Gazzettino – A4, il Governo chiama il Consiglio di Stato
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14
mag
2015
TERZA CORSIA – Un parere per poter applicare la gestione “in house”
TRIESTE – Servirà un parere del Consiglio di Stato alla Presidenza del Consiglio, che già prepara la formale richiesta, per sbloccare la gestione della rete di Autovie Venete dopo la scadenza dell’attuale concessione, fissata al 31 marzo 2017.
Con quel parere, che si auspica positivo, sarà infatti possibile accedere in una condizione di tutela giuridica all’all’applicazione della Direttiva europea 23 del 2014: stabilisce all’articolo 17 la legittimità di un affidamento “in house” della gestione autostradale ad aziende controllate dalla Pubblica amministrazione. Tale procedura, come si è riferito, comporta la definizione di un’intesa fra lo Stato e la Regione, che tramite Friulia controlla Autovie Venete e la necessità di un decreto legislativo che armonizzi l’operazione alle previsioni statutarie regionali.
La novità ulteriore è che imboccando tale strada non si renderebbe necessario un via libera ufficiale da parte della Commissione europea ma soltanto un’azione di carattere informativo, poiché si resterebbe nel perimetro dell’applicazione di una norma comunitaria.
Diverso sarebbe il discorso se il Governo intendesse in ogni caso conseguire una benedizione scritta da Bruxelles, avviando dunque una procedura di aiuto di stato. In tal caso le cose si complicherebbero alquanto, poiché l’Europa – e su questo non sono previsti sconti – chiederebbe che Autovie (parimenti ad Autobrennero) siano società a capitale interamente pubblico. Meglio non pensarci nemmeno, dicono a Trieste mentre anche ieri nella capitale si sono susseguite riunioni operative.
Un passaggio delicato sarà in ogni caso la valutazione dello scorporo di Autovie da Friulia, per spianare la strada al controllo analogo dei conti autostradali con quelli della Regione.
Maurizio Bait
Nuova Venezia – Tangenti Mose, Baita teste su Milanese
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13
mag
2015
L’ex manager di Mantovani domani in udienza a Milano: chiamato dal pm contro l’ex parlamentare
VENEZIA – Trasferimento a Milano, in Tribunale, domani per l’ingegnere Piergiorgio Baita. Giovedì, infatti, l’ex presidente della «Mantovani» è stato chiamato a testimoniare dal pubblico ministero del capoluogo lombardo Roberto Pellicano nel processo che vede sul banco degli imputati Mario Milanese, l’ex braccio destro del ministro dell’Economia del governo Berlusconi Giulio Tremonti ed ex parlamentare di Forza Italia. Deve rispondere di corruzione per aver ricevuto dalle mani dell’allora presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati 500 mila euro.
Baita è a conoscenza di alcuni particolari dei quali può riferire, visto che era uno di coloro che stava nella cupola del Consorzio che decideva chi e quanto pagare. L’ingegnere veneto è già stato condannato in via definitiva per frode fiscale ma è ancora indagato per corruzione, per questo sarà interrogato con la presenza del suo difensore in aula, l’avvocato veneziano Alessandro Rampinelli.
La Procura milanese ha chiesto anche la testimonianza di Mazzacurati, colui che avrebbe consegnato il denaro a Milanese, ma il suo difensore è pronto a consegnare, così come ha fatto a Venezia durante l’incidente probatorio, la documentazione medica che proverebbe che l’anziano ingegnere non solo è gravemente cardiopatico ma ormai ha perso la memoria. Milanese deve rispondere di corruzione: stando all’accusa, avrebbe rivestito il ruolo di «intermediario qualificato» in virtù dell’«autorevolezza» delle cariche politiche e dei suoi rapporti privilegiati – ha spiegato il pm ai giudici – con l’allora ministro dell’Economia che era anche presidente del Cipe».
Fu proprio il Cipe a decidere il maxi stanziamento che nel 2003 ha di fatto sbloccato gli appalti per le paratoie del Mose da collocare nelle tre bocche di porto della laguna di Venezia.
Per l’accusa Milanese avrebbe ricevuto negli uffici di Milano di Palladio Finanziaria 500 mila euro in cambio del suo intervento per introdurre «una norma ad hoc per salvare il finanziamento di 400 milioni per il Mose che altrimenti il Cipe avrebbe destinato ad altre opere nel Sud Italia.
Il Tribunale ha già ammesso come parte civile contro Milanese sia il Consorzio Venezia Nuova sia il ministero dell’Economia.
Giorgio Cecchetti
Gazzettino – Gli scavi restituiscono insediamento romano. La Pedemontana pero’ non si ferma.
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13
mag
2015
MONTEBELLUNA – Gli scavi della Pedemontana portano alla luce un insediamento romano. È l’emozionante scoperta effettuata, qualche giorno fa, all’incrocio fra via Sant’Andrea e via Schiavonesca, vicino all’abitazione della professoressa Brigida Bergamin. Si tratta dell’area delle cave, quella nella quale la Pedemontana sta marciando a tappe forzate. Non così velocemente, però, da non cogliere, fra le tante pietre distribuite sul terreno, qualcosa che non era un normale sasso.
L’archeologa al seguito dei lavori ha visto subito il tipo di pietra. «Quella è zona del reticolato romano -spiega Bergamin- e io di fronte al ritrovamento ho gridato al miracolo. In realtà mi hanno già detto che, anche se al momento la zona è stata messa in sicurezza e circoscritta, l’insediamento non fermerà i lavori. Verranno comunque fatti degli scavi mirati e sarà recuperato e portato via ciò che è meritevole».
Fra l’altro, quello di questi giorni non è il primo ritrovamento. «Un altro -dice la Bergamin- era stato rinvenuto a un chilometro da casa mia. Lì si vede chiaramente un’abitazione romana, o meglio le sue fondamenta. Il problema è che tutti passano e ognuno prende qualcosa».
E la riflessione è amara: «Stanno distruggendo l’ambiente – quello che era un vero e proprio Eden – ma almeno mantengano la storia e la cultura. Mi hanno già detto che quella che è stata rinvenuta non è una Pompei, ma è comunque importante».
E anche il sindaco Marzio Favero si è mosso. «La Soprintendenza non ci ha ancora avvertito del ritrovamento. Ci vuole prudenza. Comunque se emergono cose che confermano lo spessore storico della città è solo positivo perché confermerebbe il ruolo storico importante del Montebellunese in età romana. È bene che i resti vengano recuperati e messi in tutela».
Anche se i fondi a disposizione sono ovviamente limitati tanto che per il lotto 14, in via Cima Mandria a Posmon, è stato deciso di ricoprire i reperti che erano stati rinvenuti e portati alla luce ai tempi dell’amministrazione Puppato. Dove sarebbe dovuto sorgere un parco archeologico ci sarà, invece, un parco. Con cartelli che illustreranno i ritrovamenti.
Laura Bon
Nuova Venezia – Quarto d’Altino. La stazione avra’ la pensilina entro la fine di maggio.
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13
mag
2015
QUARTO D’ALTINO – Entro fine maggio la stazione avrà la pensilina. L’annuncio è stato dato dal sindaco, Silvia Conte, candidata in Regione con la Moretti.
«Abbiamo fatto pressioni su Ferrovie Italiane e ci è stato promesso che entro fine mese la pensilina sarà completata».
Una notizia positiva per le centinaia di pendolari che ogni giorno si recano a prendere il treno nella stazione altinate, che oltre a parecchi disagi legati agli orari, devono anche attendere all’aria aperta senza neanche potersi proteggere dalle intemperie, perché manca una pensilina.
Pensilina richiesta a Rfi da un bel po’ di anni, ma che finora non è mai arrivata. E così quando piove senza l’ombrello ci si inzuppa, quando tira vento non si sa dove stare, quando c’è il sole non si riesce a ripararsi e accade che i pendolari si ammassino nel sottopasso specialmente nelle brutte giornate invernali. E sono davvero in tanti ad usufruire della stazione di Quarto visto che non esiste un servizio pubblico di autobus.
I lavori sono iniziati sotto Natale, diversi mesi fa dunque, fa ma non sono stati completati, adesso finalmente pare che verranno terminati grazie al pressing dell’amministrazione.
(m.a.)
Nuova Venezia – Grandi navi, il Contorta perde terreno.
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12
mag
2015
Tutti i candidati sindaci sono contrari. Il viceministro Nencini: soluzioni rapide per Venezia. Il Comitato: Costa si dimetta
Il Porto si aggrappa al Contorta. Ma nessuno o quasi nel mondo politico sembra appoggiare la sua posizione. Rilancia l’ipotesi il presidente Paolo Costa, che ha tirato ieri le somme sull’attività dello scalo veneziano negli ultimi dodici mesi. Frenano i candidati sindaci, pur con vari distinguo.
E frena anche Riccardo Nencini, viceministro alle Infrastrutture e Trasporti e segretario nazionale del Psi. Ieri mattina era a Venezia per appoggiare la campagna a sindaco di Felice Casson.
«Ha annunciato «soluzioni rapide per Venezia, sulla base degli studi e dei pronunciamenti già fatti». Un’altra grande opera? «Questo governo ha decisamente cambiato strada rispetto agli altri», dice Nencini, «abbiamo abolito la Legge Obiettivo, approvato il nuovo codice degli appalti che prevede un maggiore controllo sulle imprese e una separazione fra controllato e controllore, introdotto l’Autorità nazionale Anticorruzione di Raffaele Cantone».
Anche i socialisti presenti in sala, da sempre non ostili alla crocieristica, abbozzano. La via Contorta come alternativa alle grandi navi a San Marco sembra dunque più ardua.
Dopo la grande manifestazione di sabato, il Comitato «No Grandi navi» rilancia.
«Costa prenda atto che tutti i candidati sindaci e la città sono contrari al suo devastante progetto e si dimetta», ha dichiarato ieri il portavoce Silvio Testa, «è un uomo solo al comando, ma non è Fausto Coppi al Giro d’Italia. Ne prenda atto anche il presidente Renzi, a cui abbiamo consegnato 120 mila firme contrarie allo scavo. Non può esistere una Via positiva per un progetto che Venezia non vuole. Mettiamoci una pietra sopra, si cominci a riflettere sulle vere alternative praticabili».
Alternative su cui però non c’è accordo.
I comitati puntano sulle «navi incompatibili fuori della laguna». Dunque preferiscono il nuovo terminal al Lido. Nei progetti presentati da Cesare De Piccoli-Duferco, Boato-Vittadini, già al vaglio della commissione di Impatto ambientale, ma anche dal Movimento Cinquestelle di Davide Scano e dall’assessore di Mira Luciano Claut.
Altra ipotesi in campo è quella di Marghera, con il progetto firmato da Roberto D’Agostino – anch’esso depositato alla commissione Via – per spostare il terminal delle grandi navi in canale Brentella e canale Industriale Ovest. la Marittima sarebbe destinata a piccole navi, yacht di lusso e residenza.
Luigi Brugnaro, ex presidente di Unindustria e candidato sindaco, punta su una quarta alternativa. Il canale Vittorio Emanuele, già esistente, per far arrivare le navi in Marittima passando per Marghera. Ipotesi che il Porto ha scartato, al pari del terminal al Lido, qui per la «commistione impossibile» del traffico passeggeri con il traffico commerciale.
Anche Francesca Zaccariotto si schiera contro lo scavo del Contorta. «Ma dobbiamo salvaguardare la Marittima, dice, «e i 5 mila posti di lavoro della croceristica».
Felice Casson, candidato del centrosinistra, scandisce la sua linea. «Mai detto che la croceristica va abbandonata», dice, «dobbiamo trovare un’alternativa compatibile con l’ambiente che possa salvaguardare i posti di lavoro e addirittura aumentarli.
Le alternative sono depositate al ministero, si tratta di decidere confrontando costi, impatti ambientali e possibilità di posti di lavoro. Ma scavare un nuovo canale in laguna sarebbe devastante, oltre che illegittimo». Partita ancora in corso. Mentre le navi sono tornate. Ma solo quelle al di sotto delle 96 mila tonnellate.
Alberto Vitucci
Un nuovo studio dimostra l’evoluzione del fenomeno. Il direttore Trincardi: «Non abbiamo soldi»
Erosione in laguna, le indagini del Cnr
Erosione in aumento. Correnti modificate, più veloci in entrata. Nuove buche sui fondali e buche precedenti che si approfondiscono sempre più. Una situazione drammatica, quella della laguna, denunciata dagli esperti. Gli imponenti lavori del Mose hanno accelerato le trasformazioni. E il monitoraggio promesso non arriva. Lo ammette anche il professor Fabio Trincardi, direttore del Cnr-Ismar di Venezia. Che denuncia come «a fronte di un decisivo aumento delle conoscenze sembrano venir meno i finanziamenti per i monitoraggi». Si interrompono dunque, dice Trincardi, «le serie storiche di dati idrologici e di trasporto dei materiali, indispensabili per comprendere le tendenze evolutive reali della laguna». La campagna di monitoraggio del Corila dopo la posa dei cassoni in calcestruzzo sui fondali della laguna è stata interrotta. «Nessuno l’ha voluta finanziare, e serviva proprio a verificare gli effetti delle opere», dice Trincardi. Tutto questo proprio mentre le tecniche a disposizione del Cnr veneziano sono tra le più avanzate in Europa. Le profondità e lo stato dei fondali si analizzavano fino a poco tempo fa con tecniche piuttosto rudimentali. Un sasso legato alla corda, le canne da pesca. Adesso i sonar, gli ecoscandagli e strumenti sofisticati possono dare la fotografia reale di cosa succede sott’acqua, delle correnti aumentate e delle nuove buche. Nei prossimi giorni il Cnr presenterà il suo ultimo rilevamento, frutto del lavoro di 25 tecnici e ricercatori. Una vera «fotografia» dei fondali lagunari che sarà presto pubblicata sull’Atlante della laguna. «Ma l’esame risale al 2013», dice Trincardi, e per avere un quadro della situazione e degli interventi necessari occorre andare avanti». Pur in mancanza di carte storiche così dettagliate si possono ad esempio verificare alcuni fenomeni abbastanza evidenti. In bocca di porto di Malamocco, dove da sempre esiste una buca (detta «delle Ceppe») negli ultimi anni la superficie si è allargata. L’area di colore blu, dove la profondità sfiora i 50 metri – intorno a ciò che resta del molo ottocentesco, in parte demolito per far parte dalla conca di navigazione – è molto più ampia. Sul fondo del canale dei Petroli, osserva il direttore del Cnr veneziano, «sono comparsi trogoli erosivi di forma ellittica che potrebbero essere indotti da un processo di erosione in atto». Valutazione difficile, vista la mancanza di precedenti ad alta risoluzione. Ma nuovi casi vengono segnalati vicino a San Giorgio, in bacino San Marco (buca da trenta metri), sotto la lunata del Lido, davanti e dietro i «materassini» messi sul fondale per proteggere le paratoie. Fenomeni su cui Il Cnr vuole indagare.
Alberto Vitucci
Gazzettino – Venezia. Citta’ e candidati sindaco contrari al Contorta. Paolo Costa ne prenda atto e dia le dimissioni.
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12
mag
2015
L’INTERVENTO
Nove candidati sindaco su nove sono contrari allo scavo del Canale Contorta Sant’Angelo: Paolo Costa ne prenda atto e si dimetta da presidente dell’Autorità Portuale dato che praticamente l’intera città è ostile al suo devastante progetto. È un uomo solo al comando, ma non è Fausto Coppi al Giro d’Italia.
Se non lo farà, ne prenda atto il presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, al quale sono indirizzate le oltre 120 mila firme a oggi raccolte su Avaaz contro lo scavo: commissari il Porto e imponga il ritiro del progetto, Valutazione di impatto ambientale o non Valutazione di impatto ambientale, non può esistere una valutazione positiva su di un progetto che Venezia rifiuta. Ci si metta sopra una pietra tombale e si cominci a riflettere sulle vere alternative.
Il corteo di sabato scorso ha gridato un festoso “no” alle grandi opere inutili, e l’unico grande intervento di cui Venezia e la Laguna hanno oggi bisogno è un certosino intervento di manutenzione ordinaria per rimediare ai troppi anni di abbandono, dato che il Mose ha fagocitate tutte le risorse, e al dissesto prodotto dall’uomo per adattare la Laguna a una portualità sempre meno compatibile. In particolare, gli interventi in Laguna dovranno declinarsi su due versanti, anche per garantire un futuro alla portualità veneziana: il recupero morfologico, che deve nascere da un piano libero dalle ambiguità del Corila, e un nuovo Piano Regolatore Portuale. Il nuovo sindaco dovrà farsene immediatamente carico.
Nell’ostinarsi sul Contorta, Paolo Costa ha dimostrato di non avere alcuna visione strategica, gettando via risorse pubbliche e quattro anni per una soluzione perdente e già oggi fuori dalla storia, e anche per questo se ne deve andare. Crescita ormai conclamata del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici (il Centro Maree del Comune lo conferma già oggi), Mose alle bocche di porto, gigantismo navale metteranno presto in ginocchio il porto lagunare, altro che “Cina e Via della Seta” evocate da Costa per fantasticare sulle sue sorti magnifiche e progressive. Questo devono capirlo anche quei candidati sindaco che ancora propongono attracchi croceristici in Marittima o a Marghera.
I problemi del crocerismo oggi sono quelli che affliggeranno presto tutta la portualità veneziana, si ringrazi chi li ha sollevati e si cominci a pensare in grande. L’unico orizzonte possibile per la portualità veneziana è quello offshore, per tutti quei traffici che la Città vorrà e potrà mantenere: se ne prenda atto e si cominci a pensarci sul serio.
Silvio Testa – Autore del saggio “E le chiamano navi”
Dall’Asia i soldi per il porto offshore
ECONOMIA – Dall’Asia i milioni per il porto offshore
Aperto l’anno portuale 2015. Per il presidente dell’Autorità «il risultato è molto vicino»
«Momento eccezionale per far nascere la nuova Porto/Industria di Marghera»
Un miliardo e 400 milioni di euro privati per il nuovo porto offshore al largo di Malamocco sono quasi a portata di mano. «Il risultato è molto vicino» ha detto ieri mattina nello stabilimento Grandi Molini di Porto Marghera Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale veneziana, nella sua relazione annuale sullo stato dello scalo. E ha anche buttato lì da dove potrebbero arrivare questi soldi, quando ha mostrato la mappa della nuova “Via della seta” secondo i cinesi, via che porta direttamente a Venezia per raggiungere poi il resto d’Europa con costi molto minori, «perché la relazione tra Europa e Asia è diventata molto più importante commercialmente di quella tra Europa e Nord America». I capitali privati, insomma, potrebbero venire proprio dall’Asia.
Gli astri protettori della Serenissima, a quanto dice Costa, si sono allineati sopra il porto, e non solo per la Via della seta: «Il vecchio modello industriale è venuto meno nel momento opportuno» e c’è lo spazio «per un diverso modello fondato su manifattura, quasi manifattura e logistica».
Eccola la nuova area industriale che i mercati mondiali chiedono, «e Venezia è nel posto giusto perché all’incrocio di due dei quattro corridoi europei delle merci, e diventa il luogo più vicino ai luoghi della produzione, quello che minimizza i costi diretti e indiretti di trasporto sulla tratta terrestre; inoltre è sulla costa e ha immense aree abbandonate per ospitare produzioni e logistica».
Nella sua relazione Costa ha mostrato la luna e le astronavi per arrivarci ma anche i pesi che le tengono incatenate a terra, legati soprattutto alla disattenzione del Governo. Il presidente li chiama tappi che frenano l’esplosione del porto veneziano, quattro e tutti grossi: il primo è la conca di navigazione di Malamocco che doveva essere realizzata da un pezzo «in cambio del sacrificio fatto dal Porto per salvaguardare Venezia», ossia la limitazione dei traffici causata dalle dighe mobili del Mose; il secondo è costituito dai vincoli amministrativi «che impediscono di accogliere in piena competizione i traffici dei traghetti dai paesi extra europei, in primis la Turchia».
E poi c’è la questione dell’accessibilità nautica: anche con la nuova conca di navigazione funzionante, il Mose sarà un ostacolo superabile solo con il nuovo scalo offshore: «Servono 2,1 miliardi, e allo Stato chiediamo 700 milioni» ha detto Costa che il 25 maggio incontrerà i progettisti dei maggiori porti offshore del mondo. L’ultimo tappo riguarda il settore delle crociere e la necessità di trovare una via alternativa al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. Quella individuata da Porto, Capitaneria e dagli altri responsabili è il nuovo canale Contorta Sant’Angelo, «l’unica soluzione a breve che può coniugare la sicurezza di Venezia, il settore economico con i suoi 5 mila dipendenti, e il futuro industriale di Porto Marghera; ma anche la soluzione per la necessaria sistemazione morfologica della laguna. E su questo il Governo deve rispondere. Quanto a me farò tutto quello che devo fare fino all’ultimo momento del mio mandato, dopo aver investito 525 milioni di euro dal 2004 ad oggi per rendere il nostro Porto in grado di cogliere l’opportunità del futuro».
Nuova Venezia – Mira. Ampliamento Alles “Situazione preoccupante per i miresi”
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12
mag
2015
MIRA – Dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato il via libera all’ampliamento (revamping) dell’impianto di rifiuti speciali e pericolosi di Alles a Marghera, il Comune si dice fortemente preoccupato.
«Ci eravamo costituiti davanti al Tar assieme al Comune di Venezia», spiega il sindaco Maniero, «contro l’ampliamento autorizzato dalla Regione delle attività dell’impianto di trattamento rifiuti tossico-nocivi al confine tra Venezia e Mira. Il Tar ci aveva dato ragione. Ora con la sentenza del Consiglio di Stato, per i cittadini tornano i rischi. Non si tratta di timori infondati. In due conferenze scientifiche ospitate a Mira con la collaborazione del Centro regionale di controllo della malattie rare, è emerso che Mira presenta un picco di frequenza di queste patologie. Non abbiamo bisogno di emissioni provenienti da rifiuti tossico nocivi».
«Nel momento in cui siamo impegnati a risanare il territorio dalle discariche abusive sorte nei decenni scorsi», aggiunge l’assessore all’Ambiente Sanginiti, «è evidente che non possiamo accettare che a ridosso del nostro territorio si ampli una discarica di materiali pericolosi. Ci preoccupa lo sconfortante silenzio della Regione».
(a.ab.)
Gazzettino – Vittoria dei pendolari. Due nuove corse notturne tra Portogruaro e Venezia.
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12
mag
2015
TRENITALIA
SAN DONÀ – Due nuove corse notturne nella tratta Portogruaro-Venezia. Vittoria del Comitato dei Pendolari del Veneto Orientale che chiedeva il ripristino di uno di questi due treni dopo l’introduzione dell’orario cadenzato, nel dicembre del 2013.
L’ultima concessione ottenuta da Trenitalia è la reintroduzione, a partire da domenica 17 maggio anche nei giorni festivi del treno 10000 delle 4,13 da Portogruaro con arrivo a Venezia alle 5,25 e per esigenze di rotazione della corsa delle 6,11 da Venezia con arrivo a Portogruaro alle 7,23.
«Ci sono turnisti e lavoratori che iniziano alle 6 a Venezia anche il sabato e nei giorni festivi. Questi da un anno e mezzo sono costretti ad usare l’auto perché il primo treno il sabato arriva a Venezia alle 6.50 e nei festivi alle 7.20 – spiega il portavoce del Comitato Nicola Nucera – Positivo che nel mese di aprile i treni della stessa linea abbiano registrato un indice di puntualità di arrivo del 95 per cento ».
Tra le richieste che ancora devono trovare risposta di Trenitalia il ripristino del treno alle 00.21 da Venezia a Portogruaro e il fatto che non è stato ancora posticipato il regionale veloce delle 22.41 alle 23.11 da Venezia per Trieste.
«La situazione serale da Venezia rimane drammatica – continua Nucera – il servizio ferroviario chiude alle 22.41 in direzione San Donà-Portogruaro, ma non va meglio verso Treviso-Udine con l’ultimo treno alle 23.04». Fino al 2013, con l’orario precedente Venezia chiudeva i collegamenti alle 0.36 verso Portogruaro e alle 23.56 verso Treviso-Udine. Penalizzati ulteriormente i centri minori in cui non fermano i Regionali Veloci come Gaggio, Meolo, Ceggia che vedono l’ultimo collegamento serale in partenza da Venezia alle 22.11. «Auspichiamo che nel 2016 si possa ottenere un orario consono alle esigenze dei pendolari – precisa Nucera – come promesso da Trenitalia,».
(d.deb.)
Nuova Venezia – Grandi navi, il corteo dei tremila
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10
mag
2015
Casson: no al Contorta. Brugnaro: contro-manifestazione con 4 rimorchiatori
Protesta colorata e pacifica: 70 associazioni e quattro candidati sindaci
Striscioni, palloncini e musica. Tommaso Cacciari: «Le alternative ci sono»
Ottavia Piccolo sul palco di Sant’Angelo: «Non danno retta ai cittadini che protestano da anni» 120 mila firme raccolte contro lo scavo del canale Contorta
VENEZIA – Colorati, pacifici. E più numerosi di sempre. Settanta comitati, oltre tremila persone, hanno sfilato ieri in corteo per due ore da Santa Margherita a Sant’Angelo, passando per le Zattere e il ponte dell’Accademia. Palloncini colorati, striscioni, musica e slogan. Giovanissimi in prima fila con le lettere colorate: «No grandi navi». Dietro i giovani e i meno giovani del Comitato che ha organizzato la giornata. «Basta con la cricca delle grandi opere», dice il portavoce Tommaso Cacciari, «non diciamo no alle crociere ma non vogliamo in laguna navi troppo grandi e incompatibili. Le soluzioni alternative ci sono, il governo decida».
Tra le alternative i comitati escludono lo scavo del nuovo canale Contorta Sant’Angelo. Proposta dell’Autorità portuale, 145 milioni di spesa per approfondire il piccolo canale Contorta e portarlo a dieci metri e mezzo. «Rimedio peggiore del male».
Poche centinaia di metri più in là ci sono i rimorchiatori con i colori elettorali di Luigi Brugnaro, ex presidente di Unindustria, che rilancia la “solidarietà alle navi”. Devono arrivare in Marittima, dicono gli operatori. Ma anche Brugnaro è contrario al Contorta e spinge per il Vittorio Emanuele, così le navi potranno arrivare in Marittima. Minicorteo di quattro rimorchiatori che la Questura all’ultimo momento ha fatto deviare, vietando l’autorizzazione al passaggio in canale della Giudecca.
«Sarebbe stata una provocazione», racconta Tommaso Cacciari, «abbiamo assicurato alla Questura che il nostro corteo sarebbe stato pacifico, ma abbiamo chiesto di non essere provocati. Città spaccata in due? Ma non siamo ridicoli, loro erano in venti noi siamo migliaia».
Tanti movimenti, comitati e qualche politico al grande corteo di ieri. In campo Santa Margherita, dietro gli striscioni colorati, si vedono anche alcuni candidati sindaco, i comitati e i centri sociali, singoli con la bandiera, Armando Danella già dirigente della Legge speciale in Comune, i circoli del Pd in fondo al corteo. Ci sono anche i “dissidenti” della Sinistra, espulsi da Rifondazione perché appoggiano in Regione la candidata del Pd Alessandra Moretti: Pietrangelo Pettenò e Sebastiano Bonzio. Maria Rosa Vittadini e Carla Bellenzier di Venezia Cambia. Italia Nostra e Lipu, ma anche comitati venuti da lontano come quelli che combattono in Lombardia gli emungimenti dal sottosuolo che causano terremoti, i vicentini, il comitato contro l’autostrada Orte-Mestre. E poi i “NoMose”, Ambiente Venezia. In tutto le adesioni siperano le 70 unità.
«Abbiamo raggiunto quota 120 mila con le firme raccolte in rete contro lo scavo del Contorta», dice Luciano Mazzolin.
Intasamento in calle dei Carmini. Da campo Santa Margherita, dove i manifestanti si sono radunati intorno alle 15 crescendo di numero fino a superare le tremila unità.
«Siamo tanti, vogliamo che il governo ci è ascolti», dice Marco Baravalle di Sale Docs.
Si va alle Zattere, poi al ponte dell’Accademia per il rio Terà di Sant’Agnese. Musica e slogan contro le grandi navi, ma anche contro la corruzione e la “cricca delle grandi opere”. A Sant’Angelo sul palco concerto dei “Tre allegri ragazzi morti”.
Poi parla Ottavia Piccolo. «Non danno retta ai cittadini, devono mettersi in testa che Venezia le grandi navi non le vuole a San Marco. E che il Contorta è una grande opera che fa male alla laguna. Siamo qui anche per lottare contro la corruzione che spesso si nasconde dietro le grandi opere».
Parlano i candidati sindaci. Un acquazzone improvviso e breve non scoraggia i manifestanti. A sera, chiusura in allegria della protesta.
Due anni fa era andata peggio, con gli scontri con la polizia in canale della Giudecca e l’arrembaggio alle barchette con tanto di elicottero a bassa quota. E poi con il “tuffo” alla Giudecca. Proteste per cui molti degli organizzatori hanno ancora pendente un procedimento penale. Tre anni dopo, il corteo è imponente. «Sono passati tre anni dall’incidente della Costa Concordia», dice un esercente di campo Santa Margherita, «e nulla è stato fatto per togliere le grandi navi dal bacino San Marco». Fino al 31 dicembre potranno passare in Bacino solo le navi inferiori alle 96 mila tonnellate di stazza. Ma dopo, senza alternative, la situazione potrebbe peggiorare.
Alberto Vitucci
La sfida elettorale si gioca anche alla manifestazione
In prima fila Pizzo, Seibezzi e Scano: tutti contro le navi
Brugnaro con quattro rimorchiatori
Casson: no al Contorta
VENEZIA – Quattro candidati sindaco sul palco con i NoGrandiNavi (Felice Casson, Giampietro Pizzo, Camilla Seibezzi e Davide Scano) e uno (Luigi Brugnaro) in contro-manifestazione organizzata da sé: in realtà, tutti e cinque sono contrari al passaggio delle grandi navi in bacino San Marco e allo scavo Contorta. È sulle soluzioni alternative che divergono: navi in bocca di porto per i candidati in corteo, in Marittima via Vittorio Emanuele per Brugnaro. Fuori dalla laguna.
«L’attività crocieristica va mantenuta, ma lo scavo del Contorta è assolutamente da bloccare, perché è contro la legge, porterebbe dentro Venezia un braccio di mare che distruggerebbe la città», commenta Felice Casson, candidato del centrosinistra, che ha raggiunto il corteo a Sant’Angelo.
E l’alternativa? «Vogliamo mantenere attività e posti di lavoro, ma nel rispetto della laguna, di Venezia e dei veneziani. Le alternative sono all’esame del Parlamento e riguardano soprattutto progetti fuori le bocche di porto: così c’è la possibilità di garantire impresa, occupazione e laguna».
Gli altri candidati hanno percorso tutto il tragitto del corteo. «Abbiamo aderito convintamente perché il problema va risolto nel modo più veloce, coniugando tutela, ambiente e lavoro», commenta il candidato del Movimento 5 Stelle Davide Scano, «per noi la soluzione migliore è portare le navi fuori dalla laguna: immaginiamo un avamporto attaccato all’isola del Mose, con moduli ancorati e non fissati ai fondali: una struttura leggera e poco impattante per 4 navi, la più economica e più reversibile che vi sia».
«No grandi navi punto e basta, categoricamente, smettendola con le posizioni intermedie – come fa anche Casson – che poco tutelano ambiente e città», attacca Camilla Seibezzi (lista Noi la città), «usiamo le piattaforme del Mose per spostare il porto fuori da città e laguna: non restringendo occupazione, ma con scelte forti e importanti, senza se e senza ma, così rivive Venezia».
Per Giampietro Pizzo (Venezia Cambia 2015): «Dobbiamo voltare pagina nel governo del territorio, non è possibile che pezzi di potere – porto, aeroporto – decidano in autonomia, senza ascoltare i cittadini. Il nuovo sindaco dev’essere il garante che le decisioni che contano per la comunità si prendono assieme: vale per le infrastrutture e principalmente per la tutela della laguna».
Per la Marittima. C’è invece chi alle crociere in laguna dice uno stentoreo “sì”, mettendo sul piatto la sua proposta alternativa. Luigi Brugnaro ha portato al terminal del Tronchetto quattro rimorchiatori (coperti di striscioni e palloncini fucsia) partiti nel primo pomeriggio dal canale Brentelle e arrivati in centro storico attraverso il canale Vittorio Emanuele. Proprio quel braccio di laguna è, infatti, la chiave di volta nella proposta alternativa dell’imprenditore, che corre con la sua civica ed è sostenuto dal centrodestra: all’idea dello scavo Contorta Sant’Angelo, Brugnaro oppone la variante delle Trezze, che permetterebbe di raggiungere il porto dopo il passaggio per Malamocco e il canale dei Petroli. «Non serve fare grandi lavori», osserva, «il Vittorio Emanuele è già profondo sei metri: per dimostrarlo abbiamo fatto passare questi quattro rimorchiatori. Felice Casson, invece, non ha ancora presentato alcuna proposta alternativa: dove le vuole far arrivare le navi da crociera? Continua a nascondersi dietro al comitato di Delrio, ma i cinquemila lavoratori del porto non possono più aspettare».
Roberta De Rossi e Giacomo Costa
Gazzettino – Venezia. Tremila voci gridano “Fuori le grandi navi”
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10
mag
2015
LO SCONTRO SULLE CROCIERE
VENEZIA Candidati sindaci contrari allo scavo del canale Contorta, Casson attacca Costa.
Città sotto pressione. Crociere, la sfida dei due cortei
All’iniziativa dei “no navi” (quasi 3mila nel serpentone) risponde la sfilata via acqua di Brugnaro
NO NAVI – Un lungo serpentone colorato per dire no alle Grandi navi. Una manifestazione pacifica e composta da varie anime quella organizzata ieri dai “No navi” che hanno sfilato da campo Santa Margherita a campo Sant’Angelo. Quasi tremila, per gli organizzatori, i manifestanti che hanno messo in prima fila la necessità di tutelare la laguna.
SI NAVI – Diversa la posizione del candidato del centrodestra, Luigi Brugnaro, che ha sottolineato il bisogno di tutelare il comparto delle crociere. Secondo Luigi Brugnaro è necessario puntare sul canale Vittorio Emanuele.
Tremila voci gridano «Fuori le grandi navi»
I manifestanti: «Stop al Contorta, bisogna insistere sull’avamporto del Lido»
Numerose le associazioni e i gruppi che hanno aderito alla pacifica iniziativa
LA PROTESTA – Un lungo corteo colorato ha attraverso la città passando per le Zattere
POLEMICHE – Scontro on line tra Berti (M5S) e il governatore: «Solo promesse». Zaia: «Posizioni talebane»
Un lungo No alle Grandi navi in laguna e al progetto del canale Contorta. I No navi sono tornati a dire la loro, raccogliendo una forte ed articolata adesione alla protesta a difesa della laguna. Quasi tremila persone secondo gli organizzatori (poco più di 1200, invece, secondo la Questura) hanno invaso pacificamente il centro storico con striscioni, musica e bandiere. Studenti, ragazzini, donne, pensionati e tanta gente comune, dopo il raduno in campo Santa Margherita, hanno iniziato un lungo percorso che dopo aver superato i Carmini, le Zattere e il ponte dell’Accademia è approdato in campo Sant’Angelo per il comizio di chiusura. Molti i turisti incuriositi nel vedere il colorato serpentone con le bandiere di chi, da tempo, si oppone alle Grandi navi (meno felici quelli imbottigliati sul ponte dell’Accademia). Non sono mancati i fumogeni colorati.
«Con questa manifestazione – ha detto al microfono Tommaso Cacciari, un po’ l’anima del movimento – vogliamo ricordare che c’è un progetto alternativo che ha ottenuto il via libera della commissione Via: si tratta dell’avamporto del Lido. Non solo è più rapido da realizzare rispetto al canale Contorta, ma sarebbe anche meno costoso. Un progetto, quello del Lido, che garantirebbe l’occupazione». «L’unica grande opera che può servire a questa città – aggiunge Silvio Testa da sempre contrario alle Grandi navi – è una manutenzione costante e ordinaria. E poi bisognerebbe affrontare un ragionamento complessivo sulla portualità tenendo conto sia della crescita del livello del mare che del gigantismo navale».
Ma la manifestazione contro le Grandi navi è stata anche l’occasione per riportare alla luce la necessità di politiche per la casa e a difesa dei lavoratori del Comune. Nel corteo si potevano notare gli striscioni del Pd, del Movimento 5 stelle, di Legambiente, dei Cobas, degli studenti di un altro veneto, e degli alluvionati di Favaro. Diversi i sindacalisti. Consistente anche la pattuglia dei “no”: no alle trivellazioni, no alla Dal Molin e no all’autostrada Orte-Mestre.
«Eravamo partiti in una ventina e non di più – hanno poi aggiunto gli altri manifestanti attaccando le posizioni di Brugnaro – ed ora siano in tantissimi, il Contorta è fuori dai giochi e ci dispiace per Costa».
«Questa è la dimostrazione che c’è un’alternativa per Venezia – ha poi aggiunto Marta – che non è una semplice vetrina dove è facile incassare “in nero”. E questa manifestazione dimostra che la città non è morta».
Da segnalare che Jacopo Berti, candidato 5 stelle per la presidenza della Regione, ha affermato che “Zaia in questi anni ha solo promesso, come al solito. Parole al vento e ora all’inizio della stagione crocieristica non è cambiato nulla». Immediata la replica del governatore. «Non è con posizioni talebane – ha ribattuto Zaia – che si risolvono i problemi».
Gianpaolo Bonzio
IL CONFRONTO TRA CANDIDATI Tutti contro il progetto dell’autorità portuale
Casson: «Di Costa non ce ne frega nulla»
Dopo il corteo partito da Santa Margherita, dibattito e festa riusciti a metà in campo Sant’Angelo per i partecipanti alla giornata contro le grandi navi e le grandi opere. Causa la pioggia, che dopo il primo ciclo d’interventi ha cominciato a cadere sempre più insistentemente, costringendo l’organizzazione a coprire in tutta fretta amplificatori e strumenti mentre i più riprendevano la strada di casa. Ciò non ha impedito ai candidati sindaco presenti di prendere la parola, seppur limitandosi a poche battute. Cominciando da Felice Casson della coalizione di centrosinistra, che dopo avere ribadito la sua contrarietà all’ipotesi di scavo del canale Contorta, richiamato la molteplicità di progetti extra-laguna all’esame a Roma e sottolineato che «l’occupazione e la crocieristica vanno comunque tutelate», si è scagliato dal palco contro il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, spiegando che «il blocco del suo progetto è la richiesta più moderata, perché la soluzione migliore è che il Contorta non si faccia. E quanto lui dice in materia non è per noi motivo d’interesse. Anzi, non ce ne frega proprio».
A seguire, l’intervento di Davide Scano, candidato sindaco M5S, che ha sollecitato «l’estromissione dalla laguna delle grandi navi incompatibili», ricordando l’impegno assunto nel merito dai pentastellati a livello locale e nazionale. Mentre Giampietro Pizzo di VeneziaCambia 2015, ha posto l’accento «sui poteri limitati del sindaco in rapporto a un Governo sordo», spiegando che a Venezia e non solo «vanno ricostruiti i termini della politica», e che la sua formazione «è nata proprio per questo». Sempre da lui, la richiesta di dimissioni del presidente Costa, «con restituzione dei suoi poteri alla città». Infine Camilla Seibezzi: «Ho sottoscritto il vostro documento per la tutela lagunare, dei livelli occupazionali e contro lo scavo del canale Contorta. Occorre dichiarare insieme e in modo sempre più forte e chiaro: fuori le grandi navi dalla laguna».
Unico aspirante primo cittadino a non prendere la parola, Francesco Mario D’Elia, che ha abbandonato il palco polemizzando sulla priorità data a Casson e ad altri relatori (tra cui l’attrice Ottavia Piccolo), mentre la pioggia già cominciava a cadere. Consegnate a tutti i concorrenti per Ca’ Farsetti le richieste dei manifestanti, sintetizzate dalle due petizioni che «hanno superato le 116mila firme».
Vettor Maria Corsetti
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