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Noale pronta alle barricate dopo l’annuncio di chiusura del direttore dell’Asl

Celeghin: «Lavoriamo per il polo riabilitativo». Tegon: «Degrado in arrivo»

NOALE. Calma, in attesa delle schede regionali che definiranno la futura sanità veneta. Ma pronti a difendere l’ospedale. Questo lo stato d’animo che serpeggia a Noale dopo l’ipotesi di chiusura dell’ospedale fatta mercoledì a Camponogara dal direttore generale dell’Asl 13 Gino Gumirato. Ieri il sindaco Michele Celeghin ha telefonato a Gumirato per chiarire la posizione dell’Asl. «Sono polemiche fondate su ipotesi» tranquillizza «e non su notizie e dati. Mancano ancora le schede regionali. Come giunta, da tempo stiamo lavorando per avere a Noale il polo riabilitativo, così come previsto sinora, e sono in contatto con l’Asl 13 perché si trovino quelle soluzioni per evitare la chiusura».

L’idea futura di sanità locale porterebbe Ortopedia e Chirurgia a Mirano, mentre gli uffici medici di Mirano e Noale andrebbero a Dolo, senza ridurre posti letto e prestazioni. Dunque, tutta l’area del Miranese e della Riviera sarebbe coinvolta e si stanno aspettando le mosse della Regione per capire come evolverà la sanità dei due comprensori.

Il consigliere regionale del Pd Bruno Pigozzo preferisce restare cauto ma lancia un avviso al governo di Luca Zaia. «Ci dicano in commissione cosa vogliono fare» spiega «e poi apriamo il confronto. Su Noale siamo ancora nel campo delle ipotesi, manca la direttiva regionale. Sappiamo che il Pier Fortunato Calvi non sarà una struttura per acuti ma può avere la riabilitazione, la Medicina dello sport, l’hospice e l’Unità territoriale di assistenza primaria. Per ora si fa un discorso solo economico ma prima serve capire quale saranno i programmi regionali».

Prudente pure Carlo Zalunardo di Uniti per rinnovare ma pronto a difendere l’ospedale. «Mancano le schede» osserva il medico «ma se l’ipotesi chiusura fosse vera, sarebbe un fatto grave non solo per Noale ma per tutto il territorio. Faremo il possibile, come categoria e gruppo consiliare, perché questo non accada». Preoccupato Gianni Tegon, capogruppo di Progetto dei noalesi. «Chiudere l’ospedale» fa sapere «significherebbe portare il degrado in centro. Guardiamo cosa sta succedendo a Mestre. E poi lì che ci facciamo? Un centro commerciale? La mia è una provocazione ma attenzione alle decisioni che si prendono».

Alessandro Ragazzo

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