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«La lamentazione di Unindustria Treviso apparsa sulla Tribuna di Treviso del 28-9 relativa ai troppi «no» alla politica industriale veneta è francamente stupefacente; lo stupore deriva inoltre dal fatto che non emerge l’enorme lapsus che c’è nelle dichiarazioni di Vardanega. «Qui non ci può più essere sviluppo industriale perché ci sono troppe regole… Toglieteci gli oneri e lasciateci fare…», questa la sintesi del pensiero degli industriali trevigiani? Il Veneto, modello turbo nord-est, è stato l’esempio di questa filosofia, visto che ci sono poche regioni dove l’impetuoso sviluppo di qualche decennio fa è stato fatto con una simile assenza di criteri e programmazione; ricordo per esempio che ci sono migliaia di metri quadri per zone industriali che oggi non servono, non saranno mica sorti da soli? Il territorio ad urbanizzazione diffusa, cioè quello dove non si vede più il confine tra una città ed il comune vicino non sarà mica opera divina? L’industria trevigiana ha dato molto in termini di reddito e lavoro, ma si è anche preso molto in termini di territorio e beni comuni. Ricordate il rogo della De Longhi? Avete qualche ricordo di cos’era la zona di Villorba sulla Pontebbana circa 30 anni fa? Pensate che l’aeroporto Canova che si vuole ampliare sia un elemento di valorizzazione del fiume Sile? É corretto dire che serve un nuovo patto sociale, ma il fatto è che un patto esiste se ci sono dei contraenti di pari livello, dignità e con obiettivi chiari da raggiungere. L’industriale veneto tipo è sempre stato molto governativo, indipendentemente dal colore della bandiera che c’è stata al potere ; anzi è sempre stato meglio che il politico fosse di basso livello, perché è stato sempre molto semplice ottenere molto per sé. Non ci sono però pregiudizi e siamo lieti se ci sarà un cambiamento nei fatti. È però il caso di ricordare agli industriali che gli oneri di urbanizzazione non sono una tangente legalizzata, ma una modalità per tenere conto del fatto che ogni trasformazione comporta oneri per la collettività oltre che vantaggi; non sono un’invenzione di qualche pazzo statalista, ma una risorsa che spesso viene sprecata da politici imbelli. Per fare un esempio di contropartite ridicole, ricordo che Aertre pensa di fare una rotonda sulla Noalese per risolvere la questione traffico con l’ipotizzato raddoppio dei voli e dei relativi passeggeri! Per chiarire il tipo di industrializzazione che non serve, ricordiamo il caso di Barcon che si sta sgonfiando a Vedelago per migrare in parte a Castelfranco. Possibile che gli industriali nostrani non riescano a fare come i colleghi tedeschi che producono acciaio rispettando norme europee e senza aiuti di Stato? Cosa sono i tedeschi: dei geni industriali? Allora importiamoli!

Romeo Scarpa

presidente Italia Nostra

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Meno spreco meno rifiuti: i sindaci del consorzio Priula (con i rappresentanti di Contarina) e di Tv Tre hanno sottoscritto la «Carta Nordest Spreco Zero» in occasione della Giornata anti-spreco di cibo di ieri, celebrata al Teatro Verdi di Trieste, dove si sono dati raccolta 100 sindaci del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, appunto per la firma collettiva della «Carta Nordest Spreco Zero», che è un decalogo di buone pratiche per la riduzione dello spreco alimentare che si basa su una risoluzione europea. Con questo documento i firmatari, i sindaci e i governatori del Veneto e del Friuli, si sono impegnati a promuovere e sostenere la campagna

«Un anno contro lo spreco», con iniziative che mirino al recupero dei prodotti rimasti invenduti e scartati, l’istituzione di programmi e corsi di educazione alimentare, economia ed ecologia domestica. Ma anche ad adottare lo «spreco zero» come orizzonte di lungo periodo in una strategia di rete, con la riduzione progressiva degli sprechi attraverso il controllo e la prevenzione di tutte le attività pubbliche e private, che implichino la gestione di cibo, acqua, energia, rifiuti, mobilità, comunicazione.

Ecco i Comuni trevigiani firmatari: Treviso, Caerano San Marco, Montebelluna, Pieve di Soligo, Trevignano, Volpago del Montello, Valdobbiadene, Mogliano, Santa Lucia di Piave, Revine Lago, Conegliano, Monastier, Nervesa della Battaglia, Villorba, Roncade, Castelfranco, Paderno del Grappa, Crocetta del Montello, Loria, Morgano. Contarina ha aderito a questo quadro di sinergie e principi della Carta, ricordando in una nota come applichi e diffonda questa filosofia «attraverso la propria attività di igiene ambientale e di educazione nelle scuole del territorio servito». Per questa ragione ieri alla sottoscrizione della «Carta Nordest Spreco Zero», hanno partecipato a nome di Contarina spa anche il presidente e il direttore, Antonio Zamberlan e Michele Rasera, il direttore dei consorzi Paolo Contò e il presidente del Tv Tre Franco Bonesso.

 

Sos degli agenti immobiliari: in tre mesi – 10% di vendite. «Solo ristrutturazioni: e le aree edificabili tornino agricole»

Stop alle nuove case, incentivi alle ristrutturazioni e ritorno a destinazione agricola delle aree edificabili non utilizzate. Un manifesto ambientalista, e non certo soft. Ma chi lo sottoscrive, facendone un appello ai politici e agli amministratori locali che sembra un invito alla decrescita sostenibile, è uno dei signori del mattone Giuseppe Spagnol, presidente provinciale della Fiaip, la federazione degli agenti immobiliari. A Treviso e provincia le compravendite di immobili continuano a calare: – 10 % , nel secondo trimestre 2012, come testimoniano i dati dell’Agenzia del Territorio . Quasi quanto – il 12% – nell’intero 2001 rispetto al 2010. Non conforta che in italia la situazione sia più drammatica, con un -24,9% rispetto al -17,8% del trimestre precedente. «Anche i dati della nostra provincia, per quanto meno drammatici, confermano un trend in costante diminuzione», sbotta, «ci vuole tanto a capire che non c’è bisogno di ulteriori nuove case? La curva demografica è in discesa, la crisi in salita». Il presidente della Fiaip ricorda come la «vicina Regione Friuli Venezia Giulia dia contributi per le ristrutturazioni». E torna all’attacco degli amministratori: «E noi cosa facciamo? Stiamo a guardare, mentre qui non si riesce a comprar casa e neanche a venderla. Da lungo tempo la nostra Federazione ha avviato una politica volta a valorizzare il patrimonio edilizio esistente, suggerendo alle istituzioni locali di dare agevolazioni ai privati che vogliano riattare l’alloggio». Il primo esempio fornito da Spagnol è il capoluogo.

«In città ci sono numerose unità abitative che posso essere ristrutturate con interventi volti a migliorarne la classe energetica e la vivibilità, senza che vengano sacrificate ulteriori aree che, anche se attualmente edificabili, potrebbero diventare agricole». Quello che invoca Spagnol è lo stop a ulteriori lottizzazioni «Per rivitalizzare le aree urbane esistenti non c’è bisogno di nuove costruzioni, e non è sufficiente quanto previsto nel Decreto Sviluppo: ci vogliono incentivi capaci di ridare fiducia a chi sogna di comprare una casa e ossigeno al mercato». L’appello di Spagnol sembra diretto a i comuni e alle regioni, attraverso una nuova legislazione che «preveda agevolazioni sugli oneri di urbanizzazione e la possibilità di concedere fidejussioni o contributi sugli oneri dei mutui ipotecari della prima casa».

La Fiaip annuncia di aver elaborato un proprio concreto progetto, e chiede alle istituzioni di venir accreditata per presentarlo nelle sedi istituzionali proprie.

 

Approvato il progetto, in via Sile sorgerà un complesso da 720 mila metri cubi. L’opposizione: «Decisione scellerata»

CASTELFRANCO – Maxi cartiera, il Comune dice sì tra le polemiche. Consiglio comunale infuocato venerdì sera per la discussione di due ordini del giorno riguardanti il progetto per la cartiera nell’area compresa tra via Sile e via Lovare. Entrambi i punti sono passati con voto favorevole della Lega Nord, del Pdl e del consigliere indipendente Ivano Battocchio. Contrario il voto del Pd e della lista Sartor.

Si è approvato innanzi tutto il cambio di destinazione d’uso dell’area interessata. Prima era prevista ad uso residenziale, direzionale, turistico e in parte produttivo. Con la modifica è diventata completamente industriale. Conseguentemente è aumentata la cubatura edificabile. Si passa da 120 mila metri cubi a 720 mila. Il secondo provvedimento invece consiste nell’inserimento dell’area tra quelle presenti nel piano vendite del Comune. Prezzo di base d’asta 5,3 milioni di euro, con la clausola di pagamento di 4 milioni entro il 30 novembre, mentre il resto quando le varianti urbanistiche saranno entrate in vigore.

La vendita permetterà al Comune di introitare i 3,5 milioni di euro necessari per rimanere dentro il patto di stabilità. Ma a che prezzo? Per Sebastiano Sartoretto, capogruppo del gruppo lista Sartor-Pd, si tratta di un vero scandalo.

«In previsione di dare il terreno a quest’azienda» ha detto Sartoretto «da 120mila metri cubi se ne sviluppano 720mila e la giustificazione è che servono tre milioni e mezzo per il patto di stabilità. È l’atto più grave che sia stato compiuto dal Comune di Castelfranco negli ultimi trent’anni. Incassate 4 milioni a fine novembre, il resto, dite all’azienda, ce lo dai quando è a posto la pratica. Ma la procedura urbanistica dipende da Regione e Provincia e da altri enti ancora che devono ancora esprimere dei pareri». Per il Pd inoltre manca la Vas (verifica ambientale strategica) e mancano anche assicurazioni che i 200 posti di lavoro previsti siano effettivamente reali.

Il sindaco Luciano Dussin difende l’operazione. «L’amministrazione ha necessità di introitare risorse per non chiudere i servizi ed è interessata a nuovi insediamenti produttivi con benefici anche per lo scalo merci che a sua volta creerà posti di lavoro. La lavorazione ipotizzata riguarderebbe solo la carta, non la produzione. Quindi niente consumi d’acqua e nessun inquinamento ambientale ed acustico».

Daniele Quarello

 

IL CASO

VEDELAGO. Il patrocinio c’è, ma poi viene ritirato dalla manifestazione organizzata oggi al Teatro Accademico di Castelfranco dal coordinamento «Salviamo il paesaggio asolano-castellana» e da «Italia Nostra -sezione Treviso» intitolata «Il futuro del paesaggio». Una giornata di discussione sul futuro del territorio veneto, con particolare attenzione ai temi della cementificazione e del consumo del territorio.

L’iniziativa ha avuto il patrocinio di Regione , Provincia e di vari comuni della zona (Fonte, Riese, Asolo, Loria, San Zenone, Resana e Castelfranco). Partner anche Confartigianato di Castelfranco, Ascom e Coldiretti Treviso, oltre a Fai, a Legambiente e Slow Food. Dovevano esserci anche i comuni di Vedelago ed Altivole, ma il loro patrocinio dato inizialmente è stato successivamente revocato. Perché? Promotrice dell’iniziativa è anche la Fondazione Villa Emo, che da mesi si batte contro il mega insediamento di Barcon. Il patrocinio di Vedelago doveva essere formalizzato con delibera di giunta. Ma quando il sindaco Paolo Quaggiotto ha visto che c’era la Fondazione Villa Emo ha deciso di dire no.

Colpa degli attriti tra il primo cittadino e la Fondazione, in particolare il presidente Nicola Di Santo. Il Comune di Altivole ha seguito a ruota la scelta del comune di Vedelago. Le prime locandine stampate e appese recavano ancora il patrocinio vedelaghese, di seguito opportunamente coperto. (d.q.)

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Ieri sera il sit-in di protesta in municipio durante la seduta del Consiglio I democratici: la giunta ha già fatto il nome dell’acquirente, asta turbata

CASTELFRANCO – Il Pd chiede l’intervento della Procura in merito all’asta per la vendita del terreno comunale su cui la Rotocart vorrebbe realizzare la maxi cartiera tra via Sile e via Lovara, inizialmente prevista a Barcon di Vedelago. A detta dei democratici, ci sono gli estremi per ipotizzare il reato di turbativa d’asta in quanto è stato già reso noto il nome dell’acquirente andando a inficiare così la gara per l’aggiudicazione del terreno. «La Procura indaghi», suggerisce Sebastiano Sartoretto, capogruppo del Pd in consiglio comunale. E ieri sera si è tenuto in municipio il sit in di protesta organizzato dal Pd per dire no al progetto industriale della cartiera tra Salvarosa e Salvatronda. Almeno una cinquantina di persone ha accolto l’appello lanciato dal Pd.

«Abbiamo appreso lunedì sera in Commissione Bilancio e Patrimonio che si intendono mettere all’asta 120 mila metri quadrati di terreno per “ospitare” a Castelfranco una cartiera dalle dimensioni gigantesche, 120 mila metri quadri di terreno occupato dal cemento, 90 mila metri quadrati coperti», spiega la coordinatrice del Pd Laura Viola, «sono 2 anni che a Vedelago si discute senza ancora trovare la quadra perché osservatori molto autorevoli si sono decisamente opposti. Qui si vuole fare tutto in 2 giorni…».

La vendita del terreno all’angolo tra via Sile e via Lovara è stata portata in commissione lunedì sera e ieri sera è finita in consiglio per essere inserita tra i terreni che a breve andranno all’asta. Il sindaco Luciano Dussin, dal canto suo, ha sostenuto l’operazione ed ha ribadito che l’area in questione è già classificata nel Prg in essere come industriale. Secondo il primo cittadino l’insediamento della cartiera dunque porterà benefici in termini di posti di lavoro e anche perché dà la possibilità di rendere operativo lo scalo merci ferroviario presente in zona. La cartiera infatti lo andrebbe ad utilizzare (tramite una società di trasporti che andrebbe appunto ad operare sullo scalo merci).

Per il Pd si è voluto concludere la cosa troppo in fretta senza valutare attentamente le conseguenze di un progetto di grande impatto sull’urbanistica castellana. La cartiera doveva essere realizzata nell’ambito del mega progetto industriale di Barcon di Vedelago. La ditta Rotocart tuttavia ha deciso di «deviare» verso Castelfranco, viste le proteste della popolazione di Barcon protagonista di una mobilitazione senza precedenti contro il maxi progetto industriale.

 

Il Pd chiama a raccolta: tutti in aula, operazione frettolosa. Il sindaco difende il progetto: asta trasparente e anticrisi.

CASTELFRANCO. Cartiera in via Sile, scatta la mobilitazione. Questa sera il coordinamento del Partito Democratico ha promosso un sit-in di protesta contro il progetto in consiglio comunale. Il piano di realizzazione della maxi cartiera nell’area all’angolo tra via Sile e via Lovara sarà discusso nell’ambito del piano delle alienazioni immobiliari. L’area (120mila metri quadri, di cui 90mila previsti a coperto) è di proprietà comunale. Nell’arco di pochi giorni la maggioranza leghista ha prima portato la vendita dell’area in commissione urbanistica e stasera in consiglio. La vendita salverebbe le casse comunali dalla catastrofe dello sforamento del patto di stabilità. Ma la vendita «frettolosa» è una scelta criticata dal Pd che chiede un approfondimento sulle conseguenze urbanistiche che potrebbe avere il progetto. Per il sindaco Luciano Dussin si tratta di un progetto positivo per la città. «Da decenni si auspica di dare inizio al servizio di scalo merci cittadino», osserva il primo cittadino, «dopo il fallimento dello scalo merci pubblico, inaugurato e mai utilizzato, una ditta di trasporti ha recentemente investito in quell’area a ridosso della ferrovia, ma ha bisogno di aumentare il volume di merci per attivare il servizio. Un’azienda che lavora carta a uso domestico e ha bisogno di essere vicina a luoghi di spedizione, ha manifestato interesse per l’area. A Castelfranco servono nuovi insediamenti produttivi vista la crisi occupazionale esistente. Serve uno scalo merci che porterà altra occupazione. Oltre a questo in città servono risorse, visti i continui tagli di trasferimenti, da investire su asili, scuole e case popolari, il resto è già stato eliminato. L’area è già destinata, dal prg attuale, a utilizzo anche di attività produttive, ovviamente andrà all’asta pubblica nella massima trasparenza. Spero, visti i tempi di crisi che viviamo, che a Castelfranco Veneto possano concretizzarsi opportunità e una potrebbe essere questa». Per ora c’è un progetto di massima che prevede la realizzazione della cartiera che doveva essere realizzata a Barcon nell’ambito del maxi polo industriale osteggiato dall’intera frazione vedelaghese. La Rotocart ha deciso di spostarlo a Castelfranco con un investimento che potrebbe superare i 100 milioni di euro e garantire 200 posti di lavoro. Numeri indicativi che però danno ‘l’idea dell’imponenza del progetto.

Daniele Quarello

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Tribuna di Treviso – Maxi cartiera, scatta la mobilitazione

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27

set

2012

Il Pd annuncia battaglia al progetto sostenuto dalla giunta leghista: «Territorio svenduto, fuori tutte le carte del piano»

CASTELFRANCO «Ancora una volta siamo di fronte a un’amministrazione comunale che continua a comportarsi come se Castelfranco fosse proprietà privata». Scoppia la polemica sul caso Rotocart. Dopo la notizia che l’azienda di Piombino Dese intende spostare a Castelfranco il progetto per la mega cartiera finora previsto a Barcon di Vedelago, è subito bagarre. Il Pd attacca la maggioranza leghista che in pochi giorni ha portato il piano di vendita dell’area interessata (all’angolo tra via Lovara e via Sile) in commissione e lo ha messo anche all’ordine del giorno del consiglio comunale di domani sera.

«A Vedelago sono due anni che si discute su questa operazione», osserva il segretario Pd Laura Viola, «la cartiera doveva sorgere, con il macello più grande d’Europa, in via Terza Armata a Barcon e ancora non si è trovata la quadra perché osservatori molto autorevoli si sono decisamente opposti a un progetto capace di sventrare il territorio. Tutti hanno dimostrato, numeri alla mano, che l’operazione è insostenibile. A Castelfranco, invece, dove siamo amministrati da “fenomeni” bastano due giorni… ».

La vendita del terreno (120 mila metri quadrati per ora di verde campagna) è stata discussa in commissione urbanistica lunedì sera. L’operazione è stata inserita di fretta e furia nel piano alienazioni immobiliari del Comune. L’asta dei terreni avverrà ad ottobre, anche se di vera asta non si può parlare dato che si tratta nella sostanza di una trattativa tra il Comune e un imprenditore. Per il Partito democratico, si è voluto correre troppo nel voler portare a compimento un’operazione di vendita che potrebbe significare il salvataggio dei bilanci comunali dallo sforamento del patto di stabilità, ma i cui risvolti urbanistici non sono stati valutati con attenzione.

«Questa operazione dovrà essere vagliata in ogni minimo particolare, acquisiremo tutti i documenti di Vedelago, coinvolgeremo la società civile, gli altri partiti, le associazioni ambientaliste», annuncia Viola, «non permetteremo che il Comune per risolvere il suo problema con il patto di stabilità sventri Castelfranco Veneto. Chi credeva di lasciar passare sotto traccia un’operazione del genere si sbagliava di grosso».

Il tema andrà in consiglio comunale domani sera. Stando ai dati emersi in commissione lunedì, l’area ha una superficie totale di 120 mila metri quadrati. L’area edificata coperta dovrebbe arrivare a 90 mila mq. L’investimento privato nell’operazione potrebbe sfiorare i 110 milioni. I posti di lavoro creati 200. L’area è resa appetibile in particolar modo dalla vicinanza allo scalo merci ferroviario, con cui potrebbe essere messa in collegamento. La vendita del terreno per il Comune potrebbe valere oltre 5 milioni di euro.

Daniele Quarello

 

Morao esulta: fine dell’operazione Barcon. A Castelfranco i posti scendono a 200

La notizia della decisione della Rotocart di spostare il progetto cartiera a Castelfranco mette fine al progetto di Barcon. Questo il giudizio di chi si opponeva la piano industriale nelle campagne a nord di via Terza Armata. Fiorenza Morao di Primavera Civica commenta così la notizia della decisione di spostare l’insediamento a Castelfranco.

«Balzano agli occhi le differenze in termini numerici», osserva, «L’area per la cartiera a Barcon era di 148 mila mq più altri 70 di scoperto. L’area di Castelfranco pare sia molto più piccola, 120 mila mq. E poi il numero posti di lavoro. Nella cartiera a Barcon dovevano essere 308, a Castelfranco scendono a 200. Mi domando allora se i dati relativi al progetto Barcon fossero “finti”. Abbiamo chiesto più volte in questi mesi il piano occupazionale previsto per la zona industriale di Barcon. Non ci è mai stato dato. Tutti dicevano che quei posti di lavoro non erano reali. Abbiamo chiesto che ci dimostrassero il contrario, ma non l’hanno mai fatto».

(d.q.)

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Tribuna di Treviso – Operazione Barcon, Rotocart si sfila

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26

set

2012

La cartiera partner di Colomberotto tratta con la giunta di Castelfranco per l’area industriale tra le vie Sile e Lovara

CASTELFRANCO. Comincia a perdere pezzi il progetto della contestatissima mega-area industriale di Barcon. La Rotocart di Piombino Dese, la cartiera interessata ad affiancare Colomberotto nell’operazione Barcon, si sfila, cerca e parrebbe aver trovato un’alternativa. Rotocart, infatti, ha avviato contatti con l’amministrazione di Castelfranco che lunedì sera ha compiuto il primo atto formale per consentire alla Rotocart l’acquisto di 120 mila metri quadrati di terreno compresi tra via Lovara, via Sile e le due ferrovie. Si tratta dell’area a nord dello scalo merci e degli edifici dell’ex Istituto agrario, di cui costituivano la campagna. A confermarlo è lo stesso assessore al Patrimonio e all’Urbanistica Roberto Filippetto, leghista, che sgambetta così (involontariamente) il sindaco leghista di Vedelago che sull’operazione Barcon si è giocato faccia e carriera politica. In pratica Rotocart, viste le difficoltà a Barcon si è guardata intorno e ha manifestato interesse per Castelfranco, probabilmente proprio per l’area resa appetibile dalla presenza dello Scalo merci decisamente sottoutilizzato, come conferma Filippetto: «Hanno un traffico fra i 3 e i 400 carri all’anno, quando ne servirebbero 10 volte tanti per stare in piedi. Ovvio che con un’operazione del genere anche il raccordo ferroviario avrebbe una sua ragione di esistere. E poi», incalza l’assessore, «dopo 30 anni avremo finalmente un’azienda che torna a insediarsi da noi, tra tante che vanno via o chiudono».

L’assessore parla di un investimento di 110 milioni di euro, con 200 posti di lavoro e turni di 24 ore su 24. «Ci siamo informati ci mancherebbe», confessa candidamente.

Intanto lunedì sera in Commissione Bilancio e Patrimonio e successivamente in Commissione Urbanistica è stata portata la Variante al Piano Alienazioni, per mettere all’asta (sic!) il terreno su una base di 5 milioni e 300 mila euro. Stante il fatto che le recenti aste del Comune per lotti minori sia di importo che di estensione sono andate tutte deserte, non ci vuole molto a tirare le ovvie conclusioni: non saranno molti i concorrenti intenzionati a partecipare e a far salire il prezzo. Come faccia il Comune a essere così sicuro sulla buona riuscita dell’operazione non si sa, avrà avuto delle garanzie. Certo è che l’asta si farà ad ottobre e a gennaio le ruspe dovrebbero cominciare a spianare l’area. Ma è altrettanto certo che chi non starà zitta è l’opposizione che già in Commissione ha espresso la propria contrarietà a cominciare dal consigliere del Pd Sebastiano Sartoretto:

«Ma chi volete che concorra se non è già d’accordo?», chiede, «Io resto stupefatto dalla disinvoltura di questa amministrazione: ha le aste che vanno deserte, cambia in corsa il Piano Alienazioni per mettere all’asta un terreno che non era stato preso in considerazione per la vendita, cambia il Prg, il Pat, le destinazioni d’uso di un’area senza rendersi conto delle conseguenze giuridiche e senza valutare l’impatto di una scelta presa in corsa», dice come un fiume in piena, «intanto serve un mare d’acqua per lavorare la cellulosa, la pescheranno in falda, con quali conseguenza? E lo smaltimento dove e come avverrà? Dal punto di vista del traffico quale impatto ci sarà, senza contare che quello è uno dei pochi polmoni verdi rimasti fra Castelfranco, Salvarosa, Salvatronda e Campigo. Si parla di 80-90 mila metri quadri coperti, con i tantissimi capannoni vuoti che già ci sono a Castelfranco. Il tutto in poche ore, perché vogliono portare le variazioni ai piani nel consiglio comunale di venerdì».

«Ma soprattutto», conclude Sartoretto «non si possono fare operazioni con il trucco: è evidente che prima si è trovata l’azienda e poi si è fatta l’asta. Tanta fretta si spiega solo con la volontà di rientrare nel patto di stabilità e si deve fare entro il 31 dicembre. Ma dubito che stavolta vada tutto liscio».

Giorgio Sbrissa

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PAESE – Riprende la raccolta firme con l’arrivo dell’amianto alla discarica Terra. Questa mattina l’associazione Paeseambiente incontrerà i cittadini in centro a Postioma in un gazebo, dalle 08.30 alle 12.30 circa. Sarà possibile sottoscrivere la petizione indirizzata ai sindaci di Paese e Treviso, al presidente della Provincia, al presidente della Regione Veneto, al Ministro per l’ambiente, al Presidente della Repubblica, al Parlamento europeo ed alla Commissione europea, per chiedere la bocciatura del progetto della nuova discarica di amianto del Gruppo Mosole, la T.e.r.r.a., tra Castagnole e Porcellengo, distante poco più di un chilometro dal centro di Paese e diventata negli anni un vero e proprio chiodo fisso per gli ambientalisti. Il progetto prevede il conferimento di 460 mila metri cubi di amianto, trasportati da circa 45 mila camion che circoleranno per dieci anni sulle strade del territorio comunale di Paese. A doversi esprimere sarà in primis la commissione Via (valutazione impatto ambientale) regionale, ma l’autorizzazione finale spetterà alla giunta Zaia. La petizione ha già raggiunto quota 4.500 firme, e già oggi punta a superare quota cinquemila. A quello di Postioma seguiranno altri due gazebo, domenica 23 a Padernello di fronte alla Chiesa e domenica 30 a Paese sempre davanti alla chiesa arcipretale. Lo stesso giorno ci sarà un punto di raccolta anche a Castagnole di fronte all’ufficio postale. Federico Cipolla

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