Nuova Venezia – Treni nel caos. Polemiche in Veneto.
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18
dic
2013
TRENI NEL CAOS »UN’AlTRA GIORNATA NERA
Ancora ritardi e sovraffollamenti «Trenitalia sorvegliata speciale»
La rabbia dei pendolari contro i nuovi orari.
L’assessore Chisso: «Su alcune linee critiche già segnalate il servizio sarà messo a punto».
La società: «Siamo ancora in fase di sperimentazione, miglioreremo»
Rispetto all’avvio disastroso di lunedì, ieri per lo meno lungo le principali tratte, l’orario cadenzato dei treni non ha risentito né di guasti né di malori. Sta di fatto però, che i ritardi, sebbene non come il giorno precedente, ci sono stati. Non su tutti i treni né su tutte le linee. I pendolari hanno continuato a segnalare il sovraffollamento, i minuti di ritardo, intasando le bacheche Facebook dei comitati di viaggiatori arrabbiati.
Anna Di Vicino, ad esempio, tutti i giorni deve recarsi a Venezia, all’ospedale: si è trasferita da Treviso a Preganziol proprio per riuscire ad avvicinarsi al posto di lavoro, ma adesso, non sa come farà. «Non ho la patente», dice, «lavorare a Venezia e andarci in auto è impossibile, la sera finisco alle 21, dovrei chiedere un permesso e uscire mezzora prima per prendere il treno. Facendolo per quattro, cinque pomeriggi alla settimana, a fine mese ci perdo parecchi soldi. Altro problema grave, sono i giorni di vigilia e pure quello di Natale: non ci sono treni nè autobus, come faccio ad andare al lavoro? Inoltre, la domenica mattina, non ce la facciamo materialmente ad arrivare all’ospedale Fatebenefratelli. Il primo treno è alle 8.16, mentre una volta c’era quello delle 5.44. Io sono operatrice sociosanitaria, ma ci sono tante altre categorie simili alla mia, noi lavoriamo sempre e in questi primi giorni, c’è chi si fa portare al lavoro persino da uno zio». Chiosa: «Se dovessi perdere l’ultimo treno della sera, dovrei pagarmi pure il taxi e avrei lavorato per nulla».
Trenitalia. Trenitalia ieri, ha fatto sapere che dopo il flop del primo giorno, il servizio sembra funzionare. «Si registrano alcuni ritardi ritenuti fisiologici», spiega la società, «ristretti a dieci minuti in una fase che resta comunque di sperimentazione. Sul fronte del sovraffollamento dei convogli, infine, sono particolarmente controllati tre treni: il Brescia-Venezia, e due sulla linea Treviso-Castelfranco-Padova. Sulla scorta delle esperienze di oggi (ieri ndr) e dei prossimi giorni, il servizio verrà ulteriormente tarato». La Regione. L’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso, entra nel dettaglio: «Trenitalia ci ha comunicato alcuni inconvenienti riscontrati dal personale di bordo, che riguardano il cadenzamento in quanto tale, che sono cosa diverse dai guasti e dai ritardi a causa del freddo. Le prime segnalazioni sono inerenti episodi di sovraffollamento imprevisti, per i quali, in alcuni casi, si tratterà di attendere l’entrata in servizio del nuovo materiale rotabile». L’assessore regionale elenca i convogli: il treno 5830 (in partenza da Treviso alle 8.09 e arrivo a Padova alle 9.14), il treno 5829 (da Padova alle 7.17 con arrivo a Treviso alle 8.20), il treno 20455 da Legnago (con partenza alle 6.54 e arrivo a Padova alle 8.02). Questi servizi sono effettuati con “minuetto” e il problema sarà risolto con l’immissione di altri tre Stadler, prevista a gennaio. Il treno 5454 (con partenza da Schio alle 7.10 e arrivo a Vicenza alle 7.51), effettuato con “minuetto”, sarà raddoppiato da oggi (ieri ndr). Sorvegliato speciale il Taf in partenza da Brescia alle 5.51 con arrivo a Venezia alle 8.55, sotto controllo per valutare l’eventuale cambio del materiale rotabile. Infine c’è il treno 5923 che da Bassano alle 7.40 è diretto a Padova, dove arriva alle 8.44: anche in questo caso si approfondirà la valutazione e si cercherà di rimediare. Precisa Chisso: «Il servizio ferroviario dev’essere sorvegliato speciale, soprattutto in questa fase di avvio del nuovo sistema, che dev’essere migliorativo del precedente. Nel secondo giorno feriale del cadenzamento, le cose sembrano migliori di ieri, ma stiamo in campana». Conclude l’assessore: «Ribadisco che i ritardi, invece, semplicemente non dovrebbero esserci».
Marta Artico
«Poche carrozze per il trasporto disabili»
Le peripezie di una lidense per Padova. Lo sdegno di un residente a Marcon: costituzione violata
Ad avere problemi con il nuovo orario cadenzato, sono ancor di più le persone con disabilità, che non hanno la fortuna di potersi muovere come gli altri. A raccontare la sua storia, è Agnese Villa Boccalari, residente a Lido. La donna deve alzarsi tutti i giorni per recarsi a Padova, dove frequenta un corso post lauream per professioni legali.
«Il nuovo orario cadenzato», spiega, «ha segnato la drastica riduzione del numero di treni regionali provvisti di carrozza idonea al trasporto di persone con disabilità motoria sulla tratta Venezia Santa Lucia–Padova».
La donna, prima di prendere il treno, deve contattare la «sala blu», chiedere l’assistenza e precisare i giorni in cui prenderà il treno, poi arrivare in stazione mezzora prima e farsi aiutare da un addetto, senza contare che ha sempre bisogno di un accompagnatore.
«All’atto di prenotazione delle assistenze per il 19, 20 e 21 dicembre, ho scoperto che l’unico treno attrezzato nella fascia dalle 8 alle 10, è quello delle 8.05, il successivo alle 10.49».
Ma la donna dovrebbe arrivare in stazione alle 7.30, partendo dal Lido con l’accompagnatrice, che paga a ore con un fondo regionale e dovrebbe alzarsi alle 5. Idem per il ritorno.
«Il treno che pigliavo, quello delle 17.50 esiste, è stato spostato di un minuto, ma non è accessibile».
E l’accompagnatore non può rimanere per tutta la giornata fino alle 21. A questo punto, la donna ha chiesto una deroga, per poter utilizzare una delle tante Frecce. «Mi è stato detto che qui posso salire solo se pago il biglietto intero, di 15 euro, più quello dell’accompagnatore, in totale un viaggio giornaliero mi costerebbe 40 euro. Nessuna deroga per me nonostante sono previsti casi specifici. L’addetto non ha avviato l’iter perché si tratta di problemi “personali” e non inerenti alla “circolazione ferroviaria”. Ora mi reco a Padova solo tre volte la settimana, a febbraio ci andrò ogni giorno. Come farò?».
Anche Mario Maculan ha difficoltà di deambulazione e anche lui racconta le sue peripezie al nostro giornale. Per spostarsi, si muove lungo la tratta Gaggio Porta Est-Venezia Santa Lucia. Sulla scorta dei nuovi orari, è finito su binari dove non c’è l’ascensore, ha dovuto correre da una parte all’altra percorrendo metri e metri, per poi vedersi sfrecciare davanti il treno, che non è riuscito a prendere.
«La Costituzione», si sfoga, «dice che dev’essere garantita a tutti la libertà di movimento. Ci sarebbe da valutare la questione di un servizio che non rispetta la norma dell’abbattimento delle barriere architettoniche».
(m.a.)
La Fenice: orchestrali, sarte, baristi rischiano di non tornare a casa
«Con questo orario ci rimetteremo tutti, sia noi lavoratori, che gli abbonati che vengono in treno».
Emma Bevilacqua, è una sarta che fa parte della grande famiglia del teatro La Fenice di Venezia. Ad essere penalizzati, sono tutti, dalle maestranze agli stessi spettatori secondo la donna.
«Noi abbiamo un sacco di abbonati della zona di Trieste», spiega la sarta, «che utilizzano la linea Venezia-Portogruaro-Trieste e non vengono di certo in auto. Sono pensionati, persone che senza i treni utili, disdiranno il loro abbonamento punto e basta».
Dunque, il disagio è comune e va a scapito anche della stessa economia.
«E poi ci sono i dipendenti come me, che ho due figli, mi devo pagare la baby sitter e devo attendere due ore l’autobus sostitutivo a Venezia».
E ancora: «Effettivamente in alcune fasce orarie il numero di convogli è aumentato, ma sono treni che abbiamo già avuto modo di verificare, andranno su e giù vuoti, perché sono stati pensati nelle ore sbagliate». Quali? «Ad esempio alcuni treni del pomeriggio che fanno capo a Mestre».
Il problema, per tutti, è quello del ritorno. Orchestrali, sarte, ma anche chi lavora in bar e hotel, lamenta la mancanza dei treni notturni, nello specifico quelli delle 23.18 e delle 23.56. E i dipendenti della Fenice sono ben 315.
«Al di là del fatto che non ho a disposizione l’auto come tanti altri, in ogni caso alle 23 di sera, con la nebbia e il ghiaccio, di certo non mi metto in macchina per tornare a casa». E poi c’è il parcheggio, il denaro della benzina, della manutenzione del mezzo. Nel bilancio familiare, non poter far conto sul mezzo pubblico, è un disagio non da poco.
(m.a.)
“Trenitardo.org” Ecco la banca del tempo perduto
Ad aggiornare in tempo reale su tratte, linee, corse, è il sito “Trenitardo.org”, fondato da un gruppo di studenti, che gioca con la somma dei ritardi di tutti i convogli in transito in Veneto per arrivare a comporre una “banca del tempo perduto”. In questi giorni una speciale attenzione viene dedicata proprio ai nuovi orari cadenzati. In tanti twittano disagi, disavventure.
«Chiunque prenda il treno regolarmente», si legge nel sito, «si sarà chiesto almeno una volta quante ore della sua vita abbia lasciato, più del dovuto, su quei sedili o su quelle fredde panchine. Il Trenitardo nasce da questa domanda e vuole osare ancora di più creando una vera e propria banca del tempo perduto, quantificando l’ammontare di ritardi subiti dagli studenti». E ancora: «Se non riesci a resistere, clicca il bottone per dare sfogo alla tua indignazione».
(m.a.)
spinea. Checchin in sopralluogo al graspo de uva
Il sindaco al fianco dei pendolari «Il nuovo sistema non funziona»
Non solo pendolari. Contro il nuovo orario cadenzato si scaglia anche il primo cittadino di Spinea. Silvano Checchin era già sceso in campo a fianco dei viaggiatori, scrivendo a ripetizione lettere di protesta all’assessore regionale Renato Chisso. Lunedì si è piazzato di prima mattina in stazione al Graspo de Uva per osservare di persona la situazione e poter mandare in Regione il più classico dei «Come volevasi dimostrare».
A Checchin interessava in particolare verificare la nuova articolazione oraria dei treni utilizzati dai pendolari nella fascia oraria che va dalle 6.30 alle 8. Gli esiti non sono stati per nulla soddisfacenti: una cinquantina circa i vecchi pendolari che non hanno usufruito delle corse ferroviarie previste dal nuovo orario, alle 7.39 e alle 7.58, al posto delle tre vecchie corse delle 7.21, 7.42 e 8. E, comunque, la maggior parte di chi ha scelto ancora il treno, è salito sul convoglio delle 7.39, arrivato tra l’altro con alcuni minuti di ritardo (ma la giornata, va detto, è stata campale per tutto il sistema regionale). Tra questi soprattutto studenti delle scuole superiori di Venezia, consapevoli che con questo orario sarebbero arrivati a lezione con un ritardo di circa 15 minuti.
L’analisi di Checchin però non si ferma qui: «Non è stata data nessuna informazione sull’opportunità di usufruire di un servizio di autobus sostitutivo del vecchio treno delle 7.21. Almeno così viene da pensare, visto che i due pullman delle 7.21 in direzione Mestre sono partiti completamente vuoti. Di sicuro tutti i disagi riscontrati si potrebbero evitare se il treno regionale veloce proveniente da Bassano e in transito per Spinea alle 7.12, potesse fermarsi anche da noi».
È la soluzione su cui punta ora la città, sperando di apportare la modifica “in itinere” al nuovo orario, ripristinando così lo stesso numero di corse mattutine, anche se in orari differenti. Checchin d’altronde ha tutte le ragioni per protestare: il Comune sta infatti cercando di modificare le abitudini degli spinetensi riguardo la mobilità, offrendo un sistema intermodale di trasporti per diminuire il numero di auto in città e poter così varare il nuovo piano urbano del traffico.
«Se la stazione Sfmr (Sistema ferroviario metropolitano regionale) di Spinea deve essere un’opportunità», sono convinti a Spinea, «deve offrire un servizio in linea con le esigenze di mobilità dei cittadini, che altrimenti continueranno a preferire gli spostamenti su gomma».
Filippo De Gaspari
San Donà, tutti stipati sul regionale
Lettere di protesta al sindaco Basso (Meolo). Stasera assemblea promossa dal Pd
Tutti stipati a bordo del nuovo Regionale Lento delle 7. Il secondo giorno di orario cadenzato sulla Venezia-Portogruaro ha riportato in primo piano il problema dell’eccessivo affollamento dei treni dei pendolari. Ieri a farne le spese sono stati i viaggiatori del Regionale 11108 Portogruaro-Venezia. Si tratta del convoglio che transita da San Donà alle 7.01. Con il vecchio orario la fascia in questione era coperta da un Regionale Veloce (sosta solo a San Donà e Quarto d’Altino) in partenza alle 7.03, seguito da un Regionale con tutte le fermate a distanza di 10 minuti. Con il nuovo orario c’è solo il Regionale Lento delle 7.01. Così già dopo San Donà il treno risulta pieno e a chi sale alle stazioni successive non rimane che viaggiare stipati come sardine.
Una situazione che ieri i pendolari hanno denunciato al sindaco di Meolo, Michele Basso. «Mi è stata segnalata che questa era la situazione di tutti i vagoni del treno. Ancora una volta», commenta Basso, «Trenitalia e Regione non hanno ascoltato le istanze dei pendolari e dei sindaci, nonostante le numerose iniziative». Ad aggravare la situazione avrebbe contribuito la presenza di una carrozza fuori servizio. Quanto ai ritardi, pur con qualche miglioramento, si sono ripetuti anche ieri, con una media di circa 15 minuti per i treni del mattino, le cui tracce sono sempre a rischio interferenza con i nuovi Frecciargento e Frecciabianca.
Intanto c’è grande attesa per l’assemblea che il Pd ha promosso per stasera a Meolo. L’appuntamento è alle 20.30, al centro servizi anziani di via Ca’ Corner Sud, per il primo incontro pubblico che traccerà un bilancio dall’introduzione dell’orario cadenzato. Parteciperanno il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo, il sindaco di Quarto Silvia Conte, l’assessore sandonatese ai trasporti Francesca Zottis, il segretario regionale della Filt Cgil Ilario Simonaggio, Ivano Mometti di Federconsumatori, ma anche esponenti di Legambiente, Ferrovie a Nordest e del Comitato Pendolari del Veneto Orientale.
Giovanni Monforte
«Chisso si dimetta»
Lui: è un complotto.
L’assessore replica a muso duro al Pd che chiede la sua testa «Ho lavorato sodo per aumentare i convogli da 600 a 800»
VENEZIA – Renato Chisso è troppo poco giovane per credere al caso: il caos sulle ferrovie di mezzo Veneto giusto nel primo giorno dell’orario cadenzato, «fa sorgere alcuni sospetti». Al mondo dei pendolari, ben interpretati dal Partito Democratico, che chiede le sue dimissioni immediate risponde così: «I comunisti? Legittimo chiedere le dimissioni di Moretti». Perché tutto il caos nelle ferrovie del Veneto, capitato a causa delle temperature polari del primo giorno (ma nei giorni precedenti faceva più freddo), ha seriamente compromesso l’idea dell’orario cadenzato almeno agli occhi dei pendolari che hanno subito i disagi del primo giorno (ieri la situazione è migliorata, ma non di molto). Ecco perché l’andreottiano sospetto di Chisso non è campato del tutto in aria. E fa pensare a un sotterraneo boicottaggio della «madre di tutte le rivoluzioni» sui binari del Veneto. Chisso, abituato al silenzio del governatore Luca Zaia, aspetta ma non dimentica. «Io so di aver lavorato sodo, e con coscienza, per arrivare a questo risultato: so che abbiamo aumentano i treni da 600 a 800, so che stiamo lavorando ai miglioramenti necessari, so che indietro non si torna».
Il mondo della politica regionale, naturalmente, non gli risparmia niente: «Zaia e Chisso assieme a Trenitalia hanno portato il trasporto ferroviario al collasso» spiega Sergio Reolon, del Pd «L’assessore Chisso farebbe bene a dimettersi prendendo atto degli errori commessi e delle gravissime omissioni» Lucio Tiozzo, capogruppo regionale del Pd, si rivolge direttamente al presidente Luca Zaia. «Ma di quale indipendenza, di quale necessità di uscire dall’euro vuole parlare Zaia se non è capace di gestire proprio uno dei settori che sono di competenza della Regione? Il Veneto riconsegni allo Stato ogni competenza, tanto peggio di così non può andare». Per Pietrangelo Pettenò (Sinistra veneta), il nuovo orario ferroviario «più che cadenzato è disastrato». «Delle due l’una» ribadisce «o l’orario cadenzato è una bufala, o gran parte del materiale rotabile è da buttare». «Disagi ampiamente prevedibili: le rivoluzioni non si fanno a costo zero». Legambiente spara ad alzo zero e, in occasione della presentazione del rapporto Pendolario 2013, dossier sullo stato dei treni, punta l’indice contro l’assessore ai trasporti della Regione. «Nel 2013 la Regione Veneto ha speso solo lo 0,31% del proprio bilancio per finanziare il trasporto su ferro: le responsabilità» commenta Luigi Lazzaro, presidente regionale di Legambiente «della Regione sono pesanti e trascinate da decenni. Siamo di fronte ad una palese incapacità di governare il sistema e le necessità di trasporto nella regione, dimostrano, una volta di più, come l’assessore Chisso non si occupi di trasporto ma d’infrastrutture».
Daniele Ferrazza
Zaia: «Lasciateci provare, poi vedremo»
TREVISO. «Lasciateci provare, non esiste il manuale dell’orario cadenzato». È la risposta data dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ad una domanda sul cattivo esito, nella giornata di ieri, dell’esordio del sistema di orario cadenzato nel traffico ferroviario regionale. «La giornata di ieri è stata sfortunata per motivi che dipendono da Trenitalia – ha proseguito – dobbiamo recepire e imparare. Se riusciremo ad aggiustare il sistema – ha concluso Zaia – i vantaggi per i viaggiatori ci saranno». Dallo staff del governatore fanno notare che ogni introduzione di modifiche sostanziali negli orari hanno bisogno di un tempo di qualche giorno per entrare a regime: così anche in questo caso, la «rivoluzione» dell’orario cadenzato avrà bisogno di qualche giorno per essere «digerita» dal sistema. Le polemiche di questi giorni, dunque, andranno filtrate con il passare dei giorni.