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COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 30 dicembre 2014

La CAV nel pantano del debito

Mentre Lega, Forza Italia, e PD si azzuffano come galli nel pollaio per le nuove nomine nel CDA di CAV spa, la società affonda nel pantano del “debito” del Passante. Un debito totalmente illegittimo e dietro al quale spuntano sempre più evidenti le ombre della corruzione e del malaffare.

La storia è ormai nota: la spa pubblica costituita da Regione e ANAS per la gestione del Passante, secondo la Convenzione in essere dovrebbe restituire 1 miliardo di euro proprio a ANAS che aveva anticipato tale somma per la costruzione del by-pass di Mestre. Essendo insufficiente il gettito dei pedaggi per restituire i soldi, nel 2013 CAV ha contratto un primo debito di 423,5 milioni di euro con Banca Europea degli Investimenti e Cassa Depositi e Prestiti; una seconda operazione di indebitamento è stata varata dal CDA di CAV subito dopo attraverso la possibilità, ottenuta dalla Bei, di emettere i famigerati “project bond”, titoli di debito da immettere nei mercati finanziari per rastrellare altri 840 milioni di euro.

Giusto un anno fa proprio il comitato Opzione Zero, l’associazione Re:Common, la Rete Europea Counter Balance presentavano un dettagliato dossier sul caso “Passante di Mestre”, all’OLAF, l’organo ispettivo dell’Unione Europea, alla Procura della Repubblica di Venezia, alla Corte dei Conti italiana, alla Corte dei Conti Europea e pure al capo dell’anticorruzione Cantone.

Nel dossier, presentato dal comitato ai parlamentari della Commissione Europea lo scorso 2 dicembre, si faceva riferimento non solo alla illegittimità di questo debito, visto che la costruzione del Passante è avvenuta usando solo ed esclusivamente soldi pubblici dei cittadini, ma anche al forte rischio che dietro alla lievitazione dei costi da saldare (da circa 780 milioni iniziali a oltre 1,4 miliardi di euro) ci siano ancora una volta tangenti e malaffare. Non sfugge infatti come le principali società che hanno realizzato il Passante siano proprio quelle ditte del Consorzio Venezia Nuova coinvolte nello scandalo MOSE, e come tutta l’operazione “Passante” sia avvenuta sotto l’attenta regia dell’ex assessore Renato Chisso, anche lui pesantemente coinvolto nel malaffare del cosiddetto “sistema veneto”.

Di fronte a questo quadro assai fosco e ai puntuali esposti presentati, Opzione Zero denuncia non solo la totale assenza di risposte da parte degli organismi giudiziari e di controllo, ma anche e soprattutto le pesanti responsabilità politiche che in questa vicenda hanno la Giunta Regionale e il PD. Nessuno questa volta potrà dire “non lo sapevo”, nemmeno il Presidente Zaia, che incredibilmente continua a dichiararsi ignaro ed estraneo a tutto il marciume che in questi anni ha impestato la Regione da lui presieduta. Perché infatti già nel marzo del 2011 era la stessa Corte dei Conti a sollevare forti dubbi su vari aspetti della costruzione e della gestione dell’opera: mancati controlli, uso smodato degli strumenti emergenziali, aumento ingiustificato dei costi, possibilità di infiltrazioni della criminalità organizzata nella concessione dei subappalti.

La spirale perversa di indebitamento innescata dalle spericolate operazioni di CAV sta generando un “buco” di proporzioni colossali; il rischio che i cittadini veneti siano chiamati a pagarne le conseguenze è sempre più concreto. Assistere oggi all’ennesima zuffa spartitoria per le poltrone del CDA di CAV senza che nessuna forza politica abbia il coraggio di affrontare il vero problema sul tappeto la dice lunga sul livello della classe politica regionale in scadenza di mandato.

 

bruxelles

Il 2 dicembre scorso Opzione Zero era a Bruxelles, davanti ai parlamentari e alla Commissione Europea, per sottoporre il progetto del Passante di Mestre, che la Banca Europea per gli Investimenti vorrebbe rifinanziare attraverso i project bond.

 

Il report di Counter Balance

I project bond europei sono una indicazione preoccupante peri futuri piani di investimento a lungo termine dell’Unione Europea

La fase pilota del progetto Bond Initiative UE sta per finire. Nel corso degli ultimi due anni, nove progetti di infrastrutture sono stati approvati per il rifinanziamento attraverso questo strumento di condivisione del rischio elaborato dalla Commissione Europea e dalla Banca europea per gli investimenti (BEI). E molti altri ancora ne seguiranno dal momento in cui questo strumento finanziario e simili meccanismi di garanzia verranno utilizzati per sfruttare il previsto pacchetto InvestEU di Juncker di 315 miliardi di euro.

Non potevamo pensare a un momento migliore per valutare la fondatezza di questo meccanismo e così, in collaborazione con il gruppo GUE/NGL e i gruppi politici dei Verdi, abbiamo riunito i deputati, le organizzazioni della società civile ela Commissione Europea (la BEI purtroppo non ha partecipato) per una tavola rotonda sul Progetto Bond Initiative UE del Parlamento Europeo – quali lezioni possiamo imparare dalla fase pilota e quali sono le implicazioni per il pacchetto Juncker?

Il progetto Castor, un impianto di stoccaggio di gas in Spagna, è il primo e probabilmente il più noto progetto che è stato rifinanziato attraverso project bond europei. Dopo le prime iniezioni di gas, che hanno causato una serie di centinaia di terremoti, il progetto doveva essere fermato, ma a causa di una clausola contrattuale è stato il governo spagnolo che ha dovuto assumersi le perdite. I gruppi della società civile spagnola erano ben rappresentati per parlare contro questo progetto che per prima cosa ha causato uno shock fisico e in seguito finanziario -con 1,4 miliardi di euro di debito passati ai cittadini spagnoli attraverso le loro bollette del gas.

Un altro caso emblematico è stato presentato: il Passante di Mestre, un’autostrada controversa in Italia. Finora ha ricevuto un prestito dalla BEI, ma l’enorme debito che il progetto ha generato potrebbe essere rifinanziato con i project bond europei. Rebecca Rovoletto di Opzione Zero, un’organizzazione della società civile italiana, ha spiegato il motivo per cui questo dovrebbe essere evitato. Diverse aziende e funzionari governativi coinvolti nel progetto sono invischiati in un enorme scandalo di corruzione e sono stati arrestati dalle autorità italiane. I project bond verrebbero utilizzati per ristrutturare il debito generato da queste dubbie strutture mentre il pubblico si assumerebbe la garanzia per questa operazione.

È sembrato che entrambi i progetti, Castor e Passante di Mestre, rivelino molte delle carenze strutturali del meccanismo dei project bond, hanno detto i rappresentanti di Counter Balance.

Prima di tutto il PBI è strutturato in modo tale che l’ente pubblico assorbe la maggior parte del rischio al fine di ottenere investimenti privati. Come conseguenza le perdite sono socializzate mentre i profitti sono privatizzati. Collegato a questo, il meccanismo consente di rifinanziare progetti rischiosi che non sono riusciti ad attrarre investimenti in qualsiasi altro modo e di conseguenza il rischio di fallimento e del debito pubblico è molto più alto.

Il PBI favorisce progetti come Castor e Passante, grandi progetti infrastrutturali, spesso con un notevole impatto ambientale. Questo meccanismo non è adatto per finanziamenti sostenibili, progetti auspicati a livello locale.

Il progetto Castor ha anche mostrato che la trasparenza rimane un problema enorme. Nonostante gli effetti ben documentati del progetto, la maggior parte dei dettagli contrattuali, le clausole e i rischi rimangono segreti.

Infine vi è coinvolto anche il rischio di corruzione. Nel caso del Passante di Mestre centinaia di arresti di politici e uomini d’affari, direttamente o indirettamente connessi con l’autostrada, sono stati eseguiti sul sospetto di corruzione e di collegamenti con la criminalità organizzata. In questo contesto, il presidente dell’autorità anti-corruzione italiana ha chiamato project bond uno strumento per il riciclaggio di denaro dal momento che non esiste alcun registro pubblico per gli obbligazionisti e la loro identità rimane sconosciuta.

Giorgio Chiarion-Casoni, uno degli architetti del project bond presso la Commissione Europea, ha sottolineato la necessità di non confondere i progetti stessi, con il meccanismo finanziario. “Sarei arrabbiato [per il progetto Castor] se fossi un cittadino spagnolo. Questo potrebbe essere evitato con una corretta due diligence. Il meccanismo non è da biasimare “, ha detto.

Egli ha riconosciuto però che nel meccanismo dei bond di progetto i rischi sono completamente spostati al pubblico. Questo avrà gravi conseguenze per il piano di investimenti Juncker che farà uso di simili meccanismi di condivisione del rischio per sfruttare gli investimenti privati per un importo di 315 miliardi di euro. Gli stessi rischi che con i project bond sono suscettibili di esistere, ma moltiplicati su una scala molto più ampia.

Per evitare nuovi disastri la società civile e il Parlamento Europeo devono agire. In questo contesto, l’evento pubblico può essere visto come un primo passo per sfidare l’avvio di nuovi meccanismi di condivisione del rischio a livello europeo dopo l’annuncio del pacchetto InvestEU, iniziando dai project bond.

Counter Balance ha chiesto una moratoria sulla Project Bond Initiative, al fine di rivalutare il suo impatto sociale, ambientale e finanziario sui cittadini europei. La società civile ha inoltre invitato la Commissione a garantire che una valutazione completa dell’iniziativa si concretizzi nel 2015, in occasione di una consultazione pubblica aperta e inclusiva che consenta non solo agli operatori del mercato, ma anche alle autorità pubbliche e alla società civile di esprimere le loro preoccupazioni sull’avvio dell’iniziativa. Infine, le ONG chiedono più controllo democratico sui project bonds attraverso un maggiore coinvolgimento del Parlamento Europeo ed, eventualmente, della Corte dei Conti Europea.

Relatori all’evento sono stati i deputati Teresa Rodriguez Rubio (GUE / NGL), Ernest Urtasun (Verdi/ ALE), Paloma Lopez Bermejo (GUE /NGL), Jordi Sebastia (Verdi / ALE), Pablo Echenique (GUE /NGL) e Victor Tormo Ruiz (GUE/ NGL). La società civile è stata rappresentata da Sebastian Monserrat Esteller (Plataforma de vecinos de Vinarós), Rebecca Rovoletto (Opzione Zero), Elena Gerebizza (Re: Common) e Xavier Sol (Counter Balance).
Giorgio Chiarion-Casoni ha rappresentato la Commissione Europea (DG ECFIN), la Banca Europea per gli Investimenti ha annullato la sua partecipazione all’ultimo minuto, purtroppo.

 

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Il Governo Renzi sta tentando di raggiungere il risultato cui sinora nessun governo era riuscito ad arrivare: la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali.

Lo fa attraverso due provvedimenti: il decreto “Sblocca Italia” e la legge di stabilità.

Con il primo, impone ai Comuni l’obbligo di aggregare le società del servizio idrico per arrivare ad un gestore unico per ogni ambito territoriale ottimale, spesso coincidente con il territorio regionale.

Con la seconda, rende sempre più onerosa la gestione pubblica dell’acqua e spinge gli enti locali a privatizzare, permettendo loro di spendere fuori dal patto di stabilità i soldi ottenuti dalla cessione delle proprie quote ai privati.

Il Governo Renzi vuole in questo modo mettere una pietra tombale sul risultato referendario che nel 2011 ha visto la maggioranza assoluta del popolo italiano pronunciarsi per una gestione pubblica, partecipativa, territoriale e senza profitti dell’acqua e di tutti i beni comuni.

Il Governo Renzi vuole affidare l’acqua e tutti i servizi pubblici locali a quattro grandi multiutility collocate in Borsa: A2A, Iren, Hera ed Acea, consegnando i beni comuni delle comunità territoriali agli interessi dei grandi capitali finanziari.

In questi anni, in ogni luogo del paese, abbiamo detto a gran voce: “si scrive acqua, si legge democrazia”.

Per questo diciamo al governo Renzi: INDIETRO NON SI TORNA!

Si attui il referendum, si affidi la gestione dell’acqua pubblica, partecipativa e senza profitti alle comunità locali.

 

CLICCARE QUI PER FIRMARE LA PETIZIONE

 

 

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COMUNICATO STAMPA COMITATO OPZIONE ZERO 11 NOVEMBRE 2014

IL CIPE APPROVA LA ORTE MESTRE – OPZIONE ZERO IN PIAZZA IL 14 NOVEMBRE CON LO SCIOPERO SOCIALE

Orte-Mestre: arriva il primo frutto avvelenato dello “Spacca Italia”. Grazie alla norma introdotta apposta dal ministro Lupi nel famigerato decreto, ieri il CIPE ha dato via libera al progetto preliminare “regalando” virtualmente 1,8 miliardi alla Gefip Holding di Vito Bonsignore per un’opera disastrosa che andrà ad incrementare il debito pubblico per almeno altri 10 miliardi di euro. Segno di come il Governo Renzi sia determinato ad andare avanti in una scelta folle e insensata che si spiega solo con gli enormi interessi economici che gravitano intorno alla nuova autostrada; più volte infatti i comitati e le associazioni ambientaliste hanno dimostrato, numeri alla mano, che l’opera è pericolosa e letteralmente insostenibile sotto tutti i punti di vista.

Ma tra “Spacca Italia” e Legge di Stabilità, è tutto il Paese che rischia di finire sommerso da un vero e proprio diluvio di asfalto e di cemento, oltre che di acqua e di fango.

Un attacco pesantissimo ai territori e ai beni comuni al quale i comitati e i movimenti di tutta Italia hanno deciso di dare una risposta unitaria partecipando allo sciopero sociale europeo indetto per il 14 novembre da sindacati di base, movimenti sociali, precari e studenti.

Incrociamo le braccia – Incrociamo le lotte è lo slogan che riassume il senso della giornata, perché si tratti di Jobs Act, di “Sblocca Italia”, di “Buona scuola”, piuttosto che di servizi pubblici, o di Grandi Opere il problema è uno solo: fermare le politiche di austerità concordate a livello europeo, e invertire subito la rotta prima che sia troppo tardi.

La “crisi” e il debito non sono delle fatalità e nemmeno delle maledizioni divine; sono dei meccanismi perversi attraverso i quali aumentare lo sfruttamento sul lavoro, cancellare i diritti, privatizzare i servizi e i beni comuni distruggendo i territori e la vita delle persone.

Le Grandi Opere come la Orte-Mestre stanno precisamente dentro a questa logica perché sono pensate e volute per favorire la speculazione fondiaria e finanziaria, per stornare miliardi di euro dei contribuenti nelle tasche delle mafie, delle banche e dei grandi poteri finanziari. A pagare queste scelte sciagurate sono sempre e solo i cittadini e i lavoratori con tagli ai servizi e al welfare, tasse e disoccupazione.

Per questi motivi Opzione Zero sarà in piazza a Mestre il 14 novembre, per ribadire il NO alla Orte-Mestre, ma per dire anche che la difesa dei territori e dei beni comuni sta insieme alle lotte per i diritti, per la scuola pubblica e per il lavoro degno.

E’ ora di dire basta e di dirlo tutti insieme!!

Doppio l’appuntamento che il Comitato dà ai propri sostenitori e agli altri comitati venerdì 14 novembre: alle ore 9.00 al Municipio di Mestre per partecipare al corteo cittadino organizzato dagli studenti, e alle ore 15.00 sempre in via Palazzo per una Critical Mass (biciclettata) intorno alla Città.

 

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31

ott

2014

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Comunicato Stampa Mira Fuori del Comune 29-10-2014

Rifiuti: Consigli Comunali “commissariati” dalla Regione

“Sui rifiuti i Consigli Comunali di tutto il Veneto rischiano di essere letteralmente estromessi da ogni decisione:  se un Comune come Mira vuole passare al “porta a porta”, oppure decidere di portare i propri rifiuti in un impianto piuttosto che un altro, o ancora entrare nel merito del piano finanziario, non potrà più farlo in autonomia come avviene ora. E’ un fatto gravissimo e inaudito. Mira si deve opporre con tutte le forze a questo sopruso”, a lanciare l’allarme rosso è il capogruppo di Mira Fuori del Comune Mattia Donadel.

Tutto nasce dalla delibera in approvazione la prossima settimana in Consiglio Comunale per la costituzione dei Consigli di Bacino relativi alla gestione integrata dei rifiuti urbani. La storia risale alla finanziaria del 2010 con la quale si decretava lo scioglimento delle vecchie Autorità d’Ambito, enti da alcuni definiti inutili, che svolgevano funzioni di coordinamento, controllo e pianificazione su ambiti territoriali omogenei, mediamente di scala provinciale. La Legge demandava alle Regioni la facoltà di riorganizzare queste funzioni con una normativa specifica. La Regione Veneto, in ritardo, si è adeguata con la Legge 52 del 2012, che di fatto ricostituisce i vecchi “carrozzoni” cambiando  loro nome in Consigli di Bacino ma mantenendo le stesse competenze di prima e soprattutto salvaguardando la piena autonomia decisionale dei Comuni per quanto riguarda modalità organizzative del sistema di raccolta, trasporto e conferimento dei rifiuti, piani finanziari e tariffazione.

La trappola vera e propria sta nella “convenzione tipo”  predisposta dalla Giunta Regionale (DGRV 1117/2014) e che i Comuni di tutto il Veneto sono chiamati ad approvare entro il 10 novembre per poter costituire i Consigli di Bacino. E’ infatti nella convenzione tipo che tutte le prerogative che prima stavano in capo ai Consigli Comunali vengono trasferite ora all’assemblea di bacino, nella quale ogni singolo Comune è rappresentato dal Sindaco o da un suo delegato con peso proporzionale al numero di abitanti. Evidente dunque che con questo sistema a decidere sugli aspetti più importanti saranno i Sindaci delle Città più grandi, quelle con peso maggiore come Venezia, che con l’istituzione della Città Metropolitana avrà sempre più pieni poteri.

“Si parla tanto di federalismo, ma quello che sta avvenendo con questo tipo di operazione, così come con l’istituzione della Città Metropolitana, e poi soprattutto con tutti i vincoli economici e il taglio dei trasferimenti è un vero e proprio “commissariamento” dei Comuni” – afferma Donadel – “a questo punto è ora che i “manovratori di turno” gettino definitivamente la maschera: chiudano baracca e burattini, e ci mandino tutti a casa, Sindaci compresi”.

Mira Fuori del Comune è decisa comunque a dare battaglia presentando in Consiglio degli emendamenti alla delibera per ripristinare i poteri del Comune in materia di rifiuti, e rivolge un appello al Sindaco di Mira e a tutti i Sindaci della Riviera affinché respingano l’ennesimo prevaricazione della Regione e del Governo:  i presupposti normativi per farlo ci sono tutti, basta solo metterci il coraggio politico.

 

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Comunicato Stampa Opzione Zero – 23 ottobre 2014

 

Continuare a giustificare la Nuova Romea speculando sulle vittime degli incidenti è vergognoso e intollerabile. Chi ancora sostiene la Orte-Mestre è in malafede o non sa di cosa parla.

La Nuova autostrada sarà pronta tra almeno 15 anni, non risolve i problemi di messa in sicurezza. Si intervenga subito per deviare i TIR sulla A-13 e per fare interventi puntuali sui punti più pericolosi.

Opzione Zero annuncia un dossier sullo stato di degrado della Romea. Non sono escluse diffide e azioni penali verso i responsabili.

 

“Speculare sulle vittime degli incidenti in Romea per giustificare la nuova autostrada è una consuetudine vergognosa e non più sopportabile, specie quando a parlare sono amministratori pubblici” questa la dura presa di Rebecca Rovoletto e Lisa Causin del Comitato Opzione Zero in merito alle recenti dichiarazioni del Sindaco di Campolongo Maggiore dopo l’ennesimo fatale schianto.

“Chi continua a spacciare la Orte-Mestre come la soluzione dei problemi di sicurezza della statale è in malafede o non sa nemmeno di cosa sta parlando” aggiunge Mattia Donadel presidente del Comitato – “perché il progetto di nuova autostrada non prevede alcun intervento per la messa in sicurezza della Romea; senza contare poi che nel migliore dei casi sarebbe pronta non prima di 15 anni. Intano cosa facciamo? Continuiamo a contare le croci?”

Anche l’effetto di separazione dei flussi dovuto alla nuova autostrada, di cui parla Campalto, rimane tutto da dimostrare: con tariffe che si prevedono addirittura più care di quelle del Passante, i TIR continuerebbero a percorrere gratis la “vecchia” Romea come fanno già oggi.

Un problema questo che si potrebbe invece risolvere immediatamente “dirottando” i TIR di lunga percorrenza sull’autostrada Padova-Bologna: nel solo 2013 sono stati 400 i milioni di euro stanziati dal Governo a sostegno dell’autotrasporto, basterebbe destinare una piccola parte di questi all’introduzione di meccanismi penalizzanti per chi sceglie la statale (es. bollino blu), o viceversa premiali per chi opta per la A-13.

Infine è opportuno ricordare al Sindaco di Campolongo che, in merito alla messa in sicurezza della SS 309, sono sufficienti qualche centinaio di milioni di euro per fare subito quegli interventi  puntuali e risolutivi che in tanti chiedono da decenni.

Peccato che con lo “Sblocca Italia” il Governo Renzi abbia stanziato 1,8 miliardi di contributi pubblici (defiscalizzazioni) per l’inutile e devastante autostrada Orte-Mestre e zero centesimi per la sistemazione della Romea.

Sulla questione sicurezza il comitato Opzione Zero annuncia la presentazione nei prossimi mesi di un vero e proprio dossier; non sono escluse diffide e azioni penali nei confronti dei responsabili del degrado della Romea, primi tra tutti ANAS e Regione Veneto.

 

Comunicato Stampa Opzione Zero

Opzione Zero aderisce alla mobilitazione contro il decreto “Spacca Italia” lanciata dai Movimenti per l’acqua e da numerose organizzazioni:  è un vero e proprio assalto finale al Belpaese.

Tra le varie norme, una in particolare sta a cuore al comitato rivierasco: il comma 2 – Art.4 con il quale il Governo Renzi vuole rimettere “in pista” la Orte-Mestre.

Opzione Zero lancia un appello a tutti i Deputati e Senatori affinché presentino un emendamento che metta concretamente “fine” a un progetto insensato, devastante e foriero di malaffare quanto e più del MOSE.

E’ l’ora dei fatti e non più delle belle parole.

 

Anche Opzione Zero aderisce alla mobilitazione contro il Decreto “Sblocca Italia” lanciato in questi giorni di fronte a Montecitorio dai Movimenti per l’acqua e da molte altre organizzazioni.

Il decreto, soprannominato “Spacca Italia”, costituisce un vero e proprio assalto finale al Belpaese a tutto vantaggio delle solite cricche malavitose: favorisce le “grandi opere” sottraendo risorse per la messa in sicurezza dei territori, punta sulle estrazioni petrolifere invece che sulle rinnovabili, incentiva gli inceneritori invece della riduzione dei rifiuti e della differenziata, regala miliardi di euro ai colossi delle concessioni autostradali, concentra ancora di più le decisioni nelle mani di super-commissari, apre le porte alla definitiva privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni.

Ma Opzione Zero non si ferma qui e scrive direttamente a tutti i Deputati e Senatori, in particolare a quelli Veneti, lanciando loro un appello preciso: che presentino e sostengano un emendamento che stralci completamente il comma 2 dell’Art. 4 del decreto. Tra tutte queste norme pericolose e regressive, questa in particolare è quella che permette di aggirare il “no” espresso 2 mesi fa dalla Corte dei Conti sulla delibera CIPE di approvazione del progetto preliminare della Orte-Mestre. In pratica con questo “codicillo”  il Governo Renzi rimette letteralmente in pista la nuova autostrada proposta da Vito Bonsignore, amico e collega di partito del Ministro Lupi. Se il testo non verrà modificato, tra pochi mesi ANAS potrebbe indire il bando per la progettazione definitiva e la concessione dell’opera. Mentre invece, tra tutti gli interventi previsti e finanziati per strade e autostrade, non figura nemmeno un centesimo per la messa in sicurezza della SS 309 Romea né della E-45.

“In questi mesi diversi esponenti politici di vari schieramenti si sono spesi a parole contro quest’opera inutile, devastante e succhia soldi” – affermano Rebecca Rovoletto e Lisa Causin portavoce del Comitato – “ora vogliamo misurare se dalle parole qualcuno è disposto a passare anche ai fatti, e ci rivogliamo soprattutto ai parlamentari Veneti. L’opera è insostenibile da ogni punto di vista e le argomentazioni di chi ancora la sostiene sono risibili e infondate. I veri interessi che si nascondono dietro a quest’opera emergono chiaramente dalle intercettazioni sull’inchiesta MOSE, quando Baita e Minutillo parlano della nuova autostrada come del nuovo “affare” in grado di soppiantare il MOSE. Attendiamo di vedere chi deciderà di andare avanti “su questa strada” e poi inchioderemo tutti alle proprie responsabilità”.

Intanto all’appello hanno risposto positivamente alcuni Deputati del Movimento 5 Stelle e di SEL, ancora niente invece dal fronte critico del PD.

 

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO 17 settembre 2014

Basta con la mafia delle Grandi Opere, Romea sicura subito NO Autostrada

Il Decreto “Sbanca Italia del Governo Renzi rimette in pista la Orte-Mestre, comitati e associazioni delle 5 regioni attraversate dalla nuova autostrada rispondono con 2 giorni di mobilitazione diffusa nei territori sabato 21 e domenica 22 settembre, proprio  in concomitanza con la Marcia Mondiale per il Clima.  Iniziative sono previste a Cesena, Ravenna, Perugia, Orte. In Veneto a Cavarzere, Adria e Piove di Sacco.

L’appuntamento più importante è però in Riviera del Brenta sabato 20: al mattino ritrovo alle ore 9.30 a Mira presso il parcheggio del supermercato Lando, da qui trasferimento in bicicletta fino all’incrocio di Giare, uno dei punti più pericolosi della statale, dove si svolgerà un presidio di protesta e sensibilizzazione. Nel pomeriggio trasferimento allo Squero di Dolo con gazebo di vari comitati e associazioni, interventi, collegamenti con gli altri presidi e per finire concerto con il gruppo Osteria dei Pensieri alle ore 18.30.

La manifestazione è promossa dallo storico comitato Opzione Zero che da anni si batte contro la “Romea Commerciale” e per la messa in sicurezza della statale, insieme però a numerose altre organizzazioni del territorio: Legambiente Riviera, Confederazione Italiana Agricoltori, Emergency, Libera, Mira 2030, Comitato No Grandi Navi, Comitato Lasciateci Respirare Padova, Associazione per la Decrescita. Adesioni sono arrivate anche da liste civiche e forze politiche come il Ponte del Dolo, Mira Fuori del Comune, SEL, Movimento 5 Stelle. Invitati anche i Sindaci di Mira, Dolo, Mirano, Camponogara, Fossò e Pianiga, i Comuni che di recente si sono schierati per lo stralcio definitivo dell’opera.

Per comitati e associazioni la Orte-Mestre non è pericolosa solo dal punto di vista ambientale, ma è anche un’opera che non sta in piedi da nessun punto di vista, tantomeno da quello economico–finanziario, come emerge dai dati dello stesso proponente. Per far quadrare i conti e ottenere il via libera dal CIPE, il ministro Lupi si è dovuto inventare trucchi di ogni genere: dalle defiscalizzazioni per 1,8 miliardi, al project financing, dai project bond alle ultra-semplificazioni amministrative. La stessa Corte dei Conti solo due mesi fa aveva bloccato l’iter di approvazione del progetto riscontrando la non applicabilità delle defiscalizzazioni per le opere dichiarate di pubblica utilità prima del 2013, come nel caso della Orte-Mestre. Ma con il Decreto “Sbanca Italia” (Art. 4 comma 2) il Governo Renzi, contro ogni logica, ha cancellato l’ostacolo opposto dalla Corte; di fatto tra pochi mesi sarà possibile per ANAS indire il bando per la progettazione definitiva e la concessione dell’opera. Mentre invece, tra tutti gli interventi previsti e finanziati per strade e autostrade, non figura nemmeno un centesimo per la messa in sicurezza della SS 309 Romea né della E-45.

La verità è che questa autostrada serve solo a chi la fa, alle cricche mafiose del cemento e dell’asfalto che dopo il MOSE vogliono appropriarsi di un “bottino” ancora più succulento, come emerge dalle intercettazioni dell’inchiesta sul “sistema Veneto”, per stessa ammissione dell’ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo.

A pagare queste scelte sciagurate saranno sempre e solo i cittadini e i lavoratori con tagli ai servizi e al welfare, tasse e disoccupazione.

Per far ripartire il Paese ci vuole ben altro: bisogna redistribuire la ricchezza, rimettendo al centro il lavoro vero, i diritti delle persone, l’ambiente e la salute.

 

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Nella foto Giancarlo Galan (ex governatore Veneto) e Renato Chisso (ex assessore nella giunta Zaia): due dei principali fautori dell’autostrada Orte-Mestre (Romea Commerciale), un mostro mangia-soldi e devastante per l’ambiente e i territori. Entrambi sono attualmente in carcere.

 

Comunicato Stampa Opzione Zero 02/08/2014

La Corte dei Conti blocca la Orte-Mestre: soddisfazione da Opzione Zero e dalla rete Nazionale Stop Or-Me, ma è presto per cantare vittoria.

Il decreto Sblocca Italia voluto dal Governo delle losche intese guidato da Renzi continua a spingere sulle “grandi opere” compresa la Orte-Mestre.

Le inchieste MOSE e EXPO dimostrano come le “grandi opere” costituiscano la vera linfa vitale per le cricche del cemento e per le mafie di tutto il Paese. I Partiti che governano e che vogliono le grandi opere sono coinvolti in pieno.

I Comitati della rete Nazionale Stop Orte-Mestre si danno appuntamento al 20-21 settembre per una giornata di mobilitazione in contemporanea su tutti i territori attraversati: obiettivo lo stralcio definitivo dell’intero progetto.

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Opzione Zero, il comitato rivierasco che da più di dieci anni si batte contro la famigerata “Romea Commerciale”, esprime grande soddisfazione per l’ennesima battuta d’arresto subita dal progetto Orte-Mestre, ma non canta vittoria.

Il rilievo della Corte dei Conti riguarda in particolare l’impossibilità, stante la normativa attuale, di utilizzare gli 1,8 miliardi di euro di defiscalizzazioni previste nel Piano Finanziario della Orte-Mestre. Inoltre nel medesimo Piano Finanziario si fa riferimento all’utilizzo indebito di un surplus aggiuntivo di remunerazione del capitale investito da parte dei privati. Tanto basta per bloccare la Delibera CIPE di approvazione del progetto preliminare e quindi anche la gara per la progettazione definitiva e l’assegnazione di appalti e concessione. I tempi dunque si allungano e questo è un bel vantaggio un vantaggio per i comitati e le associazioni che osteggiano l’opera.

Ma per Opzione Zero preoccupanti sono due aspetti: prima di tutto la disinvoltura con la quale il CIPE ha varato la delibera senza che ci fossero i presupposti necessari, la dimostrazione di come la “politica”, non curante di quanto sta emergendo dalle inchieste su MOSE e su EXPO, continui a forzare perfino le normative nazionali pur di agevolare i “grandi affari”.

In secondo luogo il fatto che la stessa Corte dei Conti, dopo aver denunciato pubblicamente i rischi legati al Project Financing, si sia limitata ad una pura analisi formale e procedurale della documentazione senza mettere in evidenza il vero problema e cioè l’insostenibilità dell’intero Piano Finanziario. Infatti i flussi di traffico previsti dagli stessi proponenti sono talmente bassi che le tariffe proposte andrebbero a superare di gran lunga quelle del Passante, già oggi le più care in Europa. Ed è chiaro che più care sono le tariffe e più cittadini e trasportatori si riverseranno sulle strade normali rendendo impossibile il rientro del capitale investito. A quel punto, con il solito sistema truffa del project financing, sarà lo Stato ad dover intervenire con ulteriori risorse. Esattamente quello che sta accadendo oggi per il Passante, un’opera dai costi e dalle dimensioni nemmeno paragonabili con la Orte-Mestre.

Il dato vero è che questa nuova autostrada, oltre che anacronistica, risulta del tutto insostenibile e distruttiva da qualsiasi punto di vista. La Orte-Mestre è stata pensata e voluta perché è una macchina mangia soldi come e più del MOSE. Del resto proprio dalle indagini sul MOSE, (dichiarazioni di Claudia Minutillo), emerge in modo inequivocabile come la nuova autostrada Orte-Mestre, del costo di almeno 10 miliardi di euro, fosse in cima agli interessi della cricca veneta del cemento così come di quella genovese legata a Bonsignore e di quella legata alle Coop Emiliane. Se a questo si aggiunge che la banca finanziatrice della cordata proponente, è la CARIGE ora da pochi mesi al centro di un pesante scandalo per truffa, allora nessuno dovrebbe avere più alcun dubbio sulle insidie che si nascondono dietro a questa mega opera.

Eppure il Presidente Renzi continua a sponsorizzare la Orte-Mestre come una delle grandi opere strategiche, tanto da inserirla nel decreto Sblocca Italia; ad unirsi uniscono al coro ci sono pure i Presidenti delle regioni interessate, Luca Zaia in testa. E’ solo un caso? Oppure l’evidenza che la politica della larghe intese non ha nessuna intenzione di sradicare quei meccanismi che stanno alla base di tutto il marciume messo in luce dalle inchieste della magistratura?

Quello che emerge in Veneto, come in Lombardia, come in tante altre parti d’Italia, è che proprio le “Grandi Opere” pubbliche, gestite attraverso la Legge Obiettivo, i Commissari straordinari, il project financing, l’affidamento in concessione, sono state il mezzo, il terreno di coltura per costruire e alimentare vere e proprie cricche malavitose che coinvolgono in pieno anche i partiti.

Ed è chiaro dunque che visti gli interessi in gioco non basteranno la Procure o le Corti dei Conti per abbattere né la Orte-Mestre, nè le altre decine di grandi opere inutili e dannose. E’ necessario uno scatto da parte dei comitati e dei cittadini per porre definitivamente fine a questo sistema.

Dunque per Opzione Zero e per tutto il variegato arcipelago di organizzazioni che costituisce la Rete Nazionale Stop Orte-Mestre, la mobilitazione per chiedere lo stralcio del progetto continua più forte di prima. L’appuntamento è per il 20 e 21 settembre prossimi per due giornate di mobilitazione in contemporanea su tutti i territori attraversati dalla nuova autostrada.

 

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