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Polemica sull’appello internazionale a renzi

«Cari amici di Venezia, se veramente amate la nostra città, la sua laguna e i suoi superstiti ultimi abitanti, dovete chiedere che le navi vadano fuori dalla laguna. Non basta vietare l’accesso a San Marco e mantenerle in laguna, scavando nuovi distruttivi grandi canali». Comincia così l’appello inviato ieri ai Comitati privati dalla sezione veneziana di Italia Nostra, che pure di quell’associazione fa parte. All’indomani del grande appello internazionale, che ha raccolto quasi un centinaio di firme prestigiose di attori, scrittori e uomini di cultura per «allontanare le grandi navi da San Marco», Italia Nostra lancia a sua volta un appello e un allarme. «Ritirate o modificate quell’appello al premier Renzi », scrive la presidente Lidia Fersuoch, «perché così rischiate di fare il gioco di chi antepone gli interessi economici al bene della laguna». Pericolosa è secondo Italia Nostra la richiesta di «fare presto e decidere ». «In una città debole, senza più sindaco e governo locale capace di far sentire le sue ragioni, si rischia di approvare un progetto voluto dal governo e dal Porto che accelererà la distruzione della laguna». «Anch’essa, come la città di Venezia », ricorda l’associazione, «è sottoposta a tutela Unesco». Non basta insomma, secondo Italia Nostra, chiedere che le navi se ne vadano da San Marco. «Non a caso anche il presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa si è detto pronto a firmare quell’appello. Bisogna che le grandi navi stiano fuori dalla laguna, o vadano in un altro porto». Distruttive, secondo l’associazione che si occupa della tutela del territorio, alcune proposte alternative per far passare le navi. Il canale Contorta, ma anche la nuova «tangenziale » dietro la Giudecca. «Venezia è un sito delicato, non è possibile pensare di costruire autostrade dove capita, continuando i gravi danni provocati dal canale dei Petroli». Se invece passeranno i progetti di nuovi canali per far arrivare le navi in Marittima, continua Italia Nostra, «continuerebbero i danni alla città, ma anche alla laguna, con la distruzione delle barene e dei sedimenti».

(a.v.)

 

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