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Nuova Venezia – Maltempo, ancora alto l’allarme fiumi

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

8

feb

2014

San Stino. Fino alle 14 l’allerta per Livenza, Lemene e Tagliamento.

La Provincia fa il conto dei danni e lo invia alla Regione

SAN STINO. Fino alle 14 di oggi resta lo stato di preallarme per rischio idrogeologico per i fiumi Livenza Lemene e Tagliamento. Lo comunica la Protezione civile mentre la Provincia ha ieri inviato allo stesso ufficio della Regione la relazione con una prima stima dei danni causati dal maltempo e dalle alluviano dei giorni scorsi.

Non c’era bisogno di questa relazione per capire che il comune maggiormente interessato dai danni è stato quello di San Stino di Livenza. E la nuova perturbazione sembra nascondere delle insidie per il territorio.

«Al momento attuale ciò che ci fa più paura è il vento di scirocco». ha spiegato ieri il sindaco di San Stino, Matteo Cappelletto, «i nostri corsi d’acqua stanno rientrando nei parametri pre-emergenza. C’è però il fondato timore che lo scirocco possa innalzarne i livelli. Per questo temiamo molto il nuovo fronte del maltempo. Non vorrei dover adottare le misure dei giorni scorsi».

Intanto nella relazione della Provincia si legge che sono stati ben 10 mila i sacchi di sabbia forniti per far fronte alle diverse emergenze del territorio. Le operazioni sono state eseguite congiuntamente dal Servizio provinciale di protezione civile, dalla polizia provinciale e dal servizio viabilità della Provincia, oltre che nei giorni 3 e 4 febbraio dalla sala operativa attivata nella sede del Centro operativo del comune di San Stino, dove si presentavano i maggiori problemi, fulcro anche delle attività di soccorso. Le piene dei corsi d’acqua hanno sfiorato in alcuni punti la tracimazione (canali Malgher, Loncon nel Veneto orientale) e altri sono tracimati (canali Rio Fosson, Melonetto, Veneto orientale, scoli Cavin, Caselle e Caltana a Santa Maria di Sala). Numerose sono state le manifestazioni di sofferenza delle arginature con presenza di fontanazzi ed infiltrazioni. A seguito di questa situazione e della preoccupante instabilità degli argini, i sindaci dei comuni di Annone Veneto, di Santo Stino e di Chioggia (Punta Gorzone) hanno emanato ordinanze di evacuazione che hanno interessato 15 cittadini ad Annone Veneto, 100 (da ordinanza) a Santo Stino, e 31 in Chioggia.

In tutti i casi sono state poste a disposizione strutture comunali o private per la ricettività ma la maggioranza degli evacuati si è sistemata presso abitazioni di parenti o amici. Vista la situazione di criticità nei comuni di San Stino di Livenza e Torre di Mosto sono state emanate altresì ordinanze di chiusura delle scuole. Sono state allagate alcune aree urbane, dove le arginature non erano sufficienti, interessando anche alcune abitazioni ed estese aree agricole del territorio di Annone Veneto, San Stino di Livenza, Portogruaro, Gruaro, Concordia Sagittaria, Fossalta di Piave, San Donà di Piave, Ceggia, Meolo. Vanno segnalati i danni subiti dal territorio agricolo a seguito della permanenza delle acque uscite dai canali, che incideranno sulle coltivazioni di cereali autunno soprattutto nelle zone di Mirano, Scorze’ e Cavallino-Treporti.

Altri danni subiti anche dai vigneti, particolarmente pregiati nella zona di Annone e Lison, nel territorio di Portogruaro. Qui è stato il fiume Loncon ad aver creato i danni peggiori. Ulteriori problemi sono stati causati dalle mareggiate, soprattutto a Bibione.

Ora c’è questo nuovo fronte perturbato. Sulla costa veneziana è l’erosione a far davvero paura.

 

Zaia, pressing su Letta «Restituisca al Veneto parte dei soldi versati»

E’ iniziato il censimento dei danni

Bozza: agli alluvionati i 10 milioni destinati alle celebrazioni della Grande Guerra

VENEZIA – Si profila un nuovo braccio di ferro tra il governo veneto e quello nazionale. Dall’incontro di Palazzo Chigi, Luca Zaia è tornato a mani vuote, o quasi: Enrico Letta non ha lesinato parole di comprensione e solidarietà al Veneto devastato da frane e alluvioni ma, allorché il governatore ha ipotizzato danni per mezzo miliardo e conseguenti richieste di aiuto, la replica del premier si è tradotta in un accenno imbarazzato alle «serie difficoltà di cassa» che affliggono l’esecutivo, tali da rendere improbabile uno stanziamento ingente a sostegno dello stato di calamità dichiarato dalla Regione. Ma il governatore leghista è deciso a non mollare l’osso: «Abbiamo cinque giorni ai sindaci per un primo bilancio generale dei danni, poi presenteremo il conto dei risarcimenti a Roma», fa sapere a margine di un sopralluogo al bacino di laminazione di Montebello, colosso vicentino capace di sei milioni di metri cubi d’acqua, che diventeranno dieci quando saranno racimolati i 51 milioni necessari all’ampliamento. E incalza: «Al presidente del Consiglio ho ricordato le dimensioni della nostra emergenza: nei giorni scorsi ha piovuto di più del 2010 e agli allagamenti si somma la tragedia della montagna spesso dimenticata ma che vive i disagi alla pari degli alluvionati in pianura. La risposta di Letta è stata quella del cerimoniale di corte: “Non ci sono soldi, i bilanci dello Stato li conoscete”, certo che ne siamo a conoscenza ma sappiamo anche che in quei bilanci ci sono i 21 miliardi di euro che ogni anno i veneti versano. La partita con il Governo non è chiusa: la ricostruzione avrà costi inimmaginabili, mi aspetto di ricevere i fondi statali necessari e di stanziarli alle amministrazioni entro un mese a partire da oggi». La polemica è nell’aria. A rilanciarla provvede in un battibaleno il presidente leghista della Provincia di Venezia, chiamato a fronteggiare i disastri causati dalle inondazioni nel Veneto Orientale: «Non possiamo andare con il cappello in mano a elemosinare risorse da uno Stato che non ne ha più, da un’Italia sull’orlo della bancarotta e della crisi di governo, sempre più fragile e in balìa degli eventi», afferma Francesca Zaccariotto «siamo il Veneto, siamo una regione di 5 milioni di abitanti che versa nelle casse centrali oltre 20 miliardi di tasse in più di quelle che riceve indietro e allora la proposta è di trattenere un miliardo subito per dare una risposta immediata e concreta a quanti sono stati messi in ginocchio: ai comuni che spendono milioni per rimuovere tonnellate di rifiuti spiaggiati e ricostruire lidi sempre più erosi, alle imprese agricole che hanno stalle sommerse e raccolti distrutti; agli albergatori e alle famiglie che in un attimo hanno perso casa e lavoro, alle nostre montagne ferite». Più contenuto e realistico il suggerimento di Santino Bozza: «Quest’anno la Regione prevede di stanziare 10 milioni per le celebrazioni del centenario della Grande guerra», osserva il consigliere di Prima il Veneto «io invito il governatore Zaia a destinare questi soldi a chi è stato colpito dalle alluvioni, la Grande Guerra è quella che si stiamo combattendo ora e che ha portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro con le conseguenze tragiche di cui leggiamo quotidianamente. Caro Zaia, invia segnali forti e lascia perdere i proclami».

Filippo Tosatto

 

Da Confindustria 40 mila euro per rafforzare la Protezione civile

Quarantamila euro: questo il contributo che Confindustria ha deciso di devolvere alla Provincia di Padova per fronteggiare l’alluvione. «Si tratta di un gesto concreto di vicinanza», commenta il presidente di Confindustria Padova, Massimo Pavin (nella foto), «alle imprese colpite dalle allluvioni e di legame con il territorio». Il contributo verrà impiegato, in primis, per potenziare la rete radio provinciale, attraverso l’acquisto di quindici apparati mobili. Dopo l’alluvione del 2010, Confindustria Padova raccolse 86 mila euro. Intanto Banca Popolare FriulAria ha deciso di stanziare 30 milioni di euro per prestiti a privati e imprese che hanno subito danni a causa del maltempo. Anche la Banca Popolare di Vicenza ha istituito un plafond di 50 milioni di euro a sostegno dei clienti colpiti dall’alluvione.

 

documento dei PARLAMENTARI VENETI

Pd: dare priorità ai nuovi bacini 

VENEZIA Emergenza maltempo: i parlamentari veneti del Pd hanno diffuso questo documento. Con le precipitazioni di questi giorni tutto il Veneto ha subìto danni ancora incalcolabili: le provincie di Venezia, Vicenza, Padova, Treviso e Belluno risultano maggiormente colpite e la situazione rischia di peggiorare, come ammette lo stesso Governo della Regione, se le nevi scese in montagna dovessero sciogliersi troppo in fretta. Le opere di manutenzione e consolidamento degli argini e dei corsi d’acqua hanno retto ma non sono state sufficienti a contenere l’enorme quantità d’acqua e interi comuni sono stati sommersi ed evacuati, campagne distrutte con danni pesantissimi per l’agricoltura, numerose attività economiche interrotte e pesantemente danneggiate, a centinaia le abitazioni invase dall’acqua e dal fango. Nel Bellunese e in Pedemontana le nevicate record hanno prodotto smottamenti valanghe e frane, danni alle comunità e, ciò che è più grave, alle infrastrutture: interrotte le linee elettriche, isolati per giorni interi paesi e strade bloccate. Nel Veneziano oltre alla forte esondazione nella zona di Portogruaro sono state registrati gravi danni anche alla costa e alle spiagge per le forti mareggiate. E la situazione rimane molto grave nel Trevigiano e nelle zone comprese tra Padova e Vicenza colpite dalle esondazioni e ora a rischio frane anche nelle zone collinari. I livelli dei corsi d’acqua stanno lentamente scendendo ma rimane alta l’allerta per la previsione di nuove imminenti perturbazioni e per ciò che potrebbe accadere in seguito ad un disgelo troppo veloce. Questo quadro genera fortissima preoccupazione nelle popolazioni locali che hanno già subito nel 2010 danni ingenti a seguito dell’alluvione e che oggi assistono al ripetersi di un evento così devastante in grado di spazzare via tutti i tentativi di risollevarsi da quella tragica esperienza. La priorità più importante rimane la costruzione dei bacini di laminazione che sono stati giudicati indispensabili per evitare nuove alluvioni a partire dai primi tre: il bacino sul torrente Timonchio, nel comune di Caldogno in provincia di Vicenza (costo stimato e finanziato paria 41.500.000 euro); il bacino sul fiume Agno-Guà nei comuni di Trissino e Arzignano in provincia di Vicenza (26.151.000 euro);  il bacino sul torrente Lastego-Muson, nei comuni di Riese Pio X e Fonte in provincia di Treviso (13.800.000 euro).  Sul fronte orientale è opportuno che il Veneto concordi gli interventi sui bacini idrografici interregionali insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia. Rimangono inoltre i bacini necessari per salvaguardare il territorio veronese e in particolare il bacino di San Lorenzo (5 milioni di euro) per il torrente Tramigna nel comuni di Soave e di San Bonifacio e il bacino di località Colombaretta a Montecchia di Crosara (finanziato con 12,7 milioni). Infine è necessario finanziare gli interventi straordinari per rimuovere le nevi dai tetti delle abitazioni e degli edifici pubblici della provincia di Belluno. Si tratta di opere individuate come urgenti già nel 2011 e non ancora realizzate. Oggi è più che mai urgente dare esecuzione a questi interventi accelerando i tempi di lavoro per evitare che nuove precipitazioni eccezionali provochino i danni che hanno flagellato le nostre province in questi anni. I veneti non possono attendere oltre: la sicurezza idraulica del nostro territorio merita risposte immediate. Alessandro Naccarato, Davide Zoggia, Alessandra Moretti,Federico Ginato, Diego Zardini, Giulia Narduolo, Gian Pietro Dal Moro, Diego Crivellari, Daniela Sbrollini, Margherita Miotto, Vincenzo D’Arienzo, Filippo Crimi ,Alessia Rotta, Michele Mognato, Simonetta Rubinato, Delia Murer, Andrea Martella, Floriana Casellato, Roger Der Menech, Sara Moretto, Laura Puppato, Felice Casson, Giorgio Santini, Rosanna Filippin

 

Martellato sugli allagamenti «Fiesso ha salvato Mira»

FIESSO. «Con le nostre azioni abbiamo dato una mano ai territori a valle che non avrebbero potuto sopportare ulteriori metri cubi di acqua». Lo sostiene Andrea Martellato, sindaco di Fiesso, che interviene dopo le abbondanti piogge che hanno colpito il territorio e che hanno visto il comune di Fiesso reggere bene nonostante tre lievi cedimenti sugli argini del Rio Serraglio. «Situazione difficile per Fiesso», spiega, «ma è stata un banco di prova nel quale si sono riscontrati gli ottimi risultati dei lavori e delle manutenzioni fatte negli anni scorsi». Martellato guarda anche i comuni “a valle”. «Vista la criticità che si aveva a valle, e soprattutto nel territorio di Mira che ha reso il Rio Serraglio senza capacità di riversamento, siamo riusciti a trattenere la nostra acqua e riversarla nel corso d’acqua solo in un secondo tempo. Non è stato facile perché si è lavorato sempre sul filo di lana. Voglio ringraziare tutti i volontari e i cittadini che puliscono i fossati. A chi invece non l’ha fatto, chiediamo di attivarsi quanto prima considerando che gli eventi dell’altro giorno saranno sempre più frequenti».

Giacomo Piran

 

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