Nuova Venezia – La primavera di Porto Marghera
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
12
apr
2014
PETROLCHIMICO » ECCO LA FIRMA STORICA
110 ettari per nuovi investitori
Sottoscritto il preliminare per la cessione da parte di Eni di aree per attività industriali e logistiche
Il presidente Scaroni: «Qui abbiamo investito per diventare leader mondiale della chimica verde»
Nel Capannone tutti gli attori dell’accordo: Orsoni e Zaia soddisfatti
Clini: «Eliminate le lungaggini procedurali adesso possiamo attrarre imprenditori»
Da quel pulpito, nello storico Capannone del Petrolchimico, circondato da bandiere rosse e murales con i lavoratori dietro gli striscioni con il pungo alzato, erano soliti parlare operai e sindacalisti che incitavano allo sciopero per il rinnovo del contratto o contro la nocività in fabbrica.Maieri – dopo le chiusure a raffica di fabbriche e la riduzione di migliaia di posti di lavoro degli ultimi quindici anni – da quello stesso pulpito ha parlato l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, per annunciare che la nuova «primavera della chimica a Porto Marghera» è finalmente cominciata, grazie alla riconversione – già completata la sua raffineria al biodiesel e annunciata la costruzione di un nuovo impianto di oli lubrificanti “green” – e alla cessione, sancita ieri conla firma del contratto preliminare, di 110 ettari di sue aree inutilizzate a Comune di Venezia e Regione Veneto affinché le mettano sul mercato, a disposizione degli investitori che intendono avviare nuove attività industriali e logistiche. I punti dell’accordo. Eni verserà, inoltre, alla nuova società che Comune e Regione dovranno costituire al più presto, 38 milioni di euro per coprire le spese di bonifica e messa in sicurezza delle aree cedute. Alla firmadi Paolo Scaroni sul contratto preliminare si sono aggiunte ieri, nello storico Capannone del Petrolchimico, quelle del sindaco Giorgio Orsoni e del governatore Luca Zaia che ora dovranno costituire rapidamente una nuova società che diventerà proprietaria delle aree cedute da Eni e dovrà collocarle – debitamente bonificate – sul mercato, a disposizione di investitori interessati ad avviare attività produttive in un’area, come quella di Porto Marghera, con grandi spazi e tutte le infrastrutture già disponibili, compresa ferrovia e banchine portuali. Il Capannone resta.Ha introdotto l’incontro per la firma del preliminare della cessione delle aree di Eni, il sindaco Giorgio Orsoni che tre anni fa aveva accusato Eni dalla tribuna dell’assemblea annuale di Confindustria Venezia «di non far nulla, se non chiudere cicli produttivi, per rilanciare Porto Marghera ». «Questo Capannone è il simbolo di un grande polo industriale e dei suoi lavoratori e tale vogliamo che resti», ha detto ieri, prima di cedere la parola a Scaroni, «per testimoniare la lunga e sofferta storia di Porto Marghera che ora può rinascere con nuove attività industriali sostenibili, grazie al lungo lavoro che abbiamo fatto con la Regione e la stessa Eni che ringraziamo per l’opportunità che sta dando a questo territorio ». Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha parlato di un «giorno storico, una pietra miliare per il recupero di un’area problematica come Porto Marghera, che ha ancora una forte vocazione industriale, testimoniata dalla fila di imprenditori che ci hanno già detto di essere interessate a investire qui». Modello nazionale. In Capannone ieri c’era anche il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, che durante il suo mandato come ministro ha messo a punto l’Accordo di Programma che ha ridotto il sito di interesse nazionale (Sin) di Porto Marghera alle sole aree industriali e ha «attivato nuove procedure – come ha detto lui stesso ieri dal pulpito del Capannone – più semplici, trasparenti e rapide, in modo da attrarre gli investitori fino a ieri scoraggiati dalle lungaggini e complessità procedurali ». Clini, che a Venezia e Marghera ha lavorato per anni comemedico del Lavoro e poi come direttore al ministero dell’Ambiente, è arrivato a dire che «gli accordi per il risanamento e la riconversione industriale di Porto Marghera, frutto del lavoro di squadra tra le istituzioni nazionale e locali, diventerà un modello per tutti gli altri siti di interesse nazionale». Paolo Scaroni ha aggiunto che gli investimenti di Eni a Porto Marghera, per la bioraffineria e il nuovo impianto di bio-oli di Versalis «anticipano una scelta innovativa e strategia di Eni che intende diventare leader mondiale della chimica verde». Dal pulpito, invece, non ha parlato il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, malgrado i 110 ettari di aree cedute dalla società dell’Eni (Syndial) rientrano – al pari di tutte le aree comprese nel Sin di Porto Marghera – nella zona portuale e siano soggette, per qualsiasi attività, ad apposita concessione del porto. «È giunto il momento di avviare il processo di revisione d’intesa con ilComune di Venezia», ha dichiarato Costa ai giornalisti. «Con i nuovi attori e le procedure semplificate oggi disponibili è possibile prefigurare i nuovi contenuti dello sviluppo portuale industriale di Marghera in un quadro post Mose fondato sul porto off shore, sul nuovoterminal delle autostrade del mare di Fusina, sulla rivitalizzazione del punto franco nel quadro delle linee guida per la revisione del Prp che il Comitato Portuale comincerà a mettere a punto sin dalla prossima riunione».
Gianni Favarato
il numero uno di confindustria
Matteo Zoppas: «Le procedure ora sono più chiare ma non i costi di bonifica delle falde»
Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia, è rimasto seduto in platea e quando i giornalisti gli hanno chiesto di commentare lo storico accordo tra Eni e le istituzioni per sbloccare le aree industriale inquinate di Porto Marghera ha ribadito di apprezzare «la concreta applicazione agli impegni presi con l’Accordo di Programma del 16 aprile 2012». Per chiudere il cerchio, Zoppas anche ieri ha ripetuto che «gli investitori arriveranno a Porto Marghera non solo a fronte di tempi certi, che ora sembrano essere assicurati, per i procedimenti di carattere amministrativi per programmare gli investimenti futurimale imprese hanno bisogno anche di avere certezza dei costi che dovranno affrontare per contribuire alla bonifica della falda d’acqua sotterranea attraverso il sistema di depurazione collettiva detto Progetto Integrato Fusina».
Da Syndial 38 milioni per le bonifiche
I termini dell’accordo: la newco formata da Comune e Regione girerà questi soldi ai futuri acquirenti
Il preliminare di compravendita firmato ieri da Regione, Comune e Eni-Syndial prevede la cessione di 110 ettari di aree industriali dismesse, dei quali 50 hanno i progetti di bonifica autorizzati da realizzare con i soldi messi a disposizione da Eni e 60 sono già stati messi in sicurezza permanente. Lo schema del contratto preliminare firmato prevede l’impegno da parte di Regione e Comune “all’acquisto di aree di cui Syndial è attualmente proprietaria in Porto Marghera, per un’estensione totale di circa mq. 1.073.358, suddivise nei macrolottiAe B». Per il lotto A, di «immediata reindustrializzazione, pari a circa 50 ettari, è previsto un prezzo di cessione a corpo pari a 25 milioni di euro, oltre ad euro 5 milioni quale prezzo di cessione dei fabbricati ivi esistenti, a fronte del riconoscimento a favore dei promissari acquirenti della somma forfetizzata di 50 milioni di euro, a titolo di oneri ambientali, necessari per eseguire gli interventi di bonifica approvati dal ministero dell’ Ambiente». Per il lotto B (circa 60 ettari), all’interno del quale sono comprese aree dove è stata realizzata o è in corso la messa in sicurezza permanente, è invece indicato un prezzo di cessione a corpo pari a 1,5 milioni di euro con riconoscimento a favore dei promissari acquirenti della somma forfetizzata di 19,5 milioni di euro a titolo di oneri ambientali necessari per la realizzazione e gestione di tale attività. Si tratta di aree dove la «messa in sicurezza permanente è già stata realizzata da Syndial, che ha ottenuto le relative certificazioni dalla Provincia di Venezia». Per queste ultime aree la Newco che Comune e Regione costituiranno «individuerà le modalità di utilizzo, mettendo a disposizione le necessarie risorse economiche». Syndial riconoscerà, infatti “a favore” degli acquirenti la sommacomplessiva di 38 milioni di euro, da corrispondersi all’ atto del trasferimento delle aree di cui al contratto rogito. È inoltre previsto che Syndial, cioè Eni, porti a termine «con tempistiche definite e assistite da penali, alcuni interventi di bonifica o messa in sicurezza già approvati da appositi provvedimenti ministeriali, ceda alcuni impianti mobili da impiegare nella bonifica dei suoli e realizzi a propria cura e spese la demolizione di alcuni fabbricati, impianti e sottoservizi non più utilizzabili».
i commenti – I sindacati: bene, ma è solo l’inizio
«Dove sono i nuovi imprenditori di cui parla il governatore?»
«Finalmente Eni ha deciso di rilanciare Porto Marghera» hanno commentato i sindacalisti dei chimici di Cgil, Cisl, Uil, seduti in platea mentre sul podio c’erano Scaroni, Orsoni, Zaia e Clini. «Ma si tratta solo dell’inizio di una fase nuova, un possibile rilancio tutto darealizzare». Da anni i sindacalisti dei chimici veneziani sono costretti a siglare solo accordi di cassa integrazione o procedure di mobilità e, dunque, aspettano di «vedere i fatti, prima di cantar vittoria ». «Perché a tutt’oggi», hanno spiegato ieri in Capannone Riccardo Colletti, Massimo Meneghetti e Cristian Tito della Uil, «vediamo solo chiusure di aziende e progetti di reindustrializzazione, come quello dell’Oleificio Medio Piave nelle aree dell’ex Clorosoda acquistate da Syndial, che non vengono realizzati». Proprio ieri, poche ora prima degli autorevoli annunci di una nuova e più promettente fase per Porto Marghera, i sindacati dei chimici hanno firmato un verbale di «non accordo» sulla procedura di mobilità annunciata con l’invio delle lettere di licenziamento agli oltre cento dipendenti della Vinyls in procedura di concordato fallimentare: il 7 luglio, dopo 5 anni, hanno la cassa integrazione in scadenza. Sulla loro scrivania i sindacalisti hanno ancora l’accordo, siglato l’anno scorso, in cui l’Oleificio Medio Piave si impegna ad assumere i cassintegrati di Vinyls nel nuovo oleificio che vuole costruire a Porto Marghera, ma a tutt’oggi, a quasi due anni dall’annuncio, ancora lontano dall’essere concretizzato. «Siamo pronti a sostenere tutte le iniziative valide che, prendendo spunto dai progetti green di Eni, a Porto Marghera portino nuova industria e occupazione », hanno aggiunto i sindacalisti dei chimici, ricordando che a Porto Marghera il tasso di disoccupazione è in allarmante aumento ma anche che il 34 per cento degli occupati lavora ancora nel settore industriale. I sindacati non hanno risparmiato critiche al governatore Luca Zaia chiedendo «dov’è la fila di imprenditori pronti a investitre miliardi, come lui dice, a Porto Marghera?». Critiche anche al sindaco Giorgio Orsoni, in quanto «parla di rilancio delle attività industriali a Porto Marghera ma sul tema delle Grandi Navi continua a proporre di spostare la stazione marittima proprio a Porto Marghera, prospettando così una direzione diametralmente opposta a quanto tracciato con le intese firmate qui in Capannone».
(g.fav.)