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Il pattugliatore d’altura Foscari della Marina Militare Italiana ha viaggiato per tutto il Mediterraneo con i motori che andavano per metà a green diesel che sarà prodotto, a partire da aprile, nella raffineria di Porto Marghera. O meglio, ha usato una nuova miscela di carburante, messa a punto dalla Marina Militare assieme all’Eni, composta al 50% da diesel bio, ottenuto da materia prima che non è in competizione con il mercato alimentare. E l’esito del primo viaggio è stato giudicato più che positivo dai vertici militari, oltre che dal punto di vista ambientale. Per i militari il nuovo carburante consente di garantire le stesse prestazioni alle navi che lo utilizzano; per quanto riguarda l’ambiente, la Marina Militare Italiana è la prima nel continente a sperimentare il green diesel, in anticipo rispetto alla scadenza europea, ma non solo: l’Europa chiede che entro il 2020 nei carburanti venga utilizzata una frazione del 10% di bio ma quello che verrà prodotto dalla raffineria di Marghera avrà ben il 50% di bio diesel.

I sindacati e l’Azienda, in proposito, si sono incontrati a fine gennaio per verificare lo stato di avanzamento dei lavori per la trasformazione della vecchia raffineria veneziana in bio raffineria e tutto sta procedendo nel rispetto dei tempi e degli accordi.

Rispetto che ieri mattina hanno chiesto anche i dipendenti di Versalis, altra azienda di Eni, riuniti in assemblea nel capannone del petrolchimico. I sindacati hanno illustrato l’accordo siglato con Versalis per la riqualificazione del Cracking e la costruzione di un nuovo impianto di chimica verde che, dagli oli vegetali e dall’etilene, ricaverà 100 mila tonnellate l’anno di materie destinate a settori ad alto valore aggiunto quali la cura della persona, detergenti, bio-lubrificanti e prodotti chimici-bio per l’industria petrolifera.

Il nuovo impianto sarà operativo dal 2018 e comporterà un investimento di 100 milioni di euro (oltre ai 100 che andranno spesi per la riqualificazione del Cracking e le manutenzioni necessarie); verrà realizzato in joint venture con l’americana Elevance Renewable Sciences. Nel frattempo da fine mese e fino al 18 agosto gli impianti di cracking e aromatici saranno fermati, Versalis assumerà 20 persone entro 18 mesi, e altre 90 a partire dal 2016 per far funzionare l’impianto “verde”; durante i prossimi 6 mesi di chiusura, infine, i lavoratori andranno in ferie o frequenteranno corsi di formazione e, solo in caso estremo, finiranno in cassa integrazione senza, però, perdere soldi.

I dipendenti ieri mattina hanno espresso preoccupazione perché già in altre occasioni Eni ha chiuso temporaneamente degli impianti che poi non ha più riaperto. Questa volta, hanno risposto i sindacati, è diverso perché c’è un piano preciso, c’è un partner straniero e ci sono gli investimenti. I lavoratori hanno chiesto, comunque, a Cgil, Cisl e Uil dei chimici di vigilare e di pretendere l’effettiva realizzazione integrale del progetto.

Elisio Trevisan

 

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