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L’appello dell’assessore Bettin alle forze politiche e sociali per rilanciare il Parco scientifico e tecnologico di Marghera

MARGHERA. Il Parco tecnologico e scientifico Vega di Marghera non ha uguali nel resto del Veneto e in tutto il Nordest. Ma se Venezia non se lo tiene ben stretto, rilanciandolo, dopo la recente decisione di distinguere le attività immobiliari in profondo rosso da quelle concentrate su ricerca e innovazione , potrebbe finire sotto il controllo della Camera di Commercio di Treviso o di quella di Padova.

ll Parco Vega nato venti anni fa nelle aree risanate dell’ex Agriomont su iniziativa del Comune, Eni e la Regione – per creare una struttura di riferimento, cablata a 300 megabit, nel campo della ricerca scientifica applicata, della innovazione delle imprese, delle nanotecnologie e delle tecnologie informatiche multimediali – è arrivato al giro di boa dopo la nomina di un nuovo amministratore delegato, l’immobiliarista mestrino Tommaso Santini con la difficile missione di risanare i conti in rosso (oltre 8 milioni di debiti con le banche) valorizzando, in primo luogo il suo patrimonio immobiliare, valutato tra i 25 e i 30 milioni di euro. Gianfranco Bettin – assessore comunale all’Ambiente, alle Politiche Giovanili e alla Cittadinanza Digitale – lancia quindi un appello a tutte le forze politiche veneziane, al mondo universitario, ai sindacati dei lavoratori e alle associazioni imprenditoriali .

«Nei giorni scorsi», dice Bettin, «ho parlato con il sindaco Orsoni e ci siamo trovati pienamente d’accordo sull’obbiettivo di risanare il bilancio della società consortile che gestisce il Vega e rilanciare le attività innovative nel campo delle tecnologie multimediali e della ricerca sviluppate negli ultimi anni. Il Parco Vega può e deve diventare il centro di riferimento della futura Città Metropolitana, mettendo in sinergia i centri e le attività innovative di Venezia, con quelle del Parco Galileo di Padova e di Treviso Tecnologie».

L’impresa non è facile in tempi di crisi economica e finanziaria come quelli attuali, ma ora che il nuovo consiglio d’amministrazione – su mandato dell’assemblea dei soci composta oltre che dal Comune (37% ) comprende anche Eni ((18%) e Regione (17%) – ha deciso di creare due distinte divisioni (quella immobiliare e quella per l’innovazione) il Parco tecnologico e scientifico di Marghera deve affermare la sua «nuova centralità territoriale». Bettin ne è così convinto da lanciare un appello affinchè tutte le forze sociali e istituzionali veneziane facciano

«finalmente gioco di squadra per difendere questo patrimonio di ricerca e innovazione che solo le chiavi del futuro e dello sviluppo sostenibile».

Sgravato dal peso delle attività immobiliari il Parco Vega ha tutti i numeri, secondo l’assessore comunale, per

«vincere la sfida dell’innovazione insieme a Traviso e Padova, a patto che tutti facciano la loro parte».

Bettin non nasconde di essere preoccupato davanti al rischio che il Parco Vega guidato fin dalla nascita dal Comune di Venezia, finisca in “altre mani”, magari quelle delle Camere di Commercio di Treviso e Padova.

«Senza l’assunzione di responsabilità precise da parte di tutte le forze politiche e sociali del nostro territorio», avverte Gianfranco Bettin, «rischiamo di perdere questa grande risorsa. Non possiamo permetterlo, per questo dobbiamo fare in modo che anche il Vega cada nel pantano delle indecisioni e dell’inconcludenza, come sta succedendo da anni per una vicenda paradossale come quella Vinyls in amministrazione straordinaria o, più recentemente, per la pericolosa interruzione di un progetto di grande valore ambientale ed economico come quello del vallone Moranzani che sembra non appassionare più di tanto le forze politiche veneziane che fino ad oggi hanno avuto reazioni molto deboli davanti al rischio che tutto il progetto vada a monte per l’altolà dato all’interramento degli elettrodotti di Terna».

Gianni Favarato

link articolo

 

il patromonio immobiliare

Trentamila metri quadri di edifici cablati

Il Parco Vega 1 conta su circa 30 mila metri quadri di edifici (Pegaso, Lybra, Auriga), con ampi parcheggi sotterranei e aerei, infrastrutture tecnologiche (fibre ottiche, banda larga, wi-fi, cloud computing di cui è proprietario, incubatore di imprese, ecc.), nonchè dell’edificio Porta dell’Innovazione (in comodato d’uso dal Comune). Attorno al Vega 1 – che attualmente ospita la sedem gli uffici e i laboratori di ricerca e sviluppo di 120 imprese ed enti privati e pubblici che occupano quasi 2 mila persone. E’ previsto lo sviluppo di revisti nuovi lotti: il Vega 2, 3 e il 4 (per un totale di 25 ettari) che già son ostati acquistati da privati – come Condotte Immobiliare, Tommasin Immobiliare Complessi e Docks Venezia – ma tutt’ora in attesa che si sblocchi la grave crisi che da 4 anni paralizza l’edilizia e tutto il settore immobiliare, locale e nazionale. Non a caso, sono andati a vuoto i recenti tentativi del direttore generale dimissionario , Michele Vianello, che ha fatto pubblicare un apposito bando internazionale per vendere una porzione dell’edificio Lybra. Il bando, nonostante le diverse proroghe, non hanno avuto esito, al pari del bando per la realizzazione di “Pandora”, un nuovo palazzo “smart e intelligente” di nove piani che per Michele Vianello avrebbe dovuto diventare « il prototipo di nuova generazione di edifici umanizzati, capaci di coniugare tecniche costruttive, multimedialità e sostenibilità ambientale». Ora la parola passa al nuovo amministratore delegato, esperto immobiliarista, Tommaso Santini.

 

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