Nuova Venezia – Fontego al Consiglio di Stato
Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments
12
apr
2015
Terrazza nel mirino, Italia Nostra ricorre al Consiglio di Stato
Torna la guerra del Fontego
GUERRA PER IL RESTAURO
VENEZIA – Mentre fremono quotidianamente trapani e martelli pneumatici all’interno del Fontego dei Tedeschi per la ristrutturazione in corso operata dal gruppo Benetton con la sua società Edizione per trasformarlo in un grande magazzino poi gestito dal marchio francese Dfs, si riapre, ancora una volta, la battaglia legale sulla legittimità dei lavori autorizzati dal Comune e dalla Soprintendenza dopo un iter tormentato.
Italia Nostra – dopo la “sconfitta” al Tar per il ricorso presentato che dichiarava, a suo giudizio, l’illegittimità – ha infatti presentato ricorso al Consiglio di Stato, che sarà discusso tra pochi giorni, ponendo, in un senso o nell’altro, la parola fine alla lunga battaglia sull’intervento di trasformazione del cinquecentesco edificio.
Sotto accusa in particolare, nel ricorso riproposto da Italia Nostra, tre punti contestati. La terrazza-altana panoramica in corso di realizzazione sul tetto dell’edificio. Il nuovo piano di circa 400 metri quadrati che sarà ricavato sotto il lucernario attuale, per farne una sala congressi e manifestazione. E il grande foro circolare previsto dal progetto di Rem Koolhaas e dello Studio Oma tra il primo e il secondo piano, ricavato all’interno delle murature attuali del porticato, come un “segno” architettonico che indichi ai frequentatori del grande magazzino la presenza delle scale mobili.
Nel merito, il Tar aveva respinto il fatto che la nuova attività commerciale del Fontego fosse in contrasto con l’interesse pubblico dell’edificio. Per il Tar anche gli ampliamenti dell’edificio realizzati da Edizione con i lavori non sarebbero significativi e non sarebbe valutabile come un elemento a sé stante la trasformazione del tetto per realizzare uno spazio panoramico. In generale sulle varie trasformazioni previste – compreso il foro – il Tar le aveva giudicate di importanza secondaria rispetto a quelle più radicali all’edificio già eseguite dalle Poste negli anni Trenta.
Di qui il no al ricorso di Italia Nostra che ora si è appellata appunto al Consiglio di Stato contestando la sentenza dei giudici amministrativi. Per l’associazione ambientalista non sarebbe né certo né stabilito l’interesse pubblico che giustificherebbe il cambio di destinazione d’uso concesso dal Comune al gruppo Benetton per l’edificio.
Inoltre per il Tar la realizzazione del nuovo piano sotto il lucernario avrebbe comportato addirittura una diminuzione della volumetria complessiva del Fontego, che Italia Nostra, dati alla mano, contesta fermamente, invocando l’alterazione paesaggistica.
Per quanto riguarda la terrazza-altana e il foro voluto da Koolhaas, per Italia nostra non sarebbero ammissibili con il fatto che – dopo gli interventi di ristrutturazione compiute dalle Poste negli anni Trenta – l’aspetto dell’edificio era già di fatto alterato, come ha sostenuto il Tar, perché il tetto e il lucernario erano rimasti intatti, mentre ora verrebbero profondamente modificati – con l’inserimento di travi di acciaio per realizzare la soletta di sostegno del nuovo piano che Edizione ha già iniziato a collocare sul tetto – e il foro andrebbe comunque ad alterare le murature originali dell’edificio.
Italia Nostra non contesta la destinazione commerciale stabilita per il Fontego dei Tedeschi – visto che simile era il suo uso anche all’origine – la le manomissione a cui il palazzo verrebbe sottoposto per consentirla e chiede pertanto con il suo ricorso al Consiglio di Stato l’annullamento dell’autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza e del Comune e del permesso di costruire in deroga rilasciato a Edizione. I lavori sono in corso, ma non sono escluse altre sorprese.
Enrico Tantucci
L’edificio del ’500 passerà poi dal gruppo Benetton alla società francese Dfs che lo trasformerà nel giro di un anno in un grande magazzino extra lusso
L’archistar ha sempre difeso la sua idea di trasformazione: «L’altana ricavata sul tetto offrirà una visione nuova e spettacolare di tutta la zona»
VENEZIA Incuranti dei ricorsi passati e pendenti, procedono alacremente e si concluderanno solo a fine anno i lavori di trasformazione in centro commerciale del Fontego dei Tedeschi da parte di Edizione – la società del gruppo Benetton proprietaria dell’immobile – che all’inizio del 2016 passerà il testimone al nuovo gestore Dfs che allestirà gli spazi cinquecenteschi in base alle proprie esigenze.
Lavori “blindati”, quelli condotti dall’impresa Sacaim per conto di Edizione, con i ponteggi che riproducono l’immagine delle facciate che ricoprono interamente l’edificio, ma assidua la presenza delle Soprintendenza in cantiere per seguire da vicino le trasformazioni interne, anche dopo tutte le polemiche che hanno seguito l’iter del progetto, predisposto dall’archistar olandese Rem Koolhaas – attuale direttore anche della Biennale Architettura, con il suo Studio Oma.
La prima fase ha riguardato in particolare la demolizione delle superfetazioni apportate negli anni Trenta dalle Poste per la trasformazione in sede centrale di Venezia. Già rimosso anche il lucernario che da circa un secolo ricopre la corte interna del Fontego. Erano invece state momentaneamente accantonate, in attesa della sentenza del Tar sul ricorso presentato da Italia Nostra le lavorazioni più “discusse”, come il grande foro al piano terra a fianco della scala mobile che verrà installata e il piano che verrà ricavato appunto con la rimozione del lucernario e la terrazza-altana sul tetto, con vista privilegiata sul Canal Grande e sul ponte di Rialto. Ma dopo il via libera del Tar, qualche mese fa, anche sul tetto del Fontego si lavora a pieno ritmo.
All’interno dell’edificio, concluso anche il rinforzo strutturale delle solette di cemento armato per ogni piano, ora il lavoro si è spostato appunto sul tetto, dove verrà realizzato il nuovo piano destinato a sala convegni e la terrazza-altana. E in questo cantiere ormai lanciato a pieno ritmo si inserisce ora il ricorso al Consiglio di Stato di Italia Nostra per bloccare i lavori, in parte anticipato dal presidente della sezione veneziana di Italia Nostra Lidia Fersuoch, dopo la bocciatura del Tar.
«Non possiamo accettare che un edificio di questa importanza storica venga sfregiato senza far nulla – aveva dichiarato in quell’occasione – per questo ci rivolgeremo al Consiglio di Stato». Così è avvenuto. Da parte sua, Rem Koolhaas ha sempre difeso il suo progetto di trasformazione del Fontego, compresa la discussa terrazza-altana ricavata sul tetto.
«Offrirà una visione nuova e spettacolare del Canal Grande», ha dichiarato, «a disposizione di tutti. Non rappresenta un precedente perché ciò avvenga su tutti i tetti dei palazzi di Venezia, come mostra di temere qualcuno. I progetti vanno visti caso per caso. In questo caso credo che ne valga la pena. È una nuova forma di ipocrisia: accettare la “pelle” degli edifici, ma poi cambiare tutto all’interno, come avviene anche a Venezia. Il paradosso è che ci impegniamo sempre per la conservazione degli edifici, ma ricordiamo sempre meno di essi. Proprio il Fontego dei Tedeschi ne è un esempio calzante, perché ciò che conserva dell’originale cinquecentesco è solo una minima parte di esso».
Italia Nostra, evidentemente, non è d’accordo, e ora starà al Consiglio di Stato stabilire definitivamente chi ha ragione, mentre i futuri gestori francesi del Fontego stanno a guardare.
(e.t.)