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I primi provvedimenti dei commissari

VENEZIA – Lettera di licenziamento. Il Consorzio Venezia Nuova dà il benservito a Maria Teresa Brotto, per anni direttore tecnico e di fatto numero due del pool di imprese che sta costruendo il Mose.

Primi effetti della «cura» avviata dai due commissari Luigi Magistro e Francesco Ossola, nominati dal prefetto di Roma su disposizione del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone.

Cancellata la struttura societaria del Consorzio, adesso le decisioni devono essere prese dai due commissari straordinari.

Magistro, ex ufficiale della Finanza e già direttore dell’Agenzia delle Entrate e della lotta all’evasione, sta spulciando in questi giorni migliaia di documenti.

L’indicazione è quella di interrompere i contratti con le persone che a vario titolo risultino coinvolte nell’inchiesta. Ma anche di «risparmiare» sulle spese legali e di rappresentanza.

Di questa seconda fattispecie fa parte il contratto di consulenza di Alfredo Biagini, avvocato del Consorzio, che ha seguito fin dall’inizio le vicende legate al Mose. Suoi i ricorsi e le memorie difensive – quasi sempre vincenti – presentate al Tar e al Consiglio di Stato. Ma la collaborazione tra Biagini e la nuova dirigenza del Cvn si è interrotta. Il tempo di concludere le cause aperte e poi Biagini tornerà al suo lavoro di libero professionista.

Scricchiola anche la consulenza con la società di Enrico Cisnetto. Contratto da oltre duecentomila euro rinnovato nel settembre scorso. Ma Magistro ha annunciato ai suoi collaboratori che «gli eventi saranno tagliati». Dunque il futuro per la società di Cisnetto si fa difficile. Spese ridotte – una strada per la verità imboccata già dal presidente Mauro Fabris prima di essere commissariato – ma soprattutto «trasparenza».

Sul sito del Consorzio saranno messi in tempo reale documenti e attività. Una volontà di «girare pagina» rispetto all’inchiesta e al recente passato. Intanto se ne va la Brotto, ingegnere padovano che aveva assunto nell’era Mazzacurati-Baita una posizione di rilievo. Presidente anche della Tethis e coordinatore del gruppo tecnico. Ha patteggiato la pena e adesso è stata licenziata. Le spetterà la liquidazione di legge, ma alla fine una cifra molto più bassa di quella ottenuta come buonuscita dall’ex presidente direttore Mazzacurati (sette milioni di euro).

La linea che Magistro ha illustrato nei giorni scorsi ai suoi collaboratori è molto chiara: «Chi ha patteggiato se ne deve andare, è un’ammissione di responsabilità». Per gli altri si dovrà attendere il processo.

Spese consulenze intanto sono al setaccio del nuovo amministratore, che si occupa della parte gestionale e finanziaria. Si sta preparando il bilancio, dopo la «cura dimagrante» degli ultimi mmesi. Ci sono da accantonare i 27 milioni di euro dovuti al fisco per chiudere le partite dopo gli accertamenti della Finanza. Sono accesi i riflettori del mondo dopo lo scandalo che aveva portato in carcere nel giugno scorso 35 persone. E c’è la partita della manutenzione e della gestione delle paratoie. «Dovrà essere gestita dallo Stato in modo trasparente», hanno annunciato i commissari.

Alberto Vitucci

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