C.S. CONGIUNTO 08/02/22 – Inchiesta Bioman: l’inceneritore di Fusina fa parte del sistema
Posted by Opzione Zero in Comunicati Stampa, Rassegna stampa | 0 Comments
8
feb
2022
Comunicato Stampa 08-02.2022
Coordinamento No Inceneritore Fusina
Inchiesta Bioman: l’inceneritore di Fusina fa parte del sistema
Accolta con favore, perché conferma le preoccupazioni che da tempo esprimono i Comitati, la notizia dell’inchiesta aperta dai NOE sulle principali società del gruppo FINAM di Angelo Mandato: “Abbiamo l’impressione che quanto leggiamo sui giornali sia solo la punta dell’iceberg di un sistema affaristico e tentacolare che coinvolge aziende private, aziende pubbliche, politica e istituzioni. – commentano alcuni esponenti del fronte No Inceneritore Fusina – e sono molte le analogie con quanto già visto con il MOSE. Di questo sistema fa parte senza dubbio anche l’inceneritore di Fusina, visto e considerato che Ecoprogetto Venezia è detenuta non solo da Veritas Spa, ma anche da Bioman per il 30% e da Agrilux per il 4%, due società cardine del gruppo FINAM. Avevamo già denunciato nel 2016 la strana vendita delle quote di Ecoprogetto a queste due società; operazione dell’ordine di 22 milioni di euro, approvata da quasi tutti i Comuni del Veneziano nell’assemblea soci di Veritas Spa. All’epoca avevamo messo pubblicamente in guardia tutti i Sindaci e i vertici di Veritas sui soci privati di Ecoprogetto promotori già nel 2016 del nuovo inceneritore a Fusina; un impianto estremamente pericoloso, lo ribadiamo, che assicura un grande business per chi lo gestisce ma che non è giustificabile né in termini tecnici né tanto meno sotto il profilo ambientale e sanitario”.
Da anni i comitati friulani, della bassa padovana e quelli veneziani denunciano gli intrecci e le zone d’ombra nella gestione del ciclo dei rifiuti nell’ambito della miriade di società della galassia FINAM di Angelo Mandato, tutte o quasi con sede a Ballò di Mirano. Sversamenti incontrollati di “liquami” maleodoranti, trasporti di rifiuti da una parte all’altra del Triveneto e anche all’estero, proliferazione di impianti a biogas, ampliamento smisurato di impianti di trattamento della frazione “umida” e nuovi inceneritori.
Tutto spacciato come necessario, come “economia circolare” che fa bene all’ambiente; tutto sostenuto e approvato con l’avallo bipartisan della politica e delle istituzioni, a cominciare dalla Regione Veneto, fino alle amministrazioni locali, passando dai consigli di bacino e dalle province.
Una galassia, quella di Mandato, la cui origine e il cui sviluppo sono state già oggetto di una importante inchiesta di Fanpage nel 2019, dalla quale erano emersi pesanti dubbi e sospetti sull’operato di società come Bioman e SESA.
Nel veneziano a preoccupare non è solo l’operazione inceneritore: “A Mira e a Campagna Lupia, Bioman e Agrilux sono proprietarie della Agricola Sant’Ilario – affermano i comitati – 1440 ha di terreno agricolo fronte laguna e valli da pesca sui quali si pratica agricoltura intensiva, e sui quali vengono periodicamente sversate tonnellate e tonnellate di liquami maleodoranti; gli stessi che vengono sparsi nella zona della bassa padovana, in Polesine e in Friuli, e che derivano dagli impianti di SESA a Este e di Bioman a Maniago. Liquami che hanno poco a che fare con il compost, visto e considerato che oltre al rifiuto umido, in questi centri di trattamento arrivano rifiuti di varia provenienza (anche da Roma) e di varia origine, tra i quali per esempio fanghi civili e industriali di vario tipo, ceneri e scorie di inceneritori e molto altro. Sempre nei terreni dell’Agricola Sant’Ilario, nei pressi di Lugo, è entrato da poco in funzione un impianto a biogas, costruito all’interno della zona di conterminazione lagunare in deroga alle stesse leggi regionali”.
Da tempo i comitati stanno lavorando per ricostruire l’intreccio di relazioni tra i vari impianti, sparsi nei diversi territori, controllati al 100% da FINAM o da questo gruppo insieme a partecipate pubbliche: “L’impressione netta è che sia questo ben congegnato sistema di scatole cinesi a potersi definire “economia circolare”, ma nel senso che fa girare milioni di euro, per lo più ricavati da bollette e incentivi pubblici, sempre tra le stesse mani, e tutto a discapito dell’ambiente e della salute della popolazione. Che fiducia si può avere ora, alla luce di quanto sta finalmente emergendo, sulla gestione di un inceneritore come quello di Fusina o di altri impianti di trattamento altamente impattanti? Ora Pretendiamo che sia fatta piena luce e che siano date risposte chiare alle nostre domande; i vertici di Veritas, i Sindaci del bacino veneziano, a cominciare da Brugnaro, la Regione Veneto si assumano le proprie responsabilità. Per quanto ci riguarda andremo fino in fondo a questa storia, e siamo pronti a collaborare con gli inquirenti”.
Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land, Gruppo Zelarino e dintorni, Comitato Ambiente e Salute Malcontenta