Nuova Venezia – Grandi navi. Avamporto al Lido, il Ministero dice si’
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
29
gen
2015
Lunga riunione ieri alla commissione di Impatto ambientale, poi il via all’iter. Cinque pontoni galleggianti e removibili
Via libera all’esame del quarto progetto alternativo per le grandi navi. Un incontro di tre ore, ieri mattina al ministero per l’Ambiente, e alla fine i progettisti dell’avamporto galleggiante al Lido hanno avuto l’ok dalla commissione per la Valutazione di Impatto ambientale: «Il progetto può andare all’esame ed essere pubblicato».
Una sorta di pre-esame, seguito dall’autorizzazione a protocollare. «Siamo molto soddisfatti, i tecnici del ministero ci hanno ascoltato e alla fine ci hanno… promosso», commenta soddisfatto Stefano Boato, docente Iuav e firmatario dell’ipotesi progettuale insieme a Maria Rosa Vittadini, Carlo Giacomini e ai paesaggisti Bristot e Stefani, «adesso comincia il confronto».
L’avamporto galleggiante, reealizzato grazie alla consulenza tecnica dell’ingegnere Vincenzo Di Tella – il progettista dell’alternativa al Mose delle paratoie a gravità – della società Principia e degli ingegneri Vielmo e Nicolosi, con il contributo di Giuseppe Tattara (impatti economici) e degli architetti Verlato e Zordan (per la nuova Stazione Marittima) è secondo i suoi proponenti «l’unico reversibile e rispettoso dei criteri indicati dalla Legge Speciale, cioè la gradualità, sperimentalità e reversibilità».
«Per realizzare il nuovo terminal», spiega Boato, «ci vorrà soltanto un anno dal giorno in cui verranno rilasciate le autorizzazioni. Il costo è di 140 milioni di euro, inferiore a quello di tutti gli altri progetti alternativi. Ma soprattutto, si potrà togliere in qualsiasi momento».
Niente cemento e niente sovrastrutture impattanti, dunque. Le banchine realizzate con sistemi galleggianti – già utilizzati in scala minore per darsene e porticcioli – potranno essere rimosse in soli sette giorni.
«Strada obbligata», hanno spiegato ieri i progettisti ai tecnici del ministero, «perché le navi diventano sempre più grandi e già oggi sono incompatibili con la laguna».
I giganti del mare si dovranno dunque fermare in… mare. «In questo modo», si legge nella relazione introduttiva al progetto, «non sarà necessario scavare nuovi canali né sbancare velme e barene».
La struttura è composta da cinque pontoni galleggianti e incernierati tra loro, collocati tra i moli foranei di Punta Sabbioni e San Nicolò, al Lido, davanti all’isola artificiale del Mose. Proprio alla centrale elettrica del Mose, potenziata fino a 40 Megawatt potrà allacciarsi la nuova Marittima, consentendo così di tenere spenti i motori durante la sosta delle navi e dunque di limitare l’inquinamento.
Il quarto progetto adesso comincia il suo iter e sarà inviato nei prosssimi giorni agli enti e al Porto per le osservazioni. Il Porto ha già espresso perplessità, soprattutto sul fatto che la Marittima sia spostata in mare. Bagagli e passeggeri, secondo i proponenti, sarebbero però raccolti in marittima e traspiortati al Lido con motonavi e zattere a bassa velocità.
Stessa idea già presentata con il progetto Venice Cruise 2.0 da Cesare De Piccoli e dalla società di ingegneria Duferco. Le strutture sono qui però fisse, e possono ospitare fino a cinque navi su una banchina lunga un chilometro lato Punta Sabbioni.
Il terzo progetto alternativo è quello di Marghera, presentato dallo studio D’Agostino: grandi Navi in Canale Industriale e canale Brentella, Marittima riservata a navi più piccole e yacht di lusso e case in social housing.
Quarto, ma forse il primo per il suo stato di avanzamento, è lo scavo del Contorta, unica soluzione sostenuta dal Porto ma non ancora approvata.
Alberto Vitucci