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Nuova Venezia – “Grandi navi, filtri ai fumi neri”

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

29

apr

2014

Studio ambientalista  «Grandi navi servono filtri anti fumi neri»

Lo studio ambientalista. Appello a Renzi delle categorie economiche: «Non toccate la Marittima»

Industriali e sindacati uniti contro la presa di posizione delle istituzioni locali

VENEZIA. Obbligo di carburanti a basso contenuto di zolfo. E filtri antiparticolato nei camini delle navi e dei vaporetti. Sono le due richieste che i comitati “No Grandi Navi” e Ambiente Venezia hanno inviato al premier Matteo Renzi, in vista del comitatone di domani a Roma. «Per noi le navi devono andare fuori dalla laguna», ha detto il docente di Economia di Ca’ Foscari Giuseppe Tattara, «ma intanto i veneziani e i turisti hanno diritto a respirare un’aria pulita». Tra i responsabili dell’inquinamento dell’aria, secondo i comitati, ci sono le emissioni delle grandi navi. E ieri in municipio sono stati presentati gli studi e le proposte di Nabu, l’organizzazione europea che ha lanciato il programma “Clean air port”, “Aria pulita nei porti”. Il ricercatore Axel Friedrich con un gruppo di volontari si è munito di rilevatore geyser e ha misurato domenica pomeriggio la quantità di particelle sottili (Pm 2,5) presenti nell’aria della laguna al passaggio delle due grandi navi Msc Fantasia e Costa Magica.

«I vaporetti in qualche modo inquinano più delle navi», ha esordito il professore. Spiegando che, ovviamente, il numero dei mezzi Actv e grande, la loro presenza continua e capillare in città. Ma quando passano le grandi navi «il picco raggiunge una quota di 160 mila particellle per centimetro cubo», quasi dieci volte il massimo consentito. Che fare? L’esponente di Nabu spiega cosa si è fatto a Berlino e in altri porti tedeschi. «I combustibili usati dalle navi», ha detto ieri Friedrick, «sono altamente inquinanti perché composti di olio combustibile pesante, un carburante che sulla terra dovrebbe essere smaltito come rifiuto pericoloso. L’olio può contenere percentuali di zolfo 3500 volte superiori a quelle del gasolio per auto, e le navi non hanno alcun filtro».

Vengono emesse nell’aria e sparse nel territorio sostanze pericolose come il nerofumo, i biossidi di zolfo e gli ossidi di azoto». Carburanti puliti, dunque. Imposti dalle autorità sanitarie e non lasciati alla «volontarietà». E filtri speciali che possano abbattere le sostanze pericolose. Per un vaporetto il filtro costa circa 5 mila euro. Per una nave da crociera arriva a quasi un milione di euro. «Un costo che le compagnie potrebbero sostenere sui circa 375 milioni di euro per costruire una nuova nave. Ma che poi potrebbe rientrare come pubblicità positiva». «L’importante», ha detto Tommaso Cacciari, «è che a pagare siano coloro che inquinano e non coloro che respirano l’aria sporca, siano essi veneziani o turisti». Insieme all’allarme per «l’emergenza fumi» i comitati hanno inviato al premier Renzi un appello affinché la questione delle grandi navi sia risolta al più presto.

«Lasciando le Grandi navi fuori della laguna e evitando lo scavo di nuovi canali, che sarebbe deleterio per l’equilibrio lagunare già compromesso da erosione e opere sbagliate negli ultimi cinquant’anni». No al Contorta, dunque. E nemmeno al canale “retroGiudecca”, il canale proposto da Vtp che trasformerebbe la laguna in un tratto di autostrada. Al premier Renzi hanno scritto ieri anche le categorie economiche veneziane. Come già avevano fatto alla vigilia del vertice interministeriale di due mesi fa industriali, sindacati e associazioni di categoria hanno sottoscritto un documento comune che hanno inviato al capo del governo.

«Le istituzioni locali non hanno ritenuto di considerare le istanze che rappresentiamo», attaccano i rappresentanti di categoria, tra cui il presidente di Unindustria Matteo Zoppas, il presidente della Camera di commercio Giuseppe Fedalto e quelli di artigiani e commercianti, esponenti di Cgil, Cisl e Uil. La preoccupazione espressa insieme da industriali e rappresentanti dei lavoratori è quella che si arrivi a una «sospensione delle attività croceristiche senza aver individuato una soluzione strutturale definitiva». Lo stesso motivo per cui Vtp appoggiata dalle aziende portuali aveva presentato un ricorso al Tar contro la riduzione dei passaggi in canale della Giudecca ordinata dalla Capitaneria, accolto dal Tar. «Disposti alle alternative», dicono, «ma la centralità della Marittima non può essere messa in discussione».

Alberto Vitucci

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VERTICE A PALAZZO CHIGI – Domani pomeriggio è convocato a Roma il Comitatone

Sala verde, ore 15.30. La riunione del Comitatone si terrà domani a palazzo Chigi, presieduta dal premier Matteo Renzi (in foto). Non si riuniva da tre anni, e adesso il sindaco Orsoni ha chiesto e ottenuto la convocazione per parlare «in sede istituzionale» di soluzioni alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. Riunioni preparatorie in queste ore in Capitaneria e al Magistrato alle Acque, ente che fa per legge da segretario al Comitato misto. Saranno esaminati i sette progetti alternativi presentati nei mesi scorsi. Tra cui i nuovi canali Contorta (Autorità portuale) e retro Giudecca (Vtp), l’ipotesi Marghera (studio D’Agostino), le soluzioni per il nuovo terminal in bocca di Lido, fuori della Laguna (De Piccoli, Claut, Fabbri, Boato).

 

l’intervento

di Roberto D’Agostino – Architetto

Nuova Marittima a Marghera per il rilancio dell’economia

I sindacati si sono compattamente espressi per il mantenimento dell’attuale Stazione Marittima, che dovrà essere raggiunta attraverso lo scavo di canali alternativi a quello della Giudecca, e contro una nuova Stazione Marittima a Marghera destinata “a occupare banchine commerciali, a far sbarcare i passeggeri tra container, cumuli di carbone e rottami ferrosi, e a configgere con le destinazioni industriali di Porto marghera”. È una presa di posizione forte in favore del mantenimento degli attuali livelli occupazionali e della difesa di possibili sviluppi di Porto Marghera. Sarebbe una posizione condivisibile se le cose stessero come sono raccontate, male cose non stanno così.

I nuovi canali. Nonostante la difesa che ne fanno autorevoli esponenti dell’economia e delle istituzioni cittadine e nonostante che forse verranno addirittura licenziati dal governo, questi canali assurdi non verranno mai realizzati. Essi rappresentano infatti ipotesi così offensive dell’intelligenza, della cultura, della storia e della dignità della città che, qualora ne fosse davvero prospettata la realizzazione, solleverebbero una ondata anche internazionale di proteste talmente forte che ne bloccherebbe certamente l’iter. Si tratta di una facile previsione a fronte di scelte che ricalcano esattamente, nelle motivazioni e negli esiti possibili, quelle fatte all’epoca dello scavo del canale dei Petroli. Insistere su questa idea vuole dire aprire conflitti, rimandare le decisioni, rendere precaria nel frattempo la vita del Porto, indebolirne nell’incertezza le capacità di sviluppo, deprimere l’occupazione. Le banchine che verrebbero occupate dal nuovo porto a Marghera sono dismesse da anni o in via di dismissione; le aree retrostanti sono abbandonate o in via di abbandono e non hanno nessuna prospettiva industriale: possono essere lasciate nell’attuale stato di degrado, che rappresenta anche un intollerabile degrado per tutta la città (benchè l’abitudine ci impedisca di accorgercene), oppure possono diventare un’occasione irripetibile per riqualificare tutto il waterfront di Mestre con conseguenze anche economiche inimmaginabili. Non vi sarebbe alcun conflitto con le attività industriali, al contrario: purchè si pensi a Porto Marghera come a un luogo di attività produttive legate prevalentemente alla logistica, alla produzione green, a una reindustrializzazione sostenibile, cioè come a una parte di città articolata, vivibile e di qualità, in analogia a quanto accade in tantissime aree industriali in giro per il mondo, e non come luogo di cumuli di carbone e di materiali ferrosi. Lo stesso conflitto dei traffici turistici con quelli commerciali è identico al conflitto, che pare non preoccupi, che si avrebbe nella realizzazione del Canale Contorta. Infine, la difesa, l’aumento e la qualificazione dei livelli occupazionali. Chiedo scusa per l’osservazione moraleggiante ma i sindacati, soprattutto quelli veneziani, dovrebbero ben sapere che la difesa dell’esistente è il modo più certo per perdere tutto. Oggi siamo di fronte a un’alternativa: spendere qualche centinaio di milioni di euro per scavare nuovi canali distruttivi della laguna allo scopo di lasciare dal punto di vista economico le cose come stanno: soluzione che aprirà conflitti destinati a distruggere progressivamente proprio quello status quo che si vuole difendere. Oppure, cogliere l’occasione del ripensamento necessario della situazione esistente per immaginare un modello di sviluppo destinato a migliorare gli assetti della città e a operare un vero rilancio dell’economia: e questo è ciò che accadrebbe con la realizzazione della nuova marittima a Marghera. Verrebbero mantenuti i posti di lavoro (oltre che le rendite) oggi esistenti e si creerebbero nuove importanti opportunità lavorative nella riqualificazione portuale dell’attuale stazione Marittima; si avvierebbe il recupero di aree industriali dismesse e degradate con ricadute economiche per tutta la città; la stessa realizzazione della Nuova Marittima, delle attività del retro porto e di riconversione della stazione attuale attiverebbe lavori di riqualificazione in aree da recuperare per centinaia di milioni di euro e per diecine di imprese. Come è possibile che Venezia nelle sue forze economiche, politiche, amministrative e nelle sue rappresentanze sociali non colga l’occasione che ha di fronte?

 

Il pd  «Coniugare lavoro e salvaguardia con le alternative»

Tutte le soluzioni sul tappeto vanno valutate. Su questo ilPd veneziano è adesso compatto. Ma le sfumature sono diverse. I segretari comunale (Emanuele Rosteghin) e provinciale (Marco Stradiotto) hanno diffuso ieri una breve nota in cui plaudono all’iniziativa del premier Renzi di convocare per domani il Comitatone. «Solo così si garantisce un pieno coinvolgimento della città e degli enti locali», scrivono i due segretari, «ribadiamo la necessità non più rinviabile di non far transitare le grandi navi dal bacino San Marco e dal canale della Giudecca, ma anche la necessità di arrivare a una scelta trasparente che sappia coniugare ambiente e lavoro, come richiesto dal Consiglio comunale e dal Senato della Repubblica. La tecnica deve mettere la politica in grado si scegliere». Più netta la posizione, accompagnata da una lettera-appello a Renzi, di un gruppo di iscritti del Pd che si sono occupati negli ultimi anni di questioni di salvaguardia. Guanni Fabbri, Marco Zanetti, Antonio Rusconi, Andreina Zitelli, Giorgio Nardo, Enzo Castelli, Roberto Vianello, Franco Migliorini e Serena Ragno ricordano le conclusioni a cui è giunto il gruppo di lavoro del Pd sulla questione grandi navi. E l’indicazione di valutare dal punto di vista occupazionale, economico e ambientale, le alternative presentate. «Il Porto deve adeguarsi alla città», scriveva il gruppo del Pd qualche settimana fa, «la Stazione Marittima può mantenere funzioni portuali importanti, ma solo di navi compatibili con la laguna. Le altre devono andare fuori». Qualche diversità di veduta nel partito di maggioranza relativa che governa in città. E sostiene la maggioranza del sindaco Giorgio Orsoni, negli ultimi mesi schierato contro l’ipotesi del Porto di scavare il nuovo canale Contorta, a favore invece del terminal alternativo a Marghera.

(a.v.)

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