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Rizzetto contro il blocco del progetto da un miliardo di euro atteso dai cittadini

«Accordo del 2008 superato, servono una nuova intesa e una guida ai cantieri»

MARGHERA –  Marghera non ci sta a veder tramontare il progetto del Vallone Moranzani, un grande piano da un miliardo di euro, atteso dalla Municipalità e dai cittadini per cambiare il panorama tra Marghera e Malcontenta con un grande parco e una nuova viabilità. L’inchiesta Mose con i suoi arresti eccellenti ha bloccato un processo avviato solo in parte. Si allarmano tutti ora: dal presidente della Municipalità Flavio Dal Corso ai partiti. Marco Rizzetto, segretario del Pd di Marghera, e coordinatore della terraferma per la segreteria, si rivolge direttamente a Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: «Ha la responsabilità politica di aver lasciato un territorio alla mercé di tecnici e politici che hanno fatto il buono e il cattivo tempo e di non aver dato ancora una nuova guida all’accordo », attacca. «Ora la Regione e Zaia si prendano le proprie responsabilità, chiariscano il ruolo della società Sifa e aprano un tavolo per un nuovo accordo». Del resto, denuncia Rizzetto, tutto è praticamente fermo: «Non si scavano i canali, non si interrano gli elettrodotti di Terna, la San Marco Petroli resta dove è e la viabilità viene realizzata solo per la parte che interessa al Porto». Il parco? Oggi appare un miraggio dopo che l’accordo sul Vallone ha preso il via nel 2008 con i migliori auspici. In completamento sono invece le due discariche dell’area dei 23 ettari, sito provvisorio di stoccaggio dei fanghi che dovranno dar vita al nuovo parco; il terminal Ro-Ro delle autostra del Mare dell’Autorità portuale e il nodo viario di Malcontenta per separare i traffici urbani da quelli commerciali. «Un progetto completamente stravolto che alla fine consente risposte solo al Porto e non ai cittadini », dice Marzo Rizzetto che denuncia come gli organi regionali in questi anni «abbiano nascosto carte, dati e cifre» e «assegnato i lavori delle discariche alla Sifa, partecipata della Mantovani » e poi hanno dato «manforte a Terna in un iter amministrativo poi bocciato dal Tar e dal Consiglio di stato per l’interramento degli elettrodotti che ora restano dove sono». Critiche anche alla Provincia che ci ha messo «cinque anni per redigere il progetto definitivo della viabilità e poi se ne è tirata fuori passando le competenze al Porto. Ad oggi non sappiamo quanti soldi ci siano in cassa, cosa è stato speso, cosa realizzato e quali sono i materiali stoccati. Il silenzio della Regione appare assordante», denuncia il giovane esponente del Pd di Marghera. Il dirigente regionale Giovanni Artico, uscito dall’inchiesta Mose dopo la scarcerazione, è stato sostituito da Alessandro Benassi ma al dirigente dell’Arpa non è stato assegnato il Progetto Venezia a cui il grande progetto del vallone fa riferimento. E quindi, è tutto fermo.

(m.ch.)

 

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