Nuova Venezia – Riviera. Colletti: “La Regione fa riunioni inutili sulla contraffazione”
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
22
gen
2014
STRA. «È assurdo. Hanno discusso dei problemi della contraffazione in Regione, senza invitare i rappresentanti del territorio della Riviera, come ad esempio i sindacati di zona e gli imprenditori più coinvolti nel problema dei laboratori clandestini cinesi». A fare questo attacco frontale alla Regione è il segretario provinciale della Filtcem Cgil, Riccardo Colletti. Il presidente della giunta regionale Luca Zaia aveva preannunciato un incontro sul tema, e ieri si è tenuto un confronto in cui i temi della contraffazione, sono stati affrontati partendo dalla definizioni di accordi con i rappresentanti della categorie e anche con le istituzioni regionali.
«Incontri all’acqua di rose», spiega Colletti, «senza il livello territoriale del sindacato, quello più addentro al problema. Si è parlato dei massimi sistemi, gruppi di lavoro, quando noi come sindacato provinciale, abbiamo già superato da tempo questa fase. Se imprenditori e Regione hanno voluto scegliere i propri interlocutori hanno fatto un grosso errore».
Colletti spiega quello che va fatto per imprimere una svolta nella lotta alla contraffazione dopo le decine e decine di laboratori clandestini chiusi dalle forze dell’ordine negli ultimi anni. «Il problema nel settore calzaturiero della Riviera», dice Colletti, «è quello di tante aziende che spacciano nei mercati internazionali un made in Italy che non gli appartiene più. Questi bravi imprenditori rivieraschi vanno alle fiere internazionali confezionando un prodotto fatto con pezzi come suole o tacchi realizzati nei sottoscala dello sfruttamento, dai lavoratori-schiavi cinesi».
Le ricette per la Filtcem Cgil di Venezia ci sono: «Va perseguito il reato di concorso nello sfruttamento del lavoro nero che è quello praticato dai nostri imprenditori locali che commissionano parti del prodotto ai laboratori cinesi, anche se sono a conoscenza delle violazioni. La merce che viene sequestrata frutto del lavoro nero poi andrebbe distrutta, come la droga».
(a.ab.)