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Comunicato stampa Opzione Zero 14 novembre 2016

Romea: piano ANAS inutile senza le limitazioni ai TIR

 

Opzione Zero esprime perplessità e preoccupazione rispetto al piano di messa in sicurezza presentato da ANAS durante il Consiglio Comunale di Mira:

“Il fatto che finalmente Governo e ANAS abbiano deciso di investire sulla messa in sicurezza della Romea piuttosto che su una nuova autostrada è un fatto positivo, ma contestiamo l’impostazione del piano presentato da ANAS. Per noi la limitazione del traffico pesante di lunga percorrenza è in assoluto il primo provvedimento da prendere per ridurre il rischio di incidenti: si può fare subito e senza costi”.

ANAS ha ipotizzato diversi interventi puntuali e strutturali per la messa in sicurezza, ma per il comitato, oltre ai tempi ancora troppo lunghi (almeno 4-5 anni), il problema è che questi stessi interventi saranno inutili se non si diminuisce il flusso dei TIR.

L’errore fondamentale di ANAS è quello di continuare a considerare la SS 309 come un corridoio di attraversamento per i collegamenti commerciali con l’est europeo, esattamente la stessa logica che sta alla base del progetto Orte-Mestre. La Romea è invece una strada che attraversa dividendoli in due paesi e territori ricchi di storia, cultura, siti di interesse paesaggistico e ambientale. L’obiettivo dunque deve essere quello di far diventare questa strada un’arteria al servizio delle comunità e delle vocazioni del territorio come quella turistica.

La statale Romea è la strada più pericolosa d’Italia ed è più che evidente il rischio per la pubblica incolumità provocato dai camion; in altre situazioni anche meno gravi di questa i Prefetti sono già intervenuti con ordinanze specifiche, ma qui si continua a temporeggiare e intanto la lista nera degli incidenti cresce di giorno in giorno.

Opzione Zero intende promuovere insieme ad altri comitati emiliani e veneti una petizione popolare per ottenere la deviazione del traffico pesante di attraversamento su percorsi autostradali come la A-13 e per richiedere maggiori investimenti e tempi più rapidi per la messa in sicurezza della SS 309.

 

 

 

Precisazione. Nel video non si cita il raccordo Ravenna- Ferrara (vedi immagine): consentirebbe al traffico di lunga percorrenza (soprattutto TIR) di avere un’alternativa alla romea.

 

 

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Comunicato Stampa Opzione Zero 3 novembre 2016

SICUREZZA IN ROMEA: OPZIONE ZERO IN CONSIGLIO COMUNALE A MIRA

La questione della messa in sicurezza della Romea sarà il tema del Consiglio Comunale straordinario convocato a Mira per giovedì 10 novembre alle ore 20.00 in Municipio.
La seduta del “parlamentino” di Mira in sessione straordinaria è stata ottenuta su iniziativa del gruppo Mira Fuori del Comune e di alcuni altri consiglieri di minoranza e di maggioranza dopo gli ultimi gravi incidenti e su sollecitazione proprio dei comitati e di cittadini residenti a Giare, una delle frazioni maggiormente colpite.

E’ prevista la partecipazione di un rappresentante di ANAS, dei Sindaci della zona, dell’assessore Regionale ai Trasporti, e dei Deputati dell’area veneziana presenti in Commissione Trasporti alla Camera.

L’obiettivo prioritario è quello di ottenere da ANAS e dalle altre istituzioni impegni precisi e risposte certe in merito ai tempi e alle modalità di intervento annunciati con il piano di messa in sicurezza della Romea presentato lo scorso maggio. Al momento infatti si sa solo che le risorse stanziate per la SS 309 nel tratto Ravenna-Mestre ammontano a complessivi 118 milioni di euro; ben poca cosa se si pensa che il totale che il Governo intende mettere a disposizione per la sistemazione di E45 e E55 è di circa 1,5 miliardi, e che la tratta emiliano-veneta, lunga 127 km, è una delle più pericolose di tutta Italia.

Il Comitato Opzione Zero, che ormai da 12 anni si batte contro la realizzazione dell’autostrada Orte-Mestre e per la messa in sicurezza della Romea, sarà presente con una propria delegazione per ribadire, non solo l’importanza di interventi strutturali, ma anche la necessità di limitare immediatamente il transito dei TIR di lunga percorrenza.

“La pericolosità della Romea ha raggiunto livelli da vera e propria emergenza – ribadiscono dal Comitato – Moltissimi incidenti  sono provocati dall’eccessiva presenza di camion diretti da e verso l’est europeo che scelgono la statale per evitare i pedaggi troppo esosi delle autostrade.

Un provvedimento di limitazione di transito per i TIR, seppure non risolutivo, andrebbe a scaricare la Romea di una quota di traffico pericoloso, riducendo sensibilmente il numero di incidenti”. Inoltre fondamentale rimane il completamento della variante alla Statale Adriatica SS 16 che collega Ravenna all’autostrada A-13 nei pressi di Ferrara. Questa nuova superstrada, di cui si parla da almeno 35 anni, è già stata finanziata e realizzata per buona parte del suo tracciato; basterebbero solo 100 milioni di euro per realizzare i collegamenti Ravenna-Alfonsine e Alfonsine-Argenta, ultimando così un’opera fondamentale per poter dirottare facilmente il traffico pesante dalla Romea alla A-13 e consentire finalmente di trasformare la statale in strada turistica e di servizio alle comunità locali, mandando definitivamente in soffitta l’autostrada Orte-Mestre.

Opzione Zero invita dunque tutti i cittadini ad essere presenti numerosi al Consiglio Comunale per mandare un messaggio forte e chiaro al Governo, ad ANAS, a tutti gli Enti competenti che sulla questione della messa in sicurezza della Romea non saranno tollerate altre deroghe e perdite di tempo. 

 

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Comunicato Stampa Opzione Zero 25-10-2016

Casello di Albarea: il Sindaco di Pianiga è un recidivo

 

Il Sindaco di Pianiga Massimo Calzavara, al di là delle dichiarazioni buone per le campagne elettorali, continua nei fatti a promuovere le grandi opere. Ora ripropone il casello di Albarea come soluzione ai problemi di traffico della Riviera del Brenta. Per farlo cerca pure alleanze con le altre Amministrazioni: sembra infatti che proprio in questi giorni il primo cittadino di Pianiga abbia richiesto alla Conferenza dei Sindaci di scrivere una lettera unitaria al Presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, e alla società CAV SpA per riattivare le procedure di approvazione del progetto di nuovo casello autostradale in località Albarea.

Questa opera faceva il paio con quello a nord di Scorzè, ed era stata voluta dal Commissario straordinario Silvano Vernizzi come opera complementare del Passante nel 2009. Nel 2011 la Commissione V.I.A. con parere n. 724, aveva dato il suo benestare ma con numerose e tali prescrizioni da indurre di fatto una profonda revisione della proposta. Successivamente, mentre il casello di Scorzè-Martellago è stato portato a compimento, quello di Albarea si è arenato. E non per caso: perché infatti come denunciato fin dal 2008 dai comitati, il nuovo casello di Albarea, apparentemente opera secondaria rispetto alle altre infrastrutture e ai progetti di cementificazione pianificate in Riviera del Brenta dalle Giunte venete guidate da Galan, Chisso e Zaia, in realtà era stato pensato come vera e propria porta di accesso a ovest di Veneto City, e come alternativa al mancato arretramento della barriera a Roncoduro per lasciare spazio all’innesto dell’autostrada Orte-Mestre a Roncoduro.

Questo disegno perverso è stato poi bloccato dalla forte opposizione dei comitati rivieraschi, dalla crisi e dalle inchieste giudiziarie, e si è rivelato per quello che effettivamente era: un’altra grande occasione di ulteriore speculazione ai danni della collettività e delle casse pubbliche, sullo sfondo di un territorio già segnato dallo scandalo “MOSE”.

Opzione Zero attacca: “Tornare a chiedere la realizzazione del casello di Albarea non è altro che un modo obliquo e maldestro di rimettere in gioco Veneto City, progetto tenuto ancora in vita proprio dalla dalle inadempienze e dalla volontà politica delle amministrazioni pubbliche coinvolte, a cominciare dai Comuni di Dolo e Pianiga. Il Sindaco Massimo Calzavara evidentemente è un nostalgico recidivo: continua a riproporre le opere architettate dalla “cricca veneta” delle “grandi opere” come se nel frattempo non fosse successo niente. Troppo difficile fare i conti con le proprie responsabilità politiche, visto e considerato che alcuni dei suoi iniziali sostenitori come l’ex assessore Renato Chisso sono poi finiti in gattabuia.

“Ma – continua il comitato – se il punto vero della discussione è quello di alleggerire il traffico dalla Riviera del Brenta, allora è bene ricordare al primo cittadino di Pianiga e a tutti i suoi colleghi, a cominciare da quello di Dolo Alberto Polo, che la vera soluzione sta nella riapertura immediata del casello di Roncoduro, così come previsto dagli accordi del Passante. Il nuovo casello ad Albarea, non solo avrebbe impatti ambientali e paesaggistici distruttivi in un’area già pesantemente compromessa, ma costerebbe almeno 30 milioni di euro ai contribuenti. Per riaprire quello di Dolo bastano interventi di minima in tempi brevissimi, visto e considerato che sono state realizzate la maggior parte delle opere accessorie oltre che ben due bretelle. Ci appelliamo alla Conferenza dei Sindaci perché si attivi finalmente e seriamente in tal senso invece che guardare a un passato da incubo”.

 

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Il sindaco di Pianiga Massimo Calzavara assieme all’ex assessore regionale Renato Chisso.

 

Comunicato Stampa Opzione Zero 25 agosto 2016

Veneto City e la politica dell’interesse Zero.

Su Veneto City il processo è stato regolare e l’interesse Zero”. Così Massimo Calzavara, sindaco di Pianiga, ha risposto alla richiesta del Comitato Opzione Zero di mettere definitivamente la parola fine a una brutta pagina della politica rivierasca sulla travagliata questione del mega insediamento.

Non è sufficiente dichiarare di non avere interessi personali su questioni che hanno gravi ricadute sul territorio dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Esiste infatti la responsabilità politica che si assume nel voler continuare a tenere in vita un progetto anacronistico e dannoso per la Riviera e il Miranese.

Ai sindaci di Dolo e Pianiga il Comitato Opzione Zero infatti non chiede di annullare un accordo di programma solamente sulla base di voci o di intercettazioni ma su dati di fatto. La società Veneto City spa, infatti, è stata inadempiente e non ha rispettato alcuni obblighi previsti nell’accordo approvato a fine 2011. E’ inoltre assodato che Piergiorgio Baita, l’attore principale della “Cricca del Mose”, nel 2011 era entrato nei soci di Veneto City. Senza poi elencare le varie irregolarità esposte nel ricorso ora pendente al TAR, e proposto da Comitati, Associazioni e Categorie. Irregolarità delle quali il sindaco di Pianiga non tenne conto, rifugiandosi nel parere di parte dell’avvocatura regionale.

Le intercettazioni uscite nei giorni scorsi hanno solamente spiegato i dettagli delle azioni compiute dall’ex AD di Mantovani che riceve da Claudia Minutillo (assistente di Giancarlo Galan) la conferma che la Giunta regionale approva Veneto City.

Se l’interesse era Zero, perché Claudia Minutillo si preoccupava di avvisare Baita?

Inoltre il processo dell’approvazione di Veneto City non è stato per nulla regolare. Solo per citarne due: mancata esecuzione della VAS (valutazione ambientale strategica) e consiglio comunale di Dolo blindato con agenti in assetto antisommossa.

La pratica Veneto City sta inoltre bloccando la viabilità commerciale della Riviera del Brenta. Infatti l’ex casello di Dolo è ancora chiuso a causa di due progetti nati nell’era dell’ex assessore regionale Renato Chisso (anche per lui patteggiamento nel processo Mose): la Orte-Mestre che prevedeva il suo innesto proprio a Roncoduro e Veneto City che per la sua nascita necessita di un nuovo casello in località Albarea.

Dopo che la Orte-Mestre sembra ormai naufragata, sarebbe sufficiente una chiara scelta politica per chiudere la pratica Veneto City, poter riaprire finalmente l’ex casello di Dolo e investire sullo sviluppo socio-economico dei centri storici della Riviera e del Miranese.

 

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Comunicato Stampa Opzione Zero 22 agosto 2016

“Veneto City: i Comuni abbiano il coraggio di annullare l’accordo di programma”

Dalle intercettazioni dell’inchiesta MOSE ancora conferme sul malaffare intorno al fantomatico polo del terziario avanzato.

Mentre i Comuni di Dolo e Pianiga si azzuffano sugli incassi dell’IMU, la società Veneto City spa continua a non rispettare gli impegni presi.

L’accordo di programma potrebbe essere annullato, basta volerlo.

 

Il processo MOSE è come un pozzo senza fondo dal quale escono continuamente nuove e incredibili nefandezze sul cosiddetto “sistema veneto delle grandi opere”. Di pochi giorni fa le notizie di stampa circa il forte interesse della “cricca”, e in particolare dell’ex AD della Mantovani Piergiorgio Baita, per l’affare Veneto City.

Niente di nuovo per Opzione Zero e per tutti i comitati che in questi anni hanno condotto una battaglia senza quartiere contro uno dei progetti più rovinosi per la Riviera del Brenta e per l’intero territorio regionale, e che fin da subito avevano denunciato con carte alla mano gli interessi speculativi e gli intrecci malavitosi che stavano e stanno tutt’ora alla base dell’operazione Veneto City.

Ma per Opzione Zero il fatto più inaccettabile su questa vicenda è l’inerzia o peggio la recidività delle amministrazioni pubbliche, in particolare dei Comuni coinvolti:

E’ vero che la crisi economica, le inchieste giudiziarie e i vari ricorsi pendenti al TAR hanno impedito fino ad ora al progetto di decollare, ma in teoria nulla vieta che da un momento all’altro tutto riparta visto che la variante urbanistica è ancora valida.

“Veneto City è come una pesante spada di Damocle sospesa sulla Riviera del Brenta – commentano da Opzione Zero – eppure le Amministrazioni di Dolo e Pianiga potrebbero in ogni momento mettere la parola fine a tutta la vicenda. La società Veneto City spa non ha infatti rispettato alcuni obblighi previsti nell’Accordo di Programma approvato a fine 2011 dai rispettivi Consigli Comunali e dal Presidente della Regione Luca Zaia. Se anche solo una delle parti è inadempiente, l’accordo può essere annullato basta volerlo.”

L’Accordo di Programma, all’Art. 5, prevedeva infatti che i Piani Urbanisti Attuativi relativi al primo e secondo stralcio della prima fase dovessero essere presentati dai proponenti entro e non oltre 18 mesi dalla pubblicazione nel BUR del decreto di esecutività. Questa documentazione fu effettivamente presentata nel luglio 2013 tra le proteste dei comitati, ma ciò che ci si dimentica di dire è che la documentazione depositata agli atti è tutt’ora largamente carente rispetto a quanto richiesto dalle norme urbanistiche.

“E’ incredibile – aggiunge il comitato – come di fronte a un quadro che svela in modo ormai inequivocabile i veri interessi che stanno alla base di Veneto City, i Sindaci di Dolo e Pianiga non trovino di meglio da fare che azzuffarsi sugli incassi dell’IMU e degli oneri di urbanizzazione. Peggio ancora, il Sindaco di Dolo Alberto Polo di recente è tornato a proporre la necessità del casello autostradale di Albarea, un’opera pensata esclusivamente in funzione di Veneto City. Perché mai le due amministrazioni non hanno invece pensato di fare qualcosa per inchiodare i proponenti alle loro responsabilità e per far saltare tutta l’operazione? Dobbiamo dedurre che nonostante tutto quello che è accaduto qualcuno intende perseverare sulla stessa strada facendo finta di niente? Forse è bene rammentare ai due Sindaci che il progetto è stato approvato senza la necessaria procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), il che significa che gli impatti sul territori e sulla salute dei loro cittadini sono ancora ignoti”.

Opzione Zero chiede ai consiglieri comunali che in campagna elettorale si sono schierati contro il progetto di fare la loro parte e di portare la questione all’ordine del giorno nei rispettivi Consigli Comunali; e intanto sono allo studio altri atti formali per ottenere l’annullamento del famigerato accordo di programma.

 

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Romea: incidenti quasi ogni giorno, la causa principale è l’eccessivo numero di TIR.

I Prefetti, in accordo con i Sindaci interessati, emettano subito un provvedimento di blocco o di limitazione del traffico pesante di lunga percorrenza:  tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini è un loro preciso dovere.

Piano ANAS: su 1,6 miliardi di investimenti, i 13 milioni per il tratto veneto sono una somma ridicola e totalmente insufficiente per realizzare gli interventi di messa in sicurezza. Incompiuta anche la variante SS bis che potrebbe scaricare dai camion la Romea in modo permanente.

A settembre al via una petizione e iniziative, non escluso il blocco della statale.

 

Mentre il Presidente di Confindustria Matteo Zoppas torna a vaneggiare sulla Romea Commerciale senza probabilmente nemmeno sapere di cosa sta parlando, sulla statale maledetta si susseguono ormai quotidianamente gli incidenti; l’ultimo soltanto ieri per puro caso non si è trasformato nell’ennesima tragedia.

E’ una situazione gravissima e intollerabile, alla quale bisogna porre rimedio subito; e per farlo secondo Opzione Zero c’è un solo modo: “La maggior parte degli incidenti è causata dalla eccessiva presenza di TIR che provocano tamponamenti o sorpassi azzardati. In estate, quando oltre ai camion e ai pendolari, si aggiunge il flusso turistico la situazione si fa ancora più drammatica. Per questi motivi è necessario che i Prefetti competenti, in accordo con i Sindaci interessati, emettano un provvedimento di limitazione del traffico pesante di lunga percorrenza. Questo provvedimento, seppure non risolutivo, andrebbe però a scaricare la Romea di una quota di traffico pericoloso, riducendo sensibilmente il numero di incidenti.”

Le ordinanze di limitazione o di blocco dei mezzi pesanti sulle strade statali non sono una novità quando in gioco ci sono sicurezza o problemi di inquinamento, gli esempi sono innumerevoli, ma d’altra parte basti pensare a come sia lo stesso Ministro dei Trasporti ad interdire il transito dei TIR su strade e autostrade durante i fine settimana. “Quando c’è la volontà di risolvere i problemi si supera ogni ostacolo – rincara la dose il comitato rivierasco -la Romea è la strada più pericolosa in Italia, non si capisce cosa aspettino Prefetti e Sindaci per intervenire. Forse è bene rammentare loro che la tutela della sicurezza e della salute dei cittadini è un loro preciso dovere istituzionale.”

Il flusso di mezzi pesanti che transita sulla Statale 309 è da sempre troppo elevato (circa il 35%), ma ora a causa delle tariffe autostradali sempre più esose è aumentato ulteriormente: i TIR, soprattutto quelli provenienti dall’est Europa, percorrono la dorsale adriatica lungo la Romea per risparmiare sui pedaggi del Passante e della A-13 Padova-Bologna.

Opzione Zero attacca poi anche ANAS: “L’investimento di 1,6 miliardi di euro per la messa in sicurezza di Romea e E-45 è un fatto positivo, ma le risorse destinate al tratto veneto che è uno dei più pericolosi sono ridicole, soltanto 13 milioni. Con questa somma si faranno a malapena le asfaltature, mentre gli interventi di messa in sicurezza vera e propria come rotonde, sottopassi e by-pass, sono rimandati a chi sa quando. Così come incompiuta continua a rimanere la variante alla Statale Adriatica SS 16 che collega Ravenna all’autostrada A-13 nei pressi di Ferrara. Questa nuova superstrada, di cui si parla da almeno 35 anni, è già stata finanziata e realizzata per buona parte del suo tracciato; basterebbero solo 100 milioni di euro per realizzare i collegamenti Ravenna-Alfonsine e Alfonsine-Argenta, ultimando così un’opera fondamentale per poter dirottare facilmente il traffico pesante dalla Romea alla A-13 e consentire finalmente di trasformare la statale in strada turistica e di servizio alle comunità locali, mandando definitivamente in soffitta la Romea Commerciale.

Il Comitato, insieme ad altre realtà del territorio prevede una ripresa della mobilitazione a partire da settembre, con una petizione, e varie iniziative; non è escluso il blocco della statale.

 

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Comunicato Stampa Opzione Zero 14-07-2016

Orte-Mestre: progetto insostenibile anche dal punto di vista tecnico. I Sindaci rispettino il mandato.

Sembra assurdo dover tornare a parlare di autostrada Orte-Mestre, soprattutto dopo il grave disastro ferroviario di due giorni fa in Puglia. Un disastro che dimostra per l’ennesima volta come la politica delle “grandi opere”, spesso inutili e insensate, abbia disastrato il Paese assorbendo miliardi e miliardi di euro che invece dovevano essere spesi per interventi di manutenzione, riqualificazione e messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti. Se sulle ferrovie regionali si muore perché non si fanno investimenti sui dispositivi di sicurezza mentre si buttano 20 miliardi di euro per il tunnel di base della TAV in Val di Susa; qui da noi si continua a morire perché da decenni non si è voluti intervenire su una delle strade più pericolose d’Italia per giustificare la necessità dell’ennesima autostrada a debito.

Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici domani dovrà esprimere un parere decisivo per l’iter della Orte-Mestre: da quanto si apprende emerge in modo chiaro come anche i tecnici del Ministero si siano resi conto dell’insostenibilità di questo progetto. E non si tratta solo di insostenibilità ambientale ma anche tecnica ed economica; numerose infatti le osservazioni critiche presenti nel documento in discussione: dalla scarsità dei rilievi geologici e idrogeologici, alla mancanza di un’adeguata progettazione preliminare per tratti importanti come il tunnel sotto il Brenta, alla mancanza di uno studio di fattibilità, alle analisi dei flussi di traffico e di trasporto delle merci datati e inadeguati; anche la stima dei prezzi e la sostenibilità economica vengono messi in discussione.

Tutte questioni già sollevate in tante sedi da vari comitati e associazioni che come Opzione Zero aderiscono alla rete Nazionale Stop Orte-Mestre, ma rimaste troppo a lungo inascoltate.

Il fatto che questi rilievi ora emergano da documenti ufficiali del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici fa ben sperare, peccato però che non sia ancora stata scritta in modo chiaro quella che è la conclusione più logica, e cioè che questo progetto deve essere ritirato definitivamente.

In questo senso, il ruolo dei Sindaci alla riunione di domani è importantissimo, visto e considerato che oltre tutto il nuovo Codice degli Appalti, abolendo la Legge Obiettivo, torna a dare alle amministraioni locali un ruolo non secondario.

Ed è proprio ai Sindaci della Riviera del Brenta che si rivolge il Comitato Opzione Zero, rammentando loro come i Consigli Comunali di Mira, Dolo, Mirano, Camponogara e anche Pianiga abbiano approvato a stragrande maggioranza nel 2014 degli ordini del giorno con i quali si richiede al Governo la cancellazione della nuova autostrada e la messa in sicurezza immediata della Romea.

Un mandato espresso in modo forte e inequivocabile che non lascia spazio ad ambiguità e tentennamenti che in questo momento sarebbero deleteri e ingiustificabili; Opzione Zero è vigile e pronto a inchiodare alle proprie responsabilità i voltagabbana di turno.

 

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Comunicato stampa Opzione Zero 10 maggio 2016

“Terminal crociere a Dogaletto: una follia che respingeremo con ogni mezzo”

“Se qualcuno pensa di approfittare del problema “grandi navi” per ridare la stura a vecchi progetti che sanno tanto di speculazione immobiliare come i poli logistico e crocieristico di Dogaletto, si sbaglia di grosso. Cementificare centinaia di ettari di suolo agricolo in riva alla Laguna per fare spazio ai mostri del mare è una follia che contrasteremo con ogni mezzo a disposizione. Che le si voglia piazzare a Venezia, a Marghera, a Dogaletto o da qualsiasi altra parte, le “grandi navi” rimangono sempre incompatibili e insostenibili. Come comitato siamo uniti e compatti con il Comitato No Grandi Navi e con le associazioni ambientaliste per bloccare la costruzione di nuovi canali o nuovi terminal. Le “grandi navi” devono stare fuori dalla Laguna punto e basta”.

E’ questa la pronta risposta di Opzione Zero alle dichiarazioni rilasciate oggi sulla stampa da parte del presidente della società Venezia Terminal Passeggeri (VTP) Sandro Trevisanato sulla possibilità di un terminal a Dogaletto.

In un articolo del Gazzettino, Trevisanato prende infatti spunto dalla proposta fatta da Venezia Investimenti di ricollocare le navi da crociera oltre le 96.000 ton a Marghera, per rilanciare l’idea di costruire un nuovo terminal crociere sfruttando le aree agricole che si affacciano sulla Laguna nei pressi della Cassa di Colmata A in Comune di Mira, o forse là dove era previsto il Polo Logistico.

“Si tratta di progetti estremamente impattanti contenuti nel PTRC partorito dall’ultima giunta Galan-Chisso e mai emendati dai successivi governi regionali guidati dalla Lega – prosegue Opzione Zero – Progetti che rientravano in pieno nella furia speculativa e cementificatrice che ha devastato il Veneto, e di cui il caso MOSE ha offerto uno spaccato inequivocabile”.

Per Opzione Zero è necessario stroncare immediatamente un disegno del genere, e per questo chiede al Comune di Mira di intervenire facendo pesare fino in fondo il proprio ruolo di comune lagunare presso la Regione, l’Autorità Portuale e presso il Comitatone.

Opzione Zero presenterà inoltre un proprio contributo in fase di osservazioni al nuovo Piano di Assetto del Territorio, con l’intento di introdurre vincoli più specifici e più stringenti per le aree potenzialmente interessate da questi progetti.

 

Domenica SI vota!

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14

apr

2016

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Domenica SI vota!

L’appello di Opzione Zero

Domenica 17 aprile si vota in TUTTA ITALIA dalle 7.00 alle 23.00 per il referendum sulle trivelle. Perché il referendum sia valido bisogna raggiungere il quorum del 50%+1 degli aventi diritto.

Una sfida difficile ma non impossibile, per questo ti chiediamo di andare a votare presto al mattino: le prime proiezioni sul quorum vengono infatti rese pubbliche alle 12.00 e, storicamente, questo dato condiziona l’affluenza complessiva: una percentuale elevata può fare da traino per il resto dei votanti!

Ti chiediamo inoltre in queste ore di fare il massimo per diffondere questo messaggio e per convincere amici, parenti, colleghi ad andare a votare: usa la mail, facebook, twitter, sms e whatsapp…usa tutta la fantasia e l’energia di cui disponi!

L’obiettivo è a portata di mano, possiamo farcela!!!

Ecco perché votare Si al referendum di domenica 17 aprile

1 Cambiamenti climatici, non c’è più tempo: il consumo smisurato di combustibili fossili (carbone, gas, petrolio) sta provocando il surriscaldamento degli oceani e dell’atmosfera. Gli scienziati di tutto il mondo concordano sul fatto che se non invertiamo subito la rotta nel giro di qualche decennio il problema sarà la sopravvivenza sul Pianeta di tantissime specie vegetali e animali, compreso la nostra. Dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra ora, non domani!

2 Un passo alla volta stiamo già vincendo: la lotta di tanti comitati e associazioni contro le trivelle ha già costretto il Governo ad accogliere parte delle richieste imponendo il divieto di nuove perforazioni entro le 12 miglia dalla costa. Se passa il SI  nel giro di 5-10 anni saranno definitivamente dismesse anche le piattaforme oggi esistenti. Rimane il problema delle perforazioni a terra e oltre le 12 miglia marine, ma stiamo già raccogliendo le firme per un altro referendum che metterà ko tutte le trivelle.

3 Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano basterebbero a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi.

4 L’estrazione e la lavorazione di idrocarburi è un’attività altamente inquinante, con un impatto rilevante sull’ambiente e sull’ecosistema marino. Anche le fasi di ricerca che utilizzano la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina.

5 In un sistema chiuso come il mar Mediterraneo un eventuale incidente sarebbe disastroso e l’intervento umano pressoché inutile. Lo conferma l’incidente del 2010 avvenuto nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli Stati Uniti.

6 Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. Il “petrolio” degli italiani è ben altro: bellezza, turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative.

7 Dopo aver sconfitto il nucleare con il referendum del 2011, oggi l’Italia produce più del 40% della sua energia da fonti rinnovabili, con 60mila addetti tra diretti e indiretti, e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro. Diamo un altro segnale forte in questa direzione, l’unica possibile!

 

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IL 13 MARZO AL CINEMA PALAZZO DI ROMA C’È STATA LA PRIMA ASSEMBLEA NAZIONALE  PER I REFERENDUM SOCIALI. CENTINAIA DI PARTECIPANTI DA TUTTA ITALIA E DECINE DI INTERVENTI. PARTE LA STAGIONE DEI REFERENDUM SOCIALI!

SCUOLA, TRIVELLE ZERO, INCENERITORI, BENI COMUNI: SI PARTE!

L’intervento introduttivo all’assemblea 13 marzo

Per una stagione di referendum sociali”

  1. In due anni di governo Renzi, abbiamo visto applicare nei fatti la famosa lettera del luglio 2011 alla BCE, ispirata da una ferrea logica neoliberista. Su questa base, si è attaccato il ruolo della scuola pubblica, privatizzati i beni comuni e i servizi pubblici, aggredito l’ambiente, a partire dalle trivellazioni e dal moltiplicarsi degli inceneritori, abbattuti i diritti del lavoro. Con la controriforma costituzionale, poi, si progetta di rendere permanete quest’impostazione, passando attraverso la riduzione degli spazio di democrazia e il primato del potere esecutivo e dell’”uomo solo al comando”
  2. Queste scelte sono passate anche perchè si è fatto pesare il ricatto della crisi e si è costruita una narrazione populista sul nuovismo; e tutto ciò in un quadro di debolezza della politica e di frammentazione, anche volutamente costruita, delle mobilitazione e dei soggetti che hanno provato a contrastarle.
  3. Vogliamo provare ad invertire questa tendenza, in primo luogo rilanciando il conflitto e la mobilitazione diffusa contro quelle scelte. E anche avanzando controproposte. Soprattutto iniziando a dare gambe ad un processo di connessione e costruzione di legami tra i soggetti che hanno animato l’opposizione a quelle politiche. Da qui, pur con la consapevolezza della nostra parzialità, nasce la nostra idea di fondo di lanciare un’alleanza sociale dei movimenti per la scuola pubblica, di quello per l’acqua, della campagna contro la devastazione ambientale che si oppone alle trivellazioni e dal movimento che si batte contro il piano nazionale inceneritori. Vogliamo contrastare lo stravolgimento del ruolo della scuola pubblica, la privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni, il ricorso alle trivellazioni e la costruzione di nuovi inceneritori facendo emergere una discussione di merito su ciascuno di questi temi e anche parlando del modello sociale e dell’idea di democrazia, che costituiscono la base di fondo da cui dipartono quelle intenzioni o, al contrario, la messa in campo di impostazioni alternative.

 

In questo quadro, collochiamo anche l’opzione di ricorrere allo strumento referendario e alla raccolta di firme per contrastare la legge 107 sulla scuola, i processi di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni, la legislazione che consente le trivellazioni in mare e in terraferma, quanto prevede lo Sblocca Italia rispetto ad un piano strategico per nuovi inceneritori (questa parte andrà rimodulata sia rimandando alle singole comunicazione sui temi specifici, sia in relazione a quanto emergerà dalla riunione del Movimento rifiuti e del Forum acqua di sabato). E’ questa un’iniziativa e un percorso che muove dall’autonomia dei movimenti e dei soggetti sociali e, dunque, prevede, come fatto a suo tempo nel 2010-2011 con il referendum sull’acqua, che si costituiscano comitati promotori referendari composti da movimenti e soggetti sociali e comitati di sostegno in cui trovano posto anche i soggetti politici che concordano con tale iniziativa. Così come, per sottolineare il carattere unitario di questa campagna, si formerà un coordinamento dei comitati promotori (al di là del loro numero), che sarà il luogo politico di discussione e gestione di tutta la campagna dei referendum e della raccolta firme.

  1. Avremmo voluto che in questa campagna unitaria di referendum sociali fosse a pieno titolo inserita anche la questione del lavoro e dei diritti dei lavoratori. La CGIL ha scelto di costruire un proprio percorso, sganciato dagli altri soggetti che intendono promuovere iniziative referendarie, e ha in corso una consultazione degli iscritti che terminerà il 19 marzo e nella quale si valuta anche la possibilità di costruire quesiti referendari contro il Jobs Act e l’attuale legislazione del lavoro. Per quanto ci riguarda, non rinunciamo né all’idea che, progressivamente, si possa costruire un intreccio sempre più stretto tra le questioni che oggi sono al centro dell’iniziativa e il tema del lavoro, né alla nostra autonomia di giudizio e di iniziativa anche su questo tema, una volta conosciuti gli eventuali quesiti referendari promossi dalla CGIL.
  2. Con la nostra iniziativa, incrociamo anche il tema della democrazia e della sua espansione, che altro non è se non il rovescio della medaglia dell’affermazione dei diritti fondamentali. La nostra stagione dei referendum (e della raccolta firme) sociali, pur nella sua dimensione autonoma, vuole contribuire anche alla campagna per il NO alla controriforma istituzionale nel referendum confermativo che si dovrebbe tenere in autunno, con la convinzione che parlare di democrazia non significa ragionare puramente di architettura istituzionale ma del potere che hanno le persone di decidere sulle scelte di fondo che riguardano gli assetti della società. Mentre, in presenza di opinioni diverse tra noi in tema di ricorso referendario contro l’attuale legge elettorale, riteniamo utile che siano i singoli territori a scegliere se impegnarsi o meno fattivamente su ciò.
  3. Proprio perchè non pensiamo che la nostra iniziativa sia autosufficiente e esaustiva delle battaglie in corso, ma anzi serva a dare spinta a processi di connessione con movimenti e soggetti sociali più ampi di quelli oggi presenti, pensiamo e ci sentiamo fortemente impegnati per l’affermazione del Sì al referendum contro la prosecuzione indefinita delle trivellazioni in mare entro le 12 miglia del prossimo 17 aprile, così come nella preparazione e nella buona riuscita della manifestazione nazionale contro il TTIP prevista per il 7 maggio.
  4. Si apre una stagione di grande impegno, che necessita della mobilitazione e dell’intelligenza diffusa di tante persone nei territori. Intendiamo iniziare la raccolta delle firme contro la legge sulla scuola, contro le privatizzazioni dei beni comuni e dei servizi pubblici, contro tutte le trivellazioni in mare e in terra e contro gli inceneritori il prossimo 9 e 10 aprile, dopo aver depositato i quesiti referendari giovedì 17 marzo, e a seguito dello svolgimento di assemblee in tutti i territori e le Regioni che costituiscano i comitati unitari territoriali per i referendum (e la raccolta firme). Il 9 e il 10 aprile può e deve diventare il primo fine settimana di questa forte stagione di iniziativa, con l’idea che in 200 piazze italiane si raccolgano le firme, si costruiscano momenti di discussione e mobilitazione, si riprenda un rapporto largo con tante persone e soggetti interessati ad uscire dalla crisi affermando un’altra idea di modello sociale e di democrazia.

 

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