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Minutillo chiude la società e incassa l’attivo: 2 milioni

MOSE – L’ex segretaria di Galan: erano per Chisso

MOSE – In liquidazione la “Investimenti srl”, al centro del giro di tangenti e delle accuse di Baita

Quasi due milioni di euro che finiranno all’ex segretaria di Galan

Lei: erano per Chisso. Sarà battaglia con la difesa dell’ex assessore

EX SEGRETARIA – Claudia Minutillo, 50 anni, veneziana, arrestata il 28 febbraio 2013, in libertà dal 15 maggio 2013 dopo la confessione. Ha già patteggiato 1 anno e 4 mesi di reclusione

Va in liquidazione e sparisce dal Registro delle imprese della Camera di commercio la “Investimenti srl”, la società di Claudia Minutillo, ex segretaria di Giancarlo Galan e grande accusatrice dell’ex Governatore del Veneto e più ancora dell’ex assessore alle Infrastrutture, Renato Chisso. Il liquidatore, Alessandro Marani Tassinari, ha terminato il lavoro di revisione dei conti ed ha depositato tutte le carte. E il socio unico della società, Claudia Minutillo, ha approvato il bilancio di liquidazione che registra un attivo di 1 milione 890 mila 884 euro. Quattrini che vengono assegnati al socio unico e cioè alla stessa Minutillo. Si tratta di soldi che, stando alle dichiarazioni a verbale della Minutillo, sarebbero dovuti andare a Renato Chisso. Però, come spiega la stessa Minutillo nell’interrogatorio del 9 aprile 2013, “di fatto a Chisso non è andato nulla di quella quota di partecipazione, però l’intento era quello”.

I 2 milioni di euro li aveva versati a suo tempo Piergiorgio Baita per liquidare le quote di Investimenti in Adria Infrastrutture. Investimenti aveva il 5 per cento di Adria Infrastrutture, la Pvp di Paolo Venuti, prestanome di Giancarlo Galan, il 7 per cento e Giovanni Mazzacurati il 3 per cento. Il resto era della Mantovani, allora guidata da Baita. Ebbene, ad un certo punto Claudia Minutillo insiste per avere liquidata la sua parte. Baita commissiona allo studio Cortellazzo-Soatto una valutazione delle quote di Investimenti in Adria Infrastrutture e lo stesso Baita precisa che al massimo potevano valere 100 mila euro. Ma siccome quei 2 milioni sono una mazzetta mascherata, la valutazione da 100 mila arriva a 1 milione e 800 mila euro. Che vengono liquidati. A chi? A Claudia Minutillo. Spiega Baita: «Ho sempre dato per scontato che la Claudia Minutillo facesse la funzione di rappresentante in tutte le sedi e a tutti gli effetti dell’assessore Chisso, anche negli acquisti patrimoniali, perché ha un patrimonio non indifferente, la dottoressa Minutillo» – dice nell’interrogatorio del 17 giugno 2013.

Vuol dire che, oltre alle quote di Investimenti srl, Claudia Minutillo si è tenuta anche il resto e cioè altri 4 milioni di euro, che lei sostiene di aver dato a Chisso? La “stilettata” di Baita verrà buona proprio a Renato Chisso il quale continua a gridare ai quattro venti attraverso il suo avvocato, Antonio Forza, di non aver intascato un solo centesimo. E, dunque, se non li ha intascati lui, li ha intascati lei.

Intanto, l’Agenzia delle entrate ha chiesto a Renato Chisso 450 mila euro per il 2007 e altrettanti per il 2008. Del resto, quel che tutti gli imputati – che pur hanno patteggiato la pena – continuano a sottovalutare è proprio l’intervento dell’Agenzia delle entrate, che sta mettendo all’incasso multe e mancati versamenti al fisco per una dozzina di milioni di euro. Perché, se patteggi e ammetti in qualche modo di aver ricevuto i quattrini e se su quei quattrini non hai pagato le tasse, è chiaro che dovrai pagarle. E pure la multa sulla mancata dichiarazione. Ecco perché stanno arrivando le cartelle esattoriali.

Peraltro, fa sapere l’avvocato Forza, questa è l’unica cosa che non preoccupa Renato Chisso dal momento che non c’è un solo centesimo da sequestrare ed è chiaro che la linea difensiva, anche davanti all’Agenzia delle entrate, continuerà a essere quella che i soldi se li è tenuti qualcun altro. Una linea difensiva che andrebbe a fagiolo anche a Baita, imputato di corruzione nei confronti di Chisso. Se i soldi della Investimenti srl non sono stati incassati da Chisso – di fatto è così – quella imputazione verrebbe a cadere. Ma resterebbe sempre parte la parte relativa alle tasse non pagate. Insomma gira e rigira per tutti gli imputati la stangata vera la darà il Fisco.

 

IL PERSONAGGIO – L’ex responsabile della segreteria: «Fui emarginata»

«Galan ha gravi colpe ma io l’ho perdonato»

«La responsabilità di Giancarlo Galan è prima di tutto politica! Quando me ne andai sbattendo la porta dalla Regione lo avevo messo in guardia, ma non mi ascoltò. Anzi, per aver denunciato le cose che avevo visto, fui emarginata…»

A parlare è Fanny Lardjane, per cinque anni, dal 1995 al 2000, a capo della segreteria tecnica dell’allora Governatore del Veneto e poi presidente della Municipalità del Lido. Ora abita e lavora in Toscana, ma non ha dimenticato la conclusione traumatica della sua avventura in laguna, alla quale nel 2008 ha dedicato un libro, intitolato “L’omo grando”, in cui denunciava la corruzione. Ha fatto anche causa alla Regione per demansionamento e mobbing, chiedendo un risarcimento che il Tribunale non le ha accordato. «Mi sono trovata sull’orlo del suicidio – ricorda Lardjane – Ho pagato la mia onestà, il mio spirito di servizio. Per non essermi allineata all’andazzo imperante iniziai a ricevere minacce, lettere anonime… Per salvarmi ho dovuto andarmene».

Galan non lo perdona, ma non le interessa sapere se fosse o meno al soldo del presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Ce l’ha con la sua responsabilità politica e morale nei confronti dei cittadini. «Quando si insediò in Regione era pulito e corretto – assicura – Quando arrivavano le lettere di raccomandazione le faceva buttare via. Ma poi ha iniziato a cambiare, si è fatto avvolgere nel sistema. Perché non esiste un sistema Galan o un sistema Chisso: esiste un “Sistema”. C’era prima di Galan e c’è ancora. Il Mose è la punta di un iceberg: e non basta l’azione giudiziaria. L’intervento della magistratura è importante, ma è la politica a dover reagire, a dover fare pulizia. Bisogna cambiare mentalità, farla finita con chi considera l’impegno pubblico un modo per arraffare il più possibile, a destra come a sinistra: i partiti devono dotarsi di un codice etico e cacciare chi non lo rispetta».

Dopo aver lasciato Venezia non aveva più voluto sentire l’”omo grando”. Ma a seguito del suo arresto, la scorsa estate, ha iniziato a scrivergli in carcere: «L’ho attaccato quando era al potere, ora non trovo giusto infierire. Giancarlo mi ha risposto e si è reso conto che avevo ragione quando gli dicevo che si era contornato delle persone sbagliate. Ma il contenuto di quelle lettere riguarda soltanto lui e me». E l’ex assessore Renato Chisso? «Lo avevo sentito subito dopo l’arresto della Minutillo. Gli consigliai di dimettersi, non tanto perché sapessi che aveva intascato tangenti, questo non posso proprio dirlo, ma proprio per la sua responsabilità politica nell’intera vicenda».

Fanny Lardjane ricorda di aver ricevuto in quegli anni le confidenze di alcuni imprenditori che le raccontarono di aver finanziato Galan; racconta che in un’occasione le chiesero di fare da “postino” per alcune somme e, successivamente, le proposero dei soldi. Ma lei rifiutò, raccontando tutto a Galan e al suo entourage: «Se avessi voluto, avrei potuto chiedere denaro a nome del mio capo” e magari tenermelo – spiega – Perché il potere vero ce l’hanno quelli che si trovano attorno ai potenti, subito sotto di loro. Ma quando la squadra è sana, i disonesti vengono subito scoperti e cacciati: se ciò non avviene è perché il malaffare è generale». Lardjane si augura che l’inchiesta riesca a fare pulizia fino in fondo: «Sarebbe un peccato che si fermasse con il patteggiamento di Galan e Chisso: rischiano di diventare un capro espiatorio e le responsabilità di altri potrebbero restare impunite».

 

 

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