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Gazzettino – Emergenza maltempo

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4

feb

2014

EMERGENZA MALTEMPO

DISAGI – Chiuso per allagamenti il casello dell’A4 sanstinese. Oggi altro giorno di passione

VENETO ORIENTALE Situazioni di tensione in più punti dell’area Arriva anche il prefetto

Una notte di paura per la piena

Con il fiato sospeso nel Portogruarese per l’allerta maltempo che perdura da giorni. Nella notte il picco della alta marea, che ha provocato nuovi danni e tracimazioni, mentre almeno 20 famiglie sono state evacuate a San Stino di Livenza. Dopo la tregua di domenica, che ha fatto registrare le quote dei fiumi in sensibile diminuzione, purtroppo il perdurare delle condizioni meteorologiche avverse ieri ha indotto ad un nuovo elevato stato di attenzione. Infatti dopo i 60-70 mm di pioggia caduti fino a ieri, i livelli dei corsi d’acqua Brian, Piavon, Grassaga, Malgher, Fosson, Loncon, Reghena, Lemene, Lugugnana, Taglio, le rogge della zona di San Michele al Tagliamento nonché i relativi collettori sono tornati nuovamente in risalita, raggiungendo il limite di sicurezza di 50 cm dalla sommità degli argini. E per oggi l’allerta rimane con la previsione di un’ulteriore precipitazione stimata fra i 70 e i 90 mm, che finirà per gravare sul sistema già messo a durissima prova. Ieri è tracimato il canale Fosson a San Stino, di fatto isolando le aree attigue e la stessa fondazione Zulianello che ospita gli anziani. Evacuate anche 60 persone tra la zona di strada Fosson, ma soprattutto della bonifica delle «Sette Sorelle».
Le acque del canale Fosson ieri pomeriggio hanno invaso lo svincolo autostradale di San Stino di Livenza. I vigili del fuoco, impegnati a fronteggiare l’emergenza acqua in Veneto Orientale, in un primo momento avevano chiesto ad Autovie la chiusura del casello per poter mettere sacchi di sabbia a rinforzare gli argini che stavano cedendo. Avevano bisogno di poter lavorare in sicurezza senza il passaggio di veicoli. L’allarme è scattato attorno alle 16 e l’intervento doveva durare un paio di ore. Inizialmente era stata chiusa solo l’uscita a San Stino della A4 per coloro che giungevano da Trieste che, avvisati dalla cartellonistica luminosa, potevano optare per l’uscita di Cessalto o di Portogruaro. Poi però, proprio verso le 18, l’acqua del canale è straripata e quindi ad Autovie è stato chiesto di chiudere lo svincolo sia in entrata che in uscita.
Nella sede della Protezione civile di San Stino si è riunito il Centro operativo misto con la Prefettura, Vigili del fuoco, Protezione civile, la Provincia, i Comuni ed il Consorzio di Bonifica. A preoccupare il picco della marea atteso per le 23 e 55 delle notte con un metro sul medio mare. «Dopo di che si esaurirà la fase di maree molto sostenute degli ultimi giorni, favorendo così il deflusso a mare – spiegano dal Consorzio – Per quanto riguarda il sistema di bonifica, l’incessante funzionamento degli impianti idrovori è riuscito a mantenere le quote interne su livelli accettabili, sebbene abbiamo registrato l’allagamento di vaste aree agricole». Per sopperire alle criticità il Consorzio ha chiesto aiuto anche ai colleghi di Taglio di Po, che hanno fatto arrivare due ulteriori pompe da 1200 litri al secondo, finite a sostegno degli impianti idrovori Sette Sorelle e I Bacino-Eridania di San Michele. Gravi problemi sono stati registrati nelle zona a scolo naturale, al confine fra sandonatese e opitergino, e nella zona del 1° Bacino consorziale nella zona a nord di San Michele, dove si sono rese necessarie numerose motopompe. Ieri mattina è arrivato anche il Prefetto Domenico Cuttaia, per visitare le zone di San Stino, Portogruaro ed Annone, ringraziando i centinaia di volontari della Protezione civile che si stanno adoperando per l’emergenza.

 

Alle 23.55 di ieri il picco. Evacuate 60 persone a San Stino per la tracimazione del Fosson

A SAN STINO SITUAZIONE IN EVOLUZIONE

Contrordine, le scuole restano chuse

SAN STINO – Nel comunicato delle 19.30 di domenica il Comune avvisava che «Il COC (Centro Operativo Comunale) ha ritenuto di mantenere la funzionalità di tutti i servizi compresi quelli scolastici». Il contro ordine è arrivato ieri mattina, alle 7.30, a seguito delle mutate condizioni meteo della notte e per il nuovo incremento dei livelli idrometrici. A distanza di poche ore si è entrati nell’allarme di rischio idraulico ed idrogeologico nei canali Fosson, Loncon, Cernetta. Il sindaco Matteo Cappelletto ha emesso un’ordinanza di evacuazione di parte della popolazione residente nelle vie Caorle (dal ponte sul canale Cernetta verso sud), Sette Sorelle, Bonifica, Condulmer, Fossa Fondi e Prese. Una ventina le famiglie interessate al rischio esondazione. Nella riunione del SOD (Sistema Operativo Distrettuale) della Protezione civile Mandamentale si è ritenuto opportuno emettere l’ordinanza di chiusura di tutte le scuole del territorio a garanzia della sicurezza. Perciò, da ieri, lunedì, le scuole sono chiuse e lo resteranno fino a nuovo ordine. La situazione è complessa con decisioni difficili da prendere in poco tempo. Ieri mattina, la decisione di chiusura delle scuole è arrivata proprio nei minuti in cui stavano per iniziare le lezioni. Raggiunti da una telefonata, i genitori sono stati chiamati a riprendersi i figli. Qualcuno di loro aveva già raggiunto il posto di lavoro. Per i genitori un disagio ma giustificato dalla continua mutazione degli eventi.

Gianni Prataviera

 

ALLE PORTE DI MESTRE – Due idrovore supplementari per il Marzenego

MESTRE – Per consentire al nuovo impianto idrovoro di Rio Cimetto di smaltire la piena del Marzenego è stato necessario attivare altre due pompe mobili. La grande massa d’acqua che ha ingrossato il fiume e che lo ha fatto tracimare in più punti ha messo, dunque, in difficoltà anche il nuovo impianto di sollevamento, costato 850mila euro e inaugurato a settembre, che pure ha una portata di tremila litri al secondo.
Gli uomini del Consorzio di bonifica Acque Risorgive sono dovuti intervenire con il direttore Carlo Bendoricchio e grazie all’ausilio di due pompe mobili sono riusciti a smaltire l’acqua in eccesso e a far rientrare l’emergenza. «Da giovedì siamo in allerta continua – ha sottolineato Bendoricchio – per monitorare le rete idrografica di nostra competenza e intervenire con le necessarie manovre idrauliche per evitare il peggio. Al momento posso dire che, al di là di qualche tracimazione di tratti di strada e di campagna, siamo riusciti a reggere, anche se argini e impianti idrovori sono sotto stress come non accadeva da tempo».

(mau.d.l.)

 

SANDONATESE – Scuole chiuse a Torre. Fiato sospeso a Ceggia

A Torre di Mosto scuole chiuse, Ceggia in ansia per il picco di piena del Piavon, atteso in nottata, e a Stretti di Eraclea, dopo il cedimento arginale del Brian di sabato, le idrovore pompano acqua a pieno regime. L’emergenza idraulica nella parte orientale del Sandonatese è preoccupante anche se non ancora drammatica. Tranne gli allagamenti di Eraclea in via Toscanini, dietro via Paludelli l’acqua dei fiumi del sistema PIavon-Brian-Grassaga-Bidoggia sembra tenere, anche se siamo proprio al limite. La situazione più critica sembra essere a Ceggia, la zona più bassa del territorio («l’acqua dl Piavon in centro – dice il vicesindaco Graziano Vidali – è arrivata a 15 centimetri dalla sommità della muretta: temiamo per il picco di piena, atteso per questa notte»). Anche a Stretti il Brian fa paura: dopo che sabato l’argine ha ceduto ora si temono altri cedimenti. «Fortunatamente – spiega Il sindaco Giorgio Talon- ha ceduto solo la sommità dell’argine per circa un metro e non c’è stata alcun fuoriuscita d’acqua. L’argine è stato già ripristinato con sacchi di terra ad opera del nostro gruppo di protezione civile e da alcuni giovani volontari di Stretti». A Torre di Mosto, invece, ha emanato un’ordinanza di chiusura delle suole per oggi.

Maurizio Marcon

 

IL SINDACO SCRIVE A PARLAMENTARI E REGIONE

Portogruaro: stato di calamità. I Mulini emblema del disastro

A metà febbraio era prevista l’inaugurazione dopo il restauro, ma sono stati devastati

PORTOGRUARO – Restauro da rifare per i Mulini sul Lemene. Il Comune di Portogruaro chiederà la dichiarazione dello stato di calamità naturale per i danni, non ancora quantificati, provocati dall’alluvione di questi giorni. Per ora, una delle situazioni più preoccupanti è quella dei Mulini sul Lemene, appena restaurati con un investimento di 140mila euro. «Le strutture, sede della Galleria d’arte contemporanea, – spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Ivo Simonella – sono state investite dalle acque, che hanno lasciato sedimenti e fanghiglia. Il livello del fiume era straordinariamente molto alto, quindi i sistemi già esistenti da tempo delle paratie, poste ad ingresso e a lato, e dell’impermeabilizzazione della pavimentazione, non sono bastati. Al momento sembra che i lavori riguarderanno, oltre che la pulizia, il rifacimento del pavimento e la sistemazione dell’intonaco di base delle murature». Rammaricata per questa situazione si è detta l’assessore alla Cultura, Maria Teresa Ret, che stava organizzando un evento inaugurale per la riapertura della Galleria. «La piena di questi giorni – afferma – è stata un evento straordinario. Già venerdì mattina, appena l’acqua stava entrando nei Mulini, gli operai del Comune hanno prontamente messo in salvo tutti gli arredi e tutto ciò che poteva essere preservato. Certo, per la pavimentazione non è stato possibile fare niente. È purtroppo evidente – conclude – che la data per l’inaugurazione, prevista per metà febbraio, dovrà essere spostata, tenendo in considerazione anche i tempi di realizzazione dei lavori». La situazione dei fiumi Lemene e Reghena è rimasta anche ieri sotto osservazione. Tutti i sacchi di sabbia riempiti nei giorni scorsi dai volontari sono stati tuttavia trasferiti a San Stino di Livenza, dove l’emergenza è ancora forte. Intanto, il sindaco Bertoncello ha scritto alla Regione ed ai parlamentari locali per richiedere e sollecitare opere e investimenti per la salvaguardia del territorio. «I fenomeni di allagamento dei giorni scorsi – scrive – sono stati particolarmente gravi. Sono stati danneggiati monumenti, abitazioni civili, attività produttive e l’agricoltura. C’è bisogno – aggiunge – di un’ordinaria, seria e pianificata programmazione di opere di investimento finalizzate alla difesa del suolo, di lavori urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico. C’è bisogno di interventi immediati per la pulizia delle vie d’acqua, da tutti quei materiali che costituiscono ostacolo o restringimenti al deflusso».

Teresa Infanti

 

QUARTO D’ALTINO – Il Sile continua a ingrossarsi

Alto il rischio che invada le strade, pieni anche i canali

QUARTO – Il livello del Sile continua a salire e a Quarto d’Altino c’è il rischio che l’acqua invada campi e strade. Da ieri notte è allagato il sottopasso pedonale che collega via Kennedy a via Stazione e la protezione civile è di nuovo al lavoro con le pompe per evitare che l’acqua del canale Fossetta invada la carreggiata della provinciale a Portegrandi.
«I canali di scolo Vela e Vallio sono pieni e non riescono a trasportare l’acqua. Dobbiamo monitorare costantemente la situazione perché ormai il Sile è colmo – spiega l’assessore Radames Favaro – Ieri abbiamo fatto due riunioni con tutti i responsabili della protezione civile e i vigili per capire le operazioni da intraprendere. L’allerta meteo della protezione civile continua anche per domani e poi speriamo che la situazione migliori. Per il momento però i fossi e le linee secondarie, come il Carmason, sono estremamente pieni e dobbiamo essere pronti a gestire le emergenze». Dalla sua pagina Facebook la sindaca di Quarto d’Altino Silvia Conte è invece critica nei confronti di altri enti che avrebbero dovuto intervenire prima di un nuovo rischio allagamenti: «Siamo in stato di allarme. Con le nostre forze, protezione civile, servizio tecnico, operai, volontari, stiamo gestendo un evento eccezionale. Per il momento stiamo riuscendo a contenere l’acqua a differenza di altri comuni dove l’acqua ha invaso campi e strade. Ma perché tocca sempre al Comune tamponare dove chi di competenza non interviene?» E poi conclude: «Ora pensiamo a risolvere i problemi, passata l’emergenza però chiederò un incontro decisorio al Prefetto anche insieme agli altri sindaci».

Melody Fusaro

 

Mira. Tubi rubati di notte inservibile l’idrovora

SALZANO – Dopo ore d’angoscia i genitori riportano i bambini a casa

S.MARIA DI SALA  Tracimano il Lusore e molti canali d’irrigazione

MIRA – A Mira oltre al maltempo arrivano anche i ladri di idrovore. Nella notte di ieri alcune tubazioni di una delle due autopompe posizionate in Via Lusore angolo via Ghebba a Oriago sono state rubate. «Sono esterrefatto – ha commentato il sindaco Alvise Maneiro – ora saremo costretti ad impegnare gli uomini della Protezione Civile anche a presidio della autopompe, privando il territorio di parte del servizio di monitoraggio». Ieri mattina i residenti si sono accorti preoccupati che una delle due idrovore installate in modo permanente su via Ghebba non funzionava e la motivazione è arrivata di lì a poco, quando gli uomini della Protezione Civile hanno accertato che una parte delle tubature erano state trafugate rendendola così inutilizzabile. «Mi domando come una persona sensata in piena emergenza idrica possa aver compiuto un gesto così folle» ha commentato il sindaco. Considerato che quello su via Ghebba è uno dei punti critici la Protezione Civile ha immediatamente installato una pompa idrovora mobile mentre altre due sono state installate in via Malpaga. Preoccupazione per tutta la giornata anche a Mira Porte per il livello molto alto del naviglio.

(l.gian.)

 

L’acqua sale, asilo sotto assedio

Paura a Robegano, allarme a Mirano, Scorzè e Martellago per il livello di Muson e Dese

FUGGI FUGGI – La scuola d’infanzia “Beata vergine delle Grazie” di Robegano minacciata dal Marzenego

Raffica di telefonate al centralino fin dal primo mattino, dopo poche ore l’asilo integrato “Beata Vergine delle Grazie” in centro a Robegano (nido e scuola materna) è stato svuotato da tante mamme, allarmate per il pericolo di un allagamento pomeridiano. Dopo i frenetici contatti con bidelle, maestre e altre famiglie, molti genitori hanno scelto di andare a riprendersi i bambini a metà mattinata e all’ora di pranzo, temendo il peggio. Costante contatto tra la direttrice dell’asilo e il Comune, nell’area attorno alla scuola ci sono stati vari sopralluoghi dei tecnici comunali e degli uomini della Protezione civile: alla fine gli argini del Marzenego hanno tenuto, ma la preoccupazione è per la giornata di oggi.
Molti genitori già ieri ventilavano l’ipotesi di tenere i bambini a casa. Mobilitazione pure a Mirano, dove si sono rimboccati le maniche i volontari di Cai e Auser: al bacino dei Molini di sotto in via Barche, l’acqua del Muson è arrivata al livello del piano dove si svolge il mercato del pesce, in serata mancavano 30 centimetri per raggiungere quello della strada. Ma la situazione più difficile si è registrata nella frazione di Campocroce, dove il Lusore è uscito dagli argini in alcuni punti. Un tratto di via Braguolo è stato chiuso al traffico, si sono allagate anche via Barbato, via Chiesa, l’area davanti alle scuole e l’area del cimitero. Situazione al limite pure nei canali della frazione di Ballò. «Il territorio di Mirano è sotto pressione, invito tutti a non muoversi a meno che non sia indispensabile» l’appello del sindaco Maria Rosa Pavanelloo. A Spinea apprensione in via Frassinelli.
SCORZÈ – Per tutta la giornata Protezione civile in allarme a Scorzè. Si è temuta la piena delle ore 22 che avrebbe potuto far tracimare il fiume Dese a Scorzè, Cappella e Peseggia. Alle 19 le squadre operative stavano monitorando il fiume in prossimità del mulino Pavanetto ora Cosma di Cappella e quello di Peseggia in prossimità del Vicolo San Paolo. Pompe idrauliche pronte a essere messe in azione nella zona di via Fermi, via Gramsci e Matteotti nel capoluogo. Monitorati continuamente gli affluenti del Dese , il Desolino, il Rio Storto e il Rio San Martino.
MARTELLAGO – Giornata da lupi anche a Martellago dove, con le incessanti piogge, è tornato l’allarme esondazioni e c’è estrema preoccupazione per le prossime ore. La situazione più critica sul Dese, tracimato fin dal mattino a monte del mulino Vidali, in via Ca’ Nove, da ambo le sponde, con l’acqua che ha allagato i terreni e il campo da golf di Ca’ della Nave, filtrando anche nel mulino. Sul posto fin dalle 8.30 volontari della Protezione civile e operai comunali, guidati dal consigliere Giovanni Brunello, che, con l’ausilio dei tecnici del Consorzio Acque Risorgive, hanno lavorato fino a sera per alzare gli argini con sacchi di sabbia e tavole di legno. Allerta massima anche per il livello di Marzenego e Rio Storto a Maerne.
S.MARIA DI SALA – È tracimato infatti il Lusore nella zona del ponte di legno di via Santa Lucia allagando una notevole quantità di terreni, e i canali Caltana, Cavin Caselle e Cognaro. Nel bacino del Lusore l’acqua è arrivata fino a via Gorgo- via Marconi, proprio al confine con il comune di Mirano. A Caltana il pericolo è sempre stato quello dell’allagamento del centro urbano, quindi di case e negozi, ma fino ad ora si è fermata alla periferia.
IN RIVIERA – Riviera del Brenta risparmiata per il momento da grossi problemi idraulici. Il livello del Naviglio Brenta è in crescita per l’immissione dell’acqua immessa a Stra dal corso del fiume Tergola, che raccoglie acqua piovana proveniente dal territorio a nord ovest della provincia di Padova. I maggiori problemi si riscontrano a Mira, dove da Mirano arriva l’acqua del canale Taglio che ha notevolmente alzato il livello del Novissimo. Allagamenti provocati dalla pioggia si riscontrano a macchia di leopardo nelle solite zone con problemi altimetrici. Tutti gli impianti idrovori della rete idraulica minore stanno lavorando al massimo. Brenta-Cunetta in moderata e continua crescita, ma per ora nessun allarme.

(Hanno collaborato Serenella Bettin, Vittorino Compagno, Nicola De Rossi, Renzo Favaretto, Carlo Petrin)

 

MOBILITAZIONE – Sul territorio sono 200 i volontari della Protezione civile in azione

L’assessore Canali: «Noi da anni lavoriamo per convogliare le acque, i friulani continuano a non darsi regole adeguate»

La Provincia attacca i “vicini” del Friuli. «E’ anche colpa loro»

MUNICIPIO A RISCHIO Sacchi di sabbia a Concordia. Sotto il vertice di ieri

La Protezione civile coordinata dalla Provincia di Venezia sta lavorando a ritmi pazzeschi sul territorio per monitorare le criticità e intervenire preventivamente dove i fiumi e i canali sono maggiormente a rischio di tracimazione e straripamento. Ieri mattina la presidente della Provincia Francesca Zaccariotto e l’assessore provinciale alla protezione civile Giuseppe Canali hanno monitorato direttamente sui luoghi le zone maggiormente a rischio del territorio veneziano, in particolare le aree percorse dai fiumi Fosson, Malgher e Loncon a Meolo e Fossalta, la Livenza a San Stino, il Piveran a San Donà di Piave, il Lemene a Portogruaro e il Piavon a Ceggia, che sono ai limiti. Sono attivi sul territorio 200 volontari della protezione civile che hanno già distribuito 8 mila sacchi di sabbia. Da venerdì scorso sono attivi anche gli agenti della polizia provinciale con 4 pattuglie costantemente in servizio. Gli agenti coordinati dal comando hanno effettuato servizi sulle strade provinciali, soprattutto dove è maggiore il rischio straripamento, e hanno effettuato monitoraggi del territorio anche nelle ore notturne, dalle 24 alle 6 del mattino.
Dura la presidente Zaccariotto: «Ogni anno ci ritroviamo a registrare una situazione sempre più critica, a misurare i centimetri e a intervenire sull’emergenza anche grazie ai nostri volontari di protezione civile. Ma non è così che si risolve un problema che è ormai cronico. Mi chiedo cosa è stato fatto dallo scorso anno, quale piano e quali opere sono state avviate. Non è cercando le responsabilità o guardando solo ai costi che si rimette in sicurezza il territorio».
L’assessore Canali da parte sua attacca i “vicini di casa” del Friuli: «I corsi d’acqua che attraversano il Veneto orientale arrivano in gran parte dal Friuli Venezia Giulia e nello specifico dal Pordenonese – spiega Canali – un’area quella che è stata progettata senza alcun bacino in cui far convogliare le acque piovane. In Veneto da sempre invece lavoriamo con tanto di prescrizioni che impongono ai costruttori di realizzare bacini che raccolgano le acque in base all’area che è stata impermeabilizzata. In questo senso serve attivare un tavolo di confronto con il Friuli e cercare di risolvere il grave problema, che al momento stiamo pagando a caro prezzo».

Marco Corazza

 

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