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La regista del film “La trattativa” dialoga con il pubblico che ha riempito per due giorni il Dante

«Ripristiniamo il senso critico e smettiamola con l’idea che non possiamo cambiare niente»

MESTRE «Dopo il ’94 questo Paese ha iniziato a disintegrarsi, ovunque vado in giro per l’Italia, escono fuori solo ladronerie e scandali come il Mose, l’Expo, Mafia Capitale, storie raccapriccianti dappertutto».

L’attrice e regista Sabina Guzzanti con la sua ironia tagliente mercoledì sera ha fatto tappa al cinema Dante con il film “La trattativa” (Stato Mafia), riscuotendo successo di pubblico e indicando ai primi posti tra ciò che non va e di cui i cittadini sono stanchi lo scandalo del Mose che ha ferito la città lagunare e la Regione.

Sold out il primo spettacolo, stessa scena alla seconda proiezione, tanto che oltre una cinquantina di persone sono state rimandate a ieri sera per il secondo appuntamento della due giorni.

La regista invitata a Mestre su iniziativa del Movimento Agende Rosse di Venezia in collaborazione con il Circuito Cinema comunale e con l’Associazione Dlf (Dopo lavoro ferroviario), si è intrattenuta con il pubblico che l’ha incalzata con le domande.

«Il film è uscito ad ottobre», ha esordito, «ma a nessuno fregava nulla, o meglio nessuno ne sapeva nulla. Per questo abbiamo deciso di distribuirlo da soli e in quattro mesi abbiamo fatto 461 proiezioni, nonostante ci siano ancora cinema che non ci danno la sala e alcuni presidi delle scuole che contattiamo non ci faccano sapere nulla. Fosse per me io lo farei vedere a tutti e 58 milioni di italiani, perché non ci sia più la scusa di voltare la testa dall’altra parte”.

Poi è entrata nel merito della questione: “Siamo un Paese incivile, ma prima non era così, è così da dopo la “trattativa”, prima delle stragi mafiose l’informazione era pubblica, avevamo una delle migliori istruzioni al mondo. Dopo il ’94 questo Paese ha iniziato a disintegrarsi, escono fuori solo “zozzerie”, ne sono un esempio gli scandali del Mose, l’Expo, Mafia Capitale, in ogni luogo si sente solo di giunte coinvolte in qualsiasi genere di storie raccapriccianti, si sentono solo di ladronerie. Prima c’era una dialettica, c’era chi si batteva per un’Italia diversa. Dopo la trattativa, più nulla».

«Ho citato il Mose», spiega a margine, «perché è l’esempio eclatante di quanto vado dicendo, per la sua formula: un ladrocinio impunito e sistematico. Galan ha patteggiato ma resta presidente della commissione parlamentare cultura. È un delitto, il suo, rimasto impunito. Galan ha forse restituito il maltolto? È un cittadino che dovrebbe stare in galera, che dovrebbe essere rinnegato dalla società, invece i rinnegati sono gli altri e non lui».

Soluzioni? La Guzzanti le abbozza al pubblico: «Bisogna ripristinare il senso critico che abbiamo perduto: se ognuno facesse la sua parte sarebbe già un passo avanti. E invece siamo conformisti, rassegnati, dobbiamo uscire da questo circolo vizioso, dobbiamo liberarci dall’idea che non possiamo cambiare nulla, perché è questo che un sistema mafioso vuole che pensiamo: avere una popolazione convinta di ciò e il film è stato oscurato per evitare che creasse dibattito e facesse nascere discussioni».

Marta Artico

 

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