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Mattino di Padova – Ospedale, c’e’ il ballottaggio

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

26

feb

2015

La commissione: Allegri o Padova Est, decisivi tempi e costi. Dario: serviranno 10 anni

Ammesse al ballottaggio l’opzione Aeroporto “Allegri” e quella Padova Est-San Lazzaro, con vantaggio di partenza della prima; esclusa invece l’ipotesi Padova Ovest.

Se il sito del nuovo policlinico universitario fosse al centro di una sfida elettorale (metafora neanche troppo lontana dalla realtà) sarebbe questa l’istantanea della gara. Almeno, secondo gli esperti della commissione incaricata dal governatore Luca Zaia di valutare – sul piano esclusivamente tecnico – vizi e virtù delle proposte emerse.

Antonio Canini (Regione), Franco Fabris (Comune), Francesco Polverino (Azienda Ospedaliera), Umberto Trame (Università), Luigi Rizzolo (Provincia): dopo due mesi di lavoro e nove sedute, i fiduciari dei soggetti istituzionali coinvolti hanno stilato all’unanimità una “pagella” che analizza le caratteristiche essenziali delle aree.

Cosa emerge? La superficie dello scalo Allegri presenta “unicità” (è immune cioè dall’attraversamento stradale che divide e tormenta l’attuale polo ospedaliero in via Giustiniani) e conta 52 ettari utilizzabili agevolmente più altri 18 di proprietà del demanio militare, la cui disponibilità si annuncia più complicata; le infrastrutture richiedono un potenziamento mentre non sorgono problemi idraulici.

Tanto basta ad assicurargli una qualche preferenza – almeno al momento – rispetto all’area di San Lazzaro; che è spezzata nella sua continuità da via Einaudi, anche se l’intervento “sanatorio” è stato già programmato e finanziato; e conta 40 ettari (metà pubblici, il resto privati con convenzione d’acquisto già stipulata), il minimo indispensabile per soddisfare gli standard di 400 mq a posto letto a fronte delle mille degenze previste; infrastrutture esistenti ma da completare, problemi ambientali modesti e da approfondire.

Un inciso: prima che la commissione concludesse i suoi lavori, il sindaco Massimo Bitonci ha caldeggiato la soluzione Est in una lettera a Zaia e a Claudio Dario, il direttore generale dell’Azienda che è stata nominata stazione appaltante. Quanto ha influito il suo zampino sul rapporto finale? «Ne abbiamo tenuto conto, ma solo sul piano delle informazioni aggiuntive riguardanti la convenzione con i privati e l’avvenuto finanziamento delle infrastrutture viarie. Poi abbiamo operato in libertà di pensiero», replica il manager, che pure non nasconde il clima di «pressioni e difficoltà» che circonda l’operazione.

E Padova Ovest? Era il sito indicato dall’amministrazione Zanonato-Rossi e accolto da Zaia che però ha dovuto prendere atto (con estrema irritazione) del veto bitonciano; spazia su 50 ettari ma i tecnici l’hanno accantonata a causa degli «elevati problemi idraulici» che richiederebbero ingenti spese per la messa in sicurezza; nonché per i costi aggiuntivi degli eventuali espropri cui si aggiunge l’assenza di adeguati collegamenti.

«In effetti non ci sono precedenti italiani sul versante dei nuovi poli della salute universitari e l’ultimo intervento organico di modifica di questo policlinico risale addirittura agli anni Sessanta», fa notare Canini, l’architetto che ha presieduto la commissione. «Noi dobbiamo tenere conto delle necessità attuali ma anche di quelle future perché il cantiere di un grande ospedale è destinato a cambiare nel tempo. Un esempio? Quando abbiamo realizzato l’Angelo a Mestre, il virus Ebola non era neppure in agenda».

E adesso? «Lavoreremo a un accordo di programma per assegnare i compiti ai soci contraenti», informa Dario «e costituiremo tre gruppi che avranno sei mesi per definire i costi e i tempi delle opzioni in discussione, nonché di indicare gli interventi necessari a mantenere la funzionalità dell’attuale policlinico per l’intero arco dei lavori».

E i quattrini? «Non sarà facile reperirli di questi tempi», allarga le braccia Canini.

Project in vista? «Occorrerà anzitutto contare su un congruo finanziamento pubblico, almeno nell’ordine del 55%, da integrare con altri fondi, in project financing, leasing immobiliare o altri contratti», fa eco Dario.

«In sé non esistono combinazioni positive o negative, ciò che fa la differenza sono le condizioni. L’ideale sarebbe avere il 100% di risorse erogate dal pubblico ma l’ipotesi mi pare remota».

Tempi ipotizzabili per passare dalle parole ai fatti? «Due anni di progettazione e appalti, tre per racimolare i finanziamenti e definire il project, almeno altrettanti per la costruzione. Nella migliore delle ipotesi 8-10 anni», pronostica il manager. Buona fortuna.

Filippo Tosatto

 

ZAIA: MASSIMA TRASPARENZA, MA SINIGAGLIA ATTACCA

Bitonci: «La scelta cadrà su San Lazzaro»

Massimo Bitonci, da sempre oppositore della soluzione Padova Ovest, che attribuisce alla «sciagurata eredità Zanonato-Rossi», accoglie con favore le conclusioni della commissione di esperti: «Ad oggi», fa sapere il sindaco «emergono due ulteriori fattori, uno relativo allo standard dimensionale dell’area su cui si dovrà insediare il nuovo policlinico, l’altro relativo alla scarsità di risorse a disposizione per realizzarlo. L’area dell’aeroporto è di proprietà del demanio, civile e militare, mentre quella di San Lazzaro è per gran parte in disponibilità immediata del Comune, che è disposto a cederla gratis. Quest’ultima osservazione non può che far propendere la scelta per il sito di Padova Est, perché consente un abbondante risparmio di denaro pubblico».

Sul tema è intervenuto anche il governatore Luca Zaia: «Adesso tutto è chiaro e improntato alla massima trasparenza. Ringrazio Claudio Dario e tutti i tecnici che hanno agito presto e bene. Da oggi abbiamo una valutazione precisa, tecnica e perciò molto significativa, rispetto a tutti i progetti e le ipotesi che si sono susseguite nel tempo». «Adesso», ha concluso «non è più possibile sbagliare, perché i padovani e i veneti meritano di avere un policlinico universitario di valenza internazionale, per la cura e la ricerca a favore dei cittadini e della sanità del futuro».

Di tutt’altro tenore le valutazioni del consigliere regionale Claudio Sinigaglia, esperto del Pd: «Nel 2012 i tecnici hanno indicato Padova ovest, adesso la bocciano. Ci sarebbe da ridere se la questione non fosse seria. Sia l’aeroporto che San Lazzaro presentano problemi di traffico insostenibili e dopo cinque anni si ricomincia da zero, l’obiettivo è salvare la faccia a Zaia ma così, purtroppo, il nuovo ospedale non lo vedremo mai».

«I tecnici si sono espressi, ora tocca ai politici passare dalle parole ai fatti senza ulteriori ritardi», chiude Antonio De Poli dell’Udc.

 

Nell’innovativo modello proposto dalla Scuola di medicina, previsti valutazione della performance cabina di regia unica per il sistema sanitario e direttore scientifico da accostare al manager regionale

Integrazione Azienda-Università

Mantoan: «Subito al lavoro»

«Apriamo immediatamente un tavolo di confronto». Con queste parole Domenico Mantoan promuove il modello di medicina e sanità universitaria presentato ieri da Santo Davide Ferrara a nome della Scuola di medicina. Pur senza entrare nel merito delle proposte tecniche – sulle quali è verosimile che non mancheranno confronto e scontro tra ospedalieri e universitari – il segretario regionale della sanità ha accolto con parole di incoraggiamento la proposta di integrazione tra Università e Azienda ospedaliera, un segnale forte di dinamismo in contrapposizione alle sabbie mobili in cui naviga il nuovo policlinico, le cui sorti ieri sono state oggetto di riflessione anche nell’incontro in aula Morgagni.

 

Il nuovo modello

La proposta cui ha lavorato la Scuola di medicina nel corso di 30 riunioni dall’ottobre dello scorso anno, spiega Ferrara, è già stata preannunciata al ministro Lorenzin, e mira a superare il preaccordo del 2006 – ormai vetusto – puntando su una stretta integrazione tra Università, ospedale, territorio e medicina di gruppo con uno sviluppo paritario dei ruoli di ospedalieri e universitari: «Superata la scelta infelice del modello veronese di Azienda ospedaliera integrata» spiega il presidente della Scuola di medicina «proponiamo una sorta di simbiosi tra Azienda ospedale e Università, che dovrà essere valutata non solo per il livello di assistenza, ma per il prodotto complessivo, ovvero investimenti, qualità e profitto. Non possono più esserci equivoci per cui le Aziende vengono giudicate esclusivamente per il lavoro assistenziale e la Scuola medica non ha timore di essere valutata da un organismo esterno».

 

Novità e sfide

Tra le novità proposte nel nuovo modello di integrazione, proprio l’introduzione di un organismo di valutazione esterna che valida la performance complessiva, misura e valuta annualmente i risultati di ciascun dipartimento e unità operativa, dirigenti e dipendenti e garantisce l’assolvimento degli obblighi aziendali nel rispetto della trasparenza. Più spinosa si annuncia, senza dubbio, l’introduzione di un direttore didattico-scientifico in affiancamento al direttore generale, nominato su proposta della Scuola di medicina. In capo a questa figura il coordinamento e la responsabilità dell’attività didattica e di ricerca, la concertazione con il direttore generale sull’assegnazione del budget ai singoli centri di responsabilità e la verifica dei risultati rispetto agli obiettivi.Ancora, previsto un organo di indirizzo incaricato di esprimere parere formale al direttore generale su piani attuativi al piano sociosanitario, investimenti pluriennali e bilanci, e di elaborare, alla fine di ogni anno, un documento da trasmettere a governatore e rettore relazionando su indirizzi e risultati. Infine, contemplata l’introduzione di dipartimenti didattico-scientifico-assistenziali integrati e l’istituzione di una cabina di regia interaziendale di coordinamento tra Azienda ospedale-Università, Ircss-Iov e Usl.

 

Nuovo Iov

In questo scenario «si pone una questione irrinunciabile – sostiene Ferrara – che è la realizzazione di un nuovo Istituto oncologico oltre al policlinico. È questo il messaggio che deve passare» aggiunge il presidente della Scuola di medicina presentando la bozza del protocollo d’intesa, un documento di 8 capi, 41 articoli e 76 pagine «è il momento di fare scelte chiare per superare ripetizioni, antinomie e contrasti che non fanno il bene della sanità. È nell’interesse della Regione attivare un tavolo di concertazione». Le reazioni Non si fa pregare Mantoan: «Nel panorama sanitario nazionale il Veneto è visto come un laboratorio e il ministro Lorenzin si attende da noi elementi di innovazione – sostiene il segretario della sanità veneta – al di là degli aspetti tecnici che avremo modo di definire meglio e in tempi brevi, una delle incompiute a livello nazionale è la governance dell’Azienda ospedaliera universitaria. Qui, invece, avete un ospedale che è un super hub per l’assistenza, formate i professionisti e avete trovato un connubio solido non competitivo con lo Iov. Il coordinamento con le realtà sanitarie del territorio e la valutazione delle performance sono elementi di novità che non esistono in nessun altro modello e questa è una sfida per il Veneto e per l’Italia: se dite ci mettiamo subito al lavoro con una commissione per perfezionare gli ambiti e lanciare la sfida – quindi aggiunge – lasciate perdere i finanziamenti, ci pensiamo noi, l’importante è produrre un prodotto globale di qualità, perché la buona sanità produce buoni bilanci».

Conferma il direttore generale dell’Azienda ospedaliera: «Ridefinire i rapporti con l’Università è uno dei nostri obiettivi – sostiene Claudio Dario pur senza nascondere la preoccupazione per nodi quali responsabilità economica e governance – ed è uno degli ambiti su cui dovremo confrontarci». Chiosa Urbano Brazzale, direttore dell’Usl 16: «Non credo che sarà un percorso facile, ma l’aumento della richiesta assistenziale e la diminuzione delle risorse ci richiedono sforzi sinergici».

Simonetta Zanetti

 

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