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Il presidente del Tar: «In nove mesi solo frasi generiche e nessuna decisione»

All’udienza confronto tra gli avvocati di Vtp da una parte, Comune dall’altra

«Sul tema delle grandi navi, finora, solo provvedimenti con frasi generiche, nessun atto autoritario: siamo nell’ambito del totalmente indeterminato». Così il presidente del Tar Bruno Amoroso ha chiuso l’udienza di ieri, chiamata a decidere nel merito dell’ordinanza 153/2013 con la quale la Capitaneria di porto vieta dal 1 gennaio 2015 il transito in bacino San Marco alle navi superiori alle 96 mila tonnellate di stazza.

Provvedimento sospeso dal Tar a gennaio 2014 – su ricorso di Venezia Terminal Passeggeri e operatori portuali – e sul quale il Tribunale amministrativo veneto deve ora decidere nel merito: «Tocca rilevare che a 9 mesi dalla nostra sospensiva nessun provvedimento ministeriale è intervenuto: siamo nel campo dell’inerzia», chiosa ancora Amoroso, «i progetti per ingressi alternativi al porto non sono ancora avviati e, anzi, lo scavo del Contorta già impugnato dal Comune: sarebbe meglio emettere sentenza quando il governo avrà assunto le sue decisioni sulle vie alternative: se creassimo un vuoto, esporremmo il Tribunale a critiche», «non vedo possibilità di una decisione».

La decisione dei giudici, dunque, non è presa – la camera di consiglio può durare settimane. «Cercheremo di fare presto» – ma ieri la percezione netta era che molto probabilmente non ci saranno vincoli alla stazza delle navi, prima che il governo abbia deciso cosa fare su Contorta o progetti alternativi.

Ieri, comunque, si sono confrontate le parti. «La Capitaneria di porto non può anticipare limiti all’ingresso delle navi in bacino, per motivi “estetici”», ha sottolineato l’avvocato Vittorio Domenichelli, per Vtp, «quando un decreto interministeriale – autorità superiore – vincola alla realizzazione di un canale alternativo di arrivo al porto in Marittima.

La presidente del Friuli Venezia Giulia Serracchiani festeggia a prosecco questo divieto, che sarebbe la morte immediata del porto di Venezia e dei suoi 5 mila operatori, perché le navi oltre le 96 mila tonnellate portano il 60 per cento del traffico passeggeri e vanno altrove. La Capitaneria introduce un divieto senza alcuna istruttoria, senza dirci perché proprio le navi sopra le 96 mila tonnellate sarebbero dannose».

«Non si tratta di divieti, ma di interventi di mitigazione urgenti e transitori in linea con le direttive del decreto interministeriale a tutela dell’ambiente, per contenere il gigantismo navale in attesa di una via alternativa», hanno replicato l’avvocato di Stato Stefano Cerillo e l’avvocato civico del Comune Stefano Iannotta, «una logica di mitigazione non irrazionale né discutibile: ricordiamo che il decreto Clini Passera fissa a 40 mila tonnellate di stazza il limite delle navi tollerabili per la laguna, pur legando questo divieto a un’alternativa di accesso». Parola ai giudici, ora.

Roberta De Rossi

 

Giuseppe Tattara (ca’ foscari) «Quei fumi inquinano e i dati lo dimostrano»

«Il Porto è il maggiore inquinatore dell’aria con le polveri sottili. Occorre intervenire al più presto perché sia i veneziani residenti che i milioni di turisti che arrivano a Venezia hanno diritto alla salute e a respirare un’aria pulita».

Il docente di Ca’ Foscari Giuseppe Tattara, consulente del comitato «No Grandi Navi» torna sul tema delle crociere. E contesta apertamente i dati sull’inquinamento dell’aria diffusi qualche giorno fa da alcuni suoi colleghi della facoltà di Scienze Ambientali con uno studio sulle polveri sottili.

«Dicono che l’inquinamento da navi è solo l’8 per cento del totale», scrive Tattara, «ma non dicono che la gran parte delle polveri sottili sono di provenienza naturale. E solo il 35 per cento è di provenienza antropica. Dunque, le navi inquinano per circa un quarto del totale, circa il 31 per cento della parte antropica. Molto più dell’industria, che si ferma al 12 per cento e del traffico di auto (15)».

Dati che secondo il professor Tattara sono stati verificati e confermati da un’equipe di studiosi tedeschi che hanno riscontrato quantità di polveri sottili (Pm 2,5) e nanopolveri uguali a quelli dei porti di Rostock, New York, Amburgo.

«La differenza», dice Tattara, «è che a Venezia le navi attraccano a ridosso di un quartiere abitato come Santa Marta, con case, scuole e università».

Che fare? Esistono dei filtri efficaci, spiega il professore, che in altre città portuali sono stati resi obbligatori. Bisogna vietare da subito il transito in laguna alle navi che non hanno questi filtri e continuano a inquinare. Un’opportunità che adesso la sentenza della Corte europea in maniera di inquinamento facilita. I governi europei sono infatti obbligati a «intervenire il prima possibile» dove si verifichino sforamenti dei valori limite.

(a.v.)

 

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