Gazzettino – Porto Marghera, la firma della rinascita
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9
gen
2015
Siglato l’accordo a Roma per 152 milioni. Zaia: «Ci sono imprese pronte a investire due miliardi»
23 progetti per rifare banchine, potenziare le reti ferroviarie e sistemare le strade
Pierpaolo Baretta: «Così si creano le condizioni per gli investimenti»
«Ci sono imprese, soprattutto italiane e venete, pronte a investire due miliardi di euro a Porto Marghera» ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia dopo aver firmato al ministero dello Sviluppo economico l’Accordo di programma per la riconversione e la riqualificazione economica dell’area industriale di Porto Marghera. L’accordo di ieri, siglato assieme al ministro Federica Guidi, al commissario straordinario del Comune di Venezia Vittorio Zappalorto e al presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa e alla presenza del sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, stanzia 152 milioni di euro per realizzare in tre anni (e dando sei mesi di tempo per avviare i lavori) 23 progetti per rifare banchine e potenziare altre strutture portuali comprese le reti ferroviarie, sistemare le strade, mettere in sicurezza idraulica l’area, gestire i fanghi dei canali industriali, portare la fibra ottica. Non porta, insomma, nuove fabbriche ma crea le condizioni logistiche per attirare nuovi investitori.
Il nuovo patto arriva dopo diciassette anni di accordi che fino ad oggi non hanno prodotto la sperata rinascita di quella che è stata una delle più grandi e importanti aree industriali europee. Non a caso il presidente di Confindustria Venezia Matteo Zoppas ha detto che gli industriali vigileranno sull’effettiva applicazione.
Il ministro Guidi ha tranquillizzato sulle intenzioni del Governo ricordando che gli Accordi di programma «si stanno rivelando strumenti di politica industriale molto efficaci, come dimostrano le recenti intese di Rieti, Piombino, Frosinone-Agnani, del distretto del mobile della Murgia, dell’area di crisi industriale del Gruppo Antonio Merloni e di Trieste-Servola. Consentono di mobilitare risorse finalizzate a interventi coordinati e di ampio respiro senza disperdersi in mille rivoli».
Chiaro che per raggiungere l’obiettivo di reindustrializzare Porto Marghera serve anche altro, come ha ricordato Zaia parlando della necessità di «sburocratizzare, semplificare le norme e, soprattutto, dare la certezza del diritto», altrimenti le imprese pronte a investire non verranno mai. Anche perché la maggior parte dei terreni è ancora da bonificare.
L’Accordo firmato ieri, ad ogni modo, è stato giudicato da tutti un primo passo importante («si creano le condizioni per i grandi investimenti, anche perché il sito è collegato alla ferrovia e alla rete autostradale» ha detto Baretta) e stabilisce ancora una volta che i 2 mila ettari di aree di Porto Marghera sono e dovranno rimanere industriali: «Siamo convinti che il futuro non sia quello di pensare a un grande campo da golf o a un luna park, come qualcuno vorrebbe» ha aggiunto ancora Zaia ricordando che ogni prospettiva dovrà essere percorsa nel rispetto di tutti i 13 mila lavoratori che ancora sono impiegati.
Elisio Trevisan
ACCORDO FIRMATO – Ecco i 152 milioni per rilanciare Porto Marghera
L’ACCORDO DI PROGRAMMA
Marghera, 152 milioni per il futuro
Zoppas: «Stavolta i soldi ci sono davvero». Zaia: «Ora meno burocrazia e norme più semplici»
SODDISFAZIONE – I sindacati:«Adesso vigileremo per verificare che siano investiti»
La maggior parte dei fondi è destinata alle infrastrutture portuali
152 milioni di euro per il futuro di Porto Marghera grazie all’ennesimo Accordo di programma firmato ieri a Roma. Questa volta, però, come ha sottolineato il presidente degli Industriali veneziani Matteo Zoppas, «i soldi ci sono davvero».
Già troppe volte, infatti, «abbiamo assistito alla firma di accordi che poi non sono stati onorati» ha aggiunto il segretario generale della Camera del lavoro Cgil di Venezia Enrico Piron, annunciando che il sindacato resterà in guardia per controllare che i soldi arrivino davvero e vengano spesi per ciò che è stato deciso: 23 progetti per rifare banchine e potenziare altre strutture portuali comprese le reti ferroviarie, sistemare le strade, mettere in sicurezza idraulica l’area, gestire i fanghi dei canali industriali e per la fibra ottica.
La maggior parte della cifra (102 milioni di euro) è una parte di quanto la multinazionale dell’alluminio Alcoa ha dovuto restituire delle agevolazioni energetiche godute e considerate invece dall’Europa indebiti aiuti di Stato; per il resto 20 milioni dalla Regione, 4 milioni e 350 mila dal Comune, 15 milioni dall’Autorità portuale e 10 milioni da altre fonti come il Provveditorato alle opere pubbliche (per la banchina Molini) e la San Marco Petroli (per allontanare l’azienda da Malcontenta).
Il fatto che questa volta si parli di soldi veri ha scosso persino Paolo Zabeo, segretario della Cgia artigiani di Mestre, secondo il quale «nel giro di un triennio l’area di Porto Marghera si rifarà il trucco» e cioè si preparerà nel migliore dei modi ad accogliere nuovi investitori, sperando che arrivino.
Il governatore del Veneto Luca Zaia non a caso ha ricordato che, oltre alle nuove infrastrutture moderne e alla favorevole posizione geografica, per attirare davvero capitali «servono sburocratizzazione, semplificazione normativa e soprattutto certezza del diritto. Siamo in un paese dove la gestazione di una causa civile ha una media di sette-otto anni ed è difficile spiegarlo ad uno straniero».
Senza contare che la maggior parte delle aree è ancora da bonificare.
Pure il presidente Zoppas assicura che gli Industriali vigileranno sull’effettiva applicazione di questo nuovo Accordo, anche perché «accoglie le istanze che le imprese hanno indicato come strategiche, in particolar modo la sistemazione idraulica, oltre al miglioramento delle tratte ferroviarie e al potenziamento della viabilità nell’area industriale».
Per Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec nazionale e per Gerardo Colamarco, segretario della Uil del Veneto, l’Accordo infine «è uno dei passi per garantire un futuro industriale a Porto Marghera», «luogo ideale per un secondario moderno, in cui chimica verde, logistica, meccanica e attività indotte possono trovare spazio e sviluppo».
Costa: «Lo sviluppo è legato alle attività porto-centriche»
Il vero leone di questo Accordo è l’ex ministro dei lavori pubblici ed ex sindaco di Venezia Paolo Costa. Cogliendo nel segno, il commissario prefettizio Vittorio Zappalorto ha dichiarato che «si realizza parte di un sogno: restituire a Marghera le sue antiche funzioni di porto».
E il presidente dell’Autorità portuale veneziana, dimostrando di essere rimasto uno dei pochi uomini pubblici di peso in questa Venezia, ha portato a casa un patto da 152 milioni di euro dei quali quasi un centinaio destinati direttamente a infrastrutture portuali.
Del resto è proprio Paolo Costa che sceglie per il futuro di Marghera il «modello portocentrico» e che parla di un «accordo che esalta quell’unicum che da sempre ha fatto la fortuna di quest’area: il porto per l’industria e l’industria per il porto». Non è, insomma, un semplice firmatario di questo nuovo patto ma uno dei principali ispiratori dei suoi contenuti: «Il futuro di Porto Marghera si fonda su tre pilastri: l’attrazione di attività porto-centriche logistiche e produttive, la ritrovata accessibilità (grazie ai lavori di escavo dei canali) e il ripristino dei tracciati ferroviari; e infine la realizzazione del porto offshore».
Il porto offshore in realtà è ancora in viaggio e parecchio contestato, anche se il presidente di Apv ricorda che il progetto «è completo in ogni sua parte ed è pronto per essere sottoposto alla valutazione del Cipe per l’approvazione finale». D’altro canto sempre Costa ha più volte affermato che senza il nuovo porto al largo di Malamocco non ci sarà futuro per quello vecchio ed è facile immaginare che fine farebbe l’area industriale.
Non è colpa del presidente dell’Apv se i connotati di Porto Marghera sono profondamente mutati rispetto agli anni ’70 e all’industria pesante: all’epoca la sua ricchezza veniva dall’abbondanza di manodopera e di energia elettrica a basso costo, e dalla vicinanza al mare. Oggi è il tempo «di un’economia basata sulla manifattura e sui servizi, ma la vicinanza al mare è, oggi come allora, sempre fondamentale».
Che significa futuro portocentrico? «Che porta le imprese a trasferire i propri stabilimenti produttivi attorno alle aree portuali per essere più vicine ai mercati – internazionali – di destinazione delle proprie merci e ridurre i tempi e costi». Appunto, Marghera è sul mare (sulla laguna) ed ha 2mila ettari da utilizzare per le merci, per la loro movimentazione, produzione (chimica verde e qualsiasi altro settore a basso impatto ambientale) e ultime fasi di lavorazione.
(e.t.)
LA CRONISTORIA – Sin, bonifiche, marginamenti. Diciassette anni di accordi
Diciassette anni di accordi per rilanciare Porto Marghera che, nel frattempo, però ha continuato a svuotarsi. Ecco solo alcune delle tappe.
– Tutto comincia il 21 ottobre del 1998 con l’Accordo di Programma per la Chimica. Accordo che sarà integrato varie volte nel corso degli anni.
– 23 febbraio 2000 il ministero dell’Ambiente vara il perimetro del Sito di Interesse Nazionale (S.I.N.) di Porto Marghera, e le modalità per messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale.
– 22 aprile 2004 approvazione del Master Plan per la bonifica dei siti inquinati.
– 7 aprile 2006: Accordo di programma per la “grande muraglia”, il marginamento della zona industriale per isolarla dalla laguna.
– 5 maggio 2011: il ministero dello Sviluppo Economico riconosce l’area di crisi complessa per Porto Marghera, con le relative facilitazioni.
– 16 aprile 2012: Accordo di Programma sulle bonifiche per snellire procedure e tempi, vero ostacolo alla riconversione.
– 24 aprile 2013: il ministero dell’Ambiente restringe il perimetro del Sito di Interesse Nazionale che bloccava lo sviluppo di parte della laguna e dei centri urbani di Mestre e Marghera.
– 8 ottobre 2014, dopo che il Mi.Se ha messo a disposizione 102 milioni di euro pagati da Alcoa, il Tavolo Permanente per Porto Marghera approva la proposta di “Accordo Programma per la riconversione e riqualificazione industriale dell’Area di crisi industriale complessa di Porto Marghera”. Accordo firmato ieri a Roma.
(e.t.)
NELLE IMPRESE DI APPALTO
Cresce l’occupazione: +2440 unità
Inversione di tendenza rispetto al 2013. L’anno appena trascorso ha visto a Porto Marghera crescere l’occupazione, salita da 11.120 unità a 13.560, quindi con un più 2440 su un totale di 1034 aziende. Sono i primi dati contenuti nella terza edizione dell’Indagine conoscitiva sulle attività economiche presenti nell’area di Porto Marghera, realizzata da Comune, Autorità Portuale di Venezia, Ente Zona Industriale di Porto Marghera e Regione Veneto.
Si tratta di incrementi verificatisi sostanzialmente nelle imprese di appalto che operano per Fincantieri (grazie alle nuove commesse che hanno portato nel 2014 ad avviare la costruzione di più navi da crociera) e in quelle attive nelle industrie storiche dell’area, e consolidati da una buona tenuta generale dell’intero sito portuale-industriale.
(e.t.)