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Nuova Venezia – No Pedemontana, proteste e un arresto

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22

ott

2014

L’apertura dei cantieri trevigiani segnata dai comitati. Agricoltore tenta di forzare il blocco ma rischia di travolgere i Cc

ALTIVOLE – Doveva essere una dimostrazione della politica «del fare» che tanto piace agli amministratori. Si è trasformata in una cerimonia segnata dalla protesta dei comitati ambientalisti contro la Superstrada Pedemontana culminata con l’arresto di uno dei manifestanti, che ha tentato di forzare il blocco imposto da un vistoso cordone di polizia e carabinieri. La consegna del cantiere trevigiano della Spv (Superstrada Pedemontana Veneta) diventa, per la prima volta, cronaca giudiziaria. I carabinieri hanno infatti arrestato l’agricoltore 64enne di San Zenone degli Ezzelini Marino Fogal, uno dei tremila proprietari espropriandi della Spv. Tra gli irriducibili perché non ha mai sottoscritto alcun accordo con la società che sta costruendo la Spv. L’anziano avrebbe cercato di passare con il proprio trattore lungo una strada interdetta al traffico da un cordone di polizia e carabinieri. Nella concitazione, ha rischiato di travolgere un capitano dei carabinieri, un dirigente della polizia e un terzo militare. Attualmente agli arresti domiciliari, sarà processato per direttissima per violenza a pubblico ufficiale. Sul palco delle autorità, inevitabili le facce scure e la fretta di concludere una cerimonia a questo punto rovinata del tutto. Dentro c’erano il sindaco di Altivole, Sergio Baldin, il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro, il commissario per la Spv Silvano Vernizzi, il presidente dell’impresa di costruzioni Matterino Dogliani e il governatore Luca Zaia. Fuori una cinquantina di espropriandi, ambientalisti e rappresentanti dei comitati con in mano striscioni e cartelli che andavano dritto al cuore del problema: «Prima il Veneto, tra mazzette e manette», con tanto di foto di Renato Chisso insieme al governatore Luca Zaia. «Oggi le Grandi Opere sono dipinte come la summa del male – ha spiegato Vernizzi – oggetto delle corruttele più empie. Non è proprio così. Nessuno si chiede perché Martellago o Scorzè non vanno più sotto acqua: ebbene, è grazie al Passante, perché dentro alle grandi opere sono previste anche imponenti opere di difesa idraulica e fanno bene al territorio. Il mandato politico che abbiamo ricevuto da Zaia è che quest’opera va fatta e finita nei tempi. Saremo di parola». Il governatore del Veneto, dal canto suo, ha ringraziato gli espropriati per aver accettato di cedere le aree: «Ricordo che quest’opera doveva essere un’autostrada, vent’anni fa, al tempo del progetto di Bonifiche. Ora è una Superstrada e non più un’autostrada, la fascia di rispetto inferiore consuma meno territorio. Questa Spv ha ascoltato molto il territorio e le istanze degli enti locali, basta ricordare che il 70% è in trincea. Ma va fatta e completata entro il 2018 perché lo chiede il Veneto, per essere collegato più velocemente. Da Conegliano si potrà arrivare a Bassano del Grappa in poco più di venti minuti». Corposo il piano economico finanziario dell’opera, che complessivamente raggiunge i 3,1 miliardi di euro (2,258 di opere e 900 milioni di ammortamenti e oneri finanziari). Sul punto, l’impresa Dogliani – rappresentata anche dal direttore generale Matteo Dogliani – appare tranquilla: «Siamo in chiusura di accordo con un consorzio di banche, per adesso stiamo lavorando con i soldi pubblici e con un nostro equity da 500 milioni».

Daniele Ferrazza

 

Tra il pubblico spunta anche Fasiol. E gli amministratori applaudono

TREVISO. Tra il pubblico della cerimonia dell’avvio del cantiere della Superstrada Pedemontana Veneta nel Trevigiano c’era anche l’ingegnere della Regione del Veneto Giuseppe Fasiol, responsabile del procedimento della Spv. A giugno era stato arrestato nella grande retata del Mose, ma il Riesame lo aveva scagionato immediatamente da ogni accusa annullando l’ordinanza di custodia. Alcune intercettazioni riferivano a un tentativo di coinvolgimento nel cerchio dei furbetti delle tangenti, ma la sua posizione è stata subito chiarita. «Se siamo a questo punto – ha spiegato Vernizzi – si deve anche alla essenzialità della sua figura e alle sue capacità professionali». Il pubblico, prevalentemente di amministratori, è scoppiato in un lungo applauso. Anche il governatore Luca Zaia ha ricordato il ruolo dell’ingegner Fasiol, «che si è fatto parte diligente in questa opera». Quasi un risarcimento morale ai commenti «giustizialisti» dei primi giorni. Quanto alla Superstrada Pedemontana, Zaia ha ricordato che i giovani sotto i 25 anni e gli anziani sopra i 65 non pagheranno pedaggio, e i residenti nel raggio di 50 chilometri ne pagheranno metà per un arco di dieci anni.

 

Oggi verrà processato per direttissima

L’agricoltore in manette «Non volevo far male»

SAN ZENONE – Quando i carabinieri recitano il reato per cui è stato arrestato – violenza a pubblico ufficiale – Marino Fogal si passa la mano tra i capelli e scuote la testa: «Non volevo far male a nessuno, tanto meno ai carabinieri. Ma purtroppo mi stavano scappando i cavalli…» Anche se era in sella ad un trattore: «Ero bloccato, con un poliziotto da una parte e un carabiniere dall’altra: quello che volevo fare era solo avere una mano libera per sbloccare la frizione o mettere la marcia in folle. Se avessi obbedito all’ordine di alzarmi, allora sì che avrei fatto una strage, perché il trattore sarebbe partito travolgendo chi ci stava davanti». Una decina tra carabinieri e polizia. Seduto nella cucina di casa, dopo mezza giornata trascorsa in caserma, l’agricoltore di Ca’ Rainati appare sconfortato: «È stato solo un sobbalzo del mezzo – spiega attraverso il suo avvocato e i suoi familiari – venti centimetri in avanti dopo che comunque mi ero fermato». Succede alle nove e mezza, un’ora e più l’inizio della cerimonia ufficiale di consegna del cantiere della Spv. Con altri due colleghi agricoltori svolta lungo via Schiavonesca a Casella per raggiungere gli altri manifestanti. A quell’ora ci sono solo le forze dell’ordine: un poliziotto alza la mano intimandogli l’alt ma lui riesce a passare oltre. A questo punto si trova stretto tra carabinieri e polizia: «Mi sono fermato subito, ma non capivo perché dovevo farlo: ci avevano già detto di posizionarci da un’altra parte, dovevo per forza passare di lì». Fa cenno con il dito di no, che intende proseguire. Si avvicinano allora il capitano dei carabinieri di Castelfranco Salvatore Gibilisco e il dirigente della Questura di Treviso Luca Migliorini. Il capitano cerca di togliere le chiavi dal quadro per spegnere il motore. A questo punto il trattore fa un sobbalzo: voluto oppure no lo stabilirà il giudice questa mattina con il processo per direttissima. Gibilisco deve scansarsi appena in tempo per non essere investito dalla portiera del trattore. Marino Fogal è tra gli irriducibili che non hai mai firmato gli accordi bonari, che prevederebbero un indennizzo di 24 euro al metro quadro: ha tre lotti, per un’estensione di dodici campi, sopra i quali passerà la Superstrada, ad appena 50 metri dalla sua fattoria Primaluna. Da molti anni aderisce ai Comitato contro la Pedemontana, è sempre stato presente alle iniziative di protesta e ai ricorsi amministrativi. Passerà a cinquanta metri dalla sua Fattoria Primaluna a Ca’ Rainati di S. Zenone degli Ezzelini L’agricoltore ha 130 capi di bestiame, di cui settanta in lattazione che producono latte crudo per il distributore automatico e una eccellente produzione di formaggi: ricotta, burrata, mozzarella stracchino e una strepitosa caciotta classica o aromatizzata, anche agli sfilacci. Il tutto gestito in casa dai tre figli Michele, Paolo ed Elisa e dalla moglie Celestina, più un paio di dipendenti. «Tutto avrei immaginato ma non di dover “combattere” ancora a 65 anni: già ci pensa la burocrazia. Non ci sono arrivati i contributi Avepa per soli cento litri di latte». Comprensibile l’esasperazione: «La proprietà risulterà tagliata a metà, con ritagli di campo che non avranno valore. Continueremo a stare qui? E chi lo sa?. Ma davvero – conclude l’agricoltore – non volevo far male a nessuno. Io il trattore lo so usare».

Davide Nordio

 

L’ARRESTO – Agricoltore accusato di aver forzato il blocco

IL FRONTE DEL NO – Il governatore preso di mira dai comitati del no e degli espropriati

ALTIVOLE – Proteste e insulti. È così che i comitati e gli espropriati contrari alla Pedemontana, in tutto una cinquantina di persone, hanno accolto il presidente Zaia ad Altivole. «Attila – hanno attaccato – continua a distruggere il Veneto come Galan e Chisso». In pochi istanti la tensione è salita alle stelle. Fino all’arresto di Marino Fogal, agricoltore 60enne, accusato di aver tentato di forzare il cordone di sicurezza della polizia a bordo di un trattore urlando che dovevano morire tutti. «L’arresto e il processo per direttissima sono decisioni sproporzionate: non stiamo parlando di black-bloc – spiega l’avvocato Giancarlo Martinello che lo assiste – . Le forze dell’ordine dicono che ha forzato il cordone ma i comitati riferiscono che si era fermato e che il trattore ha fatto un balzo davanti agli agenti solo perché il piede gli era rimasto incastrato nella frizione mentre lo tiravano giù. Forse non serviva arrivare a tanto».
Sul caso specifico deciderà il giudice. Quel che è certo è che il clima attorno alla Pedemontana che avanza resta infuocato. «Perché non si pubblicano gli espropri e le spese? – urlava ieri la gente – Abbiamo chiesto i documenti, ma non si può vedere nulla». Il coordinamento veneto Pedemontana alternativa ha diffidato i sindaci a bloccare i lavori e comunque a porre sotto strettissimo controllo tutti i rischi relativi all’assetto idrogeologico e all’inquinamento. «Si ritiene doveroso che agiscano per via amministrativa e giudiziaria – hanno messo in chiaro Elvio Gatto, Massimo Follesa e Matilde Cortese – ove si manifestassero eventi calamitosi collegati alla Pedemontana, i sindaci, senza adeguate azioni di opposizione, potrebbero essere segnalati all’autorità giudiziaria penale e civile».
Si battaglia su ogni fronte. «La Pedemontana della vergogna è l’esempio negativo da cui sono partito per inserire due norme indispensabili nella nuova direttiva Via – ha conclude Andrea Zanoni, ex eurodeputato del Pd – . Si tratta del conflitto di interessi e della mancata trasparenza degli atti autorizzativi. Per quanto riguarda il primo, con la Pedemontana si è arrivati a dare il peggio, dato che l’amministratore delegato di Veneto Strade, società che ha gestito l’opera, ricopriva non solo l’incarico di commissario straordinario di governo della stessa opera ma, come se non bastasse, addirittura il ruolo di presidente della commissione regionale Via, ovvero l’autorità che di fatto ha giudicato e autorizzato diverse fasi di quest’opera. Dunque nel Veneto di Galan, Zaia e Chisso si è pensato bene di far coincidere il controllato e il controllore. Un caso?»

M. F.

 

I NUMERI – Altri 24 km: costeranno 245 milioni

ALTIVOLE – Sono tre i nuovi lotti della Pedemontana consegnati ieri da Zaia. Per un totale di circa 24 chilometri pari a un importo complessivo di poco più di 245 milioni di euro. Il primo copre il tratto tra Mussolente e San Zenone, il secondo quello tra la stessa San Zenone e Montebelluna e il terzo di fatto coincide con il casello di Riese. Nel dettaglio, il primo tratto si sviluppa su 1,8 chilometri tra Mussolente e San Zenone: l’ingresso della Pedemontana nella Marca. L’importo dei lavori è di quasi 17 milioni e comprende il ponte sul torrente Giaron-Brenton-Pighenzo. Il secondo è quello più consistente: 20,2 chilometri di superstrada, precisamente fino a Trevignano. Il tracciato vale quasi 219 milioni, interessa sette comuni e comprende il centro di manutenzione, l’area di servizio e lo svincolo di Altivole, due ponti su Lastego e Muson, otto gallerie artificiali e un sottopasso ferroviario sulla linea Montebelluna-Camposampiero. Il terzo tratto riguarda essenzialmente la costruzione dello svincolo di Riese-San Zenone: 2,2 chilometri di rampe e piazzali. L’importo è di circa 10 milioni. L’accesso al casello è previsto attraverso una nuova rotatoria lungo la provinciale 20. Ci saranno sei piste di transito: due in entrata e quattro in uscita. Le bretelle verso Castello di Godego e Castelfranco Veneto, infine, verranno consegnate solo assieme ai 15 chilometri ancora mancanti tra Trevignano e l’autostrada A27.

 

Pedemontana, rabbia e arresto: una festa a metà

La Marca apre i cantieri della superstrada

Governatore contestato dai comitati del no e dagli espropriati che gli urlano: «Attila»

LA PREVISIONE – Entro la fine del 2018 l’apertura per stralci

ZAIA «Infrastruttura necessaria e abbiamo ascoltato tutti»

Pedemontana: ci siamo

La superstrada Pedemontana è entrata nella Marca. Dopo le tappe nel vicentino ieri il presidente Zaia ha ufficialmente aperto i cantieri per la costruzione del nuovo tratto di circa 24 chilometri tra San Zenone e Montebelluna. La prima pietra è stata posata vicino al luogo dove sorgerà il casello di Altivole tra la provinciale 667 e via Schiavonesca. Una cerimonia senza troppi fronzoli. Incalzata dalle veementi proteste dei comitati e degli espropriati tenute lontane dagli agenti in antisommossa e sfociate nell’arresto di un 60enne che avrebbe tentato di forzare il cordone di sicurezza a bordo di un trattore. «È un’opera complessa ma necessaria – spiega il governatore – abbiamo ascoltato sindaci e cittadini. Lo dimostra il fatto che circa il 70% del tracciato è in trincea. Il mio pensiero va a chi ha subìto espropri. A me stanno a cuore loro. Non chi dice di essere contrario a priori all’opera: il mandato datomi dai veneti è di realizzare l’infrastruttura che serve alla comunità».
Su un conto complessivo di 2,2 miliardi, il totale degli espropri vale circa 360 milioni di euro. «Riguardano qualche migliaio di persone. L’80 per cento, però, ha già ceduto le aree volontariamente – aggiunge Zaia – . E’ vero che gli espropri sono sempre una ferita ma è altrettanto vero che qui ci sono 360 milioni che tornano al territorio, alle famiglie e alle aziende».
Ultimati questi lotti, dei 99 chilometri totali non resteranno da realizzare che gli ultimi 15 tra Montebelluna e l’A27. Imperativo categorico: finire entro dicembre del 2018. «Assolutamente – detta il governatore – almeno per stralci funzionali». Oltre tutte le contestazioni il dado è già bello che tratto. «L’80% dei terreni è a disposizione del concessionario: questo indica che non c’è ritorno – sottolinea il commissario, Silvano Vernizzi – la Pedemontana si fa e si finirà nei tempi dovuti». «Oggi le grandi opere vengono considerate la summa del male – aggiunge riferendosi ai diversi casi di corruzione emersi un pò in tutta Italia – qui dimostriamo che non è così».
Certezze applaudite anche dal sindaco di Altivole: «Non abbiamo mai avversato l’opera ma cercato di limitarne l’impatto assieme ai cittadini e non ai comitati – mette in chiaro Sergio Baldin – . Si tratta di un’opera strategica che dà alla nostra economia sofferente la possibilità di avere nuovi posti di lavoro». Quanti? Circa 330 in più. Il conto è stato fatto dal concessionario: «Fino ad oggi hanno lavorato 570 persone tra dipendenti e imprese locali. Con questo nuovo tratto arriveremo a 900 lavoratori – annuncia Matteo Dogliani di Sis – su circa 2,2 miliardi, abbiamo a disposizione 1,9 miliardi. Così possiamo continuare e dare lavoro. Oggi rappresentiamo una delle poche realtà in cui ancora si assume».

Mauro Favaro

 

Gazzettino – “Rifiuti tossici sotto la Valdastico”

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22

ott

2014

VENEZIA – L’inchiesta per traffico illecito di scorie con 27 indagati condotta dalla Procura Antimafia

I periti del gip hanno trovato tracce di sostanze pericolose nel tratto autostradale a sud di Vicenza

Ci sono rifiuti tossici sotto l’autostrada Valdastico Sud. Lo hanno accertato i periti nominati dal giudice per le indagini preliminari di Venezia, Andrea Odoardo Comez, i quali hanno rinvenuto tracce di sostanze pericolose in più di un’area di quelle oggetto di carotaggi.
I dettagli relativi a quantità e tipologie di sostanze identificate nel sottosuolo saranno illustrati dai tre esperti – il professor Giuseppe Cantisani dell’Università di Roma, il chimico Luigi Colugnati dell’Arpa del Friuli Venezia Giulia e il geologo Francesco Benincasa – nel corso dell’udienza fissata per il prossimo 3 novembre, alla quale parteciperanno anche i consulenti tecnici nominati dalla difesa, i quali hanno seguito tutte le fasi di ricerca e analisi dei campioni assieme ai periti del gip. È probabile che la discussione sarà accesa e le conclusioni tra periti del giudice e consulenti della difesa non coincideranno, in particolare per quanto riguarda le motivazioni relative alla presenza degli inquinanti.
Nell’inchiesta sul presunto traffico illecito di rifiuti, condotta dal sostituto procuratore antimafia di Venezia, Rita Ugolini, risultano indagate 27 persone, tra cui il commissario straordinario straordinario della Provincia di Vicenza, Attilio Schneck, 58 anni, chiamato in causa in qualità di presidente della società autostradale Padova-Brescia; Flavio Orlandi, 63 anni, presidente della Serenissima costruzioni di Verona; Valeria Caltana, 54 anni, presidente della Mestrinaro spa di Zero Branco; Antonio Beltrame, 64 anni, presidente della Acciaierie Beltrame di Vicenza.
La Procura ha avviato gli accertamenti ipotizzando che nel sottosuolo, tra Longare e Agugliaro, siano stati sversati oltre 150mila metri cubi di scorie di acciaieria non bonificate e quindi potenzialmente nocive. È stata la segnalazione di un’associazione ambientalista a dare il via alle indagini: nell’esposto veniva riferito un episodio denunciato ad Albettone dal proprietario di un cane che morì dopo aver bevuto da una pozza d’acqua vicina al cantiere. Il pm Ugolini ha preliminarmente eseguito una serie di accertamenti, per poi chiedere una perizia con tutte le garanzie per la difesa, in modo che i risultati dei prelievi effettuati sotto l’autostrada possano avere valore di prova.
Chiuso l’incidente probatorio, l’inchiesta non sarà però conclusa: la Procura dovrà infatti accertare chi abbia sversato gli eventuali rifiuti tossici, e dunque a chi possa essere addebitata la responsabilità del presunto inquinamento. In ogni cantiere dovrebbe essere rigorosamente registrato il nome delle imprese che hanno operato in ogni singola area. Per ora, però, questi dati non risultano essere stati rinvenuti.

 

COMITATI – Il Covepa: «È il Mose dell’entroterra»

«La Pedemontana Veneta è semplicemente il Mose di terraferma: uno sperpero di denaro, una ferita al territorio e una barriera ad alto rischio idrogeologico. La nostra battaglia non si ferma». Massimo Follesa guida il Covepa, il Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa che riunisce tutti i comitati popolari e ambientalisti. Con Elvio Gatto sarà questa mattina ad Altivole, nel Trevigiano, a contestare l’opera e consegnare una lettera aperta agli amministratori del territorio: «I sindaci sono corresponsabili di questo enorme danno che si sta compiendo al Veneto, perché in cambio di poche contropartite hanno dato il via libera a questa arteria. L’unico sindaco che si è opposto veramente al tracciato è stato il primo cittadino di Villaverla, che poi ha ceduto a un negoziato». Le regioni dei comitati risiedono essenzialmente in tre questioni: il costo e il meccanismo di finanziamento attraverso lo strumento del project, che fa ricadere sugli utenti gran parte dell’investimento; l’impatto ambientale e il rischio idraulico che questa infrastruttura provoca sul territorio; e infine i danni all’economia agricola che la Spv provoca nelle campagne venete. «Abbiamo la ragionevole speranza che i ricorsi aperti diano ragione ai cittadini – spiega Massimo Follesa – tra poche settimane si discuterà la questione di legittimità sollevata dal Tar Lazio, che potrebbe cambiare l’esito dei ricorsi. Noi continueremo la nostra battaglia comunque perché riteniamo quest’opera inutile e dannosa, concepita in questa maniera».

 

Oggi al via i lavori nel Trevigiano, Vernizzi ottimista: «Abbiamo l’80% delle aree»

Accordi con le banche ancora da perfezionare. «Opera completata nel 2018»

TREVISO – Proseguono in maniera vistosa i lavori della Superstrada Pedemontana Veneta, ma l’operazione di finanziamento bancario che tutti aspettavano ancora non c’è. E i lavori, a tre anni dalla posa della prima pietra, registrano uno stato di avanzamento pari all’8 per cento dell’opera complessiva. Luci ed ombre nel più importante lavoro infrastrutturale del Veneto. Il commissario delegato per la Spv, Silvano Vernizzi, mostra ottimismo: «L’80 per cento delle occupazioni dei terreni è completato e penso riusciremo a rispettare i tempi di consegna: il 31 dicembre 2018». Questa mattina il governatore Luca Zaia darà il via ai lavori nel tratto trevigiano, destinati a durare tre anni e relativamente più semplici del tratto vicentino. Ad Altivole ci saranno anche i comitati popolari e ambientalisti, che hanno sempre contestato l’opera. Ma a distanza di tre anni dalla posa della prima pietra nel cantiere di Romano d’Ezzelino (10 novembre 2011) il commissario dichiara una percentuale di avanzamento dei lavori pari all’8 per cento. Un po’ pochino in tre anni, anche se tecnicamente le opere più impegnative dal punto di vista tecnico sono state avviate. Il nodo sta nel cosiddetto closing bancario, che il consorzio di banche nazionali non ha ancora definito nei dettagli a causa dell’incertezza sui numeri reali del project financing, l’architettura su cui si fonda il nuovo asse stradale destinato a collegare Treviso a Vicenza in poco meno di un’ora. La Superstrada Pedemontana Veneta inizialmente doveva costare 1,829 miliardi di euro. Con un atto aggiuntivo del 18 dicembre 2013, a seguito degli aggiornamenti progettuali, il costo è lievitato a 2,258 miliardi di euro. A realizzare i lavori la società piemontese Sis della famiglia Dogliani, che ne gestirà l’opera per 39 anni a partire all’entrata in esercizio. I cantieri della Pedemontana veneta sono stati suddivisi in tre diverse tratte: la prima e la seconda nel Vicentino, la terza nel Trevigiano. Nella prima tratta (da Montecchio Maggiore a Villaverla, nel Vicentino) i lavori registrano uno stato di avanzamento pari all’uno per cento; la seconda tratta (da Montecchio Precalcinoa Mussolente) hanno diversi stati di avanzamento: il 60% nel lotto 2A a Sarcedo, 1% tra Breganze e Pianezze, il 15% tra Marostica e Rosà, il 7% tra Romano e Cassola). «I lavori più complessi sono partiti – aggiunge Silvano Vernizzi – e certamente il tratto trevigiano è relativamente più semplice da realizzare: ci sono molti tratti in trincea. Le due gallerie – a Sant’Urbano e Malo – sono cominciate e anche il ponte sul Brenta, nel Bassanese, è a buon punto». E i ricorsi? Risolti quelli spinosi di Loria e di Villaverla con un accordo transattivo, rimangono in piedi due ricorsi amministrativi avanti al Tar del Lazio, sottoscritti da una quarantina di espropriandi. Il Tar Lazio ha pure sollevato una questione di legittimità sulla norma che regola la nomina dei commissari. La sentenza è attesa per la metà di novembre. Lo stato di avanzamento complessivo, ripartito per tipologia , è così suddiviso: il 96% dell’importo di progettazione, l’80% per occupazione delle aree in esproprio, 8% sull’importo complessivo dell’oepra, 7% sull’importo dei lavori, il 14% sull’importo dei lavori in territorio vicentino. Nei lotti più occidentali, nei pressi di Vicenza, i lavori non sono ancora iniziati a causa delle operazioni di bonifica dei terreni che hanno richiesto più tempo per le impres. La Spv misura 94 chilometri e attraversa 36 comuni, di cui 22 nel Vicentino e 14 nel Trevigiano. Una sessantina invece i paesi interessati alla riduzione di pedaggio per alcuni anni. Sedici i caselli previsti dal progetto della superstrada a pedaggio, destinata ad innestarsi nell’A4 a Montecchio Maggiore e nella A27 in prossimità di Santa Maria del Piave. Il tratto trevigiano della Spv avrà una lunghezza pari a poco più di 38 chilometri, di cui il 73% in trincea o galleria, e solo il 27% in rilevato.

Daniele Ferrazza

 

Ciambetti e Fabris: quei 401 milioni servono.

Mose, stop. Romea Commerciale, stop. Doveva essere una riunione di “pre Cipe” senza ostacoli. Ieri a Roma, i rappresentanti (i tecnici) dei ministeri Tesoro e Infrastrutture dovevano dare il rispettivo benestare e le cosiddette “parti interessate” incassare e attendere la riunione del Cipe per vedere riconosciute le richieste dei finanziamenti necessari, o mancanti, per terminare o avviare i lavori delle due grandi opere del Veneto.
La cronaca: l’inviato del ministro Maurizio Lupi (Infrastrutture) conferma: al sistema di paratoie mobili contro l’acqua alta in costruzione a Venezia, va confermato il finanziamento per il triennio 2014-2017. Allo stesso modo per la nuova autostrada Mestre-Orte (è proposta dal gruppo privato che fa capo a Vito Bonsignore, ma lo Stato concorre con una quota al finanziamento). Il rappresentante del ministro Pier Carlo Padoan chiede la parola: in presenza dei tagli alla finanza pubblica decisi dal governo, bisogna verificare se i fondi annunciati nella Legge di Stabilità 2014 sono ancora disponibili. Per la Mestre-Orte: occorre valutare la segnalazione della Corte dei Conti che ha sollevato dubbi sulla concessione di agevolazioni fiscali per chi farà i lavori.
Gelo in sala. Interviene l’assessore regionale al Bilancio, il leghista Roberto Ciambetti: «Ma come … il Mose è concluso per l’80% e adesso si dice che per quest’anno non ci sono i soldi? I 401 milioni necessari per terminare tutti i lavori sono indispensabili». E racconta dopo che dopo l’incontro Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, è alquanto preoccupato per l’opposizione del dicastero del Tesoro.
La riunione va in archivio con un rinvio ad una prossima seduta, il 29 ottobre, sperando che il ministero del Tesoro abbia avuto risposte ai suoi dubbi. «Ma non ci sono problemi – assicura Mauro Fabris, presidente del Consorzio Venezia Nuova, concessionario dello Stato per la realizzazione del Mose – tutti sono convinti dell’utilità dell’opera, questo è importante». E chiarisce: «Non c’entra lo scandalo delle tangenti, il rinvio c’è arrivato anche per altre grandi opere in tutta Italia… come per un lotto della Salerno-Reggio Calabria». E poi, ricorda, anche «lo scorso anno con la Legge di Stabilità 2013 sono stati depennati 100 milioni, poi arrivati con la Finanziaria di quest’anno». Però, di quei 401 milioni il Consorzio Venezia Nuova ha bisogno per rispettare i termini di fine lavori e per la consegna dell’opera. Anche se, spiega il presidente, sono spalmati in tre anni: 151 per quest’anno, 100 per il 2015, 71 per il 2016, 79 per il 2017.
Di sicuro, la frenata dei tecnici ministeriali al pre-Cipe di ieri, costringe il concessionario del Mose a rifare i conti. Considerando l’impegno di restituire i mutui (totale 700 milioni) con la Banca Europea Investimenti ed altri istituti di credito italiani. Esposizione che comporta il pagamento annuale di 35 milioni per interessi. A conti fatti, sottolinea Fabris, quest’anno «dobbiamo sborsare 128 milioni per i prestiti e garantire con 270 milioni la continuazione dei lavori». Totale, 395 milioni per il 2014. E se non arrivano? «Sono stato chiaro nella riunione pre-Cipe di ieri: bisogna evitare altri slittamenti dei finanziamenti. Abbiamo preso l’impegno di chiudere i cantieri nel 2016 e consegnare il Mose nel 2017…».
Chiaro il messaggio: senza soldi il ritardo è scontato.

Giorgio Gasco

 

MIRA “Opzione Zero” lancia un appello agli onorevoli veneti: blocchino subito l’autostrada Orte-Venezia contenuta nel decreto “Sblocca Italia”. Il comitato presieduto da Mattia Donadel, consigliere comunale a Mira, aderisce alla mobilitazione contro il decreto “Sblocca Italia” lanciato in questi giorni dai Movimenti per l’acqua e da altre organizzazioni. «In questi mesi diversi esponenti politici si sono spesi a parole contro quest’opera inutile, devastante e succhia soldi”, affermano Rebecca Rovoletto e Lisa Causin, portavoci del comitato, «Ora vogliamo misurare se dalle parole qualcuno è disposto a passare anche ai fatti».

(a.ab.)

 

Gazzettino – Meolo, stavolta apre il casello

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14

ott

2014

MEOLO – Stavolta il casello apre per davvero

AUTOSTRADA – A4 chiusa dalle 23 di stasera alle 4 di notte per gli ultimi lavori

Apre il casello autostradale. E forse questa è la volta buona, dopo la marcia indietro di una settimana fa con la notizia dell’apertura di cui il Comune era all’oscuro, poi rinviata all’ultimo momento.
Stavolta è proprio il Comune ad informare che il casello della A4 sarà aperto completamente, sia verso Venezia che in direzione di Trieste, nella notte tra oggi e domani, mercoledì. La comunicazione di Autovie è arrivata ieri in municipio. Prima del “via libera” totale del casello Meolo-Roncade, l’autostrada sarà chiusa al transito dalle 23 di stasera alle 4 di domani, dallo svincolo di Noventa-San Donà fino all’innesto con la Tangenziale di Mestre, in direzione di Venezia, per consentire gli ultimi lavori. Ma, una volta riaperto, il tratto di A4 verso Venezia sarà percorribile su tre corsie. In caso di maltempo, la chiusura della A4 e la conseguente apertura del casello slitteranno alla notte successiva. «In un incontro con i rappresentanti delle attività produttive era stata sollecitata l’apertura totale del casello, che anche noi riteniamo necessaria pur senza tralasciare i problemi di sicurezza – precisa l’assessore ai Lavori pubblici Moira De Luigi -. Il Comune ha avviato da tempo iniziative per risolvere le problematiche della viabilità lungo la Treviso-mare e via Vallio. Vogliamo rassicurare i cittadini che, nonostante l’apertura del casello, i lavori non sono ancora terminati e le imprese appaltatrici continueranno ad operare nel territorio fino al completamento di tutte le opere complementari». Il sindaco Aliprandi ha già indetto una conferenza di servizi con Regione, Veneto Strade, Province di Venezia e Treviso, Autovie ed Atvo per giovedì 23 ottobre, per verificare tempi e modi per il completamento di tutti il lavori previsti negli accordi sottoscritti nel 2003 e nel 2009.

 

“Blocca lo Sblocca Italia”, difendi la tua terra!

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10

ott

2014

NoSbloccaItalia_banner

 

Partecipa alla campagna contro il decreto che distrugge il belpaese

Mercoledì 15 e giovedì 16 Ottobre (ore 10-14) a Roma (P.zza Montecitorio) due giorni di presidio di comitati e cittadini davanti al Parlamento.

Care e cari,
Opzione Zero sostiene e invita ad aderire, come singoli e/o organizzazioni, all’appello lanciato dal Forum dei Movimenti per l’Acqua contro il decreto “Sblocca Italia”, uno dei provvedimenti più devastanti per l’ambiente, il welfare e le economie italiane.

Cliccare qui per leggere le istruzioni per l’adesione.

In proposito, segnaliamo il libro di Altreconomia “Rottama Italia”, scaricabile gratuitamente cliccando qui : in cui si parla anche di Orte-Mestre. E’ un regalo, un PDF da diffondere per animare il dibattito intorno a una legge probabilmente incostituzionale che il governo andrà ad approvare entro il prossimo 12 novembre.

Partecipate e diffondete !!!

 

Scorzè. Il Pd sollecita la Giunta e lancia la campagna “Un albero per Cappella, più salute per tutti»

«Un albero per Cappella, più salute per tutti». È l’iniziativa richiesta dal Pd di Scorzè alla giunta comunale dato che non è stata ancora iniziata l’opera di mitigazione ambientale promessa da Veneto Strade per l’apertura del casello autostradale. Dieci ettari di bosco che dovrebbe sorgere a ridosso dell’area espropriata vicino al Casello e al passante autostradale, come ha detto il sindaco nell’ultimo consiglio comunale, e dove ha annunciato l’incontro avvenuto ieri, lunedì 6 ottobre, con il commissario straordinario di Veneto Agricoltura e l’assessore veneto all’Agricoltura e ai Parchi e alle Aree protette per definire le piante che formeranno il bosco di Cappella. Già dal 2009 il sindaco Giovanni Battista Mestriner affermava di voler chiedere una mitigazione ambientale fino a 300 metri di distanza. In un documento Giannina Manente e Gigliola Scattolin consiglieri del Pd ora invitano la giunta a opporsi all’apertura del casello fintanto che non saranno completate le opere di mitigazione previste dal progetto. ” Questa amministrazione, che quando vuole sa battere i pugni sul tavolo, su queste questioni sembra usare il guanto di velluto – scrivono i due consiglieri -Non solo si dichiarano sconfitti per quanto riguarda il tema del pedaggio agevolato, che utenti di tanti comuni interessati dal passaggio del passante hanno già ottenuto, ma ci dicono che il casello aprirà anche senza opere di mitigazione.” Da qui la richiesta del Pd. «A questo punto, non ci resta che chiedere all’Amministrazione di lanciare urgentemente l’iniziativa ‘Un albero per Cappella, più salute per tuttì, dove non sono arrivati loro arriveranno i cittadini, e, comunque chiediamo ancora con forza che non si parli di apertura senza opere di mitigazione adeguate».

 

AUTOSTRADA – Giallo su una comunicazione relativa alla piena attivazione dell’accesso di Meolo

«Apriamo il casello» Ma è soltanto un bluff

IL SINDACO ALIPRANDI – «Autovie l’aveva annunciato? Non ne sapevamo nulla»

Giallo sull’apertura del casello autostradale. Era stata prevista per oggi. «Non ne sapevamo nulla» dice il sindaco Aliprandi. E l’apertura viene rinviata. La strana successione di eventi è iniziata con la comunicazione di Autovie di domenica scorsa che annunciava per oggi, mercoledì 8, l’apertura totale del casello Meolo-Roncade, finora accessibile solo parzialmente per il traffico in uscita da Venezia e in entrata verso Trieste. Imprenditori, pendolari e automobilisti della zona avevano tirato un sospiro di sollievo: finalmente si poteva utilizzare liberamente la A4. E invece no. Autovie ha fatto marcia indietro e informato che l’apertura è rinviata per un problema tecnico collegato con gli interventi in corso nel cantiere della terza corsia, che richiederà più tempo del previsto. Nessuna indicazione su quando il casello verrà aperto. «Ma non era mai stato previsto di aprirlo questo mercoledì – sostiene il sindaco Aliprandi – Abbiamo un filo diretto con Autovie, che ci ha sempre informato anche sugli interventi minimi in autostrada, ma una simile comunicazione non l’abbiamo mai avuta. Quando ho letto la notizia sui giornali, ho chiesto chiarimenti al vicecommissario per la A4 Mariagrazia Santoro che mi ha confermato l’apertura a breve del casello di Meolo-Roncade, ma mi ha anche detto che non era stata ancora stabilita una data precisa».
E la data fissata per oggi è stata infatti cancellata. La viabilità di collegamento, il sottopasso, l’accesso alla zona industriale, tutti gli interventi previsti sul territorio nell’ambito dei lavori della terza corsia, che il sindaco Aliprandi aveva chiesto fossero realizzati prima dell’apertura del casello, sono sul tavolo di una prossima conferenza di servizi con Autovie e Regione. «Sono possibili anche soluzioni temporanee, ma non è che si possa bloccare l’apertura del casello in attesa che vengano realizzati – sostiene Aliprandi, smussando le precedenti richieste – Ci lavoreremo parallelamente».

 

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