Nuova Venezia – Ticket a Venezia, e’ scontro
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
13
ago
2014
Zaia: idea vergognosa. Costa: partiamo con il mio piano
VENEZIA SOTTO ASSEDIO »ECCO IL PRIMO PROGETTO
«Numero chiuso partiamo subito»
Paolo Costa d’accordo con Borletti Buitoni illustra il suo piano
Carta di credito per i turisti giornalieri e parcheggi vietati
I parcheggi di piazzale Roma e del Tronchetto solo per veneziani e turisti che pernottano nel centro storico, e una carta di credito spendibile a Venezia e valida esclusivamente per il giorno della visita. Inoltre, l’attuazione di azioni di compensazione, ovvero far pagare ai turisti, o alla popolazione che vive di turismo, i costi dei servizi pubblici offerti da Venezia. Una redistribuzione fiscale sui trasporti urbani, le tasse sui rifiuti, le concessioni comunali, il consumo di energia elettrica. E ancora: rendere il centro storico inaccessibile ai turisti non pernottanti. Come? Impedendo loro di parcheggiare a piazzale Roma o al Tronchetto se non a costi altissimi e istituendo un sistema di teleprenotazione delle visite. O addirittura introducendo l’uso di una Carta Venezia moneta, una carta di credito per fare acquisti in città solo nei giorni della visita. È la ricetta per introdurre il controllo dei flussi turistici a Venezia con un mix di numero programmato e di ticket d’ingresso, e a proporla, già nel 1989, all’interno di una ricerca commissionata dal Comune e condotta dal Dipartimento di Scienze economiche dell’università di Ca’ Foscari in previsione della possibile Esposizione universale a Venezia (poi saltata), era stato allora, da economista del turismo, Paolo Costa, non ancora sindaco della città e non ancora – come oggi – presidente dell’Autorità Portuale di Venezia. Ma una ricetta sempre valida secondo lui, e da attuare con la massima urgenza, sposando in pieno, con qualche correttivo, la linea del sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni, che propone l’introduzione di un ticket d’ingresso a Venezia da far pagare a chi non pernotta in città e ha più di 25 anni di età, accompagnandolo anche a un ingresso gratuito a un museo. «Borletti-Buitoni ha ragione, partire subito». «Plaudo all’iniziativa del sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni », sottolinea Costa, «che ha il grande merito di rilanciare a livello nazionale un problema non più eludibile, quello del controllo dei flussi turistici a Venezia. Si è già perso ormai troppo tempo, se ne parla da anni e la situazione della presenza dei turisti giornalieri in città è ormai a livelli insostenibili. Sulle forme di controllo si può discutere, perché il solo ticket d’ingresso probabilmente non è sufficiente, serve arrivare anche a un numero programmato degli accessi ed è tecnicamente e giuridicamente possibile, perché le misure ipotizzate in quello studio del 1989 del dipartimento di Scienze economiche sono ancora attuali e anche ancora più facilmente realizzabili con le nuove tecnologie, i cellulari e i supporti informatici che consentono di raggiungere chiunque in tempo reale ». «Usare la leva giuridica e quella dei prezzi». Secondo Costa, il controllo dei flussi turistici in arrivo a Venezia «è possibile usando sia la leva giuridica, sia quella dei prezzi, con meccanismi di incentivazione e disincentivazione. Da sindaco di Venezia avevo già iniziato questo percorso, introducendo il ticket d’ingresso per i bus turistici e stavo per farlo anche per il traffico automobilistico, mentre per quello ferroviario il meccanismo di controllo è più complicato, ma attuabile. Non pensiamo però alla possibile introduzione di un ticket turistico d’ingresso a Venezia come misura per raccogliere i fondi per la sua conservazione, perché questa può essere una conseguenza, ma l’obiettivo primario da raggiungere deve essere appunto quello del controllo dei flussi, che fino ad oggi non esiste. Poi però bisogna anche trovare una nuova vocazione, oltre a quella turistica, per Venezia, iniziando a creare le condizioni per l’arrivo di imprese compatibili con la sua natura».
Enrico Tantucci
«Venezia salotto buono idea vergognosa»
Zaia indignato: va garantito l’accesso a tutte le classe sociali. Serve una programmazione dei flussi
Pro e contro il ticket d’ingresso a Venezia. La proposta lanciata dal sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali – con delega all’Ambiente – Ilaria Borletti Buitoni ha suscitato una miriade di reazioni e pareri diversi. Va oltre l’ipotesi di un ticket per i turisti a Venezia il presidente del Veneto, Luca Zaia, che propone un numero programmato di turisti, con prenotazione gratuita. «Abbiamo l’obbligo di garantire », spiega, «l’accesso a tutte le classi sociali: l’idea di una Venezia “salotto buono” del turismo solo per pochi è vergognosa e vomitevole. Il vero tema non è quindi quello di balzelli che ritengo non abbiamo un ruolo educativo, quanto quello di prevedere visite a numero programmato, che significa civiltà, stabilendo a priori i flussi, con prenotazione gratis tramite agenzia o Internet. E faccio quindi appello al Commissario Zappalorto di prendere in mano la questione». «I musei civici veneziani hanno bisogno delle entrate provenienti dai biglietti. Lo scorso anno sono state di 21 milioni su un totale di 25. Non vedo quindi possibilità di benefit legati ai musei civici per chi dovesse pagare un ticket d’ingresso a Venezia, se mai dovesse essere deciso », dichiara sua volta Walter Hartsarich, presidente della Fondazione Musei Civici, rispetto all’ipotesi che possa essere previsto un ingresso gratis nei musei cittadini per chi dovesse pagare il ticket per entrare nella città lagunare, come ipotizzato dal sottosegretario ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni. «Questa – spiega Hartsarich – è la mia visione e sarebbe diverso se fosse previsto un rientro nei bilanci dei musei di parte del ticket d’ingresso». «I turisti pendolari spesso intasano la città, costano di più (in termini di smaltimento rifiuti, intasamento delle calli, trasporti etc) e lasciano di meno. Quindi è giusto che paghino una sorta di ticket», è invece l’opinione di Claudio Scarpa, direttore dell’Associazione veneziana albergatori. «Basta far pagare», spiega Scarpa, «solo i clienti degli alberghi. Su dieci turisti che vengono a Venezia, sette non dormono in città. E quei sette portano solo il 30 per cento del fatturato turistico totale. Da vario tempo stiamo portando avanti la proposta di bloccare i turisti pendolari sulla gronda lagunare per far sì che siano censiti e siano soggetti auna tassa». Gli fa eco da Roma il direttore generale di Federalberghi Alessandro Nucara: «Venezia è un ecosistema molto delicato e richiede importanti investimenti ma basta accanirsi solo sui turisti che dormono in albergo, che sono quelli che lasciano più ricchezza nelle città dove soggiornano. È giusto che paghino tutti e che anche il turista mordi e fuggi, che è quello che meno partecipa alle spese della città, sia sottoposto a una tassazione. Al momento a pagare per le spese di manutenzione della città, per i rifiuti, per i servizi, per i trasporti sono solo i residenti e i clienti degli alberghi ». «È giusto regolamentare i flussi turistici in entrata a Venezia ma bisogna farlo con intelligenza ed equità», dichiara invece Francesco Mattiazzo, presidente di Confesercenti Venezia. «Una parte di turisti infatti, già pagano la tassa di soggiorno o il ticket della Ztl, pensare dunque di regolamentare il turismo con l’aggiunta di un ulteriore ticket o tassa non ci sembra la via giusta. Riteniamo invece che sia opportuna una regolamentazione seria ed efficace dei flussi in ingresso per evitare contraccolpi negativi all’ economia veneziana. Alle dichiarazioni del sottosegretario, un po’ sbrigative, rispondiamo chiedendo al più presto l’apertura di un tavolo di confronto per capire inoltre se la risposta dei ticket ai “mordi e fuggi” non sia solo uno strumento per fare cassa a Roma, che ovviamente non ci troverebbe d’accordo ». «In linea di principio sono favorevole all’introduzione di un ticket d’ingresso», dichiara infine l’ex assessore comunale al Turismo Roberto Panciera, «modulato nei valori in base all’alta e bassa stagione, ma che includa l’esenzione per chi sta già pagando la tassa di soggiorno nel nostro Comune». (e.t.)
VAN DER BORG, docente di Ca’ FOSCARI
Il progetto del presidente del Porto non fermerà la presenza incontrollata di turisti
Jan van der Borg – Docente di Economia e Politica del turismo all’Università Ca’ Foscari
L’affermazione di Costa sulla “Nuova Venezia” che la sua Giunta era vicinissima all’introduzione del numero chiuso fa davvero tenerezza. La sua memoria risente evidentemente del caldo afoso di questi ultimi giorni. In realtà, il suo “superassessore” al Turismo, Perez, con l’ausilio del grande Tsuropolis, factotum di Costa, non solo era riuscito a smantellare quelpocoche l’assessore-gentleman Cortese aveva, con santa pazienza, messo in piedi, ma anche a distruggere in pochi mesi un certo consenso intorno alle misure da attuare per iniziare a gestire meglio il turismo veneziano che si era creato. Ma basta ricordi e torniamo alla propostona di Costa. Per diversi motivi, credo fermamente che il numero chiuso non risolverà mai il problema dell’eccessiva pressione turistica sul centro storico di Venezia. In primo luogo, qualsiasi numero chiuso, e pertanto anche quello applicato a una destinazione turistica, lede alcune libertà fondamentali che tutte le Costituzioni, compresa quella europea, cercano di garantire. Inoltre, mi chiedo chi esattamente possa decidere quando chiudere Venezia? E poi come selezionare chi lasciare fuori e per quale motivo? Infine, il numero chiuso (così come un ticket d’ingresso) contrasta con l’idea di Venezia intesa sia come città da vivere e lavorare che come patrimonio dell’umanità. La sua seconda affermazione che con l’avanzare delle nuove tecnologie l’introduzione del numero chiuso sarebbe ancora più semplice, invece, è una stupidaggine ancora più grande. Il problema dell’insostenibilità dello sviluppo turistico non è mai stato e non è tuttora un problema di tipo tecnologico, anche se le nuove tecnologie possano aiutare, ma innanzitutto un problema di tipo organizzativo. Anche perché la rinuncia al numero chiuso non significa per nulla lasciare le cose all’improvvisazione, ma anzi richiede una politica turistica molto precisa e un soggetto dotato di visione in grado di implementarla, nell’interesse della collettività e non solo di alcuni operatori turistici, dei piccoli o grandi tangentopolari, oppure di alcuni fondamentalisti antituristici. L’obiettivo di tale politica dovrebbe essere quello di ridurre il numero di visitatori mordi e fuggi, a cominciare dagli escursionisti crocieristici così cari a Costa, probabilmente poiché il continuo aumento del loro numero è l’unica nota positiva della relazione annuale del non- porto che presiede, e di spalmare meglio il rimanente flusso durante l’intero anno e nel centro storico e altrove. L’ingrediente principale di questa politica è presto detto: rendere Venezia prenotabile offrendo una città più economica e facile da visitare per chi prenota e più cara e più difficile a chi non lo fa. Tecnologicamente parlando, chiunque potrebbe creare un sistema di prenotazione simile. Molto più difficile, invece, è riuscire a far convergere tutti i pezzi del sistema intorno a questa idea. Ed è proprio questo aspetto che richiede una forte capacità organizzativa, una visione chiara e leadership a livello locale, nazionale e internazionale. Insomma, ci vuole governance. Ci ho messo trent’anni per capire perché soluzioni come queste, tutto sommato poco costose e basate sostanzialmente su nuovi metodi organizzativi, non trovino attuazione, mentre quelle complesse, costose e rigide sembrano piacere di più a chi ci amministra. Ospedali, passanti, dighe mobili, Olimpiadi, canali per le grandi navi, terminali offshore, parchi scientifici, terze piste, e linee del tram… tutti progetti mastodontici e a volte privi di pubblica utilità che hanno trovato finanziamenti anche in tempi di razionalizzazione della spesa pubblica. Qualche beneficio intrinseco per qualcuno dovrà pur esserci.
mille iscritti al gruppo “voglio venezia a numero chiuso”
I veneziani dibattono su Facebook e cercano risposte concrete
Una proposta concreta? «Chiudere subito Riva degli Schiavoni agli sbarchi e così per le grandi navi. La città è allo sbando, senza guida impera la maleducazione»
Dalla pagina “Sciopero dell’abbonamento Actv” si chiede invece l’istituzione di una linea per turisti in canale della Giudecca, per liberare i vaporini assediati
Davanti a un problema che si trascina e s’aggrava da anni come quello di un turismo fuori controllo, in mancanza di scelte politiche forti – e tanto più ore in assenza ora di un governo della città – i veneziani si trovano, si confrontano e scontrano su Facebook, cercando risposte. I residenti sono attivissimi sul web, con iniziative – come nel caso dei gruppi “I nostri masegni”, “Nizioleti di ieri e oggi”, “Via il gabioto …” , “Sciopero dell’abbonamento Actv” – che spesso sono uscite dalla rete per farsi proposte reali. Accade ora anche con “Voglio Venezia a numero chiuso”, bacheca con 987 iscritti dove in questi giorni il confronto è accesissimo, tra foto di pic nic in piazza San Marco, ponti trasformati in fast food, gente che gira in bici se non addirittura in motorino in città. «Il gruppo è nato per ritrovarsi tra residenti in una città che non è più nostra», dice Irene Galifi, amministratrice, «ma il problema di una Venezia-parco, che perde spazi e servizi per i cittadini, si squalifica nell’offerta commerciale, subisce il turismo senza governarlo si fa sempre più pesante, anche sull’onda di una maleducazione diffusissima: chi si trattiene più in una città allo sbando e con pochi controlli? Così il gruppo è diventato un think tank,: speriamo di riuscire a trovare le professionalità per avanzare una proposta». Dunque, che fare? «Da cittadina vedo una città in mano alle categorie da anni, ma ormai invasa a tal punto da lamentarsi anche loro», prosegue, «personalmente sono contro il “ticket”, che fa davvero città-museo, ma una soglia massima di tolleranza nella presenza dei turisti va individuata e a cascata si risolverebbero anche gli altri problemi: oggi la domanda ha determinato l’offerta, fatta di negozietti di chincaglieria, in un livellarsi verso il basso». Una proposta immediata? «Ne stiamo discutendo: impedire lo sbarco in via dei 7 Martiti, perché dai granturismo arrivano migliaia e migliaia di persone ogni giorno. E così per le grandi navi. Si parla tanto di percorsi alternativi, ma per quelli ci vuole una cultura e una curiosità che la maggior parte dei turisti non ha. Il problema è che non abbiamo interlocutori in Comune: intanto ci prepariamo a produrre proposte». Come quella di tornare a una linea Actv dedicata per i residenti, della quale si dibatte nel battagliero gruppo “Sciopero dell’abbonamento Actv”: «Meglio ancora una linea veloce per turisti lungo il Canale della Giudecca», commenta Fabio Prizzon, amministratore del gruppo.
Roberta De Rossi
Il sondaggio sul sito della “Nuova”
Continuano a raffica i voti al sondaggio web della “Nuova Venezia” sul sito www.nuovavenezia.it. La questione del turismo “mordi e fuggi” che soffoca la città in questo periodo estivo è ritenuta dai residenti uno dei principali problemi della città. È per questo che il66%dei lettori è favorevole al numero chiuso per entrare in centro storico, mentre il21% è del parere che debba essere la nuova amministrazione comunale di Ca’ Farsetti a gestire in modo diverso e razionale i flussi turistici. C’è poi anche una percentuale di persone che ritiene Venezia una città diversa da tutte le altre e che, quindi, l’ondata di turisti non debba essere ostacolata in nessun modo. Il sondaggio continua con la massiccia partecipazione dei veneziani, stanchi di dover fare i conti, soprattutto nel periodo di agosto, con le masse di visitatori che nella maggior parte dei casi restano solo un giorno.
«Troppi turisti? Subito elezioni»
Cacciari: per risolvere certe questioni serve un interlocutore politico. Basta parlare a sproposito
Massimo Cacciari taglia corto, sul problema del turismo che sta soffocando il centro storico: «Va eletto un nuovo sindaco per dare un’amministrazione alla città. Non è pensabile che Venezia resti in queste condizioni fino alla prossima primavera. Serve al più presto un interlocutore politico, democraticamente eletto. Dopo le drammatiche vicende giudiziarie che hanno coinvolto personalmente l’ex sindaco, ma di cui l’amministrazione comunale è totalmente estranea, Venezia è del tutto abbandonata a se stessa”. Secondo l’ex primo cittadino, non basta il commissario prefettisto. «Zappalorto fa il suo lavoro, ma non è pensabile di lasciare a lungo la città senza guida politica. Lancio un appello al Governo perché preveda la possibilità di andare al voto entro la fine di quest’anno. Questo, per evitare che a nome di Venezia parlino Francesca Zaccariotto, presidente della Provincia ormai abolita, e Luca Zaia, che invece è stato al governo della Regione, per molti anni, con Galan oggi in carcere. Adesso basta, è l’ora di finirla. È indispensabile che venga eletta una nuova Amministrazione». Anche sui ticket d’ingresso Cacciari va controcorrente: «Sono i soliti coccoloni estivi. Il ticket è inapplicabile. Non esiste città che prevede un pedaggio, verrebbe impugnato a livello comunitario. In questi ultimi vent’anni abbiamo cercato di applicare varie imposte turistiche, ne abbiamo tante. Per anni ho chiesto l’introduzione della tassa di soggiorno che poi è stata introdotta. Un turista paga di più rispetto ad altre città. Chi arriva in bus paga la Ztl, i biglietti turistici dei vaporetti costano 7,5 euro. E via discorrendo. Penso che si potrebbe tassare anche chi arriva in treno. Ci provai quando ero sindaco, ma invano. Proposi un’addizionale dello zero virgola qualcosa per i passeggeri diretti alla stazione di Santa Lucia. Metà dell’addizionale sarebbe rimasta alle Ferrovie, metà al Comune. Ma Moretti temeva venisse impugnata a livello comunitario». Cacciari chiude con il governo dei flussi. «È un problema complicatissimo. Molto è stato fatto con la realizzazione di nuovi approdi, soprattutto deviando gli arrivi al Tronchetto, ma è evidente che non è sufficiente. Arrivano in città 25 milioni di turisti all’anno. Soprattutto in agosto i tour operator organizzano puntate a Venezia di mezza giornata. Dove volete che vadano? È ovvio che finiscono tutti in piazza San Marco. E invece ci sono altri posti incantevoli come la Madonna dell’Orto, San Pietro di Castello oppure il Ghetto. Luoghi meravigliosi, non proprio periferia. Dove non c’è praticamente nessuno».
CARENZA DI IGIENE, l’ASL ASSICURA: NESSUN RISCHIO PATOLOGIE
Vaporetti “carri bestiame”, storie di ordinaria follia
Sale la rabbia dei forzati del vaporetto
Mezzi sempre pieni, in ritardo, cattivi odori a bordo: battelli gremiti e i veneziani chiedono di tornare a linee per residenti
Intanto Actv e Asl 12 si sono incontrate dopo l’allerta “carenza di igiene” a bordo sollevata dai due gruppi Facebook: «Nessun rischio patologie, ma vigiliamo»
VENEZIA Un giro in vaporetto per ammirare la bella Venezia? Forse di notte quando sono meno pieni, ma se proprio bisogna scegliere come spostarsi, meglio andare a piedi. Lo stesso fanno i veneziani che prendono il mezzo solo quando sono proprio costretti: «Cerco di andare sempre a piedi», Renata D’Ambra, residente a Castello, « perché se lo perdi con la riduzione delle corse devi aspettare e poi quando sono così pieni mi fanno paura, mi manca l’aria solo a guardarli. I turisti non sono informati e vengono lasciati allo sbaraglio. Dovrebbero fare dei servizi diretti per le tappe più turistiche. Inoltre sono rigidissimi con i controlli, ma allora che lo siano anche sulla qualità del servizio ». In effetti, già dai pontili viene male a pensare di salire. Le infinite code, per esempio di prima mattina in Stazione o a Piazzale Roma, non lasciano presagire nulla di buono. Durante il fine settimana prima di montare in vaporetto e andare al Lido si devono attendere anche un paio di giri, subendo sbotti e imprecazioni di chi rimane a terra. Un incubo che inizia già all’interno dell’imbarcadero dove la gente si accalca per conquistare il posto più vicino alla catenella e avere più probabilità di salire. Non è infatti detto che ci si riesca, perché ci sono sempre più furbetti che s’infilano dall’uscita per superare tutti. Una volta a bordo, altro supplizio: contatto forzato tra corpi appiccicaticci e odorini emanati dalle ascelle al vento di chi cerca di aggrapparsi disperatamente da qualche. La peggio ce l’hanno i piedi: pestati da altri piedi, colpiti da spigoli di valigie o attraversati da ruote di passeggini. In genere, il turista ha un trolley, uno zainetto e una macchina fotografica al collo, mente il veneziano la borsa della spesa o il carrello. «Certo», commenta Anna Tagliapietra, «capisco che i turisti portino ricchezza, ma non si possono mettere insieme persone che hanno carichi grandi come armadi e veneziani. I turisti dovrebbero essere indirizzati e i marinai dovrebbero dire loro dove posizionare i bagagli e anche che non siamo in spiaggia. L’altro giorno uno è entrato a petto nudo in pantaloncini». Non a caso qualcuno – i gruppi Facebook “Via il gabioto….” e “Sciopero dell’Actv” – si era domandato se ci fosse rischio di contrarre malattie. A questo proposito ieri Actv e Usll 12 si sono incontrate per verificare pulizia dei mezzi ed eventuale necessità di intervenire a tutela della salute. Su questo però i cittadini possono stare tranquilli perché non sono giunte segnalazioni di patologie e le due aziende sono in costante contatto. Molti imputano questo stato di caos a una mancanza di volontà politica: «È diventata come una casba questa città», dice Maurizio Busato, di Castello, «ed è un disagio con la riduzione delle corse. Il problema dei mezzi è solo uno dei tanti di una città che a monte dovrebbe cambiare tante cose. Io sono per il vecchio orario, ogni 10 minuti». Qualcuno lancia l’idea di un conta persone da portare a bordo, altri ripropongono i mezzi solo per veneziani. Tutti scontenti. «Regna il menefreghismo generale», si lamenta Franco Dei Rossi di Cittadini non Distratti, «7 euro per un biglietto è un ladrocinio, considerato poi che stazione e piazzale Roma è pieno di borseggiatori».
Vera Mantengoli
TURISMO E DEGRADO
Città storica distrutta è inutile difenderla
Dopo lo scandalo del Mose, dopo le decisioni governative sulle grandi navi che incontrano il favore di chi crede che più gente viene e meglio è, senza preoccuparsi dei danni alla morfologia lagunare, dopo lo scempio sui ponti attorno a San Marco, di gente che all’ora di pranzo bivacca impedendo spesso il passaggio, dopo il moto ondoso, dopo i mezzi Actv stracarichi, le calli dove ormai è impossibile camminare, dopo il disturbo della quiete pubblica di notte dove il Comune scarica responsabilità ad altri enti (ricordo che in provincia di Treviso un bar è stato chiuso per un mese per gli stessi motivi che a Venezia rispondono che non possono fare nulla), dopo i fatti di Sant’Elena o di via Garibaldi a Castello, dopo le decisioni (rientrate) di Actv che obbligava l’approdo in retromarcia dei mezzi pubblici, dopo l’abusivismo ormai diffuso, dopo le continue difficoltà a determinati orari dei mezzi Actv di approdare al pontile dell’Arsenale per la presenza disordinata dei mezzi privati che approdano alla Ca’ di Dio (Castello) dopo i baracconi in Riva Sette Martiri durante le feste natalizie, potrei continuare sull’assenza del controllo del territorio ormai evidente a tutti. Mi chiedo se è ancora il caso di difendere questa città storica ormai distrutta da interessi privati di molte categorie. Ose sia meglio farla andare al suo destino. E la domanda è chiara: difendere Venezia perché e per chi? Pensate: sembrava che l’unico scempio fossero le giostre nell’isola abbandonata vicino a Sacca Fisola… Pensate infine: abbiamo almeno una decina di Corpi preposti a mettere ordine in città (carabinieri, Polizia di Stato, Polizia locale, Polizia lagunare, Guardia di finanza, Rangers, Polizia provinciale, ronde con partecipazione dell’Esercito, Capitaneria di porto)…
Danilo Rosan – Venezia