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Il 67% è convinto che tra le grandi opere si scopriranno altri casi come quello esploso a Venezia

A poco poco più di un mese dal caso Mose, l’Osservatorio sul Nordest, curato da Demos per Il Gazzettino si occupa della percezione che ha l’opinione pubblica dell’area della corruzione. Chi sono i principali responsabili della corruzione? La maggioranza punta il dito verso i politici, ma una quota rilevante mette sullo stesso piano funzionari pubblici, imprenditori ed eletti: ognuno ugualmente responsabile.
Nel caso del Mose, poi, gli intervistati ritengono che siano coinvolti in ugual misura politici di centrodestra e di centrosinista. Il pessimismo rispetto all’integrità della classe dirigente è tale che la maggioranza si attende vicende simili al Mose anche per le altre opere in costruzione.
In “Batman Begins”, il regista Christopher Nolan fa dire «Io non faccio spiate. E poi con tanta corruzione non saprei neanche a chi farle» al detective Gordon, il poliziotto onesto che in segreto collabora con Batman per cercare di riportare a Gotham City giustizia e legalità. Ecco, l’inchiesta Mose dipinge un Veneto che somiglia molto alla Gotham City di Batman: l’indagine, infatti, ha tolto il velo a un mondo di corruzione in cui trovano posto in tanti, ma più di tutti imprenditori, politici e funzionari pubblici.
Chi ha la colpa maggiore? I politici per il 52%, seguono i funzionari pubblici, indicati dal 14% degli intervistati, mentre l’8% indica gli imprenditori.
Quasi un intervistato su quattro (23%), però, non fa distinguo e ritiene tutti responsabili nella stessa misura. Anche il giudizio dei diversi elettorati rivela che la maggiore responsabilità è attribuita ai politici: la quota va dal 47% al 52% tra i simpatizzanti di Forza Italia e del Pd, per poi crescere al 65% e 61% tra gli elettori della Lega e del Movimento 5 Stelle. Tra questi ultimi, invece, appare contratta la percentuale di quanti tendono ad attribuire uguali colpe a funzionari pubblici, politici e imprenditori (10%), mentre questo orientamento appare più diffuso tra i simpatizzanti del Pd (26%) e tra coloro che scelgono i partiti minori (31%) o sono reticenti (27%). Nel caso del Mose gli intervistati sono stati piuttosto netti: l’85% ritiene che siano coinvolti sia politici di centrosinistra che di centrodestra, e l’orientamento è trasversale rispetto ai diversi elettorati.
Può apparire scontato siano di questo avviso gli elettori del M5Stelle (91%), dato che votano per un partito giovane, che ha fatto dell’accusa all’intera classe politica un tratto caratterizzante e che, in quanto “ultimo arrivato”, può sentirsi estraneo a questi fatti. Forse meno ovvio è che la medesima posizione sia presente anche tra i simpatizzanti del Pd (89%) e di Forza Italia (86%). Sotto la media dell’area, ma comunque molto ampia, è l’adesione manifestata dagli elettori della Lega Nord (78%).
Il “sistema-Mose” è isolato? La visione più fiduciosa, che lo considera un caso unico, riguarda il 22% dei nordestini, mentre il 67% ritiene che si scopriranno scandali analoghi anche per altre opere. Guardando all’interno dei territori, vediamo che tra i trentini prevale l’ottimismo di chi considera il Mose un’eccezione (46%), mentre in Friuli-Venezia Giulia è maggioritaria l’idea che in futuro ci saranno altre vicende simili (58%). È proprio in Veneto, però, che questa visione pessimista della propria classe dirigente si allarga fino a coinvolgere quasi 3 veneti su 4 (73%).

 

Il premio da 5 milioni di Mazzacurati per Meneguzzo

SOLDI – L’uomo d’affari doveva far avere al Consorzio 2 miliardi dalla Cassa depositi

Quei 5 milioni per Meneguzzo

Un contratto “a premio” da 5 milioni di euro, se fosse andato in porto un maxi finanziamento della Cassa Depositi e Prestiti per il completamento del Mose di Venezia.
È questa la super-parcella, equivalente allo 0,25 per cento su un prestito dell’importo di due miliardi di euro, che sarebbe spettata al finanziere vicentino Roberto Meneguzzo, titolare della Palladio Corporate Finance spa con sede legale a Milano e sede operativa a Vicenza.

Aveva firmato nel 2008 un contratto con il Consorzio Venezia Nuova, che gli garantiva un bel po’ di milioni se fosse riuscito a far ottenere l’enorme finanziamento. È per questo che Meneguzzo, ai domiciliari per concorso in corruzione, frequentava sia Giovanni Mazzacurati, il padre-padrone del Cvn, che il consulente del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ovvero l’onorevole Marco Mario Milanese, deputato di Forza Italia. Quest’ultimo è in carcere per aver ricevuto 500 mila euro da Mazzacurati, con la mediazione di Meneguzzo.
Proprio ieri il gip milanese De Marchi ha confermato la custodia cautelare per l’uomo d’affari vicentino, dopo che a Milano è finito il filone riguardante i soldi asseritamente consegnati da Mazzacurati a Milanese, assieme a quello dei pagamenti al generale della Finanza, Emilio Spaziante. Se il giudice non avesse emesso il provvedimento, Meneguzzo sarebbe tornato libero, visto che venti giorni fa il Tribunale del riesame di Venezia ha deciso il trasferimento dei fascioli per competenza. Pochi giorni dopo era finito in carcere Milanese per il versamento di 500 mila euro.
Di questa somma (che il deputato nega di aver ricevuto e che Mazzacurati sostiene di aver pagato) si sa quasi tutto. Serviva a far sbloccare – nel giugno 2010 – un finanziamento da 400 milioni di euro da parte del Cipe per il Mose. Il Consorzio, è l’accusa, pagò Milanese perchè inducesse Tremonti a dare il via libera ai soldi, che erano incagliati tra burocrazia e diniego politico.
Ma quella era solo la prima fase. Ce n’era una seconda, che per Meneguzzo diventa un’arma di difesa. «Che interesse aveva a prestarsi al pagamento di una tangente? Nessuno» ha sintetizzato nella memoria per il Riesame l’avvocato vicentino Giovanni Manfredini, spiegando che Meneguzzo aveva firmato un «contratto a premio» con il Consorzio. Avrebbe ricevuto 5 milioni di euro se fosse riuscito a far arrivare a Venezia il maxi-finanziamento della seconda fase. «Il Cipe non lo riguardava. Aveva rapporti con Milanese per la Cassa Depositi e Prestiti».
Strano che un ente pubblico si rivolgesse a un privato per ottenere un finanziamento da una banca del Tesoro. Che il Consorzio avesse fame di denaro lo dimostra il ricorso al mercato bancario: nel 2012 un contratto con la Cassa per 106 milioni di euro e un finanziamento di 75 milioni con un altro istituto; poi 245 milioni dalla Bei. Il 7 giugno 2010 Mazzacurati e Meneguzzo si incontrarono all’Hotel Sheraton. La consegna dei 500 mila euro a Milanese sarebbe avvenuta una settimana dopo. Ebbene, l’1 giugno, secondo la Finanza, parlandosi al telefono per combinare l’incontro di Padova, «Meneguzzo conferma a Mazzacurati l’impegno del Milanese anche per la seconda fase dell’operazione, ossia un finanziamento tramite Cassa Depositi e Prestiti… il Meneguzzo dice che “il nostro amico”, ossia Milanese, aveva avuto assicurazioni dal suo capo (che era il ministro Tremonti)».
Ecco l’intercettazione. Meneguzzo a Mazzacurati: «Volevo dirle che ieri ho visto il nostro amico a Milano il quale mi ha detto, mi ha confermato quelle cose che ci eravamo detti e mi ha anche detto che lui aveva parlato con il suo capo per la seconda fase, nel senso che con questa modifica si è aperta la strada per procedere con la Cassa depositi su quell’altra cosa».

Giuseppe Pietrobelli

 

IL GIP – Lia Sartori deve restare agli arresti domiciliari

VENEZIA – Amalia Sartori, ex europarlamentare di Forza Italia, rimarrà agli arresti domiciliari. Accusata di finanziamento illecito dei partiti, per ingenti somme di denaro dal Consorzio Venezia Nuova, aveva presentato istanza al giudice Scaramuzza attraverso gli avvocati Pierantonio Zanettin e Alessandro Moscatelli. Secondo il gip permane il rischio di reiterazione del reato, anche se la Sartori non riveste più cariche pubbliche. Per il giudice l’indagata non ha fatto richiesta di rito alternativo e non si può prevedere l’applicazione della sospensione condizionale. «È una motivazione fragile che contestiamo – dichiarano i legali – ricorreremo in Corte d’Appello».

 

IERI MATTINA – Attacco informatico di Anonymous al sito del Consorzio Venezia Nuova

L’attacco informatico è arrivato verso le 11.30. E così sul sito www.salve.it del Consorzio Venezia Nuova è apparsa improvvisamente la famosa maschera di Guy Fawkes, il simbolo di Anonymous che ha preso di mira ieri mattina proprio la piattaforma informatica del Cvn. E così, gli hacker hanno “scavato” nei link della documentazione del Consorzio evidentemente non solo per cercare qualche materiale, ma anche per mettere a soqquadro quello che può definirsi uno dei siti di rappresentanza e di informazione al cittadino che intenda conoscere più da vicino i progetti legati al Mose. Nel sito, Anonymous ha lasciato messaggi come “Mose barriera illegale che fa acqua da tutte le parti” al posto dei link di accesso al sito. Inoltre gli hacker se la sono presa anche con il sito della Mantovani. Il blitz sulla rete era siglato dalla sigla “Operation Green Rights” e dal gruppo italiano Anonymous Italy. I tecnici del Consorzio hanno lavorato per buona parte della mattinata di ieri per “ricostruire” il sito e non è escluso che gli hacker siano riusciti a “sgraffignare” parecchi documenti peraltro resi pubblici dal Consorzio proprio attraverso il sito www.salve.it

 

La carta della salute per evitare il carcere era stata già pianificata

Venuti si dimette dal Collegio sindacale di Save

Il commercialista di Giancarlo Galan, Paolo Venuti, arrestato nell’inchiesta Mose, si è dimesso dalla carica di membro effettivo del Collegio Sindacale di Save, la spa che gestisce l’aeroporto “Marco Polo” di Venezia. È accusato di aver fatto da prestanome di Galan – attraverso la srl P.V.P. – nell’acquisizione del 7% di Adria Infrastrutture e del 70% di Nordest Media, riferibili al duo Baita-Minutillo, quote indicate dai Pm come prezzo della supposta corruzione del Governatore del Veneto. Venuti è da 40 anni amico di Galan, che di lui ha detto: «Ha svolto per me, in modo gratuito, l’incarico di commercialista. Non nascondo di avere, a volte, “caldeggiato” la sua nomina nei collegi sindacali di alcune società a partecipazione regionale, ma lui ha sempre avuto la stima “professionale” di tutti».

 

Confermati ieri i domiciliari per il leader di Palladio

SALVAGUARDIA E RISORSE

SALVAGUARDIA Mose pigliatutto con 6 miliardi. A Ca’ Farsetti 2: la metà destinata ai restauri

L’oro di Venezia: 11 miliardi dallo Stato

In 30 anni, tra Legge speciale e fondi Cipe, in laguna è arrivato un tesoro. Ecco come è stato speso

PIOGGIA DI SOLDI – Undici miliardi di euro in trent’anni. E’ questo l’ammontare complessivo dei finanziamenti dal 1984 al 2013 che lo Stato ha versato al territorio veneziano. Fondi che sono andati al Magistrato alle Acque al Consorzio Venezia Nuova e agli enti locali.

MOSE PIGLIATUTTO – Al sistema destinati 6 miliardi. Il Comune ne ha avuti oltre 2

I TEMPI – Nei primi 13 anni pesanti ritardi nello spendere i fondi stanziati

In laguna uno tsunami di miliardi

Legge speciale e Cipe, ecco a chi sono andati i finanziamenti stanziati dallo Stato

Lo Stato in trent’anni ci ha messo undici miliardi di euro. Una “torta” veramente enorme e appetitosa. E lo ha fatto versando fondi e finanziamenti a tutti: al Consorzio Venezia Nuova (6 miliardi 374 mila euro pari al 55 per cento); al Comune (2.073.134 mila, 16,3); alle Regione (1 miliardo 883.447 pari al 2.5 per cento; al Comune di Chioggia (293 miliardi pari al 2,4; a se stesso attraverso il Magistrato alle Acque (272 miliardi 415 mila pari al 2.4 per cento).
Nel complesso questi cinque enti hanno assorbito sugli undici miliardi concessi in questi anni, ben il 94,2 per cento delle risorse complessive (10 miliardi 897 mila euro). Sono questi alcuni dei dati offerti dalla relazione di sintesi relativa al 2012/2013 dell’Ufficio di Piano in materia di lagislazione speciale per Venezia che Il Gazzettino è entrato in possesso. Si tratta di un’indagine compiuta da un pool di esperti nominati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per valutare lo stato dell’arte dei lavori di tutela e salvaguardia ambientale della Serenissima.
E come sono stati usati questi soldi? Le tabelle qui accanto indicano le “spese”, ma è bene sapere che lo Stato in amministrazione diretta, attraverso il Magistrato alle Acque ha ricevuto disponibilità per 272 milioni 415 mila euro dei quali 269.585 mila spesi. Il 48,7 per cento di essi (132 milioni circa) sono andati alla salvaguardia di edifici pubblici (in minima parte in beni mobili. Il resto (48.3 per cento) in opere di salvaguardia pubblica (marginamenti lagunari, rive e fondamenta, canali oggetto di scavo con la rimozione di 635 mila metri cubi di materiale). Capitolo diverso per il Consorzio Venezia Nuova. Qui negli anni c’è l’ammontare più considerevole (6 miliardi 375 milioni 741 mila) con l’81.7 per cento dell’assegnazione rivolta alle opere di difesa dalle acque alte. E poi c’è la Regione Veneto che ha accumulato assegnazioni per 1 miliardo 883.447 mila euro spendendone al 2012/13 soprattutto nella qualità dell’acqua e dei sedimenti lagunati (bacino scolante).
Il Comune di Venezia ha avuto 2 miliardi 073 milioni di cui spesi 1 miliardo 919.564 a partire dalla legge 798/84 con il 61.4 per cento di investimenti (1 miliardo 182.020) in restauri edifici pubblici, restauri privati su domande in conto capitale; urbanizzazioni, acqusizione e restauro di insediamenti produttivi) ma quello che emerge è il rapporto percentuale tra speso e assegnato cumulato dal 1984 al 2012 che è cresciuto dal 1997 al 2012 passando dal 32.6 per cento al 92.6 a significare che nei primi tredici anni si è fatto veramente poco per la salvaguardia della città.
E allora quale può essere il fabbisogno ulteriore? L’Ufficio di Piano parla chiaro: a fronte di una diminuzione di finanziamenti occorrerebbero almeno 4 miliardi 743 milioni di euro pari al 41 per cento dei fondi per parlare di salvaguardia efficace. Gli interventi di salvaguardia fisica assorbirebbero il 14,7 per cento (698 milioni); l’82 per cento (Mose); tutela ambientale (38.3) di cui l’85 per cento sul disinquinamento di Marghera e la realizzazione del Pif e la rimozione dei sedimenti inquinanti dei canali industriali; infrastrutture ovvero opere di urbanizzazione, manutenzione urbana e immobiliari (37.2). Ma di fronte a tutte queste “richieste” emerge solo un dato: l’assegnazione reale di 336 milioni nel 2010 e 2011 al Mose (573 milioni).
Per il resto, bisognerà attendere, ma la chiusura dell’Ufficio di Piano alla relazione è chiara: «Occorrono flussi di finanziamento costanti, efficacia dei maggiori interventi e rilancio economico della città». Tutto punti ancora tutti all’ordine del giorno. E senza soluzione.

 

LA VENEZIA DEL “NERO”

SETTORI A RISCHIO – Dai trasporti all’edilizia è un fiorire di irregolari

L’ANALISI «La crisi alimenta il sottobosco e qui è facile nascondersi»

«È una città di mestieri abusivi»

Dura accusa di De Checchi (Confartigianato): «Non solo gondolieri improvvisati, ecco la mappa»

«Abusivismo in barca a remi? Benvenuti a Venezia». É ironico il segretario della Confartigianato, Gianni De Checchi, all’indomani della denuncia dei gondolieri di Piazzale Roma – Stazione nei confronti di alcuni rematori che, senza titoli e licenze, traghettano i turisti nei rii più nascosti della laguna. La nuova frontiera dell’irregolarità a remi è solo l’ultima di una lunga serie che Confartigianato elenca e rischia di sprofondare Venezia nell’economia sommersa.
TRASPORTO MERCI – É il settore dove più dilaga l’abusivismo in conto terzi. Da una parte vi è l’organizzazione, dall’altra l’abitudine di parenti e amici a darsi uno “strappo” in barca per trasportare oggetti e mobili, a fronte di un compenso. Una pratica talmente radicata che tutto avviene alla luce del sole.
IMPRESE DI TRASPORTO PRIVATE GESTITE DA AZIENDE PUBBLICHE – Per Confartigianato una concorrenza ai privati che non dovrebbe esistere, tanto che su questo tema le categorie dei trasportatori si sono già mosse con un ricorso e il segretario ricorda di averne discusso con l’ex sindaco Orsoni. «Che aveva annunciato tuoni e fulmini – afferma De Checchi – ma poi concretizzatisi in un niente di fatto».
PARRUCCHIERI ED ESTETISTE – Numerosissimi i lavori in nero in questi settori che popolano le case veneziane, fissi e itineranti. «Qui vi è anche un problema di rischio per la salute – aggiunge De Checchi – a causa di strumenti non adeguatamente sterilizzati o prodotti non garantiti». Estetisti e parrucchieri non inquadrati regolarmente lavorano anche in alcuni grandi alberghi della città. «Abbiamo già scritto agli interessati – riprende il segretario – vi sono casi dove la parrucchiera fa anche l’estetista e il taglio della barba agli uomini, ma si tratta di licenze diverse».
IMPRESE EDILI – Venezia è ormai campo di battaglia sul fronte dell’edilizia, dove singoli o corporazioni improvvisate fanno sleale concorrenza ai regolari con sempre meno lavoro e sempre più l’acqua alla gola per le tasse. Muratori, dipintori, stuccatori e piastrellisti in pensione, licenziati o cassaintegrati che decidono di lavorare di nascosto, anche con parenti o amici. E per restare nascosti, non si occupano di ripulire o far ritirare i resti dei lavori, che così spesso insozzano le calli.
SARTI – Un settore irregolare limitato ma costante, che vede la sparizione del mestiere andare di pari passo con l’aumento di chi lo pratica in casa. Ciò che più preoccupa Confartigianato è che anche alcuni negozi si rivolgerebbero alle sarte in casa per lavori di orlatura e rammendatura della merce.
VETRAI – Piccoli laboratori abusivi dentro e fuori Murano che si farebbero prestare i forni da altre realtà. Gli oggetti in vetro finirebbero direttamente sul mercato e inglobati nella produzione di alcune aziende, che così facendo aumentano le proprie vendite.
I motivi che hanno spalancato le porte della città all’abusivismo, secondo De Checchi, sarebbero molteplici: dalla mancanza di sensibilità al problema fino alla conformazione urbana del centro storico lagunare. «É una città “nascosta” – spiega il segretario – dove calli, rii e vicoli sono nascondiglio ideale di malaffare nei settori professionali». L’appello ai vigili urbani, polizia municipale e guardia di finanza per aumentare i controlli del fenomeno in crescita. «Più aziende chiudono per colpa della crisi – stima De Checchi – più persone restano senza lavoro e la percentuale di chi alimenta il “sottobosco” cresce inevitabilmente».

 

IL PRESIDENTE DELLE REMIERE

«Trasporto di sposi? Solo amici, non siamo sleali»

Salta sulla sedia Giovanni Giusto, presidente delle associazioni remiere di Venezia, a sentir parlare di possibili abusivismi in barca a remi, denunciati ieri dai gondolieri. Non parliamone poi, se l’illegalità dovesse riguardare una qualche imbarcazione storica proveniente dalle remiere lagunari. «Il mondo remiero è contro ogni forma di abusivismo – tuona Giusto – che va a ledere il nostro mondo, la nostra immagine e la nostra storia. C’è da capire se gli episodi segnalati siano davvero illeciti, cioè a fronte di pagamento. Per quanto riguarda i matrimoni – aggiunge – è tradizione che chi è socio o legato al mondo delle remiere desideri farsi trasportare dai propri compagni e dall’imbarcazione a remi in un giorno così importante della propria vita, ma è una tradizione, come anche portare in giro gli amici o i familiari sul proprio mezzo. È la vita stessa di Venezia. Capisco che ogni giorno in questa città ci troviamo di fronte ad attività illecite dilaganti sul fronte turistico, ma se non possiamo nemmeno portare chi vogliamo a spasso della nostra barca privata, dove andremo a finire? Se invece ci troviamo di fronte ad una qualche attività illecita, siamo i primi a condannarla, episodi del genere vanno subito segnalati al coordinamento per la verifica e l’eventuale identificazione delle persone coinvolte».

(g.prad.)

 

COZZOLINO (M5S) «Il Magistrato alle Acque passi al Ministero dell’Ambiente»

«Eliminare il magistrato delle acque è una misura sbagliata, perché è il classico caso in cui si getta via il bambino con l’acqua sporca. In merito all’operato del magistrato delle acque sulla vicenda Mose dagli atti dell’inchiesta emergono gravi lacune, ma un conto è sanzionare comportamenti personali anche in maniera severa, un altro è cancellare un’istituzione con una lunga tradizione e che può e deve avere un ruolo nella tutela della laguna di Venezia». Lo dichiara Emanuele Cozzolino deputato M5S e capogruppo in commissione affari costituzionali – E’ per questo che in commissione affari costituzionali abbiamo depositato un emendamento al decreto 90 sulla pubblica amministrazione nel quale manteniamo in vita il magistrato delle acque ma ne trasformiamo le funzioni sottoponendolo al Ministero dell’Ambiente.

 

LA POLEMICA – I soldi spesi dal Consorzio per la promozione

Per Arrigo Cipriani (“Mance dal Consorzio. E nessuno s’interrogava sulla provenienza dei soldi”) è un dettaglio inutile e trascurabile la regolarità di un compenso alla luce del sole per una prestazione professionale effettivamente svolta. Per lui è ozioso e petulante distinguere tra una somma fiscalmente regolare per un lavoro reale, opinabile finché si vuole ma pubblico, e un finanziamento sotto banco e illegittimo, sia pure per finalità benefiche, ma comunque per opere mai prestate.
Comprensibilmente Arrigo Cipriani – contribuente irreprensibile in America e in Italia, vero? – fa questa equiparazione commentando una mia lettera al Gazzettino che proprio questa distinzione intendeva mettere in luce, stigmatizzando la differenza tra il budget per la comunicazione e le pubbliche relazioni del Consorzio Venezia Nuova (tra cui una trentina di libri strenna e, tra questi, il mio “Welcome to Venice”) e la pioggia di sovvenzioni arbitrariamente e illegalmente elargite dall’ingegner Mazzacurati a una varietà di persone e di soggetti che nulla avevano a che fare con la “missione” del Consorzio.
Contestavo, infatti, all’autore dell’articolo, Paolo Navarro Dina, non solo l’imprecisione riguardante il mio compenso ma anche l’aver messo tante cose diverse insieme, nel suo pur interessante articolo, ingenerando una confusione per me inaccettabile. Valutazione, la mia, ancor più fondata dopo la lettura dell’intervento del fondatore dell’Harris Bar. Era peraltro evidente nel pezzo, l’opinabile “calderone dei nomi”, per dirla con Cipriani, e in quel calderone la selezione sia dei beneficiari dei finanziamenti illegittimi sia di coloro che hanno percepito compensi professionali legittimi. L’autore peraltro sa bene, come tutti noi del mestiere, che talvolta certe omissioni sono le notizie più interessanti e ghiotte.
Certo, a parte gli insulti che egli dispensa disinvoltamente ma che possono essere di rilievo legale, il succo dell’intervento di Cipriani va preso sul serio. Il budget del Cvn per la comunicazione e le pr era ingiustificato, trattandosi di un’azienda pubblica? Essendo spese “ufficiali” e visibili, e avendo esse accompagnato l’attività del Consorzio fin dalla sua nascita, sarebbe stato semplice, giusto e opportuno, nei confronti dei cittadini e dei contribuenti, soprattutto quelli probi, criticarne tempestivamente la congruità, specie da parte di chi condivide o legittima il punto di vista di Cipriani.
Forse ricordo male, ma la stampa locale ha diffuso, in più di un’occasione, i “quaderni” pubblicati dal Consorzio. Quelle distribuzioni – pura propaganda – erano evidentemente un’operazione corretta. I libri – letteratura forse criticabilissima ma tutto fuor che propaganda – no?
Guido Moltedo
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Caro Guido Moltedo,
il Suo nome è stato pubblicato tra quelli che hanno usufruito di somme di danaro elargite dal Consorzio Venezia Nuova. Se il fatto corrisponde a verità non sono stato io a pubblicare il Suo nome tra coloro che hanno ricevuto una somma dal Cvn. Se non è vero ho solo preso atto della Sua precisazione che affermava che la somma da Lei percepita era modesta.
Io ho scritto che, leggendo la Sua lettera, sembrava di capire che queste elargizioni per Lei fossero del tutto legittime e anzi rientravano nella scelta corretta fatta dal Cvn di dispensarle per promuovere le proprie iniziative o comunque per crearne un effetto favorevole nell’opinione pubblica. A parte il fatto che questa Sua nuova lettera di precisazione ottiene il risultato che la notizia venga pubblicata tre volte anziché una sola, non credo proprio di aver leso la Sua reputazione con il mio articolo, semmai sarebbe stata l’illecita elargizione di pubblico denaro a farlo.

Arrigo Cipriani

 

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