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COMUNICATO STAMPA

L’annunciata approvazione del progetto Orte-Mestre, prevista nella prossima  riunione del CIPE di lunedì 18 marzo, è forse l’ultimo e più sonoro schiaffo che il Governo Monti, sconfitto alle ultime elezioni, assesta al volto di un Paese in ginocchio da una devastante crisi economica e in pieno regime di austerity, che sta mietendo vittime in ogni angolo della Penisola.

È da luglio 2012 che il Governo Monti dichiara lo sblocco del progetto preliminare della Orte-Mestre da parte del CIPE ma, in nove mesi, questa partita si è risolta un nulla di fatto per un unico motivo: il progetto della Orte-Mestre, che si serve del fallimentare strumento del project financing, è economicamente insostenibile.

Questo ha creato contrasti tecnici tra il Ministero delle Infrastrutture e quello dell’Economia. Ma ora, dopo che il CIPE nella scorsa seduta ha recepito le rocambolesche misure di defiscalizzazione per le grandi opere volute da Passera e Ciaccia, tutto sembra trovare epilogo e l’opera attualmente più onerosa – 10 miliardi di euro – e impattante d’Italia – 400 km di asfalto – pare essere ai blocchi di partenza. Pur di approvare la Orte-Mestre lo Stato rinuncia a 1,5 miliardi di euro di imposte.

In questo modo, oltre a perseverare nell’assurda e devastante spirale delle grandi opere inutili e dannose, si innescano meccanismi di privilegio fiscale per le note cricche del cemento, sempre più nel mirino degli inquirenti per frodi e infiltrazioni mafiose. E, come se non bastasse, si andrà ad aumentare ulteriormente il debito pubblico (con il project financing e con le mancate entrate fiscali) che ricadrà ancora e sempre sulla testa dei cittadini odierni e futuri, ai quali si chiederanno altri “sacrifici”.

Tutto questo sta avvenendo nel silenzio e in un momento di transizione politica verso un nuovo Esecutivo, che ha tutte le premesse per dare a questo Paese altre e più urgenti priorità. L’esito delle urne ha infatti mandato un chiaro segnale sulla volontà popolare di cambiare rotta, non solo sulla classe politica, ma anche sulle logiche affaristiche legate alle grandi opere portate avanti sin qui dai governi precedenti.

Questa nuova dichiarazione di passaggio al CIPE della Orte-Mestre rappresenta un’accelerazione irresponsabile e inaccettabile da parte di un Governo uscente che dovrebbe espletare esclusivamente mansioni di ordinaria amministrazione e di emergenza e che, invece, con quest’atto, condizionerà le scelte economiche e strategiche del Paese per generazioni.

Il comitato Opzione Zero, membro della Rete Nazionale Stop Orte-Mestre, promuove e aderisce all’azione di mail-bombing in funzione da oggi a tutto lunedì 18, per chiedere al Governo Monti di lasciare questa decisione al prossimo legittimo Esecutivo.

 

COMUNICATO STAMPA

Il Governo Monti, nella prossima seduta del CIPE del 18 marzo, si appresta ad approvare il progetto preliminare della nuova autostrada Orte-Mestre.

Si tratta di un vero e proprio  colpo di mano: un Governo politicamente morto e sepolto dal voto popolare del 24-25 febbraio e che dovrebbe limitarsi solamente ad attività di ordinaria amministrazione, si arroga impunemente il diritto di approvare un’opera da ben 10 miliardi di euro che andrà a sconquassare mezza Italia.

Come se non bastasse, per reperire le risorse il Ministro Passera e il suo vice Mario Ciaccia sono riusciti a far passare la defiscalizzazione dell’opera per 1,5 miliardi e l’opzione Project Finacing a tutto beneficio della cordata GEFIP Holding di Vito Bonsignore; una soluzione che andrà inevitabilmente a creare una voragine nei conti pubblici dello Stato per i prossimi decenni, sottraendo risorse vitali per i servizi pubblici essenziali.

L’approvazione della Romea Commerciale non può in alcun modo essere considerata come fatto di ordinaria amministrazione, né essere annoverata tra gli atti di particolare urgenza: la Orte-Mestre è l’opera autostradale più imponente, per costi ed impatti, tra quelle previste nel primo programma delle infrastrutture strategiche.  L’approvazione di tale progetto costituisce scelta politica fondamentale per il futuro del Paese. Tale scelta spetta dunque al Governo che la nuova legislatura esprimerà.

Mira Fuori del Comune si appella al Sindaco di Mira, ai Sindaci della Riviera del Brenta e del Miranese, ai Deputati e i Senatori eletti nel territorio affinché chiedano immediatamente al Presidente del Consiglio Monti, ai Ministri che compongono il CIPE e ai Presidenti delle regioni interessate di sospendere ogni provvedimento in merito a questo progetto e di rimettere ogni decisione al prossimo Esecutivo, che avrà la fiducia del nuovo Parlamento appena insediato.

Mira Fuori del Comune sostiene intanto l’azione di mailbombing promossa dalle associazioni e dai comitati della Rete Nazionale Stop Orte-Mestre dalle 15 di oggi fino a tutto lunedì 18 per chiedere al Governo di fermarsi.

 

BASTA PRENDERCI IN GIRO !!!

CAV vuole farci pagare i debiti del Passante, senza ottemperare alla prescrizione che impone l’arretramento della barriera di Villabona a Dolo (Roncoduro)

APPUNTAMENTO PER TUTTI ALLA

ASSEMBLEA PUBBLICA CITTADINA

Martedì 19 marzo ore 18.30 presso

Centro Civico Scaltenigo di Mirano, via Ballò 1

(ex scuola elementare G. Carducci)

Per decidere assieme:

mobilitazioni

class action

denunce

PARTECIPATE E DIFFONDETE !!!

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Comitato Opzione Zero

COMUNICATO STAMPA

Pedaggi Mestre-Padova. Un circolo vizioso.

Alla conferenza dei sindaci di ieri a Vigonovo, i vertici di CAV hanno comunicato la loro soluzione al problema del “tornello”: uniformare a 2,70 euro le tratte Mestre-Padova e Dolo/Mirano – Padova. Ridicolo poi lo sconto di un euro (che porterebbe il pedaggio a 1,70 euro) che sarebbe applicato solo se sussistono tre condizioni: che i pendolari siano dotati di telepass, che risultino residenti in determinati comuni (Mirano, Mira e Dolo etc) e che facciano durante un mese almeno 10 viaggi di andata e ritorno verso Padova.

CAV applicherebbe quindi a giugno un pedaggio come se la barriera fosse a Roncoduro senza però avere i benefici della riapertura del casello di Dolo e della maggiore accessibilità di un una tangenziale liberalizzando la tratta Dolo-Mestre ed eliminando i caselli di Vetrego, Oriago e Villabona. CAV continua ad essere inadempiente sull’arretramento della barriera e a non prendere impegni sulla riapertura del casello di Dolo.

Inacettabile la scusa di CAV, secondo cui i suoi profitti milionari sarebbero inesistenti a causa del project financing stipulato per la costruzione del Passante che avrebbe prodotto un debito di un miliardo di euro da ripagare nei prossimi decenni, che dimostra in modo lampante quello che i comitati sostengono da anni: questo sistema non si regge economicamente e produce debiti che vengono sistematicamente scaricati sui cittadini.

Il comitato Opzione Zero, presente all’incontro, ritiene questa soluzione una ennesima presa per i fondelli. Di sicuro comporterà un aumento del traffico sulla viabilità locale, causata anche dal depotenziamento del trasporto pubblico attuato dalla Regione Veneto in questi anni. E cosa farà allora la Regione? Dichiarerà una nuova emergenza traffico per giustificare nuove strade? Applicherà pedaggi sulla viabilità ordinaria? Come pensa di uscire da questo circolo vizioso che sta esasperando tutti?

In un momento in cui le indagini della Guardia di Finanza stanno coinvolgendo tutte le società che gravitano intorno alla Regione per “associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale”, riteniamo vergognoso e irresponsabile che si continuino a drenare soldi dalle tasche dei cittadini.

La primavera si preannuncia quindi infuocata e Opzione Zero si prepara a mettere in cantiere iniziative per contrastare questi rincari ingiustificabili.

 

Comunicato stampa

Il malaffare veneto che ruota attorno alle infrastrutture e alla filiera asfalto-cemento, denunciato da anni di proteste, è sotto al naso di tutti. Date, nomi, composizioni societarie, scatole cinesi e intrecci saltano agli occhi anche dei profani. E il filo rosso che si sta dipanando porta alla galassia societaria che orbita attorno alla Regione.

2,1 milioni di euro è la cifra contestata a Veneto Strade Spa per fatture false emesse da BMC Brokers, nell’ambito dell’inchiesta “Chalet” che ha portato all’arresto di Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani Spa.

2,1 milioni di euro che Veneto Strade (partecipata al 70% tra Regione e Province venete), per bocca del suo amministratore delegato Silvano Vernizzi, avrebbe speso per stand, fiere e affini. Un’uscita di cassa a dir poco vergognosa, sia per importo che per destinazione di spesa.

Parlare di Veneto Strade e di Vernizzi significa toccare il braccio operativo della Regione sul fronte delle infrastrutture stradali voluto dal tandem Galan-Chisso. Tanto più che i vertici di Veneto Strade ricoprono un doppio ruolo anche in Regione sui medesimi temi: Silvano Vernizzi è infatti anche segretario regionale per le Infrastrutture e commissario al Passante e alla Pedemontana.

Tutto questo mentre si continuano a “spremere” e vessare i cittadini; mentre la Regione, per mezzo di CAV, da mesi sta minacciando aumenti spropositati dei pedaggi autostradali sulla tratta Padova Mestre; mentre si dirottano i finanziamenti ai servizi e ai trasporti pubblici verso colossi privati che li utilizzano non solo per cementificare il territorio ma anche per corrompere e influenzare la politica.

Riteniamo che sia ora e tempo che questi figuri abbiano almeno la dignità e il tempismo di dimettersi, prima di essere travolti dalla mannaia della giustizia.

Parafrasando il titolo della nota canzone di Branduardi, chissà non sia davvero l’inizio della fine della fiera, dell’assurda ventennale orgia del malaffare veneto legato alle infrastrutture e all’urbanizzazione selvaggia…. in quel caso si partiva dal minuscolo topolino per finire, a catena, con un castigo divino. Chissà.

 

Comunicato stampa Opzione Zero 28 febbraio 2013

Arresto di Baita: ora si blocchi subito Veneto City

L’arresto di Piergiorgio Baita e di Claudia Minutillo non è una sorpresa per i comitati come Opzione Zero che da anni denunciano il malaffare celato dietro alle grandi opere e ai grandi progetti che stanno distruggendo il Veneto. Ed è certo motivo di soddisfazione la consapevolezza di aver contribuito, con ostinate battaglie, a far emergere la vera natura del sistema politico-affaristico che spadroneggia in Veneto da 20 anni, a colpi di project financing e accordi di programma.

D’altra parte, la vicenda dell’arresto di Piergiorgio Baita, amministratore delegato della Mantovani SpA, potrebbe avere ricadute importantissime sulle grandi opere che interessano la Riviera del Brenta. Il nome di Baita compare infatti nei consigli di amministrazione della GRAP SpA, la società promotrice del grande raccordo anulare di Padova e della Camionabile, nonché nel consiglio di amministrazione di Veneto City.

Ed è proprio sulla questione Veneto City che Opzione Zero intende tornare alla carica, perché dopo l’approvazione dell’accordo di programma avvenuta a fine 2011 da parte delle amministrazioni di Dolo e Pianiga e da parte del Presidente Zaia, ora si attendono i primi piani attuativi.

Per Opzione Zero il fatto che uno dei soci di maggioranza di Veneto City SpA sia ora pesantemente sotto inchiesta getta un’ulteriore ombra sinistra sulla grande operazione immobiliare promossa dall’Ing. Endrizzi.

Per Rebecca Rovoletto e Lisa Causin, portavoce del comitato, i Sindaci Maddalena Gottardo e Massimo Calzavara hanno il dovere morale di bloccare l’iter del progetto Veneto City, almeno fino a quando l’inchiesta in corso non avrà fatto piena luce su un sistema affaristico che rischia di travolgere l’intera regione Veneto. Se i due primi cittadini dovessero nascondere un’altra volta la testa sotto la sabbia la loro responsabilità politica nell’affare Veneto City non avrebbe più alcuna attenuante.

 

Opzione Zero ha aderito e promuoverà la campagna nazionale “Rifiuti Zero”, per una legge di iniziativa popolare di modifica della Legge Nazionale in vigore per la gestione dei rifiuti (Testo Unico Legge n° 152/2006 e successive modifiche), sulla base delle indicazioni votate nella recente Risoluzione del Parlamento Europeo di maggio 2012 che prevede la chiusura di inceneritori e discariche in Europa entro il 2020. http://www.leggerifiutizero.it/

Preghiamo i cittadini e le associazioni interessate a partecipare alla campagna di mettersi in contatto con noi.

 

Terna ha annunciato in questi giorni l’inizio dei  lavori per l’elettrodotto Dolo – Camin: una nuova linea elettrica area da 380.000 volt lunga ben 15 km. Anche in questo caso, si manifesta lo stesso modus operandi comune alle grandi  opere venete: l’imposizione autoritaria dall’alto di nuove infrastrutture. Governo e Giunta Regionale ignorano e calpestano le comunità locali dando il via libera alla soluzione aerea dell’elettrodotto, senza nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi di interramento chiesto a gran voce dai comitati, dai sindaci e dai cittadini.

L’interramento della linea porterebbe non solo all’eliminazione dell’impatto sul paesaggio ma, cosa ben più importante, alla notevole riduzione di inquinamento ambientale in direzione di una maggiore tutela della salute pubblica, ispirata se non altro dal principio di precauzione. Tanto più grave il fatto che l’elettrodotto aereo, nei funesti progetti regionali, dovrebbe affiancarsi alla Camionabile: gli impatti dovuti alla perdita di biodiversità, al consumo di  suolo, al deprezzamento dei valori immobiliari, alle ricadute socio-economiche, al rischio per la salute pubblica e alla deturpazione del  paesaggio potrebbero  dunque essere doppi.

Ma come al solito non è il buon senso ed il bene comune a dettare le regole della pianificazione e della gestione del territorio, bensì il mero conto economico: in una situazione di totale monopolio, infatti, Terna punta al risparmio sulla pelle dei cittadini. A ciò si aggiunge che si è in attesa di una sentenza del Consiglio di Stato che non si è ancora pronunciato sulla fattibilità dell’infrastruttura in modalità aerea.

In occasione della Settimana dell’Ambiente Veneto 2013 gli uffici regionali annunciano in un comunicato stampa “Vieni a vedere quanta strada stiamo facendo insieme per garantire al Veneto un futuro eco-sostenibile”. Noi ci sentiamo di suggerire con cognizione di causa “Guardate che quella intrapresa è la strada sbagliata: la strada giusta è quella che guarda alla salute dei cittadini e al rispetto dell’ambiente e non agli interessi economici di pochi!”

 

C.S. Op.Zero 16/02/2013 – Le regole e i paraventi

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16

feb

2013

COMUNICATO STAMPA: Le regole e i paraventi

Non c’è cittadino italiano che non sappia delle leggi ad personam ,a cui ci hanno abituato da decenni; ma forse non tutti sanno che esistono leggi “ad operam” che parimenti impediscono le normali procedure amministrative che regolano le opere pubbliche.

In Italia, le maggiori devastazione territoriali avvengono “a norma di legge”, specie con leggi che – come la famigerata Legge Obiettivo del 2001 – dietro gli altisonanti termini di “strategicità”, “urgenza” e “utilità” nascondono i più indegni attacchi ai territori e alle popolazioni, imponendo autoritariamente opere gigantesche, inutili e costose. A prevaricare poi sulle regole democratiche ci si mette pure la figura del “commissario”, funzionario ubiquo e onnipresente, come direbbe Carlo Emilio Gadda.

Leggi speciali, regime emergenziale e commissari straordinari nominati per decreto sono la prassi veneta evidenziata ancora una volta dalla trasmissione di ieri di “Codice a barre” andata in onda su RAI 3 e che ha visto ospiti Lanfranco Tarabini (Comitati Difesa Salute Territorio), portavoce dei comitati contro la Pedemontana Veneta, e il super-commissario Silvano Vernizzi, braccio operativo delle politiche qualunquemente asfaltatrici della Regione Veneto.

Anche in questa occasione, il plenipotenziario dell’apparato regionale alle infrastrutture impone le regole del gioco e pretende, all’ultimo momento, il taglio del servizio video con le legittime proteste dei cittadini che si oppongono all’autostrada. Poi, come sempre assistiamo in questi casi, si paraventa dietro a leggi (ma fatte da chi e in che modo?) e pareri delle avvocature per eludere le vere questioni di merito, ben evidenziate dai comitati CDST: false emergenze, sottrazione di potere alle amministrazioni locali, accelerazione negli espropri dei terreni, lievitazione dei costi da 300 ml a 2.5 mld di euro, mancanza di trasparenza e pubblicità degli atti…

i comitati CDST e ai cittadini di quella martoriata e vicina parte del Veneto va tutto il nostro appoggio. Mentre al commissario, che si appella alle direttive europee, ricordiamo la Convenzione di Aarhus (siglata nel 1998, approvata a nome della Comunità europea mediante la decisione 2005/370/CE del Consiglio) secondo cui il pubblico interessato deve poter partecipare al processo decisionale sin dall’inizio, vale a dire dal momento in cui tutte le alternative sono ancora praticabili e deve, a tal fine, poter consultare gratuitamente tutte le informazioni rilevanti per opere ad elevato impatto ambientale. Ma questa forse al commissario è sfuggita…

 

A fronte di una sempre crescente pressione e richiesta di pronunciamento e risoluzione, il governo regionale si preoccupa più delle poltrone romane che dei cittadini a cui deve una risposta da mesi. Cav e Regione approfittano della campagna elettorale per continuare a tergiversare ed eludere la questione, consapevoli che la soluzione che vogliono attuare è completamente inaccettabile per i cittadini e potrebbe condizionarne il voto.

 

GAZZETTINO 11 FEBBRAIO 2013

STANGATA IN AUTOSTRADA POST – ELEZIONI

TARIFFA – Manca ancora l’accordo sullo sconto pendolari. Il Comitato di Vetrego minaccia il blocco della rotonda

MIRANO – Tutto come previsto: la «stangata» probabilmente arriverà, ma solamente dopo le elezioni. Le nuove tariffe autostradali, decise da Cav con il benestare della giunta regionale, saranno applicate da fine marzo e in ogni caso dopo la tornata elettorale del 24-25 febbraio. Una tempistica che eviterebbe polemiche e cali di consensi proprio alla vigilia del voto. Il piano è noto: per risolvere il nodo degli ingorghi al casello di Mirano-Dolo (dove i pendolari della tratta Mestre-Padova escono e rientrano per godere del pedaggio gratuito tra Mestre e Mirano), Cav punta ad uniformare le due tariffe. Mestre-Padova e Mirano-Padova costeranno dunque lo stesso, si parla di 2.50 euro: una buona notizia per i pendolari mestrini (che attualmente pagano 3.20 per andare a Padova Est), una stangata per chi attualmente per la tratta Mirano-Padova paga 80 cent. Il malumore è già nell’aria e, prevedendo forti contestazioni, Cav e Regione stanno studiando sconti ad hoc per i pendolari, che utilizzando il telepass pagherebbero circa un euro in meno. Il piano sembrerebbe pronto, ma di ufficiale non c’è ancora nulla. «Stiamo lavorando» si è limitato a dichiarare l’assessore regionale Renato Chisso. E i cittadini aspettano.
Il Comune di Mirano si attendeva una risposta nel mese di gennaio. I sindaci di Mirano e Mira si dichiarano disponibili a un vertice congiunto con dirigenti Cav e sindaco di Dolo. «La nostra posizione non cambia, attendiamo risposte: speriamo che Cav stia lavorando per istituire tariffe accessibili ai cittadini» commenta il sindaco di Mirano, Pavanello.
Ma la protesta è dietro l’angolo: «Avevamo detto che se il problema degli ingorghi al tornello non fosse stato risolto entro il 1. Marzo ci saremmo fatti sentire – fa sapere il comitato “Pensionati e Casalinghe” di Vetrego – lo confermiamo: arriveremo al blocco della rotonda dell’autostrada».

Gabriele Pipia

 

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