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rifiuti

Ecoforum 2022: non è tutto oro quel che luccica!

Nei giorni 2 e 3 dicembre si è svolto il convegno Ecoforum promosso da Legambiente, nel corso del quale la stessa associazione si è profusa in lodi al limite dell’imbarazzante verso la Regione Veneto e il suo assessore all’ambiente Giampaolo Bottacin; il quale non ha perso occasione per lanciare proclami, intestarsi meriti che non ha, e omettere le proprie responsabilità politiche rispetto a scelte strategiche nella gestione dei rifiuti urbani e speciali che hanno e avranno gravi conseguenze sull’ambiente e sulla salute della popolazione.
 
Tanto per cominciare va denunciato il fatto che il Rapporto Rifiuti Urbani 2021 che ARPAV avrebbe dovuto pubblicare già nei primi mesi dell’anno in corso, ad oggi non risulta ancora disponibile nel sito istituzionale dell’ente, se non per alcuni stralci.
 
In questo convegno Legambiente rende noto che la raccolta rifiuti nel Veneto nel 2021 va da comuni molto virtuosi che differenziano oltre l’88% come Treviso e provincia, o eccellenti come Refrontolo con il 92%, a città che differenziano poco o pochissimo come Venezia (65%), Padova (61%) e Verona (55%), valori tra l’altro calcolati conteggiando anche gli scarti presenti nelle diverse frazioni. Mentre l’Assessore Bottacin afferma: “Nel 2030 non ci saranno più discariche in Veneto per lo smaltimento dei rifiuti. Oggi sono 7. Basteranno i 3 termovalorizzatori esistenti, senza bisogno di ampliarli” (Il Mattino di Padova 5/12/2022).
 
L’Assessore e Legambiente sanno e non dicono:
 che nel 2020 sono stati autorizzati il raddoppio della discarica di S. Urbano (la maggiore del Veneto) e due nuove linee di incenerimento a Fusina (più una ancora in sospeso), mentre nel 2022 è stata autorizzata la quarta linea dell’inceneritore di Padova portando nel Veneto l’autorizzazione ad incenerire a 460.000 t/anno;
 che lo stesso Piano Regionale prevede di arrivare a circa 380.000 t/anno di rifiuti inceneriti, con un incremento di circa 140.000 t/anno rispetto all’incenerito del 2020 di 241.000 t., in totale contrasto con quanto previsto dalla Direttiva europea di settore che impone di lavorare prioritariamente sulla riduzione della produzione di rifiuti e sul recupero di materia;
 che nel 2021 la produzione totale di rifiuti è stata di 2.272.000 t. perciò nel 2030, se si attuassero veramente politiche di riduzione dei rifiuti, non si dovrebbe arrivare a un totale annuo di 2.483.000 t. come il piano regionale dei rifiuti prevede;
 che nella nostra aria già pesantemente compromessa aumenteranno le polveri sottili, gli Ossidi di Azoto e di Zolfo, gli inquinanti persistenti, ecc., oltre alla CO2 gas responsabile del riscaldamento globale e delle conseguenti alterazioni climatiche. Da considerare inoltre che probabilmente a partire dal 2026 gli inceneritori saranno inclusi nel sistema di scambio delle quote di emissione (ETS), con un aggravio di costi di 100-120 euro per ogni ton di CO 2 prodotta;
 che è stato presentato un ricorso al Tar contro la quarta linea dell’inceneritore di Padova per la tutela della salute e dell’ambiente;
 che a Padova, Venezia e in parte anche Schio la raccolta differenziata non cresce a causa di un palese conflitto di interessi perché il servizio di raccolta e il servizio di smaltimento dei rifiuti sono svolti dalle stesse società che gestiscono gli impianti di incenerimento, che dunque non hanno alcuna convenienza ad incrementare riduzione, riuso e riciclo, visto che i costi di smaltimento garantiscono profitti ben più consistenti;
 che il Piano Regionale continua a sostenere la produzione del CSS (Combustibile Solido Secondario) a Fusina, un prodotto inquinante sia nella fase di produzione che in quella di utilizzo come “combustibile” (i cementifici che bruciano CSS emettono in atmosfera, oltre a polveri sottili e gas, più diossine e derivati e più mercurio, piombo, cadmio e altri metalli pesanti), per cui ha poco mercato e le popolazioni non lo vogliono (come a Monselice);
 che il sovradimensionamento di questi impianti è funzionale già oggi allo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi, e in particolare dei fanghi di depurazione contaminati da sostanze nocive come i PFAS;
 che gli inceneritori necessitano di discariche speciali per smaltire scorie e ceneri contaminate, che ammontano fino al 27% in peso dei rifiuti bruciati;
 che nel piano regionale rifiuti 2020-2030 si dice che il Piano di Bonifica delle Aree Inquinate non esiste: non c’è l’anagrafe né l’elenco dei siti contaminati, non sono indicate le priorità di intervento e tantomeno il fabbisogno economico, per cui, mancando le indicazioni necessarie per attivare le bonifiche, non è possibile concorrere ai finanziamenti nazionali e del PNRR.
 
Di fatto il Piano Regionale punta, dopo il loro potenziamento, su discariche e inceneritori, mentre per riduzione, riuso, riciclo vengono riservate solo belle parole e buone intenzioni: nessun intervento concreto, nessun investimento e incentivo, nessun vincolo per comuni e consorzi, solo obiettivi molto blandi di riduzione e raccolta differenziata, compatibili appunto con il potenziamento degli inceneritori e discariche. Tant’è vero che, secondo lo scenario più avanzato previsto nel Piano, si arriverà al 2030 con le discariche praticamente esaurite a fronte di 120.000 t. da smaltire e 381.000 t. di rifiuti da incenerire.
 
La proposta risolutiva è quella di arrivare al 2030 ad una riduzione drastica del rifiuto urbano totale e del rifiuto residuo, tale da rendere superflua la costruzione della Linea 4 di Padova (autorizzata nel 2022) e l’inceneritore di Fusina, e da consentire la chiusura della linea 2, la più vecchia di Schio. Per essere davvero in linea con le Direttive europee sul clima e sull’economia circolare gli obiettivi da raggiungere dovrebbero essere ben più alti:
1. riduzione del rifiuto prodotto a 1.465.000 t/a pari a 300 kg/ab/a (la regione deve investire in soluzioni vere e non semplici enunciazioni, mentre il piano prevede per il 2030 un aumento dei RU totali a 508 kg/ab/anno, rispetto ai 464 kg/ab/a del 2021;
2. il residuo secco RUR deve diminuire a 176.000 t/a pari a 36 kg/ab/a (nel 2020 il bacino destra Piave è a 42 kg/a/a e la Sinistra Piave a 46 kg/ab/anno). Dai dati parziali pubblicati da Arpav, molti comuni sono già nel 2021 al di sotto di queste quantità;
3. la raccolta differenziata deve essere portata a 88% (come lo è già dal 2020 in provincia di Treviso)
4. il tasso di riciclo (77%) deve rimanere in proporzione come nel 2019 o aumentare (bisogna puntare anche sulla qualità della RD)
5. in questa maniera il secco più gli scarti si ridurranno a 216.000 t/a, i due inceneritori attuali (Linea 3 di Padova e Schio Linea 1 e 3) bruceranno 155.000 t/a e in discarica nel 2030 andranno solo 61.000 t/a al posto delle 490.000 inviate nel 2020;
Lasciamo a Legambiente il ruolo di spalla all'Assessore Bottacin, noi restiamo fermamente contrari a questa gestione dei rifiuti, e continueremo le nostre battaglie per impedire scelte sbagliate, obsolete, pericolose per l’ambiente e per la salute dei cittadini.
 
Coordinamento No Inceneritore Fusina, Comitato No quarta linea Padova, A.V.R. – Alto Vicentino
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