Nuova Venezia – Venezia. Grandi Navi.
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
4
ott
2013
la Cgil non può essere succube del porto
Ho abbastanza anni per ricordarmi del sindacatucolo giallo chiamato Sida, creato alla Fiat da Valletta con l’aiuto della Cia che aveva il compito di tappettino dell’azienda e di spaccare il fronte dei lavoratori e soprattutto di combattere la grande Cgil.
Adesso mi domando, da iscritto alla Cgil, se il gruppo dirigente Cgil di Venezia sia all’altezza del suo gravoso compito o se – almeno sul problema delle grandi (mostruose) navi che attraversano il bacino di San Marco in attesa di un nuovo Schettino che magari distrugga il Palazzo Ducale – sia succube del fronte del porto e non riesca ad elaborare un progetto autonomo che salvaguardi l’occupazione e, soprattutto, la salvezza di Venezia, città unica al mondo.
La Cgil che io conosco, o forse conoscevo, riusciva a fare ciò, a unire i legittimi interessi dei lavoratori con quelli complessivi della società senza essere subalterna ai padroni delle ferriere. Probabilmente sono solo un illuso. Sono, nel mio piccolo, accanto ai No Tav per amore della nostra amata città.
Giorgio Trinca
LA RISPOSTA
Lo sforzo della Cgil sulla questione delle grandi navi
di Roberto Montagner – Segretario generale della Cgil di Venezia
Mi stupisce l’intervento di Giorgio Trinca sulla “Nuova Venezia” («la Cgil non può essere succube del porto») che, sulla vicenda grandi navi, non ha colto lo sforzo che la Cgil sta compiendo per promuovere soluzioni che puntino a preservare il delicato assetto della città senza penalizzare il lavoro.
A fronte delle posizioni da noi espresse ufficialmente in questi giorni, non capisco come Trinca possa tacciare la Cgil di “inadeguatezza” e “subalternità”, a meno che egli non ritenga che l’unico progetto possibile che la Cgil dovrebbe abbracciare per essere considerata “autonoma” e degna di “capacità progettuale” sia lo spostamento “tout court” delle grandi navi a Marghera.
Proprio perché autonoma e consapevole nel proprio giudizio, la Cgil rifiuta questa ipotesi che sarebbe doppiamente discutibile perché da un lato affosserebbe il porto commerciale ed industriale che invece ha bisogno di funzionare e portare ricchezza (umana e sociale oltre che economica) ad una città che rischia di diventare sempre più asfittica e dall’ altro lato favorirebbe interessi speculativi sulle pregiatissime aree di Marittima, premiando ancora una volta la rendita a discapito del lavoro e mettendo fine all’attività industriale.
Dopo la presa di posizione della Cgil e delle altre organizzazioni sindacali che mettevano in guardia dal rischio derivante dal trasferimento del polo crocieristico a Marghera, lo stesso sindaco ha dichiarato che va “esclusa ogni soluzione che possa danneggiare il porto commerciale dal momento che esso è parte essenziale della città e pilastro dell’economia del territorio, del tutto indipendente dal turismo e del quale non può essere vittima” e ha affermato di “condividere la responsabile posizione assunta dal sindacato”.
Tale posizione non significa consentire il transito delle grandi navi per il bacino di San Marco e il canale della Giudecca cui più volte la Cgil si è dichiarata decisamente contraria. Ma questo non significa spostare le grandi navi a Marghera, soffocando le attività commerciali ed industriali ivi presenti.
Altre strade ci sono e vanno percorse ed è proprio su questo che si sta misurando in queste ore la Cgil di cui Trinca ricorda la storica capacità di “unire i legittimi interessi dei lavoratori con quelli complessivi della società”. La stessa assemblea dei lavoratori portuali è stata esemplare. Nessuno si è alzato per chiedere il mantenimento dello “status quo”, tutti si sono prodigati per valutare le alternative che possano salvaguardare la città storica e consentire il dispiegarsi delle attività portuali.
Nelle more del decreto Passera/Clini ci sono varie possibilità da esplorare e di qui bisogna partire. Una volta individuato il progetto risolutivo si può anche pensare ad una fase transitoria – fatta anche di piccoli passi – che conduca al superamento del problema fino all’approdo finale, i cui tempi però devono essere i più rapidi possibili. Già la commissione parlamentare sta vagliando la questione.
Una cosa deve essere chiarissima, ossia che le grandi navi non sono compatibili con la tutela della città storica così come non lo sono con Marghera. Il sindaco, il Magistrato alle acque e l’Autorità portuale devono indicare la soluzione. Se questa avrà tale impostazione, da parte dei lavoratori non ci saranno preclusioni a dare un contributo per rendere fattibile un percorso che conduca al nuovo e definitivo assetto alternativo della crocieristica a Venezia.