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MARCON – Inaugurata l’opera complementare costata 12 milioni

Da ieri pomeriggio Marcon ha ripristinato i collegamenti con il “resto del mondo”. Le ultime tre bretelle di raccordo con la tangenziale di Mestre sono state aperte al traffico verso le 13 dopo una breve cerimonia e il taglio del nastro alla presenza del prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, del commissario alla Provincia Cesare Castelli, del sindaco di Marcon Andrea Follini, del direttore di Autovie Venete Enrico Razzini e del capo Anas del Veneto Fabio Arcoleo.

L’inaugurazione è stata preceduta dalla firma degli atti di cessione tra i funzionari di Anas, l’ente che ha realizzato l’opera, costata circa 12 milioni di euro, interamente finanziati da Cav spa, la Provincia di Venezia che ha preso in carico gli svincoli ed Autovie Venete che si occuperà della manutenzione sino al 31 marzo 2017, ovvero sino alla scadenza della concessione autostradale.

Il sindaco Follini ha ricordato come il progetto sia nato da lontano, dal lavoro svolto ancora dalle giunte Davanzo e Tomasi per poter inserire quest’opera tra gli interventi complementari al Passante. Ha ripercorso le varie tappe fino all’apertura alla circolazione dei tratti comunale e provinciale dello scorso 20 gennaio, «con l’amarezza, però, di non riuscire ad aprire anche gli svincoli».

Va ricordato che i lavori relativi agli svincoli si sono conclusi ancora ai primi di dicembre, ma l’apertura al traffico è avvenuta solo ieri perché tra Anas, ministero, Provincia e Autovie non era stata ancora sottoscritta la convenzione per la definizione delle competenze.

«Sono particolarmente contento che il prefetto abbia avuto modo di essere presente oggi – ha affermato il sindaco – è stato per me un vero sostegno e riferimento in questi mesi, durante i quali non è stato semplice dipanare una matassa burocratica intrecciata non solo a livello locale, ma anche a Roma».

«Si tratta di un’opera importante – ha affermato il prefetto Cuttaia – che nonostante qualche contrattempo è stato un esempio di fattiva cooperazione». Parole di soddisfazione sono state espresse anche dal commissario della Provincia Castelli che ha sottolineato come l’infrastruttura «rivesta una funzione essenziale per questa parte dell’area metropolitana».

 

DOLO – L’opposizione attacca il sindaco e chiede agli assessori di dimettersi

RIGETTO  “Colata di cemento senza alcuna visione strategica”

“DEVASTANTE” – Secondo la minoranza è un piano «privo d’identità e devastante per uno sviluppo sostenibile del paese. Ci sono soltanto migliaia di metri cubi di cemento»

«La Gottardo ha cancellato la democrazia nel nostro comune. Assessori e consiglieri di maggioranza, dimettetevi!».

È dura la reazione dei dieci consiglieri di opposizione Alberto Polo, Giorgio Gei, Mario Vescovi, Adriano Spolaore, Andrea Zingano, Gianluigi Naletto, Gianni Lazzari, Giovanni Fattoretto, Marco Cagnin, Vincenzo Crisafi che avevano chiesto al Tar di sospendere la nomina dei due commissari ad acta per l’approvazione del Pati invece approvato dagli stessi. «Con una laconica mail di sole due righe – accusa l’opposizione – il sindaco, Maddalena Gottardo, ha comunicato al Consiglio che commissari e dirigenti hanno approvato il Pati. La Gottardo ha cancellato, con l’arroganza che contraddistingue il suo mandato, la democrazia».

Ma perché le opposizioni sono contrarie al Pati proposto dalla maggioranza? «In quel documento non c’è alcuna visione strategica della città; non c’è alcuno spunto capace di rilanciare Dolo, Arino e Sambruson; non c’è alcuno spunto in grado di sollevare il nostro territorio dalla fase di crisi e stagnazione è precipitato. Ci sono soltanto metri cubi di cemento. Un piano urbanistico privo d’identità e devastante per uno sviluppo sostenibile del paese. Basti ricordare soltanto i 185.000 metri cubi di nuovo volume edificatorio, oltre ai 300.000 metri cubi già previsti dal vigente Piano regolatore generale e non ancora realizzati, o ancora la prevista colata di nuovo cemento su 220.000 metri quadrati di terreno agricolo di notevole interesse paesaggistico e di delicato equilibrio idraulico».

Per le opposizioni è l’ultimo atto di una gestione negativa. «Il mandato della Gottardo si è aperto con consigli comunali presidiati dalle forze di polizia in assetto antisommossa per approvare Veneto City, per il quale non vi era alcuna penale nel caso non fosse stato votato, e si chiude con due righe con il quale ci comunicano di aver deciso il futuro di noi e dei nostri figli».

Come intendete muovervi? «Il ricorso che abbiamo presentato come opposizione, a questo punto, acquisisce ulteriore giustificazione: andremo avanti fino in fondo».

Lino Perini

 

SANTA MARIA DI SALA – In Villa Farsetti la trattativa tra Stato e mafia, vista da Sabina Guzzanti, che sarà presente domani sera a Santa Maria di Sala per un dibattito sul tema.

Appuntamento alle 20 nella sala teatro “Sandro Pertini”, dove verrà proiettato il film-documentario “La Trattativa”, che racconta i contatti intercorsi tra lo Stato e i clan all’indomani della tragica stagione delle bombe di Roma, Milano e Firenze. Presente in sala ci sarà la regista del film, Sabina Guzzanti.

L’iniziativa è organizzata dal Movimento 5 Stelle “Unione del Miranese”, che all’inizio e alla fine del film organizzerà un dibattito sui temi toccati dalla pellicola.

Ne discuteranno in sala la stessa Guzzanti, con la senatrice Elisa Bulgarelli, membro delle commissioni antimafia e Guido Papalia, ex capo della Procura di Verona. Partecipano al dibattito, come moderatori, i deputati Emanuele Cozzolino, e Angelo Tofalo, membro del Copasir. In sala, infine, anche i candidati M5S al Consiglio della Regione, Enrica Cheldi ed Enrico Chiuso, oltre alla consigliera comunale di Santa Maria di Sala Rossella Carolo.

(f.d.g.)

 

La protesta

QUARTO D’ALTINO – Il sindaco di Quarto, Silvia Conte, è tornata a scrivere all’assessore regionale ai trasporti per sollecitare nuovamente un incontro per sapere quali misure si intendano intraprendere in merito alle più volte segnalate criticità della tratta ferroviaria Venezia-Portogruaro, di competenza della Regione. Dopo una richiesta di incontro trasmessa all’assessore Donazzan lo scorso gennaio, non si è più mosso nulla.

«Sulla tratta ferroviaria Venezia-Portogruaro», scrive, «continua una situazione di grave disagio. Lo scorso ottobre con i tecnici regionali e un dirigente di Trenitalia, ci era stato garantito che le varie criticità rappresentate da sindaci e Comitati dei pendolari sarebbero state affrontate. A distanza di quasi quattro mesi non abbiamo ancora avuto risposte».

Sindaci e pendolari vogliono capire cosa sia stato fatto in merito alle noti questioni più volte sollevate: l’avvio di un tavolo permanente della mobilità che coinvolga Comuni e i rappresentanti dei pendolari, anche in vista della nuova gara per l’affidamento del trasporto pubblico locale per i prossimi anni; un riscontro alla proposta di orario ferroviario cadenzato trasmessa all’attenzione dell’assessore alla Mobilità ad agosto 2013 per avviare la verifica dei modelli di esercizio alternativi e più efficienti.

«L’orario continua a presentare criticità», continua Conte, «non copre in modo equo e completo né l’arco della giornata, né tutti i giorni dell’anno, né tutto il territorio regionale e si riscontrano soppressioni e ritardi. Abbiamo più volte evidenziato alla Regione la necessità di avere un interlocutore politico in grado di fare delle scelte e dare risposte concrete ad un problema che condiziona i pendolari».

Marta Artico

 

Gazzettino – Ferrovia. Pendolari, Conte bussa in Regione

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26

feb

2015

QUARTO D’ALTINO «Nessun riscontro alle critiche sul nuovo orario»

QUARTO D’ALTINO – Il tempo stringe, le elezioni si avvicinano e le pressioni, per la giunta regionale, arrivano da ogni angolo della Regione. I pendolari della tratta Venezia-Portogruaro, però, aspettano una convocazione in Regione da dicembre. E prima che sia troppo tardi, la sindaca di Quarto d’Altino, Silvia Conte, ha deciso di spedire una nuova lettera all’assessore regionale ai trasporti Elena Donazzan.

«Avevamo trasmesso la stessa richiesta all’assessore a gennaio, per conoscere quali misure si intendano intraprendere in merito alle più volte segnalate criticità della tratta ferroviaria Venezia-Portogruaro, di competenza della Regione Veneto – spiega Conte – e ci aveva preannunciato che a breve sarebbe stato organizzato un confronto per un aggiornamento. Ma non si è più mosso nulla».

Intanto i treni restano sempre quelli, con i loro ritardi, le cancellazioni, i “buchi” di un orario poco cadenzato e le corse ridotte nel fine settimana o nelle vacanze scolastiche.

«Resta una situazione critica lungo la tratta – continua Conte – E durante l’incontro dello scorso ottobre con i tecnici regionali della direzione mobilità e un dirigente di Trenitalia, ci era stato garantito che le varie criticità rappresentate da sindaci e rappresentanti dei Comitati dei pendolari sarebbero state affrontate. Ma a distanza di quasi quattro mesi non abbiamo ancora avuto risposte chiare».

Pendolari e sindaci, oltre a chiedere aggiustamenti al nuovo orario e l’avvio del tavolo permanente della mobilità, attendono anche un riscontro alla proposta di orario ferroviario cadenzato consegnata all’assessore Chisso nel 2013.

Melody Fusaro

 

SULL’IDROVIA – Le ronde contro i cacciatori di frodo

Guerra ai predoni del pesce e ronde notturne lungo il corso dell’idrovia Padova-Venezia per contrastarne l’attività illegale. Ad agire sarebbero squadre ben organizzate composte da bracconieri esperti nella pesca. Proverrebbero dalla zona del Delta del Danubio, in Romania. Gente pericolosa che a quanto pare non va tanto per il sottile e sa usare le armi. Pescano di notte con apposite reti e fanno razzia della fauna ittica, che vendono principalmente a loro connazionali. A volte per pescare userebbero anche la corrente elettrica tramite batterie. Sono stati visti pescare a Vigonovo lungo l’idrovia Padova-Venezia, nella zona compresa tra le chiuse del Brenta e la passerella ciclo-pedonale di via Ariosto.

Per contrastare il fenomeno si è costituito a Vigonovo un gruppo spontaneo di appassionati. L’associazione si chiama “Difesa acque”, ha una quindicina di simpatizzanti, tutti pescatori, ed è stata fondata da un giovane, Nicola Carletti. «La situazione è tragica – denuncia Carletti. È per tale motivo che ci stiamo organizzando e abbiamo anche fondato un gruppo su facebook. Siamo in contatto con analoghi gruppi del Rodigino e del Ferrarese. Ogni notte siamo di ronda e abbiamo già recuperato un tramaglio e due bilance abbandonate. Il 2 marzo ci ritroveremo in assemblea per fare il punto della situazione».

Il problema dei pescatori di frodo si dibatte da tempo. È difficile beccarli perché operano di notte, è complicato individuare movimenti e lenze. Arrivano con gommoni o barche leggere trasportate su furgoni, calano centinaia di metri di reti tipo tramaglio e se ne vanno con quintali di pesce. Il fenomeno è esteso in molti corsi d’acqua del territorio. Le specie ittiche più pescate sono le carpe e i siluri. Il bracconaggio rappresenta un grosso danno ambientale e riguarda tutta l’Italia. Si è calcolato che negli ultimi 10 anni si sia perduto il 40% del patrimonio ittico nazionale.

 

Incontro con IL PROCURATORE GENERALE NOTTOLA

VENEZIA – Il senatore grillino Cappelletti incontra il procuratore generale della Corte dei conti Nottola per chiedergli di indagare sulla Pedemontana Veneta.

Lo rende noto lo stesso parlamentare del Movimento 5 stelle: «La SPV è un’opera che si sta realizzando in violazione dei più basilari principi di trasparenza; inizialmente doveva costare 1,829 miliardi di euro, ma a seguito degli aggiornamenti progettuali, il costo è lievitato a 2,258 miliardi di euro. E pare debba crescere ulteriormente».

Cappelletti ricorda la genesi e i promotori politici della grande opera: «Importanti nomi delle istituzioni venete, come Galan, Zaia e Chisso, due dei quali passati recentemente dalle patrie galere – dice il senatore grillino – hanno offerto coperture politiche ad un’opera che mancava delle coperture economiche necessarie. In particolare il presidente Galan ha fortemente voluto, nel 2009, la dichiarazione dello stato di emergenza e la nomina di un commissario per derogare ad importanti norme in materia ambientale e di protezione civile».

Il parlamentare del Movimento 5 stelle si incontrerà, dunque, con il procuratore generale Nottola per chiedere di fare chiarezza sui finanziamenti, sull’aumento dei costi, «sulle numerose ipotesi di irregolarità nell’applicazione del codice dei contratti, e sul trasferimento del rischio d’impresa dal concessionario al concedente – conclude – che evidenzierebbe un consistente sbilanciamento di interessi a favore dei privati».

 

Porto Marghera: dopo l’alt del governatore alla società pubblica che gestirà i terreni ceduti da Eni c’è il rischio che il rogito non si firmi mai e venga avviata una causa per il risarcimento dei danni

MARGHERA – Il commissario Vittorio Zappalorto non rilascia dichiarazioni ufficiali ma sta facendo di tutto per riuscire a ricucire lo strappo con la Giunta regionale di Luca Zaia sul progetto di acquisizione e rilancio economico dei terreni industriali a Porto Marghera, non più utilizzati da anni e da risanare.

Il 30 giugno è la nuova data, prorogata, per la firma del rogito per il trasferimento alla società pubblica (Marghera Eco Industries srl) dei 108 ettari di aree industriali dismesse e di proprietà di Syndial (gruppo Eni). C’è il rischio di vedere svanire tutto se entro giugno il governatore uscente del Veneto non darà il suo via libera (come ha già fatto il Comune) alla nuova società per Porto Marghera – prevista dall’Accordo preliminare sottoscritto l’anno scorso e sancita da due delibere della Giunta regionale da lui stesso firmate – alla quale devono essere conferite le aree e il fondo di 38 milioni per risanarle.

Eni, infatti, potrebbe recedere e promuovere una causa di risarcimento danni a suo favore per la “decadenza non motivata del preliminare” da parte delle istituzioni firmatarie. Il che metterebbe una pietra sopra il primo e promettente tentativo di rimettere in moto lo sviluppo a Porto Marghera, con nuove attività produttive e logistiche capaci di creare nuovi posti di lavoro sulle ceneri di quelli persi negli ultimi anni con la chiusura dei vecchi impianti chimici e siderurgici – in gran parte ancora in piedi, anche se fatiscenti e da demolire – nelle aree dismesse che aspettando ancora la bonifica o messa in sicurezza.

Zappalorto con i suoi poteri speciali ha già deliberato l’adesione del Comune alla neo costituita Marghera Eco Industries srl, con una quota paritaria di 50 mila euro attraverso la controllata Immobiliare veneziana. Stessa cosa avrebbe dovuto fare la Regione, entrando a sua volta nella nuova società attraverso la controllata Veneto Acque spa, creando le condizioni per la rapida nomina di un manager qualificato per poi passare al rogito delle aree. L’impresa non sembra affatto facile, visto che nella stessa Giunta regionale si sono create forti divisione su come gestire l’accordo sottoscritto con Eni e il Comune l’anno scorso, quando a gestire tutta la faccenda erano l’ex assessore regionale Renato Chisso e l’ex sindaco Giorgio Orsoni.

A rimettere in discussione tutto, con la motivazione ufficiale di «verificare la sua effettiva sostenibilità economica e finanziaria» è stato proprio Zaia che non si è fatto problemi a sconfessare il suo assessore Massimo Giorgetti (nominato dallo stesso governatore al posto del dimissionario Renato Chisso, indagato e arrestato per la tangentopoli del Mose) che alla vigilia del Natale scorso aveva dato per certa l’adesione alla nuova società e per imminente la nomina di un manager al comando.

Contro la retromarcia di Zaia che «pregiudica» un’opportunità unica, come quella delle areee cedute gratuitamente da Eni «per risanare e rimettere in moto Porto Marghera e l’occupazione», sono stati i segretari locali e regionali di Cgil, Cisl, Uil. Al governatore Luca Zaia, impegnato nella sua difficile campagna elettorale per la riconferma ad un secondo mandato, per niente scontata, hanno chiesto di chiarire in un apposito tavolo di confronto i dubbi su tutta questa vicenda, altrimenti si dovrà prendere la pesante responsabilità di mandare a monte un’occasione storica per rigenerare Porto Marghera.

Gianni Favarato

 

Mattino di Padova – Ospedale, c’e’ il ballottaggio

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26

feb

2015

La commissione: Allegri o Padova Est, decisivi tempi e costi. Dario: serviranno 10 anni

Ammesse al ballottaggio l’opzione Aeroporto “Allegri” e quella Padova Est-San Lazzaro, con vantaggio di partenza della prima; esclusa invece l’ipotesi Padova Ovest.

Se il sito del nuovo policlinico universitario fosse al centro di una sfida elettorale (metafora neanche troppo lontana dalla realtà) sarebbe questa l’istantanea della gara. Almeno, secondo gli esperti della commissione incaricata dal governatore Luca Zaia di valutare – sul piano esclusivamente tecnico – vizi e virtù delle proposte emerse.

Antonio Canini (Regione), Franco Fabris (Comune), Francesco Polverino (Azienda Ospedaliera), Umberto Trame (Università), Luigi Rizzolo (Provincia): dopo due mesi di lavoro e nove sedute, i fiduciari dei soggetti istituzionali coinvolti hanno stilato all’unanimità una “pagella” che analizza le caratteristiche essenziali delle aree.

Cosa emerge? La superficie dello scalo Allegri presenta “unicità” (è immune cioè dall’attraversamento stradale che divide e tormenta l’attuale polo ospedaliero in via Giustiniani) e conta 52 ettari utilizzabili agevolmente più altri 18 di proprietà del demanio militare, la cui disponibilità si annuncia più complicata; le infrastrutture richiedono un potenziamento mentre non sorgono problemi idraulici.

Tanto basta ad assicurargli una qualche preferenza – almeno al momento – rispetto all’area di San Lazzaro; che è spezzata nella sua continuità da via Einaudi, anche se l’intervento “sanatorio” è stato già programmato e finanziato; e conta 40 ettari (metà pubblici, il resto privati con convenzione d’acquisto già stipulata), il minimo indispensabile per soddisfare gli standard di 400 mq a posto letto a fronte delle mille degenze previste; infrastrutture esistenti ma da completare, problemi ambientali modesti e da approfondire.

Un inciso: prima che la commissione concludesse i suoi lavori, il sindaco Massimo Bitonci ha caldeggiato la soluzione Est in una lettera a Zaia e a Claudio Dario, il direttore generale dell’Azienda che è stata nominata stazione appaltante. Quanto ha influito il suo zampino sul rapporto finale? «Ne abbiamo tenuto conto, ma solo sul piano delle informazioni aggiuntive riguardanti la convenzione con i privati e l’avvenuto finanziamento delle infrastrutture viarie. Poi abbiamo operato in libertà di pensiero», replica il manager, che pure non nasconde il clima di «pressioni e difficoltà» che circonda l’operazione.

E Padova Ovest? Era il sito indicato dall’amministrazione Zanonato-Rossi e accolto da Zaia che però ha dovuto prendere atto (con estrema irritazione) del veto bitonciano; spazia su 50 ettari ma i tecnici l’hanno accantonata a causa degli «elevati problemi idraulici» che richiederebbero ingenti spese per la messa in sicurezza; nonché per i costi aggiuntivi degli eventuali espropri cui si aggiunge l’assenza di adeguati collegamenti.

«In effetti non ci sono precedenti italiani sul versante dei nuovi poli della salute universitari e l’ultimo intervento organico di modifica di questo policlinico risale addirittura agli anni Sessanta», fa notare Canini, l’architetto che ha presieduto la commissione. «Noi dobbiamo tenere conto delle necessità attuali ma anche di quelle future perché il cantiere di un grande ospedale è destinato a cambiare nel tempo. Un esempio? Quando abbiamo realizzato l’Angelo a Mestre, il virus Ebola non era neppure in agenda».

E adesso? «Lavoreremo a un accordo di programma per assegnare i compiti ai soci contraenti», informa Dario «e costituiremo tre gruppi che avranno sei mesi per definire i costi e i tempi delle opzioni in discussione, nonché di indicare gli interventi necessari a mantenere la funzionalità dell’attuale policlinico per l’intero arco dei lavori».

E i quattrini? «Non sarà facile reperirli di questi tempi», allarga le braccia Canini.

Project in vista? «Occorrerà anzitutto contare su un congruo finanziamento pubblico, almeno nell’ordine del 55%, da integrare con altri fondi, in project financing, leasing immobiliare o altri contratti», fa eco Dario.

«In sé non esistono combinazioni positive o negative, ciò che fa la differenza sono le condizioni. L’ideale sarebbe avere il 100% di risorse erogate dal pubblico ma l’ipotesi mi pare remota».

Tempi ipotizzabili per passare dalle parole ai fatti? «Due anni di progettazione e appalti, tre per racimolare i finanziamenti e definire il project, almeno altrettanti per la costruzione. Nella migliore delle ipotesi 8-10 anni», pronostica il manager. Buona fortuna.

Filippo Tosatto

 

ZAIA: MASSIMA TRASPARENZA, MA SINIGAGLIA ATTACCA

Bitonci: «La scelta cadrà su San Lazzaro»

Massimo Bitonci, da sempre oppositore della soluzione Padova Ovest, che attribuisce alla «sciagurata eredità Zanonato-Rossi», accoglie con favore le conclusioni della commissione di esperti: «Ad oggi», fa sapere il sindaco «emergono due ulteriori fattori, uno relativo allo standard dimensionale dell’area su cui si dovrà insediare il nuovo policlinico, l’altro relativo alla scarsità di risorse a disposizione per realizzarlo. L’area dell’aeroporto è di proprietà del demanio, civile e militare, mentre quella di San Lazzaro è per gran parte in disponibilità immediata del Comune, che è disposto a cederla gratis. Quest’ultima osservazione non può che far propendere la scelta per il sito di Padova Est, perché consente un abbondante risparmio di denaro pubblico».

Sul tema è intervenuto anche il governatore Luca Zaia: «Adesso tutto è chiaro e improntato alla massima trasparenza. Ringrazio Claudio Dario e tutti i tecnici che hanno agito presto e bene. Da oggi abbiamo una valutazione precisa, tecnica e perciò molto significativa, rispetto a tutti i progetti e le ipotesi che si sono susseguite nel tempo». «Adesso», ha concluso «non è più possibile sbagliare, perché i padovani e i veneti meritano di avere un policlinico universitario di valenza internazionale, per la cura e la ricerca a favore dei cittadini e della sanità del futuro».

Di tutt’altro tenore le valutazioni del consigliere regionale Claudio Sinigaglia, esperto del Pd: «Nel 2012 i tecnici hanno indicato Padova ovest, adesso la bocciano. Ci sarebbe da ridere se la questione non fosse seria. Sia l’aeroporto che San Lazzaro presentano problemi di traffico insostenibili e dopo cinque anni si ricomincia da zero, l’obiettivo è salvare la faccia a Zaia ma così, purtroppo, il nuovo ospedale non lo vedremo mai».

«I tecnici si sono espressi, ora tocca ai politici passare dalle parole ai fatti senza ulteriori ritardi», chiude Antonio De Poli dell’Udc.

 

Nell’innovativo modello proposto dalla Scuola di medicina, previsti valutazione della performance cabina di regia unica per il sistema sanitario e direttore scientifico da accostare al manager regionale

Integrazione Azienda-Università

Mantoan: «Subito al lavoro»

«Apriamo immediatamente un tavolo di confronto». Con queste parole Domenico Mantoan promuove il modello di medicina e sanità universitaria presentato ieri da Santo Davide Ferrara a nome della Scuola di medicina. Pur senza entrare nel merito delle proposte tecniche – sulle quali è verosimile che non mancheranno confronto e scontro tra ospedalieri e universitari – il segretario regionale della sanità ha accolto con parole di incoraggiamento la proposta di integrazione tra Università e Azienda ospedaliera, un segnale forte di dinamismo in contrapposizione alle sabbie mobili in cui naviga il nuovo policlinico, le cui sorti ieri sono state oggetto di riflessione anche nell’incontro in aula Morgagni.

 

Il nuovo modello

La proposta cui ha lavorato la Scuola di medicina nel corso di 30 riunioni dall’ottobre dello scorso anno, spiega Ferrara, è già stata preannunciata al ministro Lorenzin, e mira a superare il preaccordo del 2006 – ormai vetusto – puntando su una stretta integrazione tra Università, ospedale, territorio e medicina di gruppo con uno sviluppo paritario dei ruoli di ospedalieri e universitari: «Superata la scelta infelice del modello veronese di Azienda ospedaliera integrata» spiega il presidente della Scuola di medicina «proponiamo una sorta di simbiosi tra Azienda ospedale e Università, che dovrà essere valutata non solo per il livello di assistenza, ma per il prodotto complessivo, ovvero investimenti, qualità e profitto. Non possono più esserci equivoci per cui le Aziende vengono giudicate esclusivamente per il lavoro assistenziale e la Scuola medica non ha timore di essere valutata da un organismo esterno».

 

Novità e sfide

Tra le novità proposte nel nuovo modello di integrazione, proprio l’introduzione di un organismo di valutazione esterna che valida la performance complessiva, misura e valuta annualmente i risultati di ciascun dipartimento e unità operativa, dirigenti e dipendenti e garantisce l’assolvimento degli obblighi aziendali nel rispetto della trasparenza. Più spinosa si annuncia, senza dubbio, l’introduzione di un direttore didattico-scientifico in affiancamento al direttore generale, nominato su proposta della Scuola di medicina. In capo a questa figura il coordinamento e la responsabilità dell’attività didattica e di ricerca, la concertazione con il direttore generale sull’assegnazione del budget ai singoli centri di responsabilità e la verifica dei risultati rispetto agli obiettivi.Ancora, previsto un organo di indirizzo incaricato di esprimere parere formale al direttore generale su piani attuativi al piano sociosanitario, investimenti pluriennali e bilanci, e di elaborare, alla fine di ogni anno, un documento da trasmettere a governatore e rettore relazionando su indirizzi e risultati. Infine, contemplata l’introduzione di dipartimenti didattico-scientifico-assistenziali integrati e l’istituzione di una cabina di regia interaziendale di coordinamento tra Azienda ospedale-Università, Ircss-Iov e Usl.

 

Nuovo Iov

In questo scenario «si pone una questione irrinunciabile – sostiene Ferrara – che è la realizzazione di un nuovo Istituto oncologico oltre al policlinico. È questo il messaggio che deve passare» aggiunge il presidente della Scuola di medicina presentando la bozza del protocollo d’intesa, un documento di 8 capi, 41 articoli e 76 pagine «è il momento di fare scelte chiare per superare ripetizioni, antinomie e contrasti che non fanno il bene della sanità. È nell’interesse della Regione attivare un tavolo di concertazione». Le reazioni Non si fa pregare Mantoan: «Nel panorama sanitario nazionale il Veneto è visto come un laboratorio e il ministro Lorenzin si attende da noi elementi di innovazione – sostiene il segretario della sanità veneta – al di là degli aspetti tecnici che avremo modo di definire meglio e in tempi brevi, una delle incompiute a livello nazionale è la governance dell’Azienda ospedaliera universitaria. Qui, invece, avete un ospedale che è un super hub per l’assistenza, formate i professionisti e avete trovato un connubio solido non competitivo con lo Iov. Il coordinamento con le realtà sanitarie del territorio e la valutazione delle performance sono elementi di novità che non esistono in nessun altro modello e questa è una sfida per il Veneto e per l’Italia: se dite ci mettiamo subito al lavoro con una commissione per perfezionare gli ambiti e lanciare la sfida – quindi aggiunge – lasciate perdere i finanziamenti, ci pensiamo noi, l’importante è produrre un prodotto globale di qualità, perché la buona sanità produce buoni bilanci».

Conferma il direttore generale dell’Azienda ospedaliera: «Ridefinire i rapporti con l’Università è uno dei nostri obiettivi – sostiene Claudio Dario pur senza nascondere la preoccupazione per nodi quali responsabilità economica e governance – ed è uno degli ambiti su cui dovremo confrontarci». Chiosa Urbano Brazzale, direttore dell’Usl 16: «Non credo che sarà un percorso facile, ma l’aumento della richiesta assistenziale e la diminuzione delle risorse ci richiedono sforzi sinergici».

Simonetta Zanetti

 

Gazzettino – Jesolo. Centri commerciali, battaglia in vista.

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26

feb

2015

JESOLO – Il tema verrà affrontato questa sera in consiglio comunale

JESOLO – Commercio e centri commerciali ancora in discussione. È quanto verrà affrontato nel consiglio comunale di questa sera. Una seduta che si annuncia piuttosto «calda», addirittura con due punti all’ordine del giorno attorno alla possibilità di dare vita ai nuovi insediamenti commerciali e tra l’altro provenienti entrambi dalla stessa maggioranza.

Da una parte infatti c’è il provvedimento voluto dal sindaco e dal resto dell’Amministrazione per vietare l’apertura di nuovi grandi strutture commerciali con superficie superiore a 2500 metri quadrati. Dall’altra, invece, la mozione presentata ancora una volta dal consigliere, ufficialmente ancora di maggioranza ma da tempo in netta rottura con il resto dell’Amministrazione, Mirco Crosera che proporrà al Consiglio comunale un atto ancora più radicale. Ovvero un totale divieto alla realizzazione di nuovi centri commerciali.

«Abbiamo già approvato una delibera di Giunta – dice il sindaco Valerio Zoggia – per chiarire una precedente deliberazione. La nostra è una posizione chiara: stabiliremo anche attraverso il consiglio comunale il blocco all’apertura nel centro storico di nuove grandi strutture con superficie di vendita superiore a 2.500 metri quadrati».

Dal canto suo il consigliere Crosera non molla la propria posizione. «Visto che lo stesso sindaco – dice il consigliere Crosera – ha già detto che non ci saranno centri commerciali, che l’attuale tessuto economico, sociale e urbanistico della città di Jesolo non è in grado di sopportare nuovi insediamenti commerciali e che la precedente deliberazione di Giunta non dà la giusta chiarezza, propongo di approvare un atto che vieti ogni variante per la riconversione di ogni immobile individuato nelle aree di degrado».

G.Bab.

 

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