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gli ambientalisti dei circoli piove di sacco e riviera del brenta

La Regione ha pronto il bando per il progetto con cui collegare Padova a Venezia

L’idea risale al 1960: il canale si ferma a Vigonovo e riparte da Mira fino in laguna

PADOVA – Idrovia: avanti tutta, dopo 55 anni di promesse e ritardi. A invocare il completamento del canale navigabile tra la Zip di Padova e la laguna di Venezia ideato dal professor Mario Volpato nel 1960, non sono i sindaci o gli industriali ma gli ambientalisti più che mai convinti che si tratti dell’unica grande opera che può salvare mezzo Veneto dall’incubo alluvione. Avanti tutta con la benedizione dei circoli di Legambiente Padova, Selvazzano, Saccisica, Riviera del Brenta, Saonara- Vigonovo, del comitato Brenta Sicuro e di un’altra decina di associazioni che invitano la Regione a passare dalle parole ai fatti. L’assessore all’Ambiente Maurizio Conte ha ribadito la volontà di arrivare in tempi rapidi al bando di gara per il progetto, poi si dovranno trovare 3-400 milioni di euro. Secondo lo studio di fattibilità della Regione, per completare il tracciato (oltre 27 km tra Padova, Saonara, Vigonovo, Strà, Fossò, Camponogara, Dolo, Mira e Venezia) in classe Va e quindi in regola con la normativa comunitaria, servono 384 milioni di euro che diventano 461 milioni con opere aggiuntive per migliorare la sicurezza idraulica del sistema Brenta- Bacchiglione nello snodo di Strà-Vigonovo. «Sia chiaro: siamo pronti a scendere in piazza contro le grandi opere che devastano il territorio. La Pedemontana, la Orte-Mestre e il canale Contorta in laguna a Venezia sono gli ultimi esempi di scelte sbagliate che noi contrastiamo», dicono in coro Danilo Franceschin, Marco Macis, Marino Zamboni e Lorenzo Benetti, portavoce dei circoli. «Ma non abbiamo alcun dubbio a ribadire che va realizzata l’idrovia Padova- Venezia per due motivi: il canale scolmatore navigabile con una portata di almeno 400 mc/secondo consente alle chiatte di arrivare dal porto di Venezia fino all’interporto della zona industriale di Padova e quindi sposta il traffico merci dai tir su strada al fiume, come a Rotterdam. Secondo motivo: l’idrovia farà sfociare in laguna fino a 10 milioni di mc di acqua, una portata simile a quella del Bacchiglione durante le alluvioni. La vasca di laminazione in corso di realizzazione a Caldogno può contenere al massimo 3 milioni di mc e quindi non risolve il rischio alluvione: Padova e l’area metropolitana sono in eterno pericolo fino a quando non verrà realizzata l’idrovia». A sostenere l’urgenza dell’opera non sono soltanto gli ambientalisti, ma pure due autorevoli docenti universitari di Ingegneria a Padova: Andrea Rinaldo e Luigi D’Alpaos, che hanno elaborato analisi da tempo sul tavolo dell’assessore Contea palazzo Balbi. Scrive ancora Legambiente: «L’allargamento del porto veneziano fino a Padova conferirebbe all’Authority portuale un ruolo ed una dimensione nazionale ben più consistente. Un sistema fluvio-marittimo integrato all’entroterra farebbe di quello scalo un polo di livello continentale. Il completamento dell’idrovia deve essere realizzato in un una classe di navigazione europea che consenta l’utilizzo di battelli in grado di raggiungere i porti dell’alto e medio Adriatico e di realizzare la rottura di carico delle grandi navi porta container che faranno scalo al futuro porto offshore di Malamocco. In tal senso va respinto lo studio proposto dal presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa, di trasferire i container alle piattaforme logistiche attraverso le cosiddette “mamavessel” e i relativi spingitori, i cui pescaggi sono incompatibili con quelli delle idrovie, mentre è opportuno approfondire il modello, studiato dalla facoltà di Ingegneria navale di Genova, che risponde a molte delle specifiche esigenze dei nostri corsi d’acqua interni». Perché il progetto è fermo? Non pesa solo la carenza di fondi. Il professor Mario Volpato, fondatore di Cerved e padre della Zip con Ettore Bentsik, nel 1963 riuscì a trovare 6,6 miliardi di lire. Di soldi ne sono stati spesi con generosità, stanziati da Stato, Regione Veneto e Ferrovie: dal 1976 sino al 1990 altri 47 miliardi e 143 milioni. Poi lo stop. Il canale parte da Granze di Camin e arriva fino a Vigonovo, poi scompare anche se sono stati realizzati tutti i cavalcavia stradali fino a Mira sotto i quali non scorre l’acqua. Da Mira l’ultimo tratto porta in laguna a Marghera. Il consorzio Idrovia è stato sciolto nel marzo 1988 per non creare problemi al porto di Venezia, che teme le chiatte modello Rotterdam fino a Padova.

Albino Salmaso

 

VALDASTICO NORD – M5S contro la A31 «Solamente una opera elettorale»

Il governo dà il via libera alla Valdastico Nord ed è subito polemica. Con il Movimento 5 Stelle che mette in dubbio l’utilità dell’opera ed attacca frontalmente l’ex parlamentare leghista Manuela Lanzarin, rea di aver espresso soddisfazione per l’inserimento della strada nello “Sblocca Italia”.

VICENZA – Il governo dà il via libera alla Valdastico Nord ed è subito polemica. Con il Movimento 5 Stelle che mette in dubbio l’utilità dell’opera ed attacca frontalmente l’ex parlamentare leghista Manuela Lanzarin, rea di aver espresso soddisfazione per l’inserimento della strada nello “Sblocca Italia”. E la prima contestazione che arriva dai pentastellati, nello specifico da quelli di Rosà e di Sandrigo e dal senatore Enrico Cappelletti, riguarda proprio questo decreto. Perché ne mettono in dubbio la reale attuazione: «Se lo “Sblocca Italia” sarà uguale al tanto pubblicizzato “Sblocca debiti della Pubblica Amministrazione! annunciato dal governo Letta e poi riannunciato dal governo Renzi, non si capisce da dove derivi la soddisfazione di Lanzarin». Contro la quele il Movimento 5 Stelle punta il dito: «Ci perdonerà l’onorevole Lanzarin, ma le ricordiamo che dopo 10 anni da sindaco di Rosà e altri cinque da onorevole, non è riuscita neppure a iniziare la bretella Ovest che da Bassano del Grappa doveva portare a Cittadella». Poi il ragionamento si sposta sull’opposizione di Trento, che da decenni dice ostinatamente “no” alla Valdastico Nord facendo muro contro un’opera che invece viene considerata prioritaria dal Veneto e da Roma. Ma per i grillini il niet di Trento è motivato. Da ragioni ambientali. «I testardi trentini», spiegano che il sito individuato per l’inizio della galleria è stato dichiarato dai geologi «zona di frana» a grave rischio di dissesto idro-geologico. La Regione Trentino, poi, preferisce addirittura incentivare il trasporto su rotaia e non congestionare l’area di Trento, che sarebbe già sufficientemente servita ampliando eventualmente la Valsugana». Per i penstastellati, quindi, i trentini fanno «un discorso serio di politica territoriale». Al contrario dei veneti. E questo, secondo loro, si spiega «con il caso “Mose”: opere pubbliche che servono solo a spartirsi tangenti tra politici. O con i casi ospedale di Mestre e Santorso megacostruzioni che ingrassano sempre i soliti e qui sì che son soddisfazioni: per i politici ed i pochi imprenditori corrotti e corruttori che si spartiscono la torta». E ancora: «Sono impresse nella mente di parecchi veneti le recenti alluvioni che hanno causato ingenti danni e purtroppo anche vittime. Possibile si continui a pensare sempre nella vecchia maniera? Costruiamo, cementifichiamo, asfaltiamo poi, caso mai, chiederemo lo stato di calamità naturale».
Insomma, per i Cinque Stelle la Valdastico è «un’esigenza più elettorale che reale. E qui parte un altro attacco. Stavolta ad Attilio Schenck: «La vuole solo il commissario della Provincia di Vicenza, confermato alla guida di A4 Holding società che ha interesse economico a continuare ad incassare le provvigioni derivanti dalle concessioni autostradali». E chiudono: «Che soddisfazione sarà per noi quando ci libereremo da questi personaggi, dilettanti allo sbaraglio, che di opere pubbliche conoscono solo l’effetto elettoralistico che ne deriva».

Roberta Labruna

 

Con l’ultimo l’incontro avvenuto a Dolo giovedì scorso, è terminato il calendario di appuntamenti organizzati dal comitato intercomunale «Brenta sicuro» con gli amministratori pubblici della Riviera del Brenta e del padovano per esaminare le criticità delle rive dei fiumi. Complessivamente gli incontri hanno coinvolto 14 comuni, in un territorio abitato da circa 130.000 persone. I comuni coinvolti sono stati i paesi padovani di Codevigo, Arzergrande, Piove di Sacco, Noventa Padovana, Saonara e quelli veneziani di Campolongo Maggiore, Vigonovo, Fossò, Camponogara, Strà, Fiesso d’Artico, Dolo e Pianiga.
È il primo «test» significativo che il Comitato Brenta Sicuro ha condotto «con la convinzione che la conoscenza delle realtà locali sia fondamentale per affrontare i problemi che solo apparentemente sono piccoli e localizzati, ma in realtà presentano molti punti in comune tra di loro».
«La manutenzione delle rive dei grandi fiumi – ha affermato il presidente del Comitato – è compito del Genio Civile. Ai Consorzi di bonifica spetta invece la cura e pulizia degli scoli, ai Comuni quella di fossati pubblici e ai cittadini dei fossati privati. Tutti tasselli che compongono un puzzle che si integra e se qualcosa non è posizionato correttamente, avvengono le piccole (o grandi) inondazioni. Tutti gli amministratori coinvolti hanno dimostrato grande sensibilità al problema e hanno affermato che ritengono la grande opera “idrovia Padova-Mare” fondamentale per prevenire i fenomeni alluvionali con la consapevolezza che, in presenza di una perfetta manutenzione delle rive, di una adeguata pulizia e manutenzione delle vie d’acqua minori, rimane comunque il grave rischio di inondazioni dovute al deficit di portata a sud di Padova rispetto alla parte posta a nord. L’unica soluzione è rappresentata dal completamento dell’idrovia con una portata di almeno 400 metri cubi d’acqua al secondo».

(v.com.)

 

Maltempo: saette sulle case, alberi sradicatie allagamenti

Provincia sotto un nubifragio, saette sulle case e allagamenti

Un fulmine ha fatto saltare l’impianto elettrico di una serie di villette a schiera a Mestre

A Marghera persone bloccate in ascensore. In Riviera alberi sradicati e garage sott’acqua

MESTRE – Bombe d’acqua, fulmini, vento e allagamenti. E la chiamano estate. Anche sul Veneziano l’ondata di maltempo che sta caratterizzando questo ultimo fine settimana di luglio, si è fatta sentire. Allagamenti ci sono stati in Riviera del Brenta, nel Miranese, a Mestre, al Lido di Venezia, nella zona di Chioggia e nel Sandonatese. Il maltempo è stato caratterizzato da una forte attività elettrica che in tre casi ha prodotto fulmini che hanno colpito due case e una roulotte di un campeggio. A Mestre, in via Archimede la saetta ha centrato una serie di villette a schiera facendo saltare dal muro le scatole dell’impianto elettrico. Gli alberi e i rami caduti non si contano, soprattutto nella zona compresa tra Miranese, Riviera del Brenta e Mestre. Complessivamente in tutta la provincia i vigili del fuoco hanno eseguito oltre un centinaio di interventi dalle 11 alle 20 di ieri. In particolare sono stati impegnati a prosciugare scantinati e sottopassi stradali. Del centinaio di interventi ,venticinque sono stati eseguiti a Mestre e nei quartieri. Tra questi anche uno particolare a Marghera, dove i pompieri sono stati impegnati in un condominio per liberare tre persone rimaste intrappolate nell’ascensore bloccato durante il temporale. A Pianiga in via Patriarcato una saetta ha centrato una cabina dell’Enel. Il maltempo si è scatenato in Riviera a partire dalle 9 dall’area sud. Diversi fossi sono straripati e strade sono risultate allagate a Campagna Lupia, Mira, Borbiago e Marano. L’emergenza idraulica a Marano si è fatta sentire un’altra volta in via Galvani dove alcune abitazioni, scantinati e garage, sono andati sott’acqua. Allagamenti nella zona di via salvo D’ Acquisto a Campagna Lupia, in via Basse a Campolongo e a Mira nelle strade laterali di via Ghebba a Oriago. Sott’acqua è finito per l’ennesima volta il sottopasso dell’autostrada A4 lungo via Miranese la strada che collega Marano al capoluogo costeggiando il canale Taglio. Sono state allertate per tutto il giorno le Protezioni civili di Mira e dell’Unione dei Comuni della Riviera del Brenta. L’area di Pianiga e Arino è rimasta parzialmente senza luce per quasi due ore a causa di un fulmine che ha colpito una cabina dell’Enel in via Patriarcato. La situazione è tornata sotto controllo solo verso mezzogiorno. «Siamo subito stati informati», spiega il sindaco di Pianiga Massimo Calzavara, «rimanendo in contatto con i tecnici Enel e pompieri finché il disagio del black out non è rientrato». A Borbiago in via Giovanni XXIII e a Oriago, ma anche a Bojon e Sandon di Fossò grossi rami si sono staccati dagli alberi e hanno centrato le auto in sosta. Nel pomeriggio a Mira via Valmarana, Riviera Matteotti e via S. Antonio si sono trasformate in veri e propri acquitrini. Apprensione c’è stata anche nel Miranese. Alla fine, però, non si sono segnalati problemi.

Carlo Mion (hanno collaborato Alessandro Abbadir e Alessandro Ragazzo)

 

Colpita un’abitazione, gravi danni

Paura a Cona. Fulmine centra roulotte al Camping Internazionale di Sottomarina

CONA – Nuvole e pioggia su tutta l’area sud della Provincia ma i danni, stavolta, li hanno fatti i fulmini, non gli allagamenti, che hanno fatto capolino ma sono presto rientrati. Il colpo più duro lo ha subito un’abitazione di Cona, in via Sista, con l’impianto elettrico completamente distrutto e perfino alcuni intonaci che si sono staccati dai muri. Nessuna conseguenza per le persone che, in quel momento, per fortuna, non si trovavano vicino ad apparecchiature elettriche. «Verso le dieci e mezza», raccontano, «eravamo seduti in cucina. Pioveva a dirotto. Abbiamo sentito la casa tremare come se fosse un terremoto. Poi è andata via la luce». Passati quei pochi secondi di spavento marito e moglie hanno cominciato a esaminare la casa: le prese elettriche, compresa quella del telefono, erano quasi tutte uscite dal muro; l’antenna era bruciata; nessun televisore si accendeva più; la lampada della veranda era caduta a terra, insieme all’intonaco del soffitto; l’apri-cancello elettrico era andato; il battiscopa del garage si era staccato dalle pareti. Unica nota positiva, il frigorifero funzionava ancora. «Stiamo ancora facendo l’inventario dei danni», dicevano sconsolati a pomeriggio inoltrato. Il loro, comunque, sembra essere l’unico episodio di danneggiamento da maltempo nella zona: i vicini non hanno, infatti, lamentato conseguenze da quel fulmine e nessuna chiamata per allagamenti o altro è giunta ai vigili del fuoco di Cavarzere dopo la breve ma intensa sfuriata temporalesca di metà mattina. Nelle ore successive, infatti, le precipitazioni sono state quasi del tutto assenti, anche se il tempo perturbato non offriva alcuna garanzia per la nottata a venire. A Chioggia, invece, i pompieri hanno dovuto precipitarsi al Camping Internazionale, in via Barbarigo, dove un altro fulmine, verso le 19, aveva colpito la roulotte di alcuni turisti. Il fumo causato dalla scarica all’impianto elettrico aveva fatto pensare a un principio di incendio e la paura era che venissero coinvolti anche altri mezzi. All’arrivo dei pompieri, però, la situazione è apparsa molto più tranquilla e, sostanzialmente, già risolta. I pompieri hanno controllato solo che non ci fossero possibili focolai occulti e in mezz’ora hanno dichiarato il cessato pericolo. Nel corso della giornata,comunque, c’erano stati episodi di stagnazione dell’acqua piovana sul Lungomare e nella zona di Ridotto Madonna, ma di portata molto limitata e presto superati.

Diego Degan

 

Gli agricoltori già lamentano centinaia di milioni di danni

Il calo di temperatura fa crollare il consumo di cocomeri, meloni e pesche. A rischio anche l’occupazione stagionale

VENEZIA Da Valdobbiadene a Breganze, dal Garda alla Bassa Padovana: la pioggia martellante e i chicchi di grandine non risparmiano frutteti, vigneti, ortaggi a pieno campo. Il maltempo colpisce a più riprese (addirittura per sei volte consecutive e nello stesso luogo com’è avvenuto dalle parti di Bussolengo) e Coldiretti del Veneto stima già in centinaia di milioni i danni provocati dall’estate pazza. Non sono cifre in libertà ma stime ricavate dalle compagnie assicurative. Gli agricoltori veneti ricorrono alle polizze sui raccolti in modo sistematico, tanto che circa un quarto dei valori assicurati in Italia è da riferirsi alle tipicità venete; e gli assicuratori valutano risarcimenti pari a 400 milioni di euro nell’arco di un anno. Nel dettaglio, se l’acqua a secchiate aiuta i grandi seminativi bisognosi di irrigazione, i costi aumentano per i produttori in termini di interventi fitosanitari: con le piogge proliferano gli attacchi fungini e occorre intervenire con agropresidi in maniera più intensa. Da sottolineare che le basse temperature non incoraggiano di certo i consumi della frutta estiva: meloni e angurie soffrono di un eccesso di offerta. Calano i consumi di prodotti freschi (vale anche per i formaggi e latticini) e niente fette di cocomero come testimoniano i chioschi lungo la strada sempre vuoti. Morale della favola? Si può recuperare solo se il meteo mette giudizio, anche se un vecchio detto rurale ricorda che «El tempo lè restà da sposar par far quel chel vol». Tornando a Coldiretti, il suo rapporto sulla congiuntura segnala pesanti contraccolpi anche sull’occupazione stagionale. Ar ischio ci sono10 milioni di giornate di lavoro nella raccolta dell’ortofrutta estiva, ma anche tutti quei profili professionali utilizzati dalle strutture turistiche come cuochi, camerieri, addetti all’accoglienza, all’informazione, ai servizi e all’assistenza alla clientela. Il crollo dei consumi della frutta estiva rischia di far scomparire un quinto dei pescheti italiani,ma la situazione è difficile anche per altre coltivazioni, con quotazioni che non consentono neanche di coprire i costi di raccolta. Nelle campagne è deflazione, con i prezzi corrisposti alle aziende agricole crollati fino al 50 per cento,mentre quelli al dettaglio continuano a essere sostenuti. Per salvare il pescheto Italia la Coldiretti chiede al Governo una serie di interventi che diano al settore migliori prospettive per il futuro, tra cui la regolamentazione del sistema degli sconti e delle vendite sottocosto nella grande distribuzione organizzata, un meccanismo di formazione dei prezzi che parta dai costi di produzione e maggiori controlli sul rispetto delle norme di commercializzazione e sui prodotti di importazione, troppo frequentemente spacciati per italiani.

 

IL BILANCIO

Il maltempo continua a flagellare l’agricoltura. Danni milionari e frutta estiva sempre meno richiesta a causa delle basse temperature. Le stime di Coldiretti Veneto parlano di centinaia di milioni di euro nel giro di pochi mesi. Da Conegliano a Breganze, dal Garda alla Bassa Padovana, i chicchi di grandine non hanno risparmiato frutteti, vigneti ed ortaggi a pieno campo. Nel Vicentino sono stati destati svariati ettari di vigneti pregiati. È andata meglio al Bellunese, dove i danni sono soprattutto alle strutture. La conta, comunque, parla di percentuali di perdite di raccolto fino all’80%. Ringraziano le grandi colture (mais, grano, soia) che hanno bisogno di molta acqua, ma non così tanta da inzuppare i terreni. La grandine ha colpito varie volte e nello stesso punto, addirittura sei consecutive a Bussolengo. Gli imprenditori agricoli veneti sono i più assicurati in Italia, le compagnie rimborsano il valore di circa 400milioni di euro, ma non esiste ancora una polizza «salva reddito». Aumentano i costi di produzione e con la pioggia proliferano gli attacchi fungini ed occorre intervenire con agropresidi in maniera più intensa. Le basse temperature non incoraggiano di certo i consumi della frutta estiva: meloni, angurie e pesche soffrono di un eccesso di offerta. E cresce la preoccupazione anche per il futuro, in particolare per i raccolti delle colture di pregio come il radicchio rosso.
«Non bastavano i meteo-sciamani che per ogni week end sul nostro litorale hanno previsto nuvole trafitte da lampi quando nella realtà splendeva il sole. Ora ci si mette il maltempo vero». Marco Michielli, presidente di Confturismo-Confcommercio Veneto parla di perdite di 3 milioni di euro nelle sole strutture alberghiere del litorale per ogni giorno di pioggia.
Se si aggiungono i campeggi e villaggi turistici la cifra raddoppia. «Dopo un giugno buono sul piano delle presenze e dei fatturati, non vorremmo mai dover tracciare un bilancio diametralmente opposto per quanto riguarda luglio – dice Michielli – se la pioggia continua, per luglio si parlerà di fatturati in discesa del 20%”. Tutto questo mentre anche gli operatori degli stabilimenti balneari di tutto il nord, il più colpito dal maltempo, denunciano perdite fra il 30 e il 40%».

(M.C.)

 

Flagello d’acqua. Strade allagate

Fulmine su hotel

La pioggia torrenziale ha provocato danni in tutta la provincia, l’allerta durerà fino alle 14 di oggi. Code a Jesolo

A Venezia va a picco una barca

Bombe d’acqua nel Veneziano e decine di interventi dei vigili del fuoco in tutta provincia. Soprattutto sottopassi allagati a Mestre e Mira e rami spezzati in mezzo alle strade. A creare particolare allarme sono stati alcuni fulmini. Uno in mattinata a Santa Maria di Sala ha colpito la centrale dell’Enel all’interno dell’albergo “Villa Isabela” creando ingenti danni. Tanta paura e danneggiamenti anche nel pomeriggio in via Archimede a Trivignano dove un fulmine ha colpito un’antenna ed ha incendiato gli impianti elettrici di un gruppo di villette a schiera.

 

FLAGELLATI DALLA PIOGGIA – Violenti acquazzoni si sono abbattuti per tutto il giorno

L’allerta oggi fino alle 14

Allagamenti e alberi caduti. Il Veneziano va sott’acqua

Barca a picco nel capoluogo, a Mira pompe per liberare i sottopassi

Giornata di super lavoro per i vigili del fuoco che ieri hanno fatto decine e decine di interventi a Venezia e in tutta la provincia. Uno stato di allerta iniziato già in mattinata e che prosegue fino alle 14 di oggi: questo l’arco di tempo a rischio per il meteo. La prima ondata di chiamate è stata alla mattina a seguito del diluvio che si è scatenato poco dopo le dieci. E subito ci sono stati sottopassi allagati, rami pericolanti, scantinati in ammollo.
A Venezia una barca con motore è andata a picco nel Rio Madonna dell’Orto, ci sono state infiltrazioni in alcune abitazioni a Castello e un po’ di intonaco si è staccato da un palazzo in Campo San Luca. Un fulmine si è abbattuto sulla chiesa di San Barnaba facendo saltare la luce alla mostra su Leonardo e spavendando i presenti. Al Lido, allagato piazzale Santa Maria Elisabetta, con polemiche sui lavori in corso.
A Marghera i pompieri sono dovuti intervenire anche in via Casati per liberare alcune persone rimaste bloccate in un ascensore di un condominio andato fuori uso a causa di un black out. La bomba d’acqua della mattina ha poi spezzato rami che sono andati in mezzo alle strade in via Natisone e sempre a Marghera ci sono stati danni ad una casa disabitata di via Beccaria. Ancora rami in mezzo alla strada sulla Castellana, dove è andato sott’acqua anche il sottopasso, e sempre a Mestre ci sono stati allagamenti in viale Vespucci e in Romea alla nuova rotonda della Nave de Vero.
A Mira gran lavoro per la protezione civile sui sottopassi di Marano, sulla bretella Bacchin, sulla Miranese e in via Galvani. I due sottopassi allagati sono stati svuotati con le pompe, mentre in via Galvani c’è stato un nuovo reflusso delle acque nere della fognatura. Ancora alberi pericolanti a Rottanova di Cavarzere, a Campolongo Maggiore e a Quarto d’Altino. La situazione è diventata ancora più critica con l’insistente pioggia del pomeriggio. A Chioggia un fulmine ha centrato una colonnina dell’elettricità nel campeggio di viale Barbarigo e verso le 18 la zona di Ridotto Marino è finita sott’acqua così come ai bordi di Strada Fossetta c’erano trenta centimetri di acqua a causa delle fogne che non ricevevano. E sempre la pioggia potrebbe aver causato l’incidente, alle 13 e 30, che ha tenuto bloccata la Triestina a Ceggia. Un camion russo si è scontrato quasi frontalmente con un furgone Fiat Doblò che giungeva dal senso opposto che ha poi urtato contro una Fiat 500 ferma ad un semaforo. Qualche disagio per gli automobilisti, visto che la strada è rimasta chiusa per più di un’ora per i soccorsi ed il recupero dei mezzi. Ferite che non destano preoccupazione per i conducenti dei tre mezzi.
Infine in serata un fulmine ha centrato un’antenna di una serie di villette a schiera di via Archimede a Trivignano ed ha bruciato gli impianti elettrici. I residenti hanno visto delle fiammate uscire dalle prese della corrente e spaventatissimi sono usciti in strada. Ingenti i danni e grande anche la paura.

 

S.M. di Sala. Fulmine incendia centrale Enel dell’hotel: i titolari intossicati dal fumo

S.MARIA DI SALA – Marito e moglie, i titolari dell’albergo Villa Isabela di Santa Maria di Sala, finiscono in ospedale dopo aver inalato fumi tossici. È accaduto ieri lungo la via Noalese. Alle 8.45 del mattino un fulmine ha colpito la centrale dell’Enel che si trova all’interno della struttura alberghiera causando notevoli danni, oltre alla mancanza di corrente nella struttura stessa e nelle abitazioni vicine. Nel tentativo di spegnere il fuoco prima che sopraggiungessero i Vigili del Fuoco, come spiega uno dei figli del titolare «mia madre e mio padre – rispettivamente di 74 e 78 anni, titolari dell’hotel ndr – hanno imbracciato gli estintori e si sono avvicinati alla centrale che stava prendendo fuoco. Con loro – spiega il figlio – c’era anche un cliente dell’albergo ma questo ha fatto in tempo a tornare indietro, viste le fiamme. Mia madre e mio padre invece volevano provare a far qualcosa ma avvicinandosi hanno evidentemente respirato fumi tossici e sono finiti in ospedale». I coniugi sono stati trasportati d’urgenza al pronto soccorso e tenuti sotto osservazione per l’intera giornata. Il figlio preoccupato per lo stato dei suoi genitori e per i clienti dell’hotel dice: «Stamattina avevamo un gruppo di coreani, c’è stato forte scompiglio e tanta paura». Ad intervenire sul posto i volontari dei Vigili del Fuoco del Comando di Mirano e i tecnici dell’Enel che hanno lavorato tutto il giorno per riportare la situazione alla normalità. Il disagio ha coinvolto tutta la zona che dall’hotel arriva fino al Bar Todaro di Stigliano. (s.bet.)

 

CAVALLINO-TREPORTI – Il temporale ha creato lunghe code

Turisti a Jesolo, traffico in tilt

Piove, il traffico va in tilt. È la conseguenza del forte temporale che si è abbattuto su tutto il litorale. Pioggia intesa e temperature in ribasso che hanno convinto miglia di turisti ad uscire dai campeggi e mettersi tutti al volante contemporaneamente per raggiungere Jesolo. A questi vanno inoltre aggiunti tutti quegli ospiti che ieri terminavo le vacanze e per questo hanno optato per un rientro immediato visto il tempo poco clemente.
Facilmente immaginabile il risultato, con la viabilità in uscita da Cavallino-Treporti completamente bloccata per tutta la mattina e code lungo via Pordelio, via Baracca e sulla solita via Fausta dove la fila iniziava già da Ca’Ballarin.
Insomma, una mattinata infernale nella quale non sono mancati i disagi per chi doveva spostarsi per motivi di lavoro, oltre che per le corse del trasporto pubblico. Inevitabili le proteste dei cittadini, soprattutto residenti, ormai esasperati per una situazione che si ripresenta praticamente in ogni occasione di pioggia intensa.
«Eppure basterebbe poco per evitare tutti questi problemi – è il commento degli abitanti – ovvero mettere una pattuglia di agenti della polizia, a Jesolo, all’inizio di via Roma destra, in modo da deviare il traffico su viale Padania, una strada a doppia corsia che renderebbe più fluido il traffico. Probabilmente il problema non verrebbe risolto del tutto perché la coda si ripresenterebbe alla rotonda Picchi (dove anche ieri non sono mancati rallentamenti), la situazione però potrebbe migliorare almeno per chi deve spostarsi da una parte e all’altra del litorale».

Giuseppe Babbo

 

Dolo. Comitati e agricoltori chiedono alla Regione di rivedere il progetto

Lazzaro (Cia): va aumentata la portata del canale per evitare altri allagamenti

DOLO Il bando regionale per la progettazione dell’idrovia va ritirato e va riformulato, la portata del canale potenziata. A prendere questa posizione è stata ieri mattina la Cia (Confederazione italiana agricoltori) con i comitati del territorio. Un no secco all’ipotesi di costruire accanto a un canale scolmatore una camionabile, ipotesi che nasce a detta di molti da un bando che appare sconclusionato e che rischia di portare alla redazione di un progetto di completamento dell’idrovia da 700-800 milioni del tutto elefantiaco, che farebbe ripiegare appunto verso la soluzione scolmatore affiancato da strada. A sottolineare la necessità che il canale sia navigabile è stato soprattutto Marino Zambon, rappresentante del Comitato Brenta Sicuro. Zambon ha spiegato che i fondi europei all’opera arriverebbero solo di fronte a un canale navigabile. Luca Lazzaro, della Cia Venezia, ha ribadito che il bando è insufficiente ai fini della tutela dal rischio idraulico del territorio padovano e veneziano,con una portata prevista di 350 mc/sec: «Sarebbe necessaria una portata minima di 450 mc/sec, in modo da riuscire a scolmare (in caso di piena) le acque del Brenta Cunetta e alleggerire il sistema Brenta-Bacchiglione. È poi singolare la scelta del tipo di imbarcazione che dovrebbe navigarci, una nave utilizzata sul Volga in Russia dato che, col pescaggio di 3,8 m, non potrebbe navigare in nessun altro canale». Ernestino Prevedello e Carlo Bendoricchio, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio di Bonifica Acque Risorgive hanno appoggiato l’idea di un canale che diventi scolmatore, per la messa in sicurezza del territorio consortile e per fini irrigui. Il sindaco di Fossò Federica Boscaro ha ricordato che uno scolmatore del genere tutelerebbe gli argini del Brenta. «Quando i quartieri e le zone industriali delle nostre città vanno sott’acqua, i risarcimenti non sono mai sufficienti a ripagare i costi o a fare ripartire le attività economiche, è meglio prevenire ». Il sindaco di Fiesso d’Artico Andrea Martellato ha invitato a non «dividersi su troppi particolari e di muoversi unitariamente, perché comunque la Regione ha deciso di intervenire. Meglio sostenere il progetto, con migliorie condivise, piuttosto che mandare tutto all’aria per colpa di particolarismi». Infine per il presidente della Cia Venezia Paolo Quaggio «l’idrovia potrebbe anche stimolare una nuova cultura del territorio: attrezzata con una pista ciclabile diventerebbe fruibile in un’ottica di turismo lento e integrabile con attività come canoa, diportismo ed economiche a basso impatto ambientale come agriturismo, B&B, ristorazione ».

Alessandro Abbadir

 

Dolo «Brenta, stop al degrado»

DOLO Si è concluso giovedì scorso a Dolo, sulle rive del Naviglio e del canale Serraglio, il tour del Comitato Brenta dedicato alle criticità delle rive dei fiumi. Ad accompagnare i comitati c’erano il sindaco Maddalena Gottardo e l’assessore Alessandro Ovizach. Complessivamente gli incontri, avvenuti in quattro giornate, hanno visto partecipare 19 pubblici amministratori in rappresentanza di 13 Comuni che contano complessivamente oltre 130.000 abitanti: Codevigo, Arzergrande, Campolongo, Vigonovo, Saonara, Fossò, Camponogara, Piove di Sacco, Stra, Noventa Padovana, Fiesso, Dolo, Pianiga. «Anche a Dolo», spiega Marino Zamboni, «abbiamo trovato situazioni di degrado delle rive del Naviglio e dei canali consortili molto evidenti. La manutenzione delle rive (ricordiamo che i grandi corsi d’acqua sono seguiti dal Genio civile e consorzi di bonifica), oltre che la cura e pulizia dei fossati, dei tombini, nasce dalla collaborazione di tutti». Si è trattato di un primo“ test” significativo, il Comitato Brenta Sicuro è convinto che la conoscenza sia fondamentale per risolvere i problemi.

(a.ab.)

 

Gazzettino – “Idrovia, ritirate il bando”

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26

lug

2014

LA PROTESTA S- indaci divisi: Fossò appoggia la richiesta, Fiesso invita a sostenere il progetto

Gli agricoltori di Cia: «Termini insufficienti per tutelare dal rischio idraulico»

Il bando regionale per la progettazione dell’idrovia Padova-Venezia non piace alla Confederazione Italiana degli Agricoltori di Venezia che chiederà alla Regione del Veneto il ritiro e la riformulazione di un nuovo bando. Contro le modalità del progetto appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e su quella della Repubblica Italiana si erano già espressi l’associazione “Salvaguardia Idraulica del Veneziano e Padovano”, i comitati della Riviera del Brenta, Legambiente e alcuni esperti di idraulica e di navigazione interna. Contro le formule del bando era anche stato prospettato un esposto alla magistratura.
Se per chiudere la pratica dell’idrovia non è bastato mezzo secolo, ora i tempi sembrano dilatarsi ancora, nonostante le assicurazioni di fattibilità e di compatibilità fornite dall’assessore regionale alla Difesa del Suolo, Maurizio Conte, La richiesta della Cia arriva dopo un incontro avvenuto ieri mattina a Sambruson di Dolo. Alla riunione erano presenti sindaci e amministratori dei Comuni di Fossò, Stra e Fiesso d’Artico, rappresentanti dei comitati “Brenta Sicuro”, “Opzione Zero” e rappresentanti dei Consorzi di Bonifica del territorio.
«Forte del supporto raccolto oggi a Sambruson – ha detto Luca Lazzaro della Cia di Venezia – ribadiamo che i termini del bando sono insufficienti per tutelare il rischio idraulico del territorio padovano e veneziano. La portata del canale scolmatore va ampliata dai previsti 350 a 450 metri cubi d’acqua al secondo. Solo così si riuscirebbe ad alleggerire le piene del sistema Brenta-Bacchiglione». Grosse critiche sono piovute anche sulla scelta del tipo di imbarcazioni per il trasporto merci.
Diversità di vedute invece da parte degli amministratori pubblici intervenuti. Mentre il sindaco di Fossò, Federica Boscaro, ha approvato l’impostazione della Cia, il primo cittadino di Fiesso d’Artico, Andrea Martellato, ha invitato a non «dividersi sulle scelte fatte dalla Regione e di sostenere comunque il progetto, con migliorie condivise, piuttosto che mandare tutto all’aria».
A conclusione dell’incontro,il presidente di Cia Venezia, Paolo Quaggio, ha spiegato che oltre all’imprescindibile importanza dell’opera, «l’idrovia potrebbe anche stimolare una nuova cultura del territorio, attrezzandola di una pista ciclabile in un’ottica di turismo lento e integrabile con altre attività a basso impatto ambientale».

Vittorino Compagno

 

«Il progetto preliminare per il completamento dell’idrovia Padova-Venezia come canale navigabile con funzione anche di scolmatore del fiume Brenta prosegue in base alle risultanze di uno studio di fattibilità commissionato dalla Regione, che ha preso in esame tutte le possibili soluzioni adatte a completare l’esistente canale e in particolare quella secondo cui può essere utilizzato sia come via navigabile per le merci sia come canale scolmatore».
In questo modo l’assessore regionale alla Difesa del Suolo, Maurizio Conte, vuole tranquillizzare quanti hanno espresso critiche e preoccupazioni tramite la stampa, in particolare alcuni amministratori locali della Riviera del Brenta, in merito al bando per il progetto di completamento dell’idrovia.
Il Bando di gara per l’affidamento dell’incarico per la redazione del progetto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e anche su quella della Repubblica Italiana (5^ Serie Speciale, n. 81 del 18 luglio).
«Le caratteristiche tecniche del progetto – ha ribadito l’assessore Conte – sono state indicate sulla base dello studio di fattibilità e sono del tutto compatibili sia per quanto riguarda il dimensionamento dei natanti, sia per la portata d’acqua, relativamente al trasporto merci fra l’interporto di Padova e la Laguna di Venezia, offrendo una soluzione anche per i problemi idraulici dell’area».
La gara europea per l’affidamento dell’incarico per la redazione della progettazione preliminare dell’intervento prevede un importo netto a base d’asta di un milione di euro. Il termine per la presentazione delle offerte scade il 14 ottobre.

(v.com.)

 

STRA – Naviglio e Brenta uniti dal degrado delle rive. Questo il senso della manifestazione che si è tenuta ieri mattina a Stra e Fiesso organizzata dal comitato Brenta Sicuro, con i sindaci Caterina Cacciavillani di Stra, Andrea Martellato di Fiesso, Luigi Bisato di Noventa Padovana e una rappresentanza di Legambiente. «Volevamo indicare i “Punti critici dei nostri fiumi”», dice Marino Zamboni, «alla congiunzione del Piovego e Brenta con il Naviglio e il Cunetta». I sindaci hanno espresso preoccupazione sullo stato idrogeologico dei loro territori in particolare per le piene legate a condizioni metereologiche estreme. «Oltre alla corretta manutenzione delle rive dei fiumi che anche ieri hanno evidenziato frane e cedimenti», dice Zamboni, «è necessario il completamento dell’idrovia». Il Comitato Brenta Sicuro ha poi sottolineato lo sconcerto sollevato sulle colonne del nostro giornale giovedì scorso da Cia e Comitato di Salvaguardia dell’assetto Idraulico del Veneziano e Padovano. «Secondo i sindaci», sostiene Zamboni, «serve il completamento di una idrovia che non può essere solo scolmatore, ma deve essere anche navigabile. Nel bando l’inclusione di una categoria di navi usate sui grandi fiumi russi e la stima dell’opera con la portata massima di 350 metri cubi al secondo sembra no fatti apposta per vanificare un progetto fattibile e proporne uno elefantiaco ovviamente da rigettare per tornare all’idea di uno scolmatore più camionabile come era nelle idee originarie dell’assessore Renato Chisso ora in galera». Per i comitati e Legambiente la soluzione camionabile non è nemmeno da prendere in considerazione.

(a.ab.)

 

Gazzettino – Idrovia, bufera sul bando

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19

lug

2014

IL PROGETTO – Previsti scavi per aumentare la profondità, ponti da rifare

Proteste da più parti contro le modalità previste dalla Regione, pronti gli esposti

I principi base dettati dalla Regione del Veneto per la redazione del progetto preliminare dell’idrovia Padova-Venezia sembrano non piacere a nessuno. Il bando di gara pubblicato nei giorni scorsi sul Bollettino della Regione del Veneto, ha scatenato un vero putiferio. Contro le modalità del progetto si sono già detti in disaccordo l’associazione “Salvaguardia Idraulica del Veneziano e Padovano”, la Confederazione Italiana Agricoltori di Venezia e altri esperti di idraulica e di navigazione interna. Anche i Comitati della Riviera del Brenta e Legambiente sono al lavoro per emettere un documento unitario contro le formule del bando. Si parla già di esposti alla magistratura.
Così, sull’opera che tutti vogliono e che dovrebbe cambiare il volto di una grossa fetta del territorio veneziano e padovano (e non solo dal punto di vista geografico), si abbatte una marea di polemiche che potrebbero ancora una volta ritardarne la realizzazione. Il primo e originario progetto redatto dall’Ufficio del Genio Civile di Venezia fu presentato il 18 agosto 1964. Mezzo secolo non è bastato per chiudere la pratica e ora è davvero una corsa contro il tempo. La presentazione del nuovo progetto scade a novembre 2014 e per accedere ai fondi europei è necessario presentare domanda entro il 31 dicembre 2014.
Una delle maggiori perplessità deriverebbero dalla classe di navi previste per il transito sull’idrovia. Navi lunghe 120 metri (classe “Sormovskiy”), pensate per navigare sui grandi e profondi fiumi russi. Ci sarebbe molto da scavare (le navi pescano a 4 metri di profondità) e bisognerebbe rifare gran parte dei ponti già realizzati. Forti dubbi anche sul fatto che il canale sia pensato per smaltire 350 metri cubi di acqua al secondo, mentre per avere la funzione di canale scolmatore in grado di diversificare le piene del sistema Brenta-Bacchiglione servirebbe una portata di 450 metri cubi al secondo. Il tracciato dell’idrovia misura oltre 27 chilometri e per completarlo con le altre opere di sicurezza idraulica è prevista una spesa vicina ai 500 milioni di euro. Il terminal logistico per il traffico acqueo da e verso il mare Adriatico è la zona industriale di Padova, ma anche il presidente di “Interporto Padova Spa”, Sergio Giordani, afferma che «servono troppi soldi e non se ne farà nulla».

Vittorino Compagno

 

A STRA E FIESSO – Sicurezza idraulica dei fiumi, due incontri sugli argini

Proseguono le manifestazioni per chiedere più sicurezza idraulica lungo gli argini dei fiumi Brenta e Naviglio Brenta, organizzate dal Comitato “Brenta Sicuro”, Legambiente Veneto e altre associazioni. Gli incontri sono nei punti più critici degli argini, in particolare dove si sono create frane sulle rive interne. Questa mattina alle 10.30 è il turno del territorio di Stra. Oltre al sindaco locale Caterina Cacciavillani, sarà presente anche il sindaco di Noventa Padovana, Luigi Bisato. Alle 11.15 la manifestazione si sposterà a Fiesso d’Artico, dove ad aspettare i dimostranti ci sarà il sindaco Andrea Martellato.

(v.com)

 

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