Nuova Venezia – Una mozione al Senato per fermare il Contorta
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
9
set
2014
Grandi navi, Casson (Pd) annuncia la nuova iniziativa in una affollata assemblea in sala San Leonardo. I Comitati protestano: «Progetto illegittimo, faremo ricorso»
Una mozione trasversale del Senato. Che chiederà conto al governo Renzi del perché non abbia rispettato l’ordine del giorno unanime dello scorso anno che chiedeva di «confrontare tutte le alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco». La sala scoppia in applausi quando il senatore pd Felice Casson annuncia la proposta che depositerà nelle prossime ore a palazzo Madama. Un passo politico, che potrebbe coinvolgere nella battaglia contro lo scavo di nuovi canali anche altre forze politiche, a cominciare dal Movimento Cinquestelle. E dividere il Pd, dove non tutti sulla questione della portualità la pensano allo stesso modo. Assemblea affollatissima quella convocata ieri pomeriggio in sala San Leonardo dal presidente della Municipalità Erminio Viero. Casson annuncia iniziative dopo la notizia che dopo il Comitatone nessun atto per avviare la procedura di Valutazione di Impatto ambientale è stato avviato. «Chiederemo il rispetto della legge e delle indicazioni date dal Senato al governo Letta e mai rispettate», dice Casson. «Eppure il ministro è lo stesso di allora». Fischi in sala quando arriva l’annuncio che il commissario Zappalorto non sarà presente. La vertenza dei comunali e impegni di prefetto a Gorizia lo tengono lontano. «Non ci ha mai ricevuto prima del Comitatone, volevamo consegnargli la documentazione», denuncia Marta Canino del comitato No Grandi Navi, «e poi si è astenuto». Casson parla quasi da candidato sindaco. «Il nuovo governo della città», scandisce, «dovrà essere rinnovato, fatto di persone che non siano mai state compromesse con i poteri forti e con il Consorzio Venezia Nuova». «Serve subito una nuova legge Speciale», continua, «perché sulla laguna, su Mestre e il futuro di Marghera devono decidere i veneziani». Luigi D’Alpaos, ingegnere idraulico, traccia il quadro di cosa succederebbe scavando un canale nel mezzo della laguna. Gli risponde via mail il comitato Venice Alive, che pubblica una sua lettera del 2003 inviata all’allora sindaco – oggi presidente del Porto – Paolo Costa. «Ecco di chi era l’idea di scavare il canale», scrivono. «Non è vero», scuote la testa D’Alpaos, noto per la sua competenza e indipendenza. In campo si raccolgono firme contro il nuovo canale. «Ne abbiamo tirate su 30 mila», annuncia Marco Gasparinetti, «senza l’appoggio di alcun partito». C’è anche il comitato «Venezia è laguna» che ha appeso 50 striscioni sui palazzi il giorno della Regata storica. E il comitato «No Grandi navi», che annuncia un ricorso al Tar contro il decreto firmato dal presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa che dà il via al progetto del canale Contorta. «È illegittimo», dicono. Casson solleva applausi quando elenca «i nuovi posti di lavoro che arriverebbero spostando le navi da un’altra parte. Non vogliamo mandar via le navi, anzi». Sorride Cesare De Piccoli, ex viceministro che annuncia per i prossimi giorni il deposito alla commissione Via del suo progetto realizzato con la società Duferco per spostare almeno le navi più grandi fuori della laguna, davanti all’isola del Mose a San Nicolò. «Vogliamo che li mettano a confronto», dice, «senza dimenticare che il progetto preliminare del Contorta è già stato bocciato dalla commissione Via. Che in quei giorni ha invece dichiarato ammissibile il nostro».
Alberto Vitucci
«Valutazione di Impatto ambientale per il progetto del canale Contorta, che andrà confrontato con eventuali alternative». Questa la decisione del Comitatone di agosto, presieduto dal sottosegretario Graziano Delrio. Che ha dato in sostanza il via libera al progetto presentato dall’Autorità portuale per realizzare la «via di accesso alternativa alla Marittima». Poche ore dopo il presidente del Porto Paolo Costa ha firmato il decreto che avviava la procedura, peraltro non ancora perfezionata dal governo. E il braccio di ferro è ricominciato. Da quasi tre anni, dopo il naufragio della Costa Concordia al Giglio, si dibatte sulle alternative al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. Il decreto Clini-Passera limitava allora l’accesso a tutte le navi superiori alle 40 mila tonnellate (la Concordia supera le 130 mila). Ma era stato sospeso in attesa di realizzare le alternative. Progetti che sono stati presentati, alcuni anche con il nuovo terminal a San Nicolò, fuori dalla laguna. Ma dei sette ricevuti la Capitaneria ha promosso soltanto il Contorta e il retro Giudecca, che prevedono nuovi canali. La battaglia continua.
(a.v.)