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Nuova Venezia – Ciclisti infuriati paralizzano il traffico

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

22

mar

2015

La protesta degli amanti delle due ruote contro l’assenza da San Giuliano a Piazzale Roma di un collegamento sicuro

Ennesima mattinata di disagi e rallentamenti lungo il ponte della Libertà, tra Mestre e Venezia, dove anche ieri automobili, autobus e scooter sono stati costretti a scalare le marce ed armarsi di una buona dose di pazienza prima di riuscire a raggiungere piazzale Roma; questa volta, però, a tenere in ostaggio il traffico non è stato un incidente stradale o un cantiere aperto, quanto piuttosto un esercito di ciclisti inviperiti, che hanno occupato le corsie dell’unico collegamento tra laguna e terraferma per protestare contro l’impossibilità dei mezzi a pedali di raggiungere Venezia in sicurezza e da maggio al divieto di salita sul cavalcavia di San Giuliano, causa il passaggio del tram.

Partiti alle 9.30 da piazza Barche, i manifestanti hanno raggiunto Venezia intorno alle 10.45, dopo un veloce raggruppamento all’altezza della Porta Blu del parco. I circa duecento “centauri a pedali”, scortati dalla polizia municipale ed equipaggiati con fischietti e bandiere dalla Fiab, la federazione degli amici della bicicletta, hanno impiegato poco più di mezz’ora a percorrere tutto il ponte, causando massicci rallentamenti soprattutto nel tratto finale, dove gli operai al lavoro per la ciclabile hanno da giorni chiuso una delle corsie, creando quindi un collo di bottiglia che non ha certo aiutato la viabilità.

Dopo una sosta di circa un quarto d’ora davanti alla rampa che conduce in fondamenta Santa Chiara i ciclisti hanno fatto dietro front e sono ripartiti alla volta di San Giuliano, spostando quindi la manifestazione sull’altra carreggiata del ponte.

Da anni il “popolo delle due ruote” chiede una pista ciclabile sicura e definitiva per raggiungere la laguna, ma invece di migliorare la situazione pare destinata a complicarsi sempre di più; al ritardo nella realizzazione dell’ormai celebre “passerella” che dovrebbe correre a ridosso della struttura storica del ponte, e che sembra condannata a non vedere la luce prima del 2017, si va ora ad aggiungere il divieto per le biciclette di circolare sul cavalcavia di San Giuliano: l’arrivo del tram e le carreggiate ristrette, infatti, renderebbero troppo rischiosa la convivenza tra i mezzi a motore e le fragili due ruote e, in mancanza di alternative, raggiungere la laguna a colpi di pedale è diventato di fatto impossibile e pericoloso perché manca comunque il tratto di ciclabile di innesto al ponte. Ma i fedelissimi della bicicletta non si arrendono e si dicono già pronti a nuove proteste.

Giacomo Costa

 

Il popolo delle bici all’attacco: Zappalorto non ci ha mai ricevuto

«Un divieto al posto della pista»

«Pmv e il Comune avevano immaginato una pista ciclabile già pronta per l’arrivo del tram a Venezia, ma tutto quello che abbiamo ora è un divieto»: così gli organizzatori del corteo a pedali che ieri ha occupato il ponte della Libertà descrivono la difficile situazione che si è venuta a creare a cavallo tra Mestre e Venezia dopo l’estromissione delle biciclette per motivi di sicurezza.

«Chiedevamo due piste a senso unico», proseguono i ciclisti, «una per ciascun lato del ponte, ma abbiamo dovuto accontentarci della singola passerella esterna, che comunque ancora non si vede. Vietare completamente la circolazione a pedali, però, è veramente troppo: da quasi due mesi chiediamo udienza al commissario Vittorio Zappalorto, ma non ci ha mai degnato di una risposta. Eppure se ci ascoltasse scoprirebbe che le alternative al divieto esistono: si potrebbero realizzare attraversamenti semaforizzati a San Giuliano e a piazzale Roma, ad esempio, oppure ricavare nuovo spazio cancellando la corsia riservata ad autobus e taxi, a ridosso del Tronchetto».

Non riuscendo a dialogare con l’attuale gestione comunale, i ciclisti sperano di trovare migliori interlocutori nei candidati sindaci, che vogliono a breve invitare a un’assemblea pubblica proprio per discutere di queste problematiche.

«Se non ci lasciano andare con le nostre forze», concludono i manifestanti, «ci concedano almeno di salire sui mezzi pubblici con la bici: in altre città del mondo è la norma, qui sembra di chiedere la luna».

(g.co.)

 

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