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Dolo. Il 2014 si chiude con un saldo negativo specie nel settore dell’Industria

Il calzaturiero tiene nonostante la crisi. Bene anche ristorazione e turismo

DOLO – Nel 2014 nel comprensorio dei 17 comuni di Riviera e Miranese sono stati persi 3100 posti di lavoro. Di questi, quasi 2400 in Riviera del Brenta e 700 nel Miranese. Ad analizzare questi dati, emersi dalle stime fatte grazie all’aiuto dei centri per l’impiego e gli uffici della Provincia, è l’assessore provinciale al Lavoro Paolino D’Anna. D’Anna parte da un dato di fatto: rispetto agli altri anni, la perdita di posti di lavoro del comprensorio dell’Asl 13 frena grazie all’attivazione di tanti impieghi a tempo determinato. Vanno però stabilizzati in tempi rapidi questi impieghi, soprattutto fra i giovani, dando continuità di reddito.

«Rispetto agli anni più neri della crisi economica iniziata nel 2007», dice D’Anna, «e dopo un 2013 in cui si è parso di aver toccato il fondo, il 2014 ha segnato a suo modo una risalita in termini occupazionali. Fra Riviera e Miranese si sono persi si, 3100 posti di lavoro, ma se ne sono creati altri 1620. Il fatto è che questi nuovi posti di lavoro sono quasi solo a tempo determinato. Sulla totalità rappresentano il 75 per cento delle assunzioni. Sono contratti che non permettono a coppie giovani e a chi ha perso l’impiego di dare continuità al reddito e mantenere la propria famiglia. Cancellano ogni progettazione nella vita».

D’Anna fa un esempio: «In tantissimi supermercati della Riviera del Brenta e del Miranese», aggiunge, «per queste vacanze natalizie si sono assunti giovani come commessi. Si tratta di contratti della durata massima di 30-40 giorni. Queste centinaia di ragazzi, saranno senza lavoro dal 7 gennaio. Sono veri posti di lavoro in queste condizioni?».

Per D’Anna, i Comuni e la futura Città Metropolitana «dovranno lavorare sul versante delle tutele crescenti, per evitare una precarizzazione assoluta del mercato del lavoro».

L’assessore provinciale fa anche la geografia dei settori e delle zone più colpite, e anche di quelle in cui le cose vanno bene. «Il tracollo occupazionale della Riviera è legato alle tante persone impiegate nel polo industriale di porto Marghera. Qui ci sono tante aziende attive nell’indotto, costrette a chiudere (soprattutto a Mira , Camponogara e Campagna Lupia). Va meglio invece il calzaturiero, che non conosce crisi, il turismo e la ristorazione. Per il Miranese il discorso è diverso. Qui la tenuta è collegata a una maggiore presenza di piccole imprese in aree industriali importanti come Santa Maria di Sala, Noale e Martellago. Imprese che stanno sul mercato da sole svincolate da Porto Marghera».

Alessandro Abbadir

 

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