirano con il nome di una frazione salese? Una scelta alquanto bizzarra». Il sindaco di Santa Maria di Sala Nicola Fragomeni non ha compreso la scelta del Comune di Mirano, non ne sapeva niente e quando ne è stato informato è rimasto piuttosto stupito. Quando gli è stata inviata una foto con il nuovo cartello ha pensato a un fotomontaggio scherzoso. E invece è tutto vero.

«È come se noi a Caselle mettessimo una località con il nome di Mellaredo. Ma che senso ha? Per carità, nel proprio territorio comunale un Comune può far ciò che vuole ma quel centro abitato potevano davvero chiamarlo in ogni altro modo».

Al di là delle ironie e delle schermaglie, resta il fatto che in via Desman la tensione è alta da oltre tre mesi, i residenti minacciano di continuare con la loro protesta almeno fino a Pasqua. Dal 17 novembre praticamente tutti i giorni feriali si riuniscono alle 7.30 del mattino, in sella alla loro bicicletta e muniti di giubbino catarifrangente, per pedalare sul ciglio della strada e dimostrare quanto quel tratto sia pericoloso.

Gabriele Pipia

 

Per poter fissare limiti di velocità sulla strada provinciale il Comune inventa nuove località

Ma una si chiama come la località di Santa Maria di Sala e scoppia un curioso caso diplomatico

MIRANO -Mirano“ruba” una frazione a Santa Maria di Sala e scoppia un caso diplomatico. Nel bel mezzo del Miranese che vuole diventare Unione di Comuni spunta il cartello della discordia: Veternigo di Santa Maria di Sala è “passata” sotto Mirano. O meglio: lunedì è nata dal nulla una località miranese con lo stesso nome della frazione salese e per di più confinante.

I residenti sono spaesati, il sindaco di Santa Maria di Sala imbufalito: «Domani chiamo Campocroce una parte di Caltana», chiosa Nicola Fragomeni, che bolla come “bizzarra” la decisione dei vicini di casa.

Il caso. Qualcuno ieri ha pensato a uno scherzo. In realtà tutto nasce dalla protesta di questi mesi in via Desman, con la gente in strada a chiedere più sicurezza sulla provinciale. Tra le istanze, anche quella di abbassare i limiti di velocità. Per farlo, il Comune di Mirano ha pensato bene di rispolverare una delibera del 2007 che istituisce nel proprio territorio comunale antiche località geografiche sotto forma di centro abitato.

Ecco spuntare così lungo via Desman la località “Fontana” e poi “Veternigo di Mirano”. Uno stratagemma per trasformare la strada extraurbana in una serie di centri abitati, per i quali il codice della strada prevede il limite di 50 chilometri orari. Attenzione dunque: ora in via Desman bisogna procedere piano, anche se non vi sono cartelli e fin da subito scatteranno controlli e multe.

L’equivoco. Poco importa se chi abita in via Desman, zona via Bollati, si sia trovato dall’oggi al domani residente in una località di cui ignorava l’esistenza. Per chiamare “Fontana” quel tratto di provinciale pare si sia tirata in ballo l’antica presenza in strada di una fontanella, oggi risuscitata per rallentare le auto. Figuriamoci poi i veternighesi di Santa Maria di Sala che hanno scoperto che esistono anche i veternighesi miranesi. «Un errore», hanno pensato subito in molti. Invece no: il doppione è cercato.

Lo scontro. «Le località esistono da tempo, i cartelli sono stati posizionati per dare risposta alle richieste di sicurezza dei residenti e prevedere controlli mirati sulla velocità», spiegano dal Comune di Mirano.

«Ci vuole una mente brillante per piantare sul proprio territorio un cartello con il nome di un nostro paese», sbotta però Fragomeni, «è come se domattina mi svegliassi e chiamassi Campocroce l’ultima parte di Caltana. A Mirano evidentemente c’è molta fantasia: potevano chiamarla Desman o Zianigo Vecchia, ma nonVeternigo, che è una sola ed è a Santa Maria di Sala».

Intanto a Veternigo (salese) è quasi rivolta: ai tanti che lo considerano un errore da correggere c’è anche chi parla di provocazione bella e buona e chiede a Fragomeni di far togliere quel cartello. Alla fine, è solo una questione di nomi: resta il dubbio che ormai, per avere più sicurezza in una strada, serva per forza trasformarla in abitato, senza alcun riguardo per identità territoriali consolidate e riconosciute.

Filippo De Gaspari

 

Scorzè. Il Pd accusa l’amministrazione: per vedere il bosco serviranno vent’anni

Il sindaco Mestriner: avremo dieci ettari di alberi e le barriere fonoassorbenti

SCORZÈ – Sempre il casello e sempre il problema della sicurezza dei cittadini al centro della polemica a Scorzè tra Pd e maggioranza, a poco più di un mese dall’apertura al traffico.

Se prima si era parlato dei problemi che potrebbero avere pedoni e ciclisti con le piste ancora da fare o completare, stavolta lo scontro è sulla mitigazione ambientale, bosco o barriere fonoassorbenti che siano, per ridurre i rumori provocati dal passaggio dei mezzi.

E il maggior partito di minoranza chiede che si ritardi l’apertura al traffico finché non ci saranno opere almeno sufficienti.

«Mancano poche settimane all’apertura del casello», spiega il capogruppo del Pd Gianna Manente, «e non ci sono segnali dei dieci ettari di area verde promessa. Si era parlato, addirittura, di vederla prima che terminassero i cantieri del casello. A seconda del tipo di alberi da mettere, crediamo che ci vorrà qualche lustro prima di vederne i risultati. Ma intanto che si fa per tutelare la salute della gente? Che non sia il caso di posticipare l’apertura del casello? Credo che sia un argomento su cui riflettere».

Per il consigliere Gigliola Scattolin ci vorranno vent’anni prima di vedere gli alberi cresciuti. «E i benefici», continua, «si potranno avere solo quando avranno le dimensioni tali per essere efficaci».

Per il sindaco Giovanni Battista Mestriner il bosco si farà e tra qualche giorno dovrebbero essere definiti gli accordi con gli altri enti, soprattutto il consorzio di bonifica Acque Risorgive. «Solo grazie a noi», replica, «avremo dieci ettari di superficie verde e non zone industriali. Il Pd di Scorzè ci dica in quali altri Comuni da loro governati è stata fatta un’area così grande di mitigazione. Invece di collaborare, ci hanno sempre criticati in modo pretestuoso. Ricordo che il Comune di Scorzè non ha voluto il Passante e il casello. La gestione del primo e l’apertura del secondo, fatta con legge obiettivo, è in carico a Cav. Abbiamo acquisito le superfici e trovato i finanziamenti, non possiamo anche rivoluzionare le leggi della botanica perché gli alberi crescano prima: intanto è stato importante seminarle. Stiamo lavorando perché le aree cedute diventino di mitigazione idraulica e su questo c’è la necessità di definire un accordo con il consorzio Acque Risorgive: sarà fatto a breve».

Mestriner, poi, punta ad avere le barriere fonoassorbenti, che costano attorno al milione di euro a chilometro: «Tra poco», osserva, «partiremo con la procedura da adottare per impedire lo sforamento dei limiti acustici; questo consentirà ad Anas di riorganizzare il suo piano di risanamento come previsto».

Alessandro Ragazzo

 

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