Nuova Venezia – La Corte dei conti boccia i bilanci del Veneto
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7
ago
2014
«Emerse irregolarità della Regione: violato il patto di stabilità, rendiconti in rosso e in ritardo, eccessive spese di personale»
VENEZIA – L’iter di approvazione dei bilanci della Regione Veneto? Trafitto da «numerose irregolarità e criticità». Giudizio netto da parte della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti nella relazione del 28 luglio sul rendiconto 2012 e il bilancio 2013, ma con riferimenti anche al 2014. Nella premessa, c’è anche la secca conclusione: «Sono emerse numerose irregolarità e criticità della gestione, per le quali si reputa necessaria l’adozione di misure di correzione per assicurare l’equilibrio del bilancio e migliorare efficacia e efficienza della spesa».Evia elencando. Bilanci approvati in ritardo. La Regione ha sforato ogni termine di legge che lei stessa si è data: il bilancio di previsione 2013 approvato il 24 dicembre invece del 30 settembre; il rendiconto 2012 (scadenza 30 giugno) arrivato solo il 29 novembre. «Irrimediabile contrasto» con statuto e legge regionale. Bilanci non in equilibrio. «Emerge un preciso vulnus al principio di equilibrio di bilancio, compromesso da una serie di fattori che lungi dall’essere episodici sembrano connotare una situazione di non sana gestione ». Così, pur essendo «un’iscrizione obbligatoria» non c’è traccia nel bilancio di previsione 2013 del disavanzo presunto 2012 (poi acclarato in -714 milioni) e così per gli anni precedenti. La Regione non ha poi un computo reale di quanti soldi deve ai suoi creditori, perché i «residui passivi » dopo un certo tempo vendono «radiati» dal bilancio. Risultato: «I documenti contabili non forniscono informazioni circa la “capacità” di onorare con puntualità le richieste di pagamento avanzate dai creditori, in violazione del principio di veridicità del bilancio», tanto più che «non esiste un apposito fondo a copertura». Debiti fuori bilancio. Ancora, «l’equilibrio di bilancio sembra essere messo in pericolo dall’esistenza di una massa consistente, non quantificata , di debiti fuori bilancio», «assunti in violazione delle norme giuscontabili». Spese giustificabili solo a fronte «dell’accertamento sia dell’utilità pubblica del bene acquisito, sia dell’arricchimento dell’ente», ma che nel caso del Veneto non si sa a quanto ammontino, per «una oggettiva carenza del sistema informativo contabile, non in grado di fornire tali indispensabili informazioni» per il 2012. Difficoltà confermata dopo l’audizione del 29 aprile 2014, con la Regione. Entrate incerte. «Un altro vultus » deriva dalla destinazione per spese correnti certe di entrate incerte come la vendita di immobili. Così la Regione nel 2012 prevedeva di incassare 40 milioni da alienazioni per destinarli a politiche sociali e formazione professionale, con le spese coperte invece (con il fallimento delle vendite) nel 2013 con la lotta all’evasione del bollo auto, Andò bene, ma«le spese sociali sono ricorrenti, mentre le entrate derivanti dalla lotta all’evasione sono una tantum, con ripercussioni sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio»: una «situazione di evidente precarietà finanziaria» da sanare. Spese per pagare spese . A fronte di un saldo corrente 2013 in rosso per oltre un miliardo – «in notevole peggioramento rispetto ai saldi positivi a consuntivo 2011 (+ 1,219 miliardi) e 2012 (299 milioni) – «con la legge di bilancio viene autorizzato il ricorso all’indebitamento per far fronte al maggior disavanzo senza distinzione tra spese correnti e di investimento, contrariamente all’articolo 119della Costituzione». Personale in crescita. La Regione sembra non sapere esattamente quanto spenda di personale. I magistrati rilevano come a tre specifiche richieste di chiarimento siano stati forniti tre dati diversi per il 2012: prima 121 milioni, poi 136 milioni, infine 133. «Si evidenzia un incremento della spesa del personale dirigente nel 2012 (29,244 milioni) rispetto al 2011 (29,185) e del personale non dirigenziale nel 2011 (107,934) rispetto al 2010 (210,6)». Patto di stabilità violato. La Regione deve rispettarlo: «Il Patto e le sue regole sono veri e propri requisiti di legittimità dei bilanci e non possono essere elusi né disapplicati».
Roberta De Rossi
il nodo delle società partecipate
«Non c’è conoscenza dei flussi finanziari»
VENEZIA – La Regione non ha ben presente quanto le costeranno le sue società partecipate: manca un quadro riepilogativo complessivo delle spese e la tenuta dell’equilibrio finanziario diventa a rischio. Così nel bilancio di previsione 2013 si stanziavano 400 mila euro a fronte dei 211 milioni spesi 2012: «L’amministrazione regionale sembra non avere la piena conoscenza e quindi il controllo dei flussi finanziari verso tutti gli organismi partecipati regionali (…) il che denota la mancanza di un’autentica governance». Lo conferma l’audizione del 29 aprile con i vertici ragionali: «Sussiste una oggettiva incertezza non solo sull’apporto finanziario della Regione, ma anche sulla concreta applicazione dei vincoli della legge 78/2010 da parte delle società partecipate », con «una grave carenza organizzativa e conoscitiva». Mancano i controlli. Tanto più a fronte del rosso delle partecipate nel 2012: 10,6 milioni per Finest Spa, 8 milioni per Veneto Sviluppo, 628 mila euro per Veneto Nanotech, 755 mila per terme di recoiaro, 344 mila per Veneto immovazione, 214 per Immobiliare Marco Polo, 213 mila per Veneto Acque. La Regione ha evidenziato la dismissione di 38 società, passate così da 71 a 33 con delibera di giunta 1931/2013: i giudici ne sollecitano l’applicazione. Ma accade poi che attribuisca al direttore generale dell’Avepa un “contributo regionale straordinario” per 160 mila euro, per il coordinamento di statistiche agrarie Istat. Per i giudici: «una patente violazione del principio di onnicomprensività», «nulla è dovuto al dipendente che ha svolto una prestazione che rientra nei doveri d’ufficio». Conclusione generale dei magistrati: si è «dimostrata la palese insufficienza della vigilanza regionale sul rispetto dei vincoli di finanza pubblica».
(r.d.r.)
LA CASTA VENETA
Duecento vitalizi costano 10 milioni. Campagna dell’Italia dei valori
Marotta e Pipitone chiedono che sia introdotto il divieto di cumulo con altri assegni o pensioni
Percepiscono 3500 euro al mese anche 36 vedove di ex consiglieri regionali e 175 ex politici
VENEZIA La Regione spende di più in vitalizi che per indennità ai consiglieri in carica. Come dire che anche nei palazzi della politica veneta costano più i pensionati che gli attivi. Lo svela un lavoro del gruppo consiliare dell’Italia dei valori (Antonino Pipitone e Gennaro Marotta) che chiedono di affrontare una volta per tutte la questione vitalizi: mettendo on line tutti i percettori delle pensioni della Regione del Veneto. E approvando una legge che impedisca il cumulo. Nel Veneto i percettori dei vitalizi regionali sono 175 ex consiglieri regionali e 36 vedove (il 6 settembre 2012 il nostro giornale vi dedicò un servizio). Pensioni da 3500 euro netti al mese. Una piccola Casta che ora l’Italia dei valori vuole smontare. «In Veneto – spiega Marotta – la somma destinata a pagare vitalizi ed assegni di reversibilità è in continuo, costante, aumento. Dagli 8,2 milioni di euro del 2005 siamo arrivati, nel bilancio di previsione 2014, alla cifra di 11,2 milioni di euro. Di questi, 9,7 milioni sono per i vitalizi e quasi 1,5 milioni per le reversibilità. Da notare che la spesa prevista per i compensi, tutto compreso, dei consiglieri in carica nel 2014 sarà di 9,1 milioni di euro. Insomma, spendiamo di più per i vitalizi che per gli stipendi dei consiglieri. È sensato?». Nello specifico, nel bilancio di previsione del Consiglio regionale, il capitolo 1030, quello relativo agli assegni vitalizi, è in progressivo aumento. Per l’esercizio 2014 è indicato uno stanziamento di 9,7 milioni di euro, che salgono a 10,8 milioni per il 2015 ed a 11,4 milioni per il 2016. Il capitolo 1035, relativo agli assegni di reversibilità, è costante: 1.475.000 euro per 2014, 2015, 2016. «Non possiamo più rimandare – aggiungono i consiglieri regionali Idv – la discussione sul cumulo delle pensioni della politica, sulla riduzione degli importi e sulla trasparenza. Proporremo al Consiglio regionale di lavorare ad una legge condivisa che porti, se non al divieto di cumulo come in Trentino, alla sforbiciata delle cifre più alte ed incongrue, con un meccanismo progressivo di contributo di solidarietà, come farà la Lombardia. Inoltre ci pare giusto rendere pubblici, mettendoli on line, gli elenchi di chi riceve il vitalizio regionale: chi sono, quanto prendono, se hanno cumuli». Marotta e Pipitone aggiungono: «I primi punti su cui sarebbe necessario discutere a fondo sono la reversibilità ed il cumulo dei vitalizi. Anche se legittimo, perché permesso dalle norme, è eticamente opportuno che un politico, poniamo, possa accumulare il vitalizio da parlamentare e quello da consigliere regionale? » «Il Veneto si deve aprire alla trasparenza – invitano i due consiglieri IdV – è sempre stato un nostro cavallo di battaglia. Come sono pubblicati gli stipendi e le dichiarazioni dei redditi dei consiglieri regionali in carica, così dovrebbero esserlo gli elenchi di chi gode del vitalizio. Al momento non sappiamo quanti sono, chi sono, quali sono gli importi. Visto che recenti sentenze hanno cancellato la barriera della privacy, è giunta l’ora di mettere gli elenchi on line ». «Prepareremo – raccontano Marotta e Pipitone – una proposta da presentare a settembre, perché il Veneto non rimanga indietro. Anche sulla base delle esperienze di altre regioni, cerchiamo una condivisione più unitaria possibile per metterci al passo con i tempi e togliere di torno la sensazione di un privilegio insopportabile per i cittadini. La questione sta occupando sempre più l’attenzione dell’ opinione pubblica».
Daniele Ferrazza