Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Quattro architetti veneziani relativamente giovani aprano un’azienda macchinari d’avanguardia governati da un computer e stampante 3D

Controllare l’illuminazione di casa da un telefonino con un semplice codice, stampare un bicchiere esattamente come lo si ha in mente o creare un modello di scarpa unica che non possiede nessun altro. Fino a oggi tutto questo faceva parte del mondo delle idee, ma con la rivoluzione digitale dare forma all’immaginazione è diventato possibile. Lo spiegano bene i quattro architetti (Elia De Tomasi, Leonidas Paterakis, Andrea Boscolo ed Enrico Manganaro) non ancora quarantenni che hanno aperto al Parco Scientifico Tecnologico Vega la prima start up «FabLab» di Venezia, parte di una rete internazionale di laboratori digitali ideati al M.I.T. di Boston nel 2000. Seguendo il motto «Imparare facendo» i quattro mettono a disposizione dei macchinari controllati dal computer e gestiti attraverso software Open Source, capaci di produrre prototipi a un costo irrisorio.

«FabLab» insegna come si utilizzano i programmi o realizza per le imprese i servizi richiesti. Un esempio? Si può controllare l’illuminazione della propria casa o il funzionamento degli elettrodomestici dal telefonino, imparando a scrivere dei codici digitali su una scheda che viene a costare circa 30 euro, facendo un corso di tre giorni o semplicemente chiedendo a loro di realizzarla. Il «laboratorio digitale» è disponibile sia per una persona singola che per le aziende. Il vantaggio è per entrambi quello di poter sperimentare un prototipo personalizzato a un costo irrisorio senza necessariamente doverne produrre a centinaia.

«L’innovazione e la filosofia portata da questo tipo di laboratori– spiega con un linguaggio comprensibile a tutti Elia De Tomasi, portavoce del team – è che si passa dalla produzione di massa alla personalizzazione di massa. Ognuno può fare una cosa personalizzata, senza doverla per forza produrre in quantità industriali e a un costo accessibile». Insomma, senza che ce ne rendiamo conto siamo proprio al centro di un cambiamento culturale di proporzioni planetarie.

Facciamo un altro esempio. «Se una persona vuole regalare un anello alla propria fidanzata – prosegue De Tomasi – può venire qui, disegnarlo come vuole al computer con il nostro aiuto o da solo e poi produrlo subito con una stampante 3D con un materiale simile alla resina, in modo da portarlo direttamente dall’orefice per un costo che va dai 5 ai 10 euro. Una volta questo non era possibile perché per produrre un prototipo bisognava fabbricarne in quantità industriale, ostacolo limitante sia dal punto di vista economico che creativo. L’anello che stampo in 3D se non mi piace lo posso riprodurre un’altra volta fino a quando non trovo il modello giusto».

Si parla sempre di innovazione, ma non si intuisce la portata di questa trasformazione, destinata a cambiare totalmente il concetto di lavoro industriale e di creatività personale: «Facciamo delle cose che prima non si potevano fare, come il controllo domotico, e altre che si facevano già, ma che ora si possono fare in modo diverso, come la possibilità per le aziende di realizzare prototipi realizzando un prodotto che assomiglia molto a quello finito».

Per adesso la start up utilizza i macchinari prestati da alcune ditte nel Veneto (MT Arredamenti di Dosson di Casier a Treviso, Lab23 di Venezia e Arredamenti S31 di Marcon), ma l’obiettivo del 2014 è quello di trovare dei finanziamenti (dai 100 ai 200 mila euro) per avere le macchine nel laboratorio.

«Chi apre un laboratorio di questo tipo – spiega Andrea Boscolo – segue una carta internazionale con i principi di riferimento che sono soprattutto la democratizzazione degli strumenti, la condivisione della conoscenza e l’imperativo Do it Yourself, fallo con le tue mani, da solo. È questo uno degli scopi di questi laboratori, trasmettere le competenze alle persone al fine di renderle padrone delle proprie capacità digitali».

La start up, nata da meno di un mese, ha già collaudato la propria efficacia collaborando con Iuav e Ied di Venezia, ma conta di raggiungere gli studi di ingegneria, le imprese di design, il mondo manifatturiero e dell’artigianato, nonché persone che fino a ora avevano in mente molte idee, senza però trovare la possibilità di testarle. www.fablab.org.

Vera Mantengoli

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui