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La proposta (con dossier) dell’associazione dei commercianti della Piazza

«Siamo allagati tutto l’anno. Le paratoie devono aiutare anche l’area marciana»

Il luogo simbolico di Venezia, Piazza San Marco, è in grave pericolo e il suo nemico numero uno è l’acqua alta. Sottoposti ormai da decenni agli allagamenti dovuti alle alte maree, i monumenti storici come la Basilica di San Marco, il Palazzo Ducale, le Procuratie Vecchie e la pavimentazione della Piazza, soffrono di un grave e progressivo decadimento che non è destinato ad arrestarsi con l’entrata in funzione del Mose.

A denunciare una situazione mese dopo mese sempre più grave è l’Associazione Piazza San Marco, che ha preparato e diffuso ai suoi iscritti un approfondito dossier e chiede che il Mose entri in funzione a 85-90 centimetri.

«La maggiore frequenza statistica delle alte maree causa oggi sempre maggiori disagi e degrado in Piazza San Marco e nell’insula marciana – si legge nel documento stilato dall’Associazione – e questa grave situazione non è purtroppo destinata a risolversi con il Mose, che entrerà in funzione secondo le previsioni in caso di maree oltre quota +110 cm, e dunque non proteggerà in alcun modo San Marco dalle maree superiori a +80 cm, un livello di marea considerato “medio” che tuttavia comporta il quasi totale allagamento della Piazza».

«Per contrastare il problema – sottolinea l’Associazione Piazza San Marco – lo Stato aveva progettato, a cura del Consorzio Venezia Nuova, una serie di interventi, una prima parte dei quali è stata realizzata a partire dal 2003 e ha interessato il molo sul bacino. Il resto degli interventi non è stato eseguito, per cui l’area della Basilica di San Marco, vaste aree della Piazza e la zona delle Procuratie Vecchie continuano ad essere allagate, come si diceva, anche con modesti eventi di marea. Il costo complessivo degli interventi che metterebbero in sicurezza l’intera area marciana è di 100 milioni di euro, a fronte di un costo complessivo dell’opera Mose di oltre 5 miliardi di euro».

In attesa che tali interventi vengano prima o poi realizzati, l’Associazione Piazza San Marco propone una soluzione temporanea, e cioè che le paratie del Mose vengano azionate non alla quota di 110 cm, bensì a 85-90 cm.

«La situazione attuale, anche alla luce dei ripetuti eventi di marea di quest’anno, è diventata insostenibile – sottolinea il Presidente dell’Associazione Piazza San Marco Alberto Nardi – e non possiamo accettare che possa ulteriormente degenerare. Oltre al rischio per il patrimonio artistico e culturale, infatti, va aggiunto che la perdita di valore economico degli immobili ubicati sotto le Procuratie Vecchie va di pari passo a una perdita commerciale facilmente quantificabile per gli esercenti che da sempre occupano questi spazi».

 

“Incredibile che ci sia che lo scopre oggi”

«È davvero incredibile la sorpresa di chi scopre oggi che il Mose non metterà al riparo piazza San Marco e le altre zone basse di Venezia. Incredibile e indecente, quando viene da notori amici e sostenitori di chi il Mose lo ha sempre voluto o addirittura dall’interno stesso del Consorzio Venezia Nuova».

È quanto denuncia Gianfranco Bettin in un documento .

«È infatti, da sempre, esattamente questo il cuore della critica al progetto Mose: o non si chiuderà quasi mai e quindi in pratica non servirà, e dunque si sarebbe sprecata una montagna, anzi un’alluvione, di risorse, o si chiuderà troppo spesso (ad esempio, 200 volte per tutelare piazza San Marco nel 2014) e dunque, per come funziona, colpirà a morte la laguna, impedendone il ricambio con l’acqua del mare, oltre a colpire a morte la stessa portualità».

«È la trappola del Mose – prosegue Bettin – denunciata per tempo dagli ambientalisti e da importanti settori del mondo scientifico».

 

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