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ROVIGO – Potrebbe servire un nuovo studio di impatto ambientale per la riconversione della centrale polesana

Emergono nuovi intoppi, sulla strada dell’ok alla riconversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini, Rovigo.

Dopo la notizia di un parere interlocutorio negativo della Commissione Via, ancorché non ufficialmente comunicato, si sa ora qualcosa in più sulle criticità ravvisate dai tecnici del ministero dell’Ambiente. Tra queste, spuntano i giorni di funzionamento dell’impianto. Che, secondo queste indiscrezioni, sarebbero stati incrementati senza che a questa modifica abbia poi parimenti fatto seguito una riconsiderazione dello studio di impatto ambientale presentato dall’azienda energetica nazionale.

Confermata anche una seconda importante problematica, relativa al traffico di navi carbonifere che dovrebbero trasportare il combustibile fossile all’impianto. Per consentire l’arrivo e la ripartenza, infatti, è pacifico che sarà necessario dragare i canali deltizi. I dubbi, però, sorgono sulla reale mole di queste operazioni. Che, secondo il ministero, andrebbe calcolata in maniera più rigorosa.

Questioni importanti. Tanto che si è arrivati a parlare anche della possibilità che sia necessario, per Enel, riscrivere ex novo lo studio di impatto ambientale. Uno dei cardini del progetto.

Intanto, ieri, nel corso del processo cosiddetto Enel Bis, a Rovigo i testimoni e i consulenti delle difese hanno fornito un dato choc: i modelli matematici e le elaborazioni prevederebbero, per il carbone, un costo in termini di vite umane di 85 morti l’anno. Dati che Enel, però, smentisce, citando anche l’Istituto superiore di sanità.

 

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