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DOMANI CANTONE IN PROCURA

Arriva a Venezia il commissario anticorruzione

«Voglio capire il caso Mose»: per questo il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, sarà domani a Venezia. Cantone incontrerà i vertici della Procura e parteciperàadunconvegno con il senatore Casson.

Cantone, vertice in Procura «Voglio capire il caso Mose»

Il presidente dell’Anticorruzione domani a Venezia: lente su Mantovani e CoVeCo

«Manutenzione delle dighe con regole ordinarie, altrimenti sarà un altro regalo»

La legge del 1984 è stata un disastro, errato affidarsi a un consorzio di società private

Lavori ormai avanzatissimi, fermarli per appaltare tutto diventerebbe complicato

VENEZIA – Vertice in Procura domani a Venezia tra i magistrati che stanno indagando sulle tangenti per il Mose e Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione mandato dal premier Matteo Renzi a Milano per vigilare sugli appalti dell’Expo. Si discuterà con ogni probabilità degli elementi dell’inchiesta Mose che possono interessare i magistrati milanesi, in particolare per quanto riguarda la Mantovani e il CoVeCo, le due imprese che si sono aggiudicate la gara per la realizzazione della Piastra, il più ricco e rilevante di Expo. «Domani sarò a Venezia per approfondire la vicenda Mose e per capire bene cosa ha prodotto la legge Speciale del 1984», ha spiegato Cantone, che in giornata visiterà anche i cantieri del Mose per poi discutere alle 17.30 al Teatro Aurora di Marghera insieme a Felice Casson, parlamentare ed ex magistrato, di «malaffare e politica». L’incontro con il pool di magistrati che sta indagando sul Mose servirà dunque per fare il punto sulle indagini che hanno colpito le aziende al lavoro in entrambe le grandi opere: Mantovani e Co- VeCo, azioniste del Consorzio Venezia Nuova, hanno infatti vinto l’appalto più rilevante di Expo, quello da 149 milioni per i lavori della Piastra, l’opera su cui sorgeranno tutti i padiglioni. Avviata più di un anno fa, l’indagine ha preso nuovo impulso proprio dopo la trasmissione di alcuni atti dell’inchiesta di Venezia sul Mose, oltre che per le dichiarazioni di Angelo Paris, ex manager di Infrastrutture Lombarde, indagato assieme all’ex ad della Mantovani, Piergiorgio Baita. Con loro sono coinvolti anche il costruttore Erasmo Cinque e il figlio della Socostramo. Dottor Cantone, Matteo Renzi l’ha mandata a Milano subito dopo l’esplosione dello scandalo Expo. Per quanto riguarda Venezia il governo si è limitato a sopprimere il Magistrato alle Acque. Non era il caso di mettere finalmente mano alla legge che assegna al Consorzio il monopolio dei lavori? «Voglio approfondire bene la vicenda e per questo sarò a Venezia, soprattutto per capire gli effetti prodotti la legge Speciale dal 1984 ad oggi. Nella fase in cui si è arrivati sarebbe però difficile ripartire da zero. I lavori ormai sono avanzatissimi: ricominciare e appaltare nuovamente tutto diventerebbe ormai un meccanismo complicato». L’opera sta per essere conclusa. Ora si apre la fase della manutenzione e gestione del Mose, una partita forse ancora più ricca per chi ne avrà l’affidamento. «È evidente che si dovrà cambiare registro. La legge speciale del 1984 è stata un disastro. L’idea di attribuire la gestione di una faraonica opera pubblica ad un consorzio di società private era di per sé un errore». Si può quindi pensare a unamodifica della legge? «Credo sia difficile cambiare ora, in corsa, una situazione così strutturata e in fase tanto avanzata. È però scontato che la fase successiva deve essere svolta secondo le regole ordinarie, altrimenti si rischia di fare un ulteriore regalo. Sappiamo bene cosa significherà la gestione di macchinari così complessi che avranno bisogno di denaro pubblico per poter operare».

Giorgio Barbieri

 

Matteoli “chiama” Mazzacurati

Chiesto l’incidente probatorio: è la prima volta.

VENEZIA – Quarantadue giorni dopo gli arresti, per la prima volta, i difensori di un indagato chiedono l’incidente probatorio per il più importante degli accusatori, l’ingegner Giovanni Mazzacurati, nella sua villa di La Jolla, in California. I legali dell’ex ministro Altero Matteoli, indagato per corruzione, gli avvocati romani Giuseppe Consolo e Francesco Compagna e il veneziano Gabriele Civello, lo hanno chiesto al Tribunale dei ministri, che deve valutare se le accuse nei confronti dell’esponente di Forza Italia siano fondate o meno. In realtà, la presidente Monica Sarti e i giudici Priscilla Valgimigli e Alessandro Girardi avevano già convocato per la scorsa settimana l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova per interrogarlo, ma i suoi avvocati avevano inviato i certificati medici che dimostrano gli scompensi cardiaci di cui soffre che gli impedirebbero il lungo viaggio di ritorno, così i magistrati hanno chiesto una rogatoria alle autorità statunitensi e toccherà alla polizia americana interrogarlo dopo aver letto la documentazione inviata da Venezia. Ora, però, la richiesta avanzata dai difensori di Matteoli costringe il Tribunale a prenderla in considerazione: la differenza è sostanziale, se interrogato per rogatoria, gli avvocati potranno solamente leggere quello che il collaboratore e coindagato ha dichiarato mentre con l’incidente probatorio i difensori sono presenti e soprattutto possono avanzare domande e richieste, un diritto della difesa che solitamente si svolge durante il processo in aula ma che può essere anticipato, vista l’età, le condizione di salute ed altro di chi accusa. Mazzacurati è negli Stati Uniti con un visto per turismo che gli è scaduto per i primi tre mesi il 30 giugno, permesso che gli è stato rinnovato per altri tre, ma difficilmente dopo il 30 settembre potrà godere di altre proroghe.

Giorgio Cecchetti

 

inchiesta expo milano: l’ex senatore pdl ammette

L’ex senatore Grillo: «Maltauro mi ha dato 25 mila euro»

MILANO Arrivano le prime ammissioni anche dell’ex senatore Pdl Luigi Grillo nell’inchiesta milanese con al centro appalti Expo, Sogin e della sanità lombarda. Grillo ha spiegato in un interrogatorio di aver ricevuto 25 mila euro per un appalto Sogin vinto dall’imprenditore Maltauro. Grillo avrebbe riferito di essersi interessato per la carriera dell’ex ad Sogin Giuseppe Nucci, parlando anche con Angelino Alfano, il quale, però, gli spiegò che le nomine per le società pubbliche erano già state fatte. L’ex senatore Grillo, finito in carcere lo scorso 8 maggio nell’inchiesta sulla presunta «cupola degli appalti », aveva respinto le accuse nel precedente interrogatorio davanti al gip, così come gli altri presunti organizzatori dell’ associazione per delinquere, l’ex funzionario Pci Primo Greganti e l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio. Nei giorni scorsi, però, Grillo, attraverso i suoi legali, ha chiesto di essere interrogato dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio ed è stato ascoltato ieri per diverse ore. Da quanto si è saputo, avrebbe fornito qualche riscontro sui soldi promessi e versati dall’imprenditore Enrico Maltauro per aggiudicarsi un appalto della Sogin, società pubblica che si occupa dello smaltimento di scorie nucleari.

 

Inchiesta sulla distrazione di fondi pubblici: l’ex ministro Clini è stato rimesso in libertà

L’ex ministro dell’Ambiente ed ex direttore generale del ministero, Corrado Clini, è tornato in libertà. Il gip di Ferrara, Piera Tassoni, gli ha revocato la misura degli arresti domiciliari a cui era stato sottoposto nell’ambito dell’inchiesta in cui è accusato di aver distratto fondi pubblici per oltre un milione di euro depositati in un conto cifrato in Svizzera. Soldi legati alla realizzazione di un progetto ambientale in Iraq. Il suo avvocato, Paolo dell’Anno, ha rilasciato una dichiarazione in cui spiega che «Clini non ha alcun vincolo nè prescrizione, il gip ha stabilito che sono cessate le esigenze cautelari». «Noi», ha aggiunto il legale, «abbiamo insistito e il gip ha accolto le nostre richieste: un punto positivo non scontato». Ora, ha concluso l’avvocato, l’ex ministro «è fuori da qualsiasi attività lavorativa, cercherà di capire cosa fare male valutazioni sono premature. Intanto ci prepariamo al processo». Dell’Anno ha raccontato di aver depositato memorie e documenti a Ferrara che hanno poi portato alla revoca dei domiciliari (una prima istanza di scarcerazione era stata respinta, la seconda è stata accolta).

 

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